Quel diavolo di avvocato

Original / Fantasy / Yaoi

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    pamaru

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    Bene, il diavolo contiua a non dare risposte al demone, ma il suo sguardo è sempre più fisso su di lui!
    E il demone quello sguardo lo avverte, oh se lo avverte, e chissà che presto quella sensazione di brividi che corrono sulla spina dorsale gliela darà qualcosa di più che un semplice sguardo? Aspetto e spero!
    Intanto però il diavolo deve sapere quali sono le potenzialità del demone e quindi dopo averlo rifocilato e fatto riposare a dovere lo mette di fronte ad una sfida contro tre dei suoi servitori .... (servitori che al demone sembrano poca cosa, ma chissà ....?) solo se vincerà forse potrà battersi direttamente contro il diavolo!
    E ne vedremmo delle belle probabilmente!
    In attesa del combattimento ... ti ringrazio per il nuovo capitolo, questo cucciolo di demone mi piace un sacco!
    Un abbraccio Pam
     
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    catsoup

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    Carino ^_^ come storia mi incuriosisce molto. Non ho saputo resistere fantasy/yaoi sono un bellissimo binomio ;)
    sono curiosa di scoprire le potenzialità del demone. e cosa vuole ottere il diavolo da lui e cosa sà
     
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  3. †Vampire†
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    sono curiosa di vedere le capacità Kreuz ma ancora di più di scoprire quelle del diavolo.
    ancora non si è scoperto cos'è un demone dalla coda... è una tua strategia per farmi impazzire di curiosità?? xD
    nell'attesa la mia mente immagina scene yaoi tra i due protagonisti... :blo:
    grazie per il capitolo :chu:
     
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  4. doitsu_chan
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    06#



    Un muro di fuoco circondò i due sfidanti, ma Kreuz non sembrò farci troppo caso; le fiamme non lo avevano mai intimorito. Rimaneva concentrato sull'avversario, i cui occhi avevano drasticamente cambiato colore: da rossi come il sangue erano mutati diventando dapprima di un blu scuro come la notte, per poi perdersi nella tenebra più fitta. Stava per attaccare, i capelli del servitore presero a fluttuare intorno al suo corpo come impazziti, si erano allungati di diversi metri, e fendevano l'aria facendola sibilare. Kreuz si preparò a ricevere l'attacco, voleva capire quali erano esattamente i suoi poteri prima di attaccare a sua volta, era sempre stato avventato, ma anche lui sapeva che non c'era da scherzare con il diavolo; sicuramente aveva scelto i suoi servitori per un motivo particolare. Non erano le solite creature stupide contro cui era solito combattere, e lo sapeva bene.

    Scartò di lato evitando l'attacco, finendo però pericolosamente vicino al muro di fuoco; si ritrasse di scatto, saltando all'indietro per evitare un nuovo fendente proveniente dalla sua sinistra. Il colpo lo prese di striscio, strappandogli appena la mangia, ringhiò in direzione del rosso; quel piccoletto ci sapeva fare, e quei capelli non gli piacevano per nulla. Aveva sentito una ventata d'aria calda quando si erano avvicinati a lui; si erano rafforzati in qualche modo, diventando duri e taglienti come lame, altrimenti non si spiegava come avevano fatto a squarciargli la maglia in quel modo. Il secondo fendente arrivò da destra, ma riuscì a schivarlo spostandosi di lato all'ultimo secondo; se solo avesse avuto le sue armi, avrebbe risolto il problema tagliando quegli stupidi capelli. Ma non le aveva, quindi si sarebbe dovuto arrangiare in qualche altro modo; non poteva schivare i suoi attacchi e scappare per sempre, lui non era quel tipo di persona, e certamente non lo sarebbe diventato ora.

    Si concentrò sul demone che aveva di fronte: non sembrava possedere una grande forza, quindi il suo punto forte dovevano essere proprio quei maledetti capelli, doveva trovare un modo per schivarli e costringere il rosso ad un corpo a corpo. Di usare i suoi poteri non se ne parlava nemmeno, non riusciva ancora a controllarli bene; e se avesse perso il controllo sarebbero stati guai seri. Scattò in avanti, schivando l'ennesimo fendente rivolto alla sua persona, e cercò di avvicinarsi il più possibile al servitore, senza però riuscirci; venne sbalzato via con forza, e rischiò per la seconda volta di finire contro il muro di fiamma. Si rialzò spolverandosi i vestiti, e togliendo quello che restava della maglia; non solo erano duri e affilati come una lama, quei capelli erano pure incandescenti. Ringhiò per la seconda volta in direzione del servitore; il suo scopo era evidentemente quello di tenerlo il più lontano possibile, avvalendo così la sua tesi.

    Doveva rimanere calmo.

    Chiuse gli occhi; la coda, libera dopo anni, si muoveva in maniera ipnotica avanti e indietro, attenta ad ogni minimo spostamento d'aria. Sentiva l'energia del servitore al centro della sua testa, ne percepiva il leggero pulsare, come il sangue deliziosamente caldo che scorreva nelle sue vene, e il leggero movimento che producevano i suoi capelli prima di sferrare l'attacco.

    Sentì il suo stomaco brontolare in risposta; aveva di nuovo fame.

    Partì all'attacco una seconda volta, ignorando lo stomaco che brontolava e quella fastidiosissima sensazione di essere osservato; schivò l'attacco diretto alle sue gambe saltando in avanti, facendo poi leva proprio sui capelli che lo stavano attaccando, che gli fecero da trampolino e lo portarono alle spalle del servitore. Imitò il suo avversario e mirò alle gambe, facendolo però cadere in ginocchio; subito ne approfittò per puntargli gli artigli della mano destra, che si erano pericolosamente allungati, alla base del collo, premendo appena sulla giugulare.

    Il muro di fiamma scomparve, e i capelli di Antharèss smisero di fluttuare nell'aria impazziti, cercando di colpirlo.

    Lo scontro era finito.



    *****



    Un lungo fischio fece girare di scatto Kreuz, che guardò il demone alle spalle di Radh'ka con curiosità; questi aveva i capelli del medesimo colore del suo avversario, ma erano drasticamente più corti e sparavano in ogni direzione senza una logica. Nel suo sguardo non c'era nulla di amichevole, sembrava quasi voler intervenire per “salvare” il servitore, che stava ancora inginocchiato ai suoi piedi, ma nonostante quello, stava fermo alle spalle del diavolo senza muoversi. Poco prima aveva sentito il suo avversario irrigidirsi impercettibilmente, dovevano avere un qualche tipo di rapporto a lui sconosciuto; potevano benissimo essere parenti, la somiglianza tra i due era enorme.

    Un applauso ruppe quel silenzio teso ed innaturale, tutti si voltarono sorpresi verso il diavolo, che aveva assistito a quello scambio in silenzio. Kreuz lasciò andare il rosso, e questi si alzò spolverandosi i vestiti, prima di dirigersi affianco all'altro servitore alle spalle di Rash'ka.

    « Molto bene, i miei complimenti demone. Sei pronto per il secondo scontro? Il tuo prossimo avversario sarà Vyras. » Disse il diavolo, facendo un cenno al servitore moro; che si mise in posizione davanti a lui senza proferire parola.

    Kreuz guardò prima il diavolo poi il servitore, non aveva problemi a combattere subito, anche se il brontolio che sentiva allo stomaco, si faceva sempre più insistente e fastidioso. Prima finiva, prima avrebbe messo qualcosa sotto i denti; iniziò lui questa volta, scattò in avanti e cercò di colpire il servitore con gli artigli, che non aveva ritratto dal precedente scontro, ma questi li schivò con facilità. Si abbassò, cercando di colpire alle gambe, ma non ottenne l'effetto sperato; il moro eluse anche quell'attacco saltando a diversi metri da lui. Continuarono così per un tempo indefinito, il demone attaccava, e Vyras schivava gli attacchi senza mai contrattaccare. Quel tira e molla stava diventando frustrante per Kreuz, si stava stancando più del previsto e la fame era aumentata a dismisura. Per non parlare del fatto, che si sentiva preso in giro dal comportamento del servitore; il suo schivare e mai contrattaccare lo stavano facendo arrabbiare, era come se quel piccolo demone si stesse prendendo gioco di lui davanti a tutti. E questo non poteva sopportarlo.

    “ Che c'è demone, già stanco? “ Domandò una voce nella sua testa.

    Si girò verso Radh'ka, ringhiando furioso; non aveva dubbi sull'identità della voce, e lo sguardo di sfida che ricevette in risposta dissipò anche il minimo dubbio.

