Ac'Hadurta

storia fantasy originale (ovviamente yaoi)

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. nelith
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    :fufu: piccolo capitolo con scena hot :fufu: proprio come ti avevo anticipato qualche settimana fa Yuki
    Spero vi piaccia ^_^


    Capitolo IV
    Scontri e incontri



    Come Zaymesyath aveva promesso, un servitore andò a bussare alla sua porta alcune ore dopo. Lo seguì senza dire nulla, tanto non avrebbe capito ed era inutile sprecare fiato. Notò che il servitore lanciava rapide occhiate verso di lui, senza però soffermarsi troppo: come se avesse paura ma che allo stesso tempo la curiosità lo divorasse. -Se avessi un'arma sarei pericoloso, ma in questo stato...- quando entrò nella sala da pranzo vide che Zaymesyàth aveva già preso posto a tavola: l'Arcidiavolo sollevò lo sguardo per salutarlo e spalancò leggermente gli occhi quando lo vide, per poi passarsi una mano tra i lunghi capelli dorati. Kyrarsíl notando quello strano comportamento si voltò verso l'elfo e rimase a bocca aperta; i capelli che prima sembravano neri, in verità erano verde scuro con alcune ciocche più chiare. Anche la pelle aveva un colore completamente diverso, più luminosa e più chiara, anche se aveva delle strane sfumature, come ombre scure che si formavano in rapporto con la luce: era una caratteristica difficile da descrivere. L'unica cosa rimasta inalterata erano gli occhi che fissavano perplessi Kyrarsíl, non capendo il suo sbalordimento. L'Arcidiavolo attirò l'attenzione del compagno, che subito si affrettò ad avvicinarsi, dopo che si fu riscosso da quel momento di meraviglia. Zaymesyàth gli sussurrò alcune parole all'orecchio e il diavolo congedò tutti i servitori; la tavola era già stata apparecchiata, quindi nessuno sarebbe arrivato a disturbare. Quando tutti furono usciti l'Arcidiavolo invitò Talys a sedersi accanto a lui, alla sua sinistra mentre Kyrarsíl prese posto a destra.
    «Posso sapere perché lui mi guardava in quel modo? Non è la prima volta che mi vede. »
    «Ma è la prima volta che ti osserviamo pulito. Un cambiamento notevole, che mai avrei ritenuto possibile.» il diavolo dai capelli viola scuro borbottò qualcosa, visibilmente imbarazzato. «Ti porge le sue scuse per averti guardato con tanta insistenza, lo hai ammaliato.» notando l'incredulità dell'elfo, Zaymesyàth rise e iniziò a mangiare ciò che gli era stato servito, mentre il suo compagno faceva altrettanto, cercando di evitare in tutti i modi l'ospite che sedeva con loro. Mangiarono in silenzio e una volta terminato, Kyrarsíl chiamò i servitori che arrivarono a sparecchiare. Il cibo era buono e abbondante, anche se aveva sempre quel retrogusto amarognolo di cenere e polvere; alcuni piatti sapevano anche di qualcosa di metallico, come se fosse sangue. Quando furono nuovamente soli, Talys provò a parlare ancora.
    «Posso farle qualche altra domanda? » vedendo che il diavolo annuiva proseguì. «Immagino che non potrò chiedervi un'arma da usare per difendermi dal sicario? »
    «Mi dispiace, ma non posso: senza, poi contare sul fatto che nessuno sa che stai per essere attaccato. Il solo avertelo detto è un vantaggio.»
    «Mi dovrò accontentare.»
    «Se vuoi un'arma, puoi sempre provare a strapparla dalle mani del tuo avversario.» Talys sospirò rassegnato notando il ghigno malizioso che si era disegnato sulle labbra dell'Arcidiavolo.
    «Ho come l'impressione che non sarà un'impresa facile.» dopo alcuni minuti di silenzio, osò chiedere un'altra cosa che lo tormentava da un po'. «Tutti i diavoli hanno la coda giusto?»
    «Sì. C'è chi la nasconde sotto i vestiti e chi no, come per le corna, alcuni le mettono in mostra altri, invece preferiscono evitarlo. Come mai questa domanda? »
