Ac'Hadurta

storia fantasy originale (ovviamente yaoi)

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  1. nelith
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    Ringrazio Yuki per aver commentato :luluv: ed ecco qua il secondo capitolo...i nomi, sfortunatamente, sono contorti...chiedo venia...ma li cerco difficili di proposito per adeguarmi all'ambiente di cui parlo >_<

    Capitolo II
    I sette di Ac'Hadurta



    Kyrarsíl, precedette il suo signore nell'entrare nella sala per convocare il consiglio. Zaymesyàth si accomodò sul suo scanno, disposto sul simbolo degli Hadramarrias: una doppia spada disposta verticalmente avvolta in fiamme, due lingue dorate si ripiegavano su loro stesse, torcendosi e formando un paio di corna. La sala del consiglio, era un'ampia camera circolare di pietra color grigio scuro: l'unica decorazione presente in essa, oltre allo scranno di Zaymesyàth, erano i sei simboli dei clan, disposti ad arco davanti al trono dell'Arcidiavolo. Quei simboli servivano come varchi d'accesso per condurre gli Arcidiavoli nel palazzo. Ognuno dei sette clan possedeva una di quelle sale, anche se quella del clan degli Hadramarrias era la più grande. Questi portali potevano essere attivati solo ed esclusivamente dall'interno, gli Arcidiavoli non potevano auto invitarsi nei palazzi altrui, dovevano essere convocati dal padrone di casa. Prima di chiamare gli altri capo clan, Zaymesyàth spiegò al compagno dettagliatamente, quello che Talys gli aveva raccontato. Una volta che la narrazione fu terminata, il Danarm Yrrioth sfiorò con la mano un globo di cristallo disposto al centro della sala, e dai rispettivi simboli iniziarono ad apparire gli Arcidiavoli. Nessuno si fece attendere, e questo poteva dire una sola cosa: già sapevano e stavano aspettando. Kyrarsíl diede loro il benvenuto e iniziò a parlare; era lui la voce di Zaymesyàth , l'Arcidiavolo difficilmente parlava in pubblico, per questo la notizia che aveva rivolto personalmente la parola all'elfo avrebbe potuto scatenare l'ira dei clan. Lui era uno degli antichi, il più vecchio dei diavoli ricordava che Zaymesyàth,era già sul trono degli Hadramarrias quando era bambino: nessuno conosceva la sua età, nemmeno Kyrarsíl. Zaymesyàth aveva istituito i sette clan dei diavoli molti millenni addietro, eleggendone i capi e sorvegliandoli da lontano: aveva proposto anche agli Hadramarrias un nuovo capo ma tutto il clan si era opposto e lui era rimasto lì, sedeva nel suo palazzo da millenni, più immutabile degli Ac'Hadurta, e nessuno se ne era mai lamentato.
    «Siete stati veloci, devo supporre che la notizia vi fosse già nota.»
    «Basta con queste inutili chiacchiere, cos'è questa storia di un intruso ad Hadramarrias?!» a parlare era stato un diavolo piuttosto alto, con corti capelli neri e occhi blu; era Sayuragath capo del clan Darphyrer.
    «Non essere sempre così bellicoso Sayuragath. Se l'hanno portato all'interno della città significa che non è un demone. Con la caduta di Asmodeus dai portali sono precipitate altre creature, non solo i servitori del Lord. Dimmi Kyrarsíl, è per caso una creatura luminosa?»
    «Si Yarlanee.» l'Arcidiavolo a capo dei Belmorra era una donna dai fluenti capelli rosso pallido con alcune ciocche dorate: i suoi luminosi occhi verdi, guardavano estasiati il Danarm Yrrioth che li aveva convocati. Lei e Sayuragath erano in disaccordo sempre, su ogni cosa.
    «Che notizia meravigliosa! Posso vederla?»
    «Mia signora, in questo momento si trova al tempio, ha riportato numerose ferite e il portale l'ha fatto precipitare nel lago di Tark'Dush. Non è proprio in buona salute.» l'Arcidiavolo sembrò molto preoccupata da quelle parole.
    «Si salverà,o è troppo tardi?»
    «Spero che sia troppo tardi, così ci libererà della sua fastidiosa presenza.» Yarlanee si voltò verso Sayuragath e ringhiò.
    «Taci! Voglio sentire la voce di Kyrarsíl.» il diavolo sorrise, era abituato ai violenti scambi verbali tra quei due: se avessero potuto si sarebbero assaliti.
    «Mi duole darle questa pessima notizia ma l'elfo sta bene, è solo molto stanco. Sembra piuttosto resistente; da quello che abbiamo capito, stava combattendo contro l'esercito di Asmodeus, quando un demone l'ha trascinato qui»
    «Quindi quest'essere non ha nulla a che vedere con i demoni?» Kyrarsíl si voltò verso la donna che aveva appena parlato e la salutò con un lieve segno del capo.
    «No Ashestris, è già stato controllato, nessuna traccia di contaminazione o corruzione, e dalle ferite che si portava appresso si capisce che non ha mentito.» Ashestris annuì, era colei che comandava gli Arewoncaradas, il clan degli arcanisti; lei era l'incantatrice più potente di Ac'Hadurta. Aveva lunghi capelli azzurri e occhi grigi, piuttosto bassa e minuta, ma era solo un'impressione. Due piccole e bianche corna ricurve si arcuavano all'indietro nascendo dalle sue tempie. Il clan degli Arewoncaradas, era l'unico in cui le arti arcane erano più sviluppate delle tecniche di combattimento. Ognuno dei clan era specializzato in un determinato tipo di tecnica, di cui aveva raggiunto i massimi livelli: dall'utilizzo delle armi pesanti tipico del clan dei Radimardduan, alle lame leggere e veloci dei Darphyrer. Quelle parole non fecero che aumentare l'ira di Sayuragath, vedendolo digrignare i denti Yarlanee si rivolse nuovamente a lui.