    “ Non avrai davvero creduto che noi servitori fossimo così deboli, vero? Il padrone ha ordinato di non ucciderti; forse non te ne sarai accorto, ma quando hai colpito mio fratello alle gambe e hai pensato di averlo battuto, una ciocca dei suoi capelli era puntata contro la tua gola. Pronta ad ucciderti in ogni momento. “ Continuò la voce beffarda, prendendolo in giro.

    « Taci! » Urlò nella sua testa Kreuz; non doveva starlo a sentire, doveva trovare un modo per colpire quella maledetta cavalletta che si era ritrovato come avversario.

    “ Ha avuto almeno un centinaio di occasioni per farti fuori, ma non poteva. Gli ordini del padrone sono inflessibili; in altre parole non lo hai battuto, si è fatto battere. “

    « Stai zitto! »

    “ Cos'è ti rode? Non ci credi? Eppure non riesci nemmeno a sfiorare Vyras con un dito, non ti sei chiesto perché? Sei solo un debole, un patetico cucciolo che si crede forte solo perché è capace di uccidere dei demoni inferiori. “ Lo beffò ancora la voce, imperterrita.

    « Stai zitto! » Urlò Kreuz, facendo tremare le vetrate dell'ingresso a causa della potenza dell'urlo.

    Radh'ka alzò impercettibilmente un sopracciglio, per nulla turbato da quello strano comportamento; attorno al demone si addensò poco per volta una strana nuvola nera, sembrava nebbia, e da essa provenivano strani rumori e delle piccole saette azzurre, che man mano crescevano di intensità. A Vyras piacque poco quel cambiamento, si allontanò di qualche metro da Kreuz saltando un'unica volta; non stava scappando, ma sicuramente non era così stupido da sottovalutare quel cambiamento improvviso. Il demone sembrava davvero arrabbiato a quel punto, e pensava di capire cosa aveva fatto scattare la sua rabbia; quello stupido di Erelày stava interferendo con il suo combattimento! Evidentemente il diavolo era arrivato alla sua stessa conclusione, perché ordinò a Erelày di tacere e non interferire nello scontro. Il demone però non accennava a calmarsi, la coda nera sferzava l'aria come impazzita; le orecchie del demone si allungarono di qualche centimetro, così come gli artigli sulle mani e le zanne. Dai ciuffi verdi spuntarono due sottili e appuntite corna nere, appena ricurve sui lati, che non promettevano nulla di buono.

    “ Oh, ti sei arrabbiato, cucciolo?. Ahahaha.”

    Un ringhio più forte proveniente dal demone sovrastò tutti gli altri suoni; molte creature che stavano assistendo allo scontro, nella speranza di un pasto facile si diedero alla fuga terrorizzate. La nube nera che circondava il demone diventò sempre più fitta e imperscrutabile, e l'elettricità che la attraversava era immensa. Un forte vento aveva preso a soffiare, scuotendo come fuscelli gli alberi secolari che circondavano la fortezza; anche il cielo si stava rannuvolando, nubi nere cariche di pioggia avanzavano verso di loro a grande velocità, come richiamate dall'immenso potere del demone. La terra sotto i loro piedi, prese a tremare come scossa da un violento terremoto.

    Il Lynac di Mahan, avvertendo il pericolo, si era posizionato davanti alla padrona, con la coda munita di pungiglione puntata verso il demone impazzito; i due gemelli rimanevano immobili alle spalle del diavolo, ma, mentre uno guardava preoccupato la scena, l'altro ghignava maligno in direzione del demone. Vyras al contrario, cercò di avvicinarsi al demone sguainando i suoi pugnali, e mettendosi in posizione d'attacco; il suo signore non aveva impartito nessun ordine di cessato combattimento, anzi, sembrava parecchio interessato al demone e alle sue capacità. Vedeva nei suoi occhi scuri una luce calcolatrice mentre osservava il demone, e quello che era riuscito a fare in pochi attimi dopo aver perso la calma.

    Lo scontro non era ancora finito.



    ******



    Kreuz non riusciva più a ragionare, nella sua testa riecheggiava ancora quella risata fastidiosa e irritante; voleva farla smettere, ma non sapeva proprio come fare. Sentiva il suo potere sfrigolare impazzito, ma non gli importava; fissava con odio la persona alle spalle del diavolo, che ghignava nella sua direzione con soddisfazione. Quel piccoletto l'avrebbe pagata; ad un certo punto sentì una presenza alle sue spalle avvicinarsi a lui, si voltò di scatto ringhiando, l'istinto di attaccare tutto e tutti lo dominava al momento, e lui non aveva intenzione di tenerlo a bada, era troppo furioso. Alle sue spalle, stava quel servitore con le bizzarre orecchie pelose, quello contro cui stava combattendo. Si era dimenticato di lui. Impugnava due pugnali intrisi di veleno, ma poteva sentire il lieve odore dolciastro degli altri che teneva nascosti sotto i vestiti, dovevano essere una decina in tutto; il suo olfatto si era notevolmente sviluppato, prima non era riuscito a percepirli in alcun modo.

    Attaccò il servitore senza pensare alle possibili conseguenze, quel ronzio fastidioso nella sua testa non si placava in nessun modo, e il suo stomaco non gli dava pace. Era furioso, ed era passato troppo tempo da quando aveva fatto un pasto decente, gli sarebbe andato bene chiunque al momento; non si sarebbe certamente messo a fare il difficile.

    Fece una finta verso destra, per poi scattare alla sinistra del servitore, colpendolo alla spalla destra con gli artigli; il sangue iniziò subito a sgorgare copioso, nonostante la ferita fosse poco più di un graffio. Vyras gemette di dolore, ma al demone sembrava non importare, quegli artigli erano affilati e si erano portati con loro piccoli frammenti di pelle e di tessuto, la ferita aveva preso a bruciargli a contatti con l'aria gelida.

    Kreuz si portò gli artigli coperti di sangue alle labbra e iniziò a leccarli, assaporando quella prelibatezza a cui aveva dovuto fare a meno in quei giorni; il sangue del servitore era ancora caldo ed aveva quella dolcezza tipica di chi era molto potente, assolutamente delizioso.

    Ne voleva ancora.

    Tornò a fissare Vyras, che si era rimesso in posizione d'attacco ignorando il bruciore alla spalla, sorrise compiaciuto a quella vista; adorava che le sue prede scalpitassero un po' prima di essere divorate. Il fastidioso ronzio era cessato non appena aveva assaporato l'inizio del suo pasto, ma la sete di sangue non era per nulla svanita, non si sarebbe fermato per nessun motivo. La fame aveva finalmente preso il sopravvento; non poteva ignorarla, e a ben pensarci non voleva nemmeno farlo. Quel sangue era davvero squisito, ne voleva ancora, ne voleva di più.

    Lo voleva tutto, anche se questo avrebbe significato ucciderlo.

     
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    pamaru

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    OK! Quando è arrabbiato il cucciolo fa' davvero paura!
    Ma d'altra parte se il diavolo vuole sapere quale sono i suoi poteri, in qualche modo deve pur provocarlo! Anche se a fare il lavoro sporco è il suo servitore!
    Il problema è riuscirà ora a fermarsi Kreuz, prima di uccidere il povero Vyras?
    Aspetto con fiducia!
    Un abbraccio Pam
     
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  6. †Vampire†
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    CITAZIONE
    Kreuz si portò gli artigli coperti di sangue alle labbra e iniziò a leccarli, assaporando quella prelibatezza a cui aveva dovuto fare a meno in quei giorni; il sangue del servitore era ancora caldo ed aveva quella dolcezza tipica di chi era molto potente, assolutamente delizioso.

    sembra quasi un vampiro... ormai è accecato dalla sete di sangue , cosa accadrà?

    attendo il continuo con ansia :chu:

     
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  7. doitsu_chan
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    07#




    Vyras vide il demone prepararsi ad un secondo attacco, la sua forza era nettamente aumentata rispetto a poco prima, non poteva più permettersi di sottovalutarlo; avrebbe dovuto fare sul serio. Sperava ardentemente di non ucciderlo, il padrone si sarebbe sfogato su di lui se fosse successo; ma non aveva la minima intenzione di morire. Lo sguardo assetato di sangue del demone non era come quello del suo signore, quegli occhi ambrati promettevano dolore, sofferenza e morte; avrebbe potuto sopportare una settimana nella camera delle torture, nel caso non fosse riuscito a non ucciderlo. Ma la morte non era un'alternativa che gli piaceva.

    Il demone si lanciò su di lui come una furia, attaccava senza alcuna logica apparente, mirando ai punti vitali e facendo un sacco di movimenti inutili; non era difficile schivarli, ma doveva comunque stare attento, non sapeva di cos'altro era capace.