    «Qualche giorno fa avrei voluto toccare quella del sacerdote, o comunque una coda in generale ... » notando l'espressione sconvolta del diavolo s'interruppe di colpo.
    «Non ti conviene farlo, potrebbe essere pericoloso. I diavoli non gradiscono che la si tocchi, non da tutti almeno. È una grave mancanza di rispetto fare una cosa simile, a meno che tu e il diavolo in questione non siate in rapporti molto ... ehm... profondi...capisci cosa intendo? » l'elfo aggrottò la fronte, non comprese subito, e quando capì l'unica cosa che disse fu solo "Oh." Kyrarsíl aveva assistito perplesso a tutto lo scambio di battute, e sospirò visibilmente frustrato per non riuscire a partecipare alla conversazione ed essere costretto a farsi tradurre dal suo signore.
    «C'è qualcosa che vorresti chiedere al nostro ospite?» Zaymesyàth aveva notato la sua "frustrazione" e si offrì di alleviare le sue pene.
    «Non lo so, avrei troppe cose da chiedergli. »
    «Comincia con una domanda.»
    «È uno spadaccino?» l'Arcidiavolo si voltò verso l'elfo e tradusse per lui il quesito di Kyrarsíl.
    «Sì, la spada è l'arma che preferisco, ma sono un autodidatta: so usare, più o meno, quasi tutti i tipi di arma, tranne le pesanti ovviamente, non sono abbastanza forte per maneggiarle correttamente.» Zaymesyàth tradusse per il diavolo che fece subito una nuova domanda.
    «Chiede come te la cavi con la lancia.»
    «Che tipo di lancia? » quando l'Arcidiavolo tradusse gli occhi di Kyrarsíl s'illuminarono. «Non è detto che abbiamo gli stessi tipi di arma.»
    «Lui si riferisce a un arma lunga da corpo a corpo, con una lama quasi triangolare piuttosto grande posta sulla cima. È sia da corpo a corpo che da lancio. »
    «Da noi le lance sono un po' diverse, però i bastoni ferrati li so usare, quindi dovrei cavarmela con quel tipo di arma in mischia.» il diavolo quando sentì la traduzione sembrava veramente felice.
    «Se sopravvivrai, ti sei trovato qualcuno da affrontare. È curioso di conoscere il tuo stile di combattimento. »
    «Se sopravvivo e non cerca un combattimento all'ultimo sangue, sarò più che felice di accontentarlo. » tutta la felicità di Kyrarsíl si spense in un istante , non appena si ricordò dell'attentato che l'elfo stava per subire.
    «Non posso stare di guardia io?»
    «No.» il diavolo sospirò, fissando lo sguardo sul pavimento, quindi non riuscì a vedere lo sguardo divertito del compagno.
    Talys aveva iniziato a notare che la luce del cristallo esterno stava diventando sempre più flebile e con sfumature sempre più tendenti al rosso: sembrava un tramonto. La stanza veniva illuminata da altri globi; a quanto sembrava in quella città tutta l'illuminazione fosse data dai cristalli, non usavano il fuoco.
    L'elfo tornò nei suoi alloggi, la strada non era difficile e riuscì a trovarli senza difficoltà, anche se Kyrarsíl lo accompagnò fino alla porta. Si salutarono con un mezzo inchino e si congedarono; prima di entrare nella stanza Talys lanciò una rapida occhiata al diavolo, e vide la lunga e sinuosa coda nera che ondeggiava rilassata. Sorrise tra se e si chiuse la porta alle spalle. Rimase per un po' affacciato alla finestra, osservando il lento cambiamento della luce ormai completamente rossa. I diavoli continuavano a muoversi lungo le strade della città, ma erano meno di quella mattina.
    Quando si decise ad andare a dormire, si tolse la maglia e andò a letto: la temperatura era costante per tutto il tempo, ma era piuttosto bassa e le coperte erano pesanti. Il letto era comodo, e in poco tempo sprofondò nel sonno: mesi di battaglie lo avevano stremato.