    «Non è un demone Sayuragath, perché dovremo ucciderlo?»
    «È un intruso! Non può stare entro i nostri confini!»
    «E dove lo vorresti mandare? Vuoi regalarlo a qualche Lord? Sono sicura che faresti un grande piacere al demone, sempre che il povero sventurato sopravviva all'esterno, e se non è corrotto dubito che ci riuscirà.» Zaymesyàth ascoltava in silenzio, Yarlanee e Sayuragath erano i leader dei sei clan. Il capo del clan dei Darphyrer venne messo a tacere con quell'ultima frase, mentre alcuni annuirono trovandosi d'accordo con Yarlanee: per l'elfo non c'erano altre possibilità di sopravvivenza. Mosworvor del clan dei Radimardduan lanciò una rapida occhiata al compagno, sapeva che l'Arcidiavolo non si sarebbe arreso, non per così poco e anche lui non voleva quell'intruso all'interno degli Ac'Hadurta; avrebbe affiancato l'amico in ogni decisione, e se lo avesse chiesto, sarebbe intervenuto personalmente. Si sentì scrutare da occhi indagatori, voltandosi incrociò lo sguardo dorato di Zaymesyàth e fu costretto ad abbassare la testa, preoccupato.
    «Hai detto che è un elfo giusto?» Kyrarsíl rispose con un lieve segno d'assenso con capo. «Quando potrò vederlo? Sono così curiosa!» Anche Ashestris era interessata a quell'argomento e s'intromise nella conversazione, sperano di qualche buona notizia.
    «Da quello che ho letto, tra gli elfi ci sono grandi arcanisti.» I suoi occhi s'illuminarono, all'idea di poter apprendere qualcuno dei loro incantesimi.
    «Mi duole deluderti Ashestris,ma lui è un guerriero: basta guardarlo muoversi per capirlo. Oserei dire che sia uno spadaccino.» l'Arcidiavolo s'imbronciò, leggermente contrariata: avrebbe preferito incontrare qualcuno abile nelle tecniche arcane piuttosto che un nuovo guerriero, mentre Yarlanee scoppiò in una fragorosa risata nel sentire pronunciare il termine "spadaccino".
    «Hai sentito Sayuragath? Potresti prenderlo nel tuo clan e condividere con lui le vostre tecniche, ovviamente l'elfo condividerà le sue.» il volto dell'Arcidiavolo fu distorto da un'espressione di disgusto: quell'idea non gli piaceva per niente. Ovviamente Yarlanee lo sapeva, e lo aveva proposto di conseguenza. Il capo del clan dei Darphyrer si voltò verso Zaymesyàth e parlò per l'ultima volta.
    «Io non sono d'accordo nel tenerlo qui, va eliminato visto che non può essere lasciato in mano ai demoni.» S'inchinò e svanì dalla sala, imitato a ruota da Mosworvor. Zaymesyàth sospirò, si aspettava un comportamento simile da lui, e si voltò verso Thresayskel che non aveva aperto bocca. L'Arcidiavolo del clan dei Voressadity era mediamente alto, i capelli scuri arrivavano fino alle spalle e aveva gli occhi dorati. Con quello sguardo Thresayskel, capì che era richiesta la sua opinione in proposito.
    «In tutta sincerità non m'interessa, un solo intruso all'interno del nostro clan più potente non sarà certamente un problema, chiedo solo che sia sorvegliato con molta attenzione; meglio non fidarsi troppo.» Thresayskel da sempre era il più neutrale, insieme a Loalyss del clan dei Fiquaenth, che si limitò ad annuire; nemmeno lei aveva proferito parola, si limitava sempre ad ascoltare, ma Zaymesyàth sapeva che anche lei la pensava come Yarlanee, anche se cercava di frenare il suo entusiasmo.
    Al termine di quella piccola assemblea, tutti gli Arcidiavoli tornarono nelle loro rispettive dimore, tranne Yarlanee che si trattenne ancora per alcuni minuti.
    «Se ci sono altre creature luminose disperse, forse dovremo mandare dei gruppi di ricerca fuori dai nostri confini.» il diavolo chiuse gli occhi e meditò per alcuni istanti prima di rispondere.
    «Dubito che potremo trovarli vivi. L'elfo...» si voltò verso il suo signore per avere la conferma «Talys?» Zaymesyàth annuì, ricordava bene quel nome, per loro così strano. «L'ho trovato agonizzante, anche se era caduto nel lago e il processo di avvelenamento è stato accelerato, non so quanti potrebbero essere ancora in vita. Se non gli avessi dato la mia maschera sarebbe morto.» l'Arcidiavolo lo guardò più sorpresa che sconvolta.
    «Hai fatto usare la tua maschera a una creatura che non solo non appartiene al tuo clan, ma che non è nemmeno un diavolo? Se Sayuragath lo venisse a scoprire, altro che esiliarlo dagli Ac'Hadurta, lo scuoierebbe con le sue mani e lo getterebbe nuovamente nel lago di Tark'Dush a nutrire le creature che vi dimorano. » Kyrarsíl sorrise, sicuramente Sayuragath si sarebbe comportato in quel modo, anche se prima avrebbe dovuto prendere l'elfo. «Tu stai bene?»
    «Ci vuole ben altro che pochi minuti all'esterno senza maschera per abbattermi, sai bene che sono uno dei più resistenti: potrei spostarmi anche senza se lo volessi, ma l'idea di respirare più del necessario quello schifo mi disgusta.» Yarlanee sembrò soddisfatta di quanto aveva appreso, anche se voleva comunque incontrare l'elfo. Il diavolo le promise che, non appena il loro ospite si fosse ripreso completamente, glielo avrebbe fatto incontrare. Il capo clan dei Belmorra salutò prima Kyrarsíl, poi si voltò verso Zaymesyàth e, portandosi la mano al petto si inchinò poi anche lei sparì tornando nella sua dimora.