    Schivò un altro colpo, questa volta direzionato alla sua faccia, per pochissimo; vide gli artigli del demone a pochi centimetri dal suo viso, e senza pensarci troppo piantò uno dei suoi pugnali nel braccio protratto verso di lui. Il demone urlò di dolore, e ringhiò per l'ennesima volta nella sua direzione; lo vide strappare l'arma dal braccio con poca attenzione, il sangue rosso macchiò i vestiti del demone, che tornò all'attacco brandendo l'arma appena estratta. Vyras si chiese quanto tempo sarebbe passato, prima che il veleno presente sulla lama avrebbe compiuto il suo effetto; di solito i primi sintomi iniziavano a manifestarsi fin da subito, e la morte sarebbe arrivata altrettanto velocemente. Ma sul demone davanti a lui, il suo veleno sembrava non aver sortito alcun effetto.

    Continuò a schivare gli attacchi con una facilità impressionante, destra, sinistra, sotto; non era difficile prevederli, e certamente non era la prima volta che combatteva contro un demone impazzito, al suo padrone piaceva portare a casa animaletti bizzarri e inquietanti, e metterli alla prova. Evitò l'ennesimo attacco, abbassandosi e colpendo il demone alla bocca dello stomaco con in retro del pugnale; ma così facendo non riuscì a schivare la ginocchiata diretta alla sua faccia. Il dolore lo accecò per un attimo, rendendolo vulnerabile; il demone ne approfittò per afferrarlo per la gola e sollevarlo da terra di parecchi centimetri. Vyras cercò subito di liberarsi tentando di ferire il demone con l'altro pugnale, ma l'avversario gli afferrò il polso e lo storse con forza, facendogli perdere la presa sull'arma. Si aggrappò alle braccia del demone con gli artigli, cercando di fargli mollare la presa sulla sua gola; non riusciva più a respirare, di questo passo non sarebbe sopravvissuto ancora per molto. Quel maledetto demone non sembrava intenzionato a fermarsi, avrebbe dovuto ricorrere al suo potere se non voleva morire; il padrone non ne sarebbe stato per nulla contento, gli aveva severamente proibito di usarlo, ma lui non aveva intenzione di lasciarci le penne. Doveva fare in fretta, la vista stava pian piano diventando sempre più sfuocata; non riusciva a vedere bene il demone ed era un problema, non sarebbe riuscito ad usare il suo potere se non riusciva a concentrarsi sull'obbiettivo.

    Improvvisamente, un violento colpo fece barcollare Kreuz, che lasciò la presa sul collo del servitore, facendolo cadere a terra; si girò furioso verso chi aveva osato interrompere il suo pasto. Vyras prese a tossire convulsamente in cerca d'aria. C'era mancato poco; alzò appena lo sguardo per vedere chi era intervenuto nello scontro, non c'era la minima possibilità che fosse stato il padrone ad intromettersi, ma ci aveva comunque inconsciamente sperato. La sorpresa fu in ogni caso molta; il lynac di Mahan era davanti al demone, l'enorme coda munita di aculeo oscillava da una parte all'altra. Thyase sibilava minaccioso verso il demone, i suoi occhi rossi sembravano quasi sfidare Kreuz, che non si fece pregare e partì all'attacco; brandiva ancora il pugnale di Vyras e con quello provò ad colpire l'enorme rettile, cercando di staccargli la coda, ma quello non si fece prendere alla sprovvista e contrattaccò dandogli una testata, facendo allontanare il demone di diversi metri. L'urlo rabbioso proveniente dal demone fece tremare la terra, sulla quale si aprì un piccolo crepaccio; il cielo plumbeo rendeva il paesaggio più cupo del solito. Molti dei servitori presenti a palazzo, che stavano assistendo allo scontro dalle grandi vetrate esclamarono sorpresi, quando la nube nera carica di elettricità circondò completamente il demone, nascondendolo alla vista. La massa nebulosa prese a gorgogliare, come se fosse in ebollizione, poi si spanse a macchia d'olio per gran parte del dell'ingresso; arrivando persino molto vicino a dove si trovava il diavolo, che continuava a guardare lo svolgersi degli eventi senza intervenire in alcun modo.

    Tutti guardavano il punto dove la sostanza era esplosa, ma del demone non c'era più alcuna traccia; non poteva essere sparito, Vyras si guardò attorno frenetico, dove diavolo si era cacciato quel moccioso? Quella cosa che li circondava non aveva consistenza, sembrava proprio un'enorme nuvola nera, era un nascondiglio perfetto per attaccare alle spalle. Si girò di scatto, giusto in tempo per vedere una massa verde sfrecciare verso il lynac, e scaraventarlo con un potente colpo contro il muro di pietra del castello. Sentì Mahan urlare preoccupata il nome del lynac; attirando però così l'attenzione del demone, che prese a correre nella sua direzione sfoderando gli artigli. La vide mettersi in posizione d'attacco, pronta all'imminente scontro, e furiosa con il demone per quello che aveva fatto al suo animaletto.

    Non poteva permettere che combattesse, il suo potere non aveva effetto sul demone; e anche se sapeva che era abbastanza forte da sapersi difendere da sola, non poteva rischiare di perdere anche lei. Non la sua piccola sorellina. Senza pensarci due volte si diede lo slancio e saltò, parandosi davanti a Mahan, proprio nell'istante in cui il demone alzava il braccio pronto a colpire. Il dolore che sentì poco dopo fu lancinante, il demone aveva aperto uno squarcio verticale, che partiva dalla clavicola e finiva poco prima dello sterno; il sangue nero fluiva dalla ferita, macchiando i vestiti ormai distrutti. Mahan era inginocchiata a terra, e cercava di fermare il sangue con le mani, senza però riuscirci; lacrime rosse le rigavano le guance, rendendola fragile ed ancora più bella.

    Kreuz alzò per l'ennesima volta il braccio, pronto ad infierire una seconda volta; non riusciva più a ragionare, la sete di sangue gli aveva annebbiato i sensi, anestetizzando tutte le altre emozioni. Non sentiva nemmeno il bruciore al braccio, dove poco prima era affondato il pugnale. Mangiare, voleva solo mangiare fino a scoppiare.

    Non riuscì però a dare il colpo di grazia al servitore moro, il suo mondo si fece buio, e lui cadde nell'oblio. La nube nera che li aveva circondati fino a pochi secondi fa, si diradò fino a scomparire; anche il vento smise di ululare e scuotere la vegetazione, segno che il demone era finalmente addormentato.




    *****




    Vyras chiuse gli occhi, aspettando il colpo di grazia, che però non arrivò; il demone era caduto a terra, apparentemente svenuto. Tirò internamente un sospiro di sollievo, il veleno dei pugnali unito a quello presente nel suo sangue aveva finalmente fatto effetto.

    Cercò di alzarsi, ma cadde a terra stremato, le ferite gli dolevano in maniera tremenda; Mahan, al suo fianco non aveva smesso un attimo di piangere e imprecare contro il demone. Era davvero buffa con i vestiti sporchi di terra e sangue, e i capelli scuri scompigliati, lei che voleva sempre essere perfetta in tutto, ora era inginocchiata sul pavimento a piangere la quasi dipartita del fratellastro rompiscatole.

    « Erelay, tu e Mahan occupatevi di Vyras. » Disse il diavolo rivolto al rosso, per poi girarsi verso il fratello dai capelli lunghi. « Antharèss, prendi il demone e portalo nella sua stanza. » Finì Radh'ka, per poi sparire oltre la pesante porta.

    Ripercorse per l'ennesima volta i corridoi a ritroso, fino al suo studio; dove prese alcuni oggetti che gli sarebbero stati utili, insieme ad un libro rilegato in pelle e diverse ampolline di svariati colori. Si guardò attorno un attimo, cercando l'ultima cosa che probabilmente gli sarebbe stata utile; non avrebbe potuto mandare un servitore a prenderla nel caso se ne fosse dimenticato, non si fidava abbastanza, da permettere loro di entrare in quelle stanze senza la sua presenza. Tra quelle mura, c'erano alcuni degli oggetti più preziosi della sua collezione; non poteva rischiare che qualche sciocco incosciente insudiciasse con le proprie mani, o ancor peggio, rompesse una di quelle rarità. Individuò quello che cercava sul secondo scaffale a destra dell'enorme libreria, era appoggiato su un cuscinetto di velluto blu scuro, all'interno di una piccola teca di cristallo a proteggerlo; lo prese con attenzione e lo ripose nella tasca della tunica che indossava, per poi uscire dalla stanza e dirigersi verso quella del demone. Durante il tragitto, incontrò uno dei servitori addetti alle luci, che prima stava assistendo allo scontro dalle grandi vetrate, e gli ordinò di andare immediatamente a chiamare Navayel, aveva già usufruito diverse volte dei suoi servigi, e non lo aveva mai deluso; sperava per il suo bene che sapesse anche tenere la bocca chiusa, o il prossimo trofeo da mettere sul camino in salotto sarebbe stata la sua testa. Nessuno doveva sapere del demone.