    †††


    Dormì alcune ore, poi si svegliò di scatto rotolando giù dal letto. Quando si alzò per vedere cos'era successo vide un diavolo inginocchiato sul letto con una lunga lama piantata nel materasso, là dove fino a pochi istanti prima Talys dormiva tranquillo. Gli anni di guerra lo avevano stancato, ma gli avevano donato sensi invidiabili. Il diavolo lo fissava con odio ed estrasse lentamente la lama non perdendolo di vista. L'elfo si allontanò di qualche passo dopo essersi messo in piedi, la luce rossa del cristallo illuminava la stanza riflettendo sulla spada sottile. La prima cosa che notò dell'arma è che non era il tipo di spada a cui era abituato: la lama era con un solo taglio e leggermente curva. Non fece in tempo a osservare altri dettagli che il diavolo gli fu addosso per la seconda volta; nonostante l'assalitore si muovesse con velocità invidiabile, sembrava preda della collera ed i colpi non erano precisi quanto avrebbero potuto, quindi Talys riuscì ad evitarli ricevendo solo leggeri tagli sul torace. Valutò attentamente come si muoveva il diavolo, osservava ogni dettaglio del suo stile: capì in pochi passaggi che quando faceva una finta a destra spostava il peso del suo corpo sulla sinistra. L'elfo sorrise, e il diavolo s'irritò ancora di più, dato che continuava a evitare i suoi fendenti; ma Talys non poteva continuare a schivare in quel modo per tutta la notte, doveva ribaltare la situazione, prima di essere troppo stanco per fare qualunque mossa. Lo spadaccino cambiò obbiettivo e iniziò a mirare alla testa: alcune ciocche di capelli verdi caddero verso il pavimento, ma l'elfo non si spaventò per così poco. Tentò di colpirlo ad una gamba per farlo sbilanciare, proprio nel momento in cui il diavolo preparava la sua solita finta: il colpo andò a segno e il sicario barcollò, deviando leggermente il fendente ma non cadde. Talys s'insinuò verso di lui, la lama sottile gli sfiorò il viso mentre si avvicinava, senza però ferirlo: ruotando si mise con la schiena contro il suo torace, era più basso di lui anche se non di molto, e lo colpì con una gomitata al plesso solare togliendoli il respiro. Con la stessa mano colpì il polso che sosteneva la spada: gli afferrò il braccio con entrambe le mani e fece leva torcendogli contemporaneamente il polso. Il diavolo fu scaraventato contro la porta della stanza, proprio mentre la spada cadeva a terra tintinnando. Mentre il diavolo si massaggiava la testa intontito per essere finito sulla parete opposta del corridoio, Talys afferrò la spada e gliela puntò alla gola obbligandolo all'immobilità.
    Il rumore della colluttazione e della porta che si rompeva, attirò l'attenzione delle guardie che sorvegliavano l'interno del palazzo: arrivarono di corsa con le armi spianate e videro l'elfo che puntava una delle loro spade alla gola di una guardia. Riconobbero immediatamente lo stemma del clan, e uno dei due che arrivarono per primi riconobbe anche il diavolo: la guardia sbiancò quando capì che l'elfo aveva disarmato uno dei loro elementi più abili.
    «Resta qui e tienili d'occhio entrambi, che non si muovano. Io vado a chiamare Zaymesyàth.» il suo compagno annuì mentre l'altro spariva e altre guardie arrivarono per capire cosa fosse successo. Rimasero tutti in silenzio, l'unico rumore che si udiva, era il respiro affannato dell'elfo che continuava a tenere la presa salda sulla lama, ferma conto la gola del diavolo che lo fissava con occhi sbarrati.