    †††


    Mentre uscivano dalla stanza il diavolo si stiracchiò sollevato: era andato meglio del previsto.
    «Direi che non ci possiamo lamentare per l'esito di questa riunione.»
    «Fai intensificare la sorveglianza su Talys.» Kyrarsíl inarcò un sopracciglio, ma annuì.
    «Consideralo già fatto, ma posso chiederti: per quale motivo?»
    «Sayuragath vorrà eliminarlo.»
    «Non oserà tanto. Non manderebbe mai uno dei suoi sicari da noi.» l'Arcidiavolo gli sfiorò una guancia con la mano e sorrise.
    «Hai una considerazione troppo elevata di lui.» il diavolo ringhiò frustrato e la mano del compagno andò a cercare tra i suoi vestiti, la sinuosa coda nera che aveva iniziato a muoversi nervosa. Appena fu afferrata, il ringhio collerico si trasformò in un urletto di tutt'altro genere, Kyrarsíl si portò le mani alla bocca per mettersi subito a tacere: quando si voltò, incrociò gli occhi del compagno che lo osservavano divertiti. «Andiamo piccolo, ho voglia di "giocare" un po'.» Kyrarsíl arrossì come succedeva ogni volta; nonostante la loro relazione proseguisse ormai da secoli, e fu trascinato per la coda verso i loro alloggi. La mano dell'Arcidiavolo sapeva toccare quella coda sensibile senza provocare alcun dolore, tutt'altro.