    Appena entrò nella stanza di testa d'alga, depose gli oggetti e le ampolline sulla scrivania, e congedò freddamente Antharèss, dicendogli di condurre il tatuatore nella stanza non appena fosse arrivato; mettendosi poi al lavoro, senza degnare più il servitore di un solo sguardo.
     
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    Scontro terribile ... con un demone quasi impazzito e un servitore quasi morto!
    Ma il diavolo evidentemente qualche risposta l'ha avuta, visto che si è munito di varie cosette ed è andato nella stanza del demone!
    Cosa gli farà?
    Lo sapremo presto, presumo!
    Alla prossima ... un abbraccio Pam
     
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  9. doitsu_chan
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    08#




    Radh'ka aveva molto lavoro da fare prima dell'arrivo di Navayel, doveva preparare tutto l'occorrente per il dopo; il tatuaggio sarebbe stato sicuramente impegnativo e sarebbe durato diverse ore, in quanto il suo potere risiedeva sia nell'inchiostro che nel disegno, ma quello che lo aspettava successivamente era altrettanto difficile, se non di più. Le ferite del demone si stavano richiudendo rapidamente e senza apparenti problemi, grazie anche all'infuso che gli aveva fatto bere poco prima; ma solo quello non sarebbe bastato, ne avrebbe dovuti bere altri per depurare il sangue da tutto quel veleno.

    Si poteva quasi considerare un miracolo che il demone fosse sopravvissuto; il veleno presente sulle lame di Vyras era letale, in quanto il sangue stesso che le ricopriva era il veleno. Non era una coincidenza il fatto che il sangue del servitore fosse nero come il carbone, la sua eredità paterna era uno dei motivi per cui lo aveva scelto; per non parlare del suo potere e della sua resistenza.

    Uno dei suoi acquisti migliori.

    Mescolò per l'ultima volta, con un bastoncino di cristallo, la pozione; il colore era variato poco per volta, mano a mano che le varie sostanze si mescolavano tra loro. Ora era di un rosso cupo, e ribolliva adagio, poco sotto il bordo dell'ampollina. Altre pozioni erano impilate ordinatamente sulla scrivania, ognuna con il suo compito specifico. Radh'ka depositò l'ampollina che aveva in mano affianco alle altre, posizionandola per ultima; i preparativi erano quasi ultimati, ma non poteva portarli a termine prima dell'arrivo del tatuatore. Non doveva essere interrotto per nessuna ragione, e fermare il procedimento a metà era rischioso per entrambi.

    Fece bere l'ennesimo infuso a Kreuz, e si sedette sulla comoda poltrona di velluto che si era fatto portare in precedenza, sorseggiando uno dei suoi liquor più pregiati.

    Non dovette attendere molto, il leggero bussare tipico dei servitori lo fece voltare verso la porta; quando dette il permesso di entrare, il servitore che aveva incrociato prima nei corridoi si prodigò in un profondo inchino. Radh'ka però non lo degno di uno sguardo, concentrandosi invece sulla figura alle sue spalle; il nuovo venuto possedeva una folta e crespa barba bionda, pochi e radi capelli incorniciavano quel viso all'apparenza vecchio, che però non possedeva gli anni che dimostrava. Gli occhi piccoli erano completamente bianchi, ma questo non significava che il nuovo venuto fosse cieco, tutt'altro. Piccole orecchie a punta svettavano ai lati della testa, rendendolo più simile ad uno gnomo di montagna che ad un demone. Non era vestito con gli abiti sfarzosi che usava indossare il diavolo, ma nemmeno come un demone di basso livello; indossava una semplice tunica di velluto scuro che gli arrivava fino ai piedi, non si poteva scorgere quali vestiti avesse sotto, ma il diavolo non aveva bisogno di controllare per sapere che sotto portava dei semplici pantaloni. Non che la cosa gli sarebbe comunque interessata. Radh'ka congedò il servitore con un gesto rapido della mano, poi si rivolse a Navayel; che si avvicinò a lui senza esitazione, restando però ad una certa distanza.

    « In cosa posso esserle utile questa volta? » Domandò senza giri di parole il biondo; non era certo uno stupido, sapeva che la convocazione del diavolo aveva un unico fine. E la cosa gli stava più che bene; odiava i giri di parole e quelli che lo chiamavano senza un motivo preciso.

    « Ti ho convocato per farti eseguire una delle tue illusioni su un demone; ma prima di farti vedere il tuo nuovo paziente devo avvertirti. Nulla di quello che accadrà in questa stanza, dovrà uscire da essa. Sono stato abbastanza chiaro? Non vorrei sfigurare il tuo bel faccino. » Domandò minaccioso il diavolo nella sua direzione.

    « Come sempre, non mi pare di aver mai spifferato i vostri affari ad altri. Cosa c'è di diverso questa volta? » Chiese indagatore Navayel, puntando i suoi occhi bianchi sul letto che celava il demone alla sua vista.

    « Il tuo nuovo paziente è, particolare. Lui non conosce la sua vera natura, e per il momento non desidero che altri ne siano al corrente. Dovrai praticare l'illusione su una zona ben specifica; la parte alta della schiena dovrebbe andare bene.» Rispose freddamente Radh'ka.

    « Devo essere a conoscenza di cosa devo nascondere per praticare la mia arte, a meno che lei non voglia un lavoro impreciso e mal fatto. » Continuò il biondo senza scomporsi.

    « Molto bene. Spero che il poco veleno che ancora gli circola in corpo, non sia un ostacolo alla buon riuscita del tuo lavoro. »

    « Che tipo di veleno? Una droga? » Domandò il tatuatore dando le spalle al diavolo e dirigendosi verso il letto.

    « Il veleno di uno dei miei servitori, lo ha ingerito durante una piccola dimostrazione. » Rispose il diavolo, sistemandosi più comodamente sulla poltrona, e versandosi ancora un po' di liquore; senza però levare gli occhi dal biondo nemmeno per un secondo.

    Il tatuatore si girò di scatto verso il diavolo. « Il veleno del piccolo spettro? » Chiese stupito.

    « Come diavolo a fatto a sopravvivere? » Domandò ancora, non ricevendo però alcuna risposta.

    Si avvicinò al letto, e scostò le tende che gli impedivano la vista sul suo occupante; sdraiato di schiena stava un demone dalla corporatura media con degli improbabili capelli verdi, che si diramavano sul cuscino come lunghi ed irregolari steli d'erba. Ad una prima occhiata non sembrava avere segni particolari, ma lui meglio di tutti sapeva che l'apparenza spesso era portatrice di menzogne; nonostante questo, si chiese comunque come avesse fatto quel piccolo demone a sopravvivere al veleno dello spettro.

    Girò il demone di schiena ed ebbe un piccolo sussulto; davanti ai suoi occhi aveva la risposta alle sue domande.

    « Se posso chiedere, come vi siete procurato questo cucciolo? » Chiese Navayel, girandosi appena verso il diavolo; non riusciva a staccare gli occhi dalla sottile coda nera, che si muoveva appena, tra le candide lenzuola. Era la prima volta che vedeva da vicino una rarità di quel genere, capiva perfettamente il motivo per cui il diavolo voleva tenerla nascosta agli occhi della gente.

    « Nel mio lavoro come nel tuo, si possono incontrare diverse creature interessanti, mi è capitato tra le mani per caso; solo dopo ho scoperto la vera portata del mio nuovo acquisto. » Rispose sogghignando Radh'ka.

    « Siete stato fortunato a imbattervi in una simile rarità. Molto bene, mi metto subito al lavoro. La parte da celare penso sia ormai ovvia. » Concluse il demone inespressivo, per poi mettersi al lavoro.

    Navayel iniziò togliendo al demone la semplice maglia che indossava, ungendogli poi la schiena con una strana sostanza oleosa di un raccapricciante color violetto spento; dalle tasche della tunica prelevò una piccola boccetta contenente una sostanza scura, l'inchiostro.

    « Avete qualche preferenza sul disegno? » Chiese il biondo girandosi verso il diavolo.

    « Un ragno dalle 8 zampe sulla scapola sinistra, la ragnatela deve essere composta da diversi fili uniti tra di loro, e in essa ai lati del ragno, devono essere imprigionati due occhi. » Rispose pragmatico Radh'ka.

    Navayel annui con un gesto secco della testa, e rivolse nuovamente l'attenzione al demone steso sul letto; piccoli e affilati artigli si allungarono sulle sue dita, il diavolo lo vide intingere un'unghia nella boccetta di inchiostro, per poi portarla alla schiena di Kreuz ed iniziare così il lavoro.




    *****




    Navayel se n'era andato da poco, consigliando al diavolo di far riposare il demone per almeno un giorno, in modo che i pori della sua pelle si chiudessero senza danneggiare il disegno. Era rimasto poco a parlare con Radh'ka a lavoro finito, non era uno che si dilungava in chiacchiere inutili, ma aveva garantito sul suo silenzio riguardo la vera identità del demone; erano sempre stati in buoni affari e il diavolo pagava bene i suoi servigi, quindi non ne avrebbe ricavato alcun profitto tradendolo. Kreuz aveva dormito per tutto il trattamento, che era durato poco più di due ore, e non si era lamentato nemmeno una volta; la cosa non stupì Radh'ka, la sostanza vischiosa che il biondo gli aveva spalmato sulla schiena prima di iniziare il lavoro, serviva non solo per pulire la pelle da eventuali residui di magia, ma anche come anestetico. Stette seduto sulla poltrona per molto tempo, facendosi poi portare la cena da un servitore quando iniziò a sentire un leggero languorino; mangiò con calma, meditando sulla prossima mossa. Navayel aveva svolto bene il suo lavoro, il disegno era perfetto e non emanava alcuna aurea di potere; sembrava un comunissimo tatuaggio. La coda nera ora era perfettamente celata alla vista, come se non fosse mai esistita; solo gli esseri con un immenso potere, e quelli a conoscenza dell'incanto avrebbero potuto vedere dietro all'illusione, e lui era in possesso di entrambi i requisiti.

    Ordinò al servitore davanti alla porta di non essere disturbato per nessun motivo, non avrebbe tollerato nemmeno la più piccola delle infrazioni quella volta; nessuno doveva osare interromperlo.




    Si alzò dalla poltrona, avvicinandosi al letto dove dormiva il demone; lo spogliò degli ultimi indumenti rimasti, lasciandolo nudo tra le lenzuola. Recuperò la prima delle boccette disposte sulla scrivania, e la versò completamente sopra al demone; facendo dopo pochi minuti la stessa cosa con altre due ampolline. La boccetta successiva conteneva un liquido più denso, con la quale iniziò a disegnare degli strani simboli, prima sul pavimento e successivamente su tutta la parte visibile del corpo del demone, coprendo in parte anche il tatuaggio. L'incantesimo che si apprestava a compiere, non avrebbe influito minimamente sull'effetto illusorio del disegno. Girò il demone di schiena, e ripeté alcuni simboli runici su alcuni dei punti vitali: occhi, gola, cuore.

    Poi si spogliò e fece la stessa cosa con se stesso, prelevando però l'ultimo oggetto che gli sarebbe servito per completare l'incantesimo, dalla tunica ai piedi del letto.

    Il demone aveva preso a sudare e lamentarsi durante tutto il procedimento, ma non si era svegliato; Radh'ka vedeva la coda del demone muoversi irrequieta tra le lenzuola, percependo il cambiamento di energia nell'aria.

    Prese l'ultima ampollina presente sulla scrivania, e la fece bere al demone; poi iniziò a recitare l'incantesimo; una lenta litania riempì l'aria, le parole erano sconosciute a chi non conosceva la lingua arcana, ma l'effetto si manifestò fin da subito.

    Il demone aprì gli occhi di scatto, ma non sembrava vedere davvero cosa aveva davanti a se; Radh'ka lo vide portarsi le mani munite di artigli alla gola e iniziare a graffiarsi a sangue, imprecò mentalmente, maledicendosi per non aver pensato prima a quell'eventualità. Si mise a cavalcioni sul demone, prendendogli i polsi e sollevandoglieli sopra alla testa; continuando a recitare l'incantesimo. Kreuz provò a liberarsi, scalciando e facendo forza sulle mani in modo da liberarsi; ma il diavolo ebbe la meglio. Oltre ad essere molto più forte del demone, aveva l'esperienza e la lucidità dalla sua parte; controllare un cucciolo non nel pieno delle sue forze, era un gioco da ragazzi per lui.

    Ad un certo punto della litania, avvertì un leggero cambiamento nel comportamento del demone; aveva improvvisamente smesso di dimenarsi ed emetteva degli strani versi, simili a gemiti. La sua temperatura corporea si era alzata ancora, segno che l'incantesimo stava compiendo il suo lavoro; anche l'energia presente nell'aria ebbe un fremito.

    La coda, che prima aveva tentato di colpirlo, si arrotolò docile alla sua gamba, arrivando a pochi centimetri dal suo linguine; Radh'ka le dedicò appena uno sguardo compiaciuto, per poi tornare a fissare il demone sotto di lui. Non poteva permettersi distrazioni a quel punto dell'incantesimo, la droga che gli aveva fatto bere poco prima, unita all'incanto stava evidente facendo il suo dovere; mancava poco al compimento. Radh'ka aumentò la presa sui polsi del demone, quando lo sentì cambiare posizione sotto di lui, ricevendo dall'altro un sibilo frustrato e un piccolo gemito; gli occhi del demone erano appannati, era come se una piccola barriera si frapponesse tra lui e la realtà, non riusciva a mettere a fuoco quello che stava succedendo. Si sentiva confuso, percepiva la presenza del diavolo sopra il suo corpo, ma la cosa al posto di disturbarlo e irritarlo gli mandava delle piccole scosse giù per la spina dorsale. Era la stessa sensazione che aveva provato la prima volta, quando gli occhi del diavolo si erano posati sulla sua pelle nuda; non riusciva a comprenderla fino in fondo, la testa gli pulsava in modo fastidioso, e non riusciva a ragionare con la freddezza di sempre. Sentiva solo una sensazione di fondo, una forza invisibile che lo spingeva a volere un contatto più profondo con il corpo che lo sovrastava; non era come quando aveva un'incredibile fame, era una sensazione più calda. E lui non aveva ne la voglia ne la forza di opporsi ad essa; si lasciò guidare dall'istinto, assecondando ogni azione ed ogni gesto docilmente. Non fu però preparato a quello che avvenne poco dopo, il dolore improvviso gli fece spalancare gli occhi; per un solo attimo la vista gli tornò nitida, rendendolo consapevole di quello che stava avvenendo. Il sesso del diavolo era entrato in lui senza alcun preavviso, facendosi spazio tra la sua carne senza alcun riguardo; ringhiò, o almeno provò a farlo, ma quello che ottenne fu solo un lungo ansito contrario. Il diavolo si spinse in lui ancora ed ancora, senza dargli un attimo di tregua; Kreuz si sentiva diviso in due, quella cosa lo stava aprendo senza pietà, e lui era combattuto tra il dolore e il piacere che quell'atto gli stava procurando. Cinse con le gambe i fianchi di Radh'ka, per assecondare meglio le spinte; il diavolo gli aveva liberato i polsi in un momento in cui era stato distratto da altro, e lui ne approfittò per artigliargli la schiena con le unghie, e tracciando lunghi solchi sulla pelle candida. Le braccia di Radh'ka ora poggiavano ai lati della sua testa, facendo leva sul materasso per non cadergli addosso; Kreuz ansimò ancora, più forte, il diavolo aveva toccato un punto dentro di lui che gli aveva fatto annebbiare la vista, più di quanto già non fosse. Morse la spalla al diavolo per trattenere i gemiti; il sangue caldo gli scese in gola e lo inebriò, era la cosa più dolce che avesse mai provato, ma aveva un retrogusto amarognolo, che gli impediva di cedere completamente alla sete di sangue. Lo aveva a mala pena provato e già si sentiva sazio; portò le braccia al collo di Radh'ka e inspirò appieno l'odore del sangue e del sesso. Il senso di benessere e le spinte del diavolo, lo portarono in poco tempo all'orgasmo; non sentì l'altro svuotarsi dentro di lui, ne il piccolo monile che gli circondò la parte alta della coda.

    Sprofondò nuovamente nel mondo dei sogni, ignaro che la notte avesse ormai ceduto il posto al giorno da parecchie ore.
     