    †††


    Sayuragath camminava nervosamente avanti e indietro per la sala dei consigli del suo palazzo, Mosworvor si era materializzato li, subito dopo essersi congedato da Zaymesyàth; il compagno lo aveva convocato immediatamente. Il capo del clan dei Radimardduan, era un diavolo massiccio e molto alto, sfiorava quasi i due metri, ed aveva un corpo che esprimeva forza e violenza; ma anche se tutto in lui emanava pericolo, temeva sia Sayuragath che Yarlanee. Era perfettamente rasato, con un intricato tatuaggio rosso che copriva buona parte del cranio, i suoi freddi occhi neri, guardavano l'altro inespressivi.
    «Non voglio quell'intruso nel nostro territorio! Non me ne frega niente se non è un demone, sta di fatto che non è un diavolo, ed è questa l'unica cosa che conta.» la voce di Sayuragath era un ringhio gutturale carico d'ira.
    «Sai bene che la penso come te. Sappi che avrai il mio appoggio qualunque cosa tu abbia intenzione di fare. Se posso aiutarti lo farò.» il capo clan dei Darphyrer sembrò calmarsi, inspirò profondamente un paio di volte prima di parlare di nuovo, e questa volta la sua voce fu più controllata.
    «Tu non puoi infiltrarti nel clan di Zaymesyàth passando inosservato: la tua gente non è famosa per questo...talento.»
    «Hai ragione, noi abbiamo altre doti, ma tu puoi. Ricordati però che andare contro Zaymesyàth è estremamente pericoloso, ti conviene scegliere con molta cura il sicario da mandare.»
    «È un singolo elfo per di più ferito, dubito che sia pericoloso.» Sayuragath non prestò particolare attenzione a quell'affermazione.
    «La collera ti acceca, ricordati che ha combattuto contro i demoni e ha ucciso quello che l'ha trascinato in questo mondo con un'arma che, con estrema probabilità, si stava corrodendo. In più ora è al tempio, vuoi forse farlo uccidere lì?» l'Arcidiavolo si passò la mano tra i corti capelli scuri, esasperato.
    «Non potrei mai commettere un simile crimine nel tempio di Zhyawtan-ser, bisognerà aspettare che ne esca.» Mosworvor sospirò.
    «Dove pensi che sarà alloggiato?»
    «A palazzo, dubito che Zaymesyàth voglia allontanarlo dal suo attento sguardo o da quello del Danarm Yrrioth.»
    «Per penetrare in quel palazzo servirà il tuo sicario migliore, scegli con attenzione perché se fallisci, non avrai una seconda opportunità: almeno non così presto.» Mosworvor si congedò con quelle ultime parole tornando dal suo clan e lasciando Sayuragath a meditare sul da farsi. L'Arcidiavolo uscì dalla sala e si ritirò nel suo studio privato. La stanza era piuttosto piccola, ma riccamente arredata; sul pavimento vi era una grande pelle di animale davanti ad un camino incassato nella parete e due poltrone dall'aspetto molto comodo. Davanti a esse, stava un tavolo di un materiale simile al legno, di una tonalità molto più scura. Sopra di esso vi erano diverse un paio di bottiglie trasparenti, contenenti vari liquori; Alle pareti erano appesi numerosi arazzi, raffiguranti alcune scene di battaglia contro i demoni. L'unica parete libera, era quelle con un ampia finestra che dava sulla sua città.
    Sayuragath, versò il contenuto di una delle bottiglie in un calice, e si accasciò su una delle due poltrone presenti nella stanza, sprofondando poi in un lungo silenzio. Meditando su quale diavolo potesse fare al caso suo, molti nomi si alternavano nella sua mente, poi ebbe l'illuminazione. Si alzò di scatto e aprì la porta della stanza; la guardia che lo aveva accompagnato fino a lì, dopo essere uscito dalla sala del consiglio, e che all'andata non aveva nemmeno notato, sobbalzò e si mise sull'attenti, non appena sentì la porta spalancarsi.
    «Chiamami Vyckque.» la guardia spalancò gli occhi preoccupato, s'inchinò e corse lungo il corridoio sperando di trovarlo in fretta: il suo signore non amava aspettare. L'Arcidiavolo tornò a sedersi sulla poltrona, questa volta in maniera più composta, e continuò a sorseggiare il suo liquore sogghignando. Alcuni minuti dopo sentì bussare alla porta. Un diavolo dal passo marziale fece il suo ingresso nello studio; non appena il nuovo arrivato fu davanti al suo signore, s'inginocchiò, nel frattempo la guardia chiuse la porta alle sue spalle, lasciandoli soli.
    «Ho un lavoro per te.»
     
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