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    catsoup

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    Cavoli, sono sempre più curiosa di capire cosa è il piccolo demone.
    Certo che il diavolo, ha trovato un bel modo per legarlo a sè
     
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    pamaru

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    Deve essere proprio un esserino raro e prezioso questo demone ...
    Il diavolo dopo aver visto le potenzialità di Kreuz, lo fa tatuare per nascondere a tutti la sua coda e poi pratica lui stesso uno strano rituale.
    Kreuz non si rende ben conto di quello che sta succedendo, non si è reso conto, perchè anestetizzato, del tatuaggio, ed ora immerso in uno stato di torpore si accorge a mala pena di quello che Radh'ka gli sta facendo ... dopo avergli dipinto dei simboli sul corpo nudo ed averlo fatto su sé stesso, il diavolo lo possiede!
    Kreuz sente strane sensazioni e il dolore della penetrazione, fatta senza alcun riguardo, ma poi il piacere misto al dolore lo prende e addirittura riesce ad assaggiare il sangue del diavolo!
    Credo che il diavolo lo abbia legato a sé per sempre, un pò per il rituale e un pò anche per quello strano gioiello che gli cinge la coda!
    Kreuz ora dorme, ma quando di sveglierà, cosa ricorderà e soprattutto come reagirà?
    Alla prossima!
    Un abbraccio Pam
     
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  12. asia costa
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    Oddio bellissima storia non vedo l'ora di leggere il continuo, complimenti è davvero ben fatta.
    Non vedo l'ora di scoprire come reagirà Kreuz! UN bacio a presto
    Anastasia
     
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  13. doitsu_chan
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    09#


    Radh'ka uscì dal demone e si allontanò dal letto, dirigendosi verso il bagno; aprì l'acqua della vasca ed aspettò qualche minuto, per poi immergersi dentro con un sospiro soddisfatto.

    L'incantesimo era andato meglio del previsto, nonostante la resistenza iniziale, il demone si era dimostrato insolitamente docile; colpa anche la droga afrodisiaca che gli aveva somministrato prima di iniziare. L'acqua si stava pian piano tingendo di rosso; le ferite si erano quasi del tutto richiuse, ma la sua schiena e parte del collo erano coperte di sangue. Doveva trovare una soluzione per placare in parte la fame di quel moccioso; non poteva permettergli di attaccare uno per uno i suoi servitori quando la fame gli dava alla testa, anche se d'ora in avanti non avrebbe più corso il rischio di causare danni simili, l'Ardet'sak che gli aveva messo alla coda avrebbe sigillato parte dei suoi poteri. Il rito di contenimento richiedeva delle procedure rigide e insostituibili, ne aveva studiato gli effetti e i rischi fino ad averne la nausea, non avrebbe potuto modificarne i passaggi nemmeno se avesse voluto; sbagliare avrebbe comportato il mal funzionamento dell'incantesimo, si poteva anche perdere la vita per un imperfezione, e lui non aveva la minima intenzione di morire.

    Non per una cosa così banale come il sesso.

    Quando finì di lavarsi, uscì dalla vasca e si posizionò davanti allo specchio, completamente nudo; i lunghi capelli banchi aderivano alla pelle bagnata, coprendo in parte il tatuaggio che si dilungava su tutto il fianco sinistro. Si fissò allo specchio per parecchi minuti, osservando con astio quei ciuffi candidi dannatamente fastidiosi; non si sarebbe mai abituato. Recuperò e indossò la tunica che era caduta sul pavimento durante il rito, la seta di cui era fatta gli sfiorava piacevolmente la pelle, che aveva asciugato con un piccolo incantesimo prima di indossare il pregiato indumento. Guardò il demone che dormiva sul letto con sufficienza, per poi voltargli le spalle e lasciare la stanza, senza più degnarlo di uno sguardo. Si diresse senza fretta nella sua stanza; il giorno era iniziato da poco più di un'ora, ma già il castello era animato di servitori intenti nei loro compiti giornalieri.

    Tutti quelli che incrociava sul suo cammino, si inchinavano alla sua vista, ma lui non li degnò di considerazione e passò oltre; immerso com'era nei suoi pensieri. Al risveglio del demone ci sarebbe sicuramente stato un po' di trambusto, non si aspettava niente di meno da quel cucciolo; ma questo non voleva dire che l'avrebbe tollerato.

    Mandò a chiamare Vyras, e lui si presentò come previsto dopo poco tempo; non aveva nessun segno visibile del combattimento, ma immaginava che sotto i vestiti puliti, una lunga cicatrice verticale faceva bella mostra di se, percorrendo per intero il torace.

    « Ti era stato ordinato di non usare tutti i tuoi poteri. Cosa dovrei farmene di un servitore che non sa nemmeno eseguire il più semplice degli ordini? » Domandò freddo il diavolo.

    « Chiedo perdono padrone, sono pronto a ricevere la punizione che mi merito per aver trasgredito ai vostri comandi. » Rispose il moro, abbassando maggiormente la testa.

    Se lo aspettava dopotutto, il suo signore non era indulgente con quelli che disobbedivano ai suoi ordini, e lui non faceva certamente eccezione. Era pronto a ricevere la punizione che si meritava, ma rimase comunque orripilato da quello che gli fu ordinato di fare.

    « Dovrai infliggere dieci frustate a Mahan, per essersi intromessa nello scontro senza permesso. Quando avrai finito, dovrai occuparti del demone. Parte dei suoi poteri sono sigillati ora, deve imparare a combattere senza affidarsi costantemente al suo dono innato, puoi utilizzare il metodo che preferisci per addestrarlo. Non mi interessa. Puoi andare ora. »

    « Come desiderate, padrone. » Disse Vyras, per poi lasciare le stanze del suo signore.


    *****


    La prima cosa che Kreuz pensò appena aprì gli occhi, fu che qualcosa era drasticamente cambiato.

    Si sentiva esausto e ben poco risposato, per non parlare di quella sensazione di vuoto che percepiva dentro di se; si allarmò, quando portandosi le mani al volto, le trovò imbrattate di sangue scuro e altre sostanze. Cosa era successo il giorno prima? Fece mente locale, ma l'unica cosa che riusciva a ricordare era solo l'inizio dello scontro con il servitore moro; poi il nulla. Girò appena la testa di lato, osservando la stanza che gli era stata assegnata solo poche ore prima; non gli sembrava che ci fosse qualcosa fuori posto, se non una poltrona di velluto che prima era quasi sicuro non ci fosse. La cosa che però si domandava era, come diavolo ci era finito in camera? Chi aveva vinto lo scontro? Aveva ucciso qualcuno?

    Troppe domande e nessuna risposta; decise di alzarsi ed andare dal diavolo, per avere la soluzione a tutti i suoi dubbi, ma appena provò a mettersi seduto una dolorosa scossa alla spina dorsale lo costrinse a rimettersi supino.

    Che diavolo era successo? Non si ricordava assolutamente nulla, e quel dolore lo stava facendo diventare pazzo; non aveva mai provato nulla di simile, era come avere un intero albero su per il fondo schiena. Si sentiva appiccicoso ovunque, e quella sensazione di umidiccio in mezzo alle natiche non gli piaceva nemmeno un po'.

    Si stava arrabbiando, odiava non avere delle risposte; ma al contrario delle altre volte non sentiva il suo potere ribollire per essere scatenato. La coda si muoveva nervosa ed irrequieta tra le lenzuola sporche; si accorse solo dopo molti minuti che qualcosa la appesantiva. Guardò giù, percorrendo con lo sguardo ogni centimetro di pelle nera, fino ad individuare la causa di quel peso fastidioso; cosa diavolo era quell'affare? Allungò le mani, cercando di sfilarlo, ma senza riuscirci; quell'affare era appena aderente, e non sembrava intenzionato ad aprirsi in alcun modo. Kreuz ringhiò frustrato, e ignorando il dolore al fondo schiena, si alzò; dirigendosi verso l'enorme specchio posto a lato dell'armadio.

    Quello che vide lo lasciò di sasso per alcuni secondi; era ricoperto di una strana sostanza rossa appiccicaticcia e dal suo stesso sperma, ma ciò che lo sconvolse e irritò allo stesso momento, fu vedere una scia bianca colargli dalle natiche fino alle gambe. Chiuse gli occhi, cercando di mantenere la calma, e si girò parzialmente di schiena; sperando di aver interpretato male l'origine di quella sostanza semi trasparente, ma quando aprì gli occhi una seconda volta, dopo aver preso un profondo respiro, fu costretto a sgranarli basito. Un enorme ragno d'inchiostro, munito di ragnatela, svettava sulla sua scapola sinistra in tutto il suo splendore; ai lati del ragno due occhi vacui osservavano il nulla davanti a loro, riflettendosi nello specchio. Che diavolo era quella cosa.

    Si fiondò in bagno, entrando nella vasca ancora piena; l'acqua era diventata fredda con il passare delle ore, ma non ci badò molto, come non fece caso più di tanto al colore. Doveva togliersi quella cosa il prima possibile.

    Si sfregò con forza la schiena, le braccia e ogni pezzo di pelle disponibile; ma al contrario della sostanza rossastra e del liquido seminale, quell'enorme ragno nero non sembrava intenzionato a lasciare la sua schiena. Ringhiò per l'ennesima volta, frustrato; lanciando la sedia contro l'enorme specchio della stanza, che finì in frantumi, seminando pezzi di vetro ovunque.

    Indossò i primi pantaloni che trovò nell'armadio, e uscì dalla stanza sbattendo la porta, facendo cigolare i cardini e tremare i muri; molti servitori si voltarono a guardarlo, ma nessuno osò rivolgergli la parola, memori dello scontro che si era svolto solo poche ore prima.

    Percorse i corridoi fino alla sala da pranzo, dove il giorno prima era stato condotto per incontrare il diavolo, sperando di aver fortuna e trovarlo li anche quel giorno.

    La sorte gli sorrise per la prima volta da quando era iniziata quella strana convivenza, il diavolo era comodamente seduto a capotavola; il grande tavolo era imbandito di ogni ben di dio, ma lui sorseggiava a mala pena la sua tisana, mentre leggeva alcune lettere. Radh'ka gli dedicò a malapena uno guardo, per poi tornare a leggere le sue missive, cosa che fece arrabbiare Kreuz più di quanto già non fosse.

    « Come ti sei permesso di macchiarmi la pelle con quello schifo. E cos'è quell'affare che mi ha messo alla coda? È dannatamente fastidioso. Levalo immediatamente. » Urlò il demone fuori di se dalla rabbia.

    « Non devo alcuna risposta ad una mia proprietà, e di certo non devo chiedere il permesso per farne ciò che ritengo opportuno. » Rispose freddo Radh'ka, non distogliendo nemmeno per un attimo la sua attenzione dalle lettere.

    « Io non sono una tua proprietà, stupido diavolo da strapazzo. » Ringhiò il demone, sbattendo i palmi sul tavolo scuro, avvicinando la sua testa a quella del diavolo per poterlo guardare dritto negli occhi.

    « Pensavo che la notte appena passata ti fosse bastata; non pensavo volessi il bis così presto. Eppure dovevo aspettarmelo, i cuccioli hanno sempre un sacco di energie. » Replicò il diavolo ghignando, allontanando solo per un momento lo sguardo alle sue carte, per fissare il demone con cattiveria.

    « T- tu! Come osi. Come hai potuto! Questo non rientrava negli accordi, non ho firmato quel genere di contratto. »

    « Non c'erano termini specifici su come ti avrei sfruttato; l'incantesimo richiedeva un'unione carnale oltre al sangue, non c'erano possibilità di modificare il procedimento. Ora non iniziare a frignare per così poco. » Iniziò il diavolo freddamente.

    « In questi giorni ti allenerai con Vyras, è necessario che tu impari a non fare affidamento esclusivamente sul tuo potere. L'Ardet'sak che hai alla coda serve proprio a quello; sigillare in parte i tuoi poteri. » Finì Radh'ka gelidamente, per poi tornare a dedicarsi ai suoi affari.

    « Nemmeno per sogno. Il nostro accordo finisce qui. Non ho la minima intenzione di ubbidirti, stupido diavolo. Io me ne vado. » Concluse Kreuz, dando le spalle a Radh'ka; così facendo però non vide il diavolo fissarlo con ira e nemmeno l'incantesimo che poco dopo lo colpì, sollevandolo a diversi metri da terra.

    Cercò subito di rompere l'incanto, utilizzando i suoi poteri; ma questi, essendo in parte sigillati, non erano sufficienti per spezzare il potere che lo imprigionava.

    « La mia pazienza ha un limite, demone. E tu l'hai superato già da un pezzo; non ti uccido solo perché la morte sarebbe una liberazione per te, e non una condanna. Ma prova anche solo un'altra volta a mancarmi di rispetto, e giuro sul pezzo più importante della mia collezione, che la punizione che hai ricevuto dai Vel'phys sarà una passeggiata tra i boschi, in confronto a quello che ti farò. Tutto chiaro? » Sibilò Radh'ka furioso.

    Kreuz non poté far altro che annuire a malapena; voleva urlargli in faccia che no, non andava bene per niente, ma gli mancava l'aria nei polmoni, e non aveva altra alternativa se voleva continuare a vivere. L'incantesimo si ruppe, e lui cadde a terra con un tonfo; prese a tossire compulsivamente, l'aria gli bruciava in gola rendendogli difficile respirare, ma il bisogno d'ossigeno era più forte. Guardò il diavolo con odio, ma questi era già tornato alle sue occupazioni, ignorandolo per l'ennesima volta.

    Ad uno schiocco di dita da parte del padrone del castello, il servitore dai capelli rossi contro cui aveva combattuto il giorno prima gli si avvicinò, e lo esortò a seguirlo verso una delle stanze secondarie alla sala da pranzo; che poi si rivelò essere l'entrata delle cucine.

    Lo fece sedere su una panca di legno, posta davanti ad un grande tavolo fatto dello stesso materiale; al contrario del mobilio presente nell'altra stanza, questo era meno pregiato, il colore era molto più scialbo, tendente al rosso. Kreuz vide il servitore ordinare ad una delle addette alla cucina di preparare un piatto, con alcune cose da mangiare per lui; e nonostante lo sguardo di puro odio che quella gli lanciò, si apprestò ad eseguire l'ordine senza fiatare.

    Il piatto gli fu posato davanti con malagrazia, Kreuz guardò male la servetta, che lo ricambiò senza nascondere il suo astio, per poi dargli le spalle e tornare ai suoi compiti; il demone iniziò a mangiare svogliatamente quello che gli era stato dato, ma continuava a pensare a quello che era successo poco prima nell'altra stanza.

    Il diavolo era stato chiaro, un'altra uscita di testa e la sua pelle sarebbe stata pericolosamente a rischio; ma lui non intendeva ubbidire ciecamente agli ordini, nonostante le minacce. Sapeva di dovere la vita al diavolo, ma questo non gli dava il diritto di marchiare la sua pelle come una sua proprietà; non importava che il disegno fosse – nonostante tutto – davvero ben fatto e di ottima qualità.

    Ci doveva essere un motivo per cui quell'essere dalla personalità multipla glie lo aveva imposto, e lui aveva tutta l'intenzione di scoprirlo. Come intendeva scoprire la funzione di quel monile che gli aveva attaccato alla coda, o del motivo per cui aveva bisogno dei suoi servigi.
     
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    pamaru

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    Sappiamo un pò di cose, ora, il gioiello alla coda di Kreuz gli impedisce di usare tutto il suo potere (che evidentemente è molto e letale) e che l'incantesimo che il diavolo ha fatto aveva bisogo anche di una unione carnale ... ma è solo così?
    Certo è che Kreuz è rimasto sconvolto da quello che ha visto quando si è svegliato e la sua rabbia (come previsto da Radh'ka) è stata subitanea e furiosa, ma ora come ora il diavolo è veramente troppo forte per Kreuz e se non vuole morire deve sottostare ai suoi ordini, entro un certo lmiite pensa il demone, e poi ha tutta l'intenzione di capire bene in cosa consiste l'incantesimo e il gioiello che gli è stato imposto!
    La lotta con il diavolo prevede astuzia ... sarà in grado Kreuz di essere tanto sottile da scoprire ciò che gli interessa senza farsi scoprire da Radh'ka?
    Di certo la sua natura non lo aiuta, ma staremo a vedere come procede!
     
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  15. doitsu_chan
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    Non appena il demone lasciò la stanza, Radh'ka buttò malamente sul tavolo i fogli che stava leggendo, e si prese la testa tra le mani; aveva perso la calma troppo facilmente, quell'atto violento nei confronti del demone non lo avrebbe certamente aiutato a renderlo più docile. Tutt'altro, ora sarebbe diventato ancora più irritante e curioso; correva il rischio di fare domande alle persone sbagliate e lasciare così trapelare informazioni. Cosa che lui non intendeva far succedere.

    Avrebbe dovuto dargli quel minimo di spiegazione per tenerlo buono, e allo stesso tempo per permettergli di sopravvivere. La cosa non gli piaceva per niente, ma non aveva molte alternative; non se voleva tenerlo in vita. Doveva pensare bene a quali informazioni rivelargli, ma per il momento lo avrebbe semplicemente ignorato, aveva altre cose a cui pensare.

    Raccolse i fogli che aveva gettato poco prima sul tavolo, e sospirò; avrebbe preferito non allontanarsi dal castello per il momento, ma non aveva alternative. Non poteva attirare l'attenzione rifiutando un qualche lavoro importante, avrebbe solo destato inutili sospetti; e non aveva intenzione di ritrovarsi le spie dei Vel'phys tra i piedi.

    Finì l'infuso di Yald'rel, e si alzò da tavola; ordinando ad un servitore di avvisare Vyras di presentarsi nelle sue stanze immediatamente, per poi uscire dalla sala e rintanarsi nel suo studio, dove iniziò a sistemare le cose che gli sarebbero servite durante il viaggio.

    Non dovette aspettare molto, il servitore moro bussò alla sua porta con discrezione giusto pochi minuti dopo; il diavolo si sedette sulla poltrona dietro la scrivania, e gli diede il permesso di entrare. Vyras avanzò di qualche passo nella grande stanza, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, attendendo pazientemente. Radh'ka lo osservò per diversi minuti prima di parlare, le spalle del servitore erano leggermente ricurve, come se fossero schiacciate da un'enorme peso; i vestiti però erano impeccabili come al solito, e gli occhi impassibili come sempre. Nonostante la punizione da poco ricevuta, non c'era astio o tentennamenti in quello sguardo: Radh'ka se ne compiacque.

    Aveva fatto un ottimo lavoro nell'addestrarlo.

    « Dovrò stare lontano dalla fortezza per alcuni giorni. È inutile specificare che al mio ritorno nulla debba essere diverso da come è ora. Il compito che ti ho affidato non è variato, hai carta bianca sul metodo di allenamento; i suoi poteri da ora saranno limitati, quindi non c'è il pericolo che metta in atto uno spettacolino come l'ultima volta. Mi serve vivo, vedi di tenerlo in mente durante la mia assenza. »

    « Come desiderate, Padrone. » Rispose il moro congedandosi con un inchino, uscendo poi dalla stanza.




    ******




    Dopo aver finito il suo pasto, Kreuz fu condotto nuovamente all'esterno. Rimase sconcertato da quello che vide: alberi secolari mezzi distrutti e riversi sul suolo decoravano l'ingresso del castello. Che diavolo era successo? Non si ricordava nulla dello scontro, solo il dolore e la sete.

    Il rosso aggirò la fortezza, fino ad arrivare al giardino sul retro; li, trovarono Vyras ad aspettarli. Kreuz lo guardò avvicinarsi; i capelli erano perfettamente ordinati, ma la postura era leggermente cambiata dall'ultima volta che lo aveva visto. Che lo avesse ferito gravemente durante lo scontro?

    « Grazie Antharèss. Adesso me ne occupo io. » Disse Vyras rivolto al rosso, che se ne andò salutando appena il moro con un cenno del capo, rivolgendo poi lo stesso saluto anche al demone dopo un attimo di indecisione. Il verde lo vide allontanarsi, per poi sparire dietro la prima curva; si girò allora verso Vyras, che lo stava osservando inespressivo.

    « Mi è stato ordinato di addestrarti. Devo sapere esattamente quali sono le tue capacità, sai usare qualche arma in particolare? O fai completamente affidamento sul tuo potere? In cosa consistono esattamente le tue capacità? » Chiese il moro.

    Kreuz lo guardò male; per chi lo aveva preso? Per uno di quei demoni minori che infestavano le strade della città?

    « Prima di essere catturato dalle guardie dei sovrani ero in possesso di una doppia spada. So destreggiarmi con diverse armi, ma la doppia spada è quella che so maneggiare meglio. » Rispose il demone.

    « Potremmo iniziare da quella allora. Visto il recente scontro, presumo che i tuoi poteri siano legati agli elementi? Possiedi il Rhaokoja? »

    « Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando. Non uso spesso i poteri, non mi sono mai serviti. » Replicò Kreuz.

    Vyras guardò il demone a bocca aperta; davvero quel cucciolo non sapeva nulla sulla sua natura demoniaca? Non era consapevole dell'enorme potere che racchiudeva?

    La cosa lo sbalordiva e irritava allo stesso tempo; era stato battuto da un lattante! Il fatto che fosse un demone puro, uno degli esseri più potenti che camminavano per quelle terre era irrilevante. Se inesperto, anche una rarità di quel genere per quanto fosse pericoloso non doveva rappresentare un problema, non per uno del suo calibro. Anche la limitazione che gli aveva imposto il padrone non avrebbe dovuto essere un impiccio, invece lui si era ritrovato a sfoderare alcune delle sue armi mortali; che perlopiù sul demone non avevano sortito alcun effetto.

    Scosse la testa più volte; era inutile pensarci adesso, si sarebbe allenato più duramente. Addestrare quel cucciolo sarebbe stato un ottimo modo per migliorarsi; ora comprendeva le motivazioni che avevano spinto il suo padrone a legarlo a lui. Con un po' di allenamento sarebbe sicuramente tornato utile.

    « Prima di iniziare con le armi, dobbiamo valutare quanto i tuoi sensi siano sviluppati. » Disse il moro rivolto al demone, per poi fischiare in direzione del bosco alle sue spalle. Passarono diversi minuti, ma non pareva essere cambiato niente; il demone si guardò più volte intorno, ma sembrava che nessun essere avesse risposto al richiamo del servitore, e volesse uscire dalla vegetazione. Vide il moro girarsi, e rivolgersi sibilando a qualcosa che apparentemente non c'era; per un attimo il demone pensò che lo scontro del giorno prima gli avesse riportato dei seri danni alla testa, visto che ora iniziava pure a parlare da solo. Eppure prima gli sembrava normale.

    Solo quando si sentì spingere, capì che c'era qualcosa che non tornava; il moro lo stava fissando con un sopracciglio alzato, delle piccole rughe d'espressione gli increspavano la pelle della fronte, in un chiaro segno di concentrazione. Lo fissò a lungo con i suoi occhietti scuri; non riuscendo a capire come il demone avesse fatto a non schivare il colpo, eppure il giorno prima aveva dimostrato di riuscire a vedere le creature di Mahan. Capì il motivo di quel cambiamento, solo quando i suoi occhi scorsero in cima alla coda del demone l'Ardet'sak; il suo padrone lo aveva avvisato di un cambiamento nei poteri del demone, ma non pensava che il diavolo si fosse spinto fino a quel punto per legare a se quel cucciolo.

    « Molto bene, il primo allenamento consiste nello schivare i colpi del lynac. Come puoi benissimo notare anche da solo, da ora non sei più in grado di vederli come prima. I tuoi poteri sono dimezzati, così come le capacità innate di cui eri in possesso grazie ad essi. Ora dovrai allenare tutti i sensi per riuscire ad evitare i colpi, che ovviamente non saranno mortali. Il lynac si limiterà a spingerti e a farti cadere. Sei pronto? » Domandò il servitore.

    Kreuz annuii poco convinto, avrebbe dovuto schivare i colpi di qualcosa che non vedeva; era un'impresa! Lui aveva sempre visto tutto. Anche quello che molti altri demoni non riuscivano a scorgere, ora si sarebbe dovuto allenare per schivare qualcosa che invece non vedeva in alcun modo.




    *****




    Radh'ka osservò per un po' la scena che si stava svolgendo nel giardino, dalla finestra del suo studio; aveva visto Vyras lanciare una rapida occhiata nella sua direzione, come ad accertarsi della sua presenza. Era certo che lo avesse percepito, nonostante tenesse sotto controllo il suo potere; quel ragazzo aveva i sensi molto più sviluppati rispetto ad altri servitori più anziani che lavoravano nel castello. C'era un motivo se aveva scelto lui, al posto di molti altri per addestrare il cucciolo di demone; ed era certo che il moro non ci avrebbe messo molto a capirne il motivo.

    Diede le spalle alla finestra, e tornò a concentrarsi sulla pozione che ribolliva adagio nella pentola; aveva raggiunto la colorazione descritta dal libro, ora doveva solo aggiungere l'ultimo ingrediente e sarebbe stata pronta. Mescolò per diverse volte in senso antiorario, versando all'interno della pentola l'intero contenuto di un'ampolla; il liquido al suo interno era denso, di un cupo rosso scuro, molto simile al sangue. Ed era anche probabile che lo fosse, in quanto molte pozioni ne richiedevano l'utilizzo per essere completate.

    Aggiunto l'ultimo componente, il contenuto all'interno della pentola variò gradualmente colore,passando da un verde marcio ad un viola scuro. Ora che aveva finito non doveva far altro che dargli una forma, poi avrebbe solo dovuto farlo avere al demone che stava in giardino.

    Recitò l'incantesimo per mutare la forma; l'intruglio si sollevò dalla pentola e prese a vorticare su se stesso, per poi dividersi in parti più piccole, fino a formare diverse sfere che successivamente si depositarono sui suoi palmi aperti. Radh'ka ne prese una tra il pollice e l'indice, la piccola sfera aveva una consistenza solida; non dura come la pietra, ma nemmeno liquida come sostanza di cui era fatta, una via di mezzo di entrambe. Era rimasta dello stesso viola scuro della pozione, ma diversamente da quella, non emanava nessun odore particolare. La avvicinò al viso per osservarla meglio; la superficie era perfettamente liscia e non mostrava imperfezioni di alcun genere.

    Evocò un sacchetto di velluto, e vi depositò dentro le sfere; per poi chiuderlo con un nastro di cuoio e depositarlo sul tavolo.

    Ora che aveva terminato anche quell'ultima incombenza, non c'era più nulla che lo tratteneva; avrebbe preferito non dover partire, ma era necessario.
     
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