    †††


    Le zanne di Zaymesyàth erano piantate nel collo del suo compagno, seduto cavalcioni su di lui che iniziava a muoversi con maggior energia mentre l'altro, con una mano, tirava delicatamente la coda scura che si era avvolta attorno al suo braccio. I sospiri di Kyrarsíl diventarono sempre più simili a gemiti, e affondò le unghie nella schiena del compagno che non sembrava affatto dispiaciuto. L'Arcidiavolo si mosse dentro il suo corpo, spostandosi e riuscendo a mettersi in ginocchio, Kyrarsíl urlò durante quel movimento e venne pochi istanti dopo. Il diavolo cadde stremato all'indietro, con le gambe ancora avvolte attorno alla vita di Zaymesyàth. All'Arcidiavolo erano cresciute due grandi corna dorate, che dalle tempie si torcevano all'indietro e la sua coda era avvolta attorno alla gamba di Kyra, che respirava affannosamente sotto di lui.
    «Vuoi ancora andare a fare la guardia all'elfo?» gli occhi neri di Kyrarsíl lo osservarono vacui.
    «Se ti dico di si, continuiamo? » l'Arcidiavolo sorrise malizioso.
    «Tu fai tanto il timido e poi invece ... » con la mano che non era schiacciata dal corpo del diavolo, Zaymesyàth graffiò con i lunghi artigli rossicci il petto del compagno che fremette. «Sei già pronto per ricominciare?» il sorriso di Kyrarsíl fu una risposta sufficiente, lo afferrò per un braccio e lo trascinò verso di se. Il bacio fu lungo e appassionato: le zanne dell'Arcidiavolo graffiarono la lingua e le labbra di Kyra mentre questi accarezzava delicatamente le sue corna arcuate. Kyrarsíl lo sentì irrigidirsi nuovamente dentro il suo corpo: non si era mai sfilato. Stava per ricominciare a muoversi sopra di lui, quando la porta fu aperta di colpo; il diavolo che aveva appena fatto il suo ingresso, non alzò nemmeno lo sguardo verso il letto, cadde in ginocchio con la fronte sul pavimento.
    «Chiedo umilmente perdono mio signore!» Zaymesyàth inspirò profondamente per cercare di calmarsi, mentre le sue corna sparivano nuovamente; Kyrarsíl la pensava diversamente, i suoi occhi erano diventati completamente neri e sembrava sul punto di voler saltare alla gola dell'intruso, se non fosse stato per la presa dell'Arcidiavolo sulle sue braccia non si sarebbe trattenuto. La voce di Zaymesyàth risuonò gelida nella stanza, e la guardia tremò in preda al terrore.
    «Mi auguro che ci sia un valido motivo per questa interruzione.»
    «Si mio signore. Chiedo umilmente perdono! »
    «Parla.»
    «Vyckque del clan dei Darphyrer, ha appena attaccato il vostro ospite.» a quelle parole gli occhi di Kyrarsíl tornarono normali, ma si rattristò.
    «Oh no. Proprio Vyckque.» L'Arcidiavolo ignorò il commento del suo compagno e fisso la guardia perplesso: c'era qualcosa che non gli era chiaro.
    «Come fai a dire che sia proprio lui?»
    «L'ho visto mio signore.»
    «Mentre fuggiva?»
    «No mio signore, dopo che quell'essere luminoso lo ha disarmato e gli ha puntato la sua stessa lama alla gola. » l'Arcidiavolo e il suo compagno rimasero a bocca aperta per alcuni istanti. La guardia non osò alzare lo sguardo, ma percepì i loro movimenti e sentì il frusciare dei vestiti che venivano indossati. Kyrarsíl lo colpì a un fianco, e il soldato si alzò mantenendo sempre lo sguardo basso.
    «Muoviti e precedici.» tutti e tre uscirono velocemente dalla stanza, e successivamente anche dagli appartamenti dell'Arcidiavolo.
    Quando arrivarono davanti alla stanza di Talys la scena era immutata: le guardie fecero si fecero da parte per far passare il loro signore e la guardia suprema. L'elfo li intravide con la coda dell'occhio, ma non si spostò di un millimetro, continuando a tenere la lama premuta sulla gola del diavolo. Le luci nel corridoio si fecero più intense a un battito di mani dell'Arcidiavolo, e Talys poté vedere i colori del suo assalitore: aveva i capelli tra l'azzurro scuro e il blu, non eccessivamente lunghi, arrivavano poco sotto le spalle, gli occhi erano dello stesso colore, anche se apparivano un po' più chiari. Sotto il suo occhio destro era tatuata una piccola lacrima rossa, mentre sul giustacuore di metallo erano incise due spade incrociate e una gemma rossa a goccia nel loro punto d'incontro; le else delle due spade erano due corna nere che salivano verso l'alto, inarcandosi leggermente.
    «Vyckque del clan Darphyrer, mai avrei pensato di vederti qui.» quando il sicario sentì la voce gelida dell'Arcidiavolo, digrignò i denti frustrato. Kyrarsíl afferrò per il braccio l'elfo e si fece consegnare la spada; una volta che si fu liberato dell'arma, Talys fece alcuni passi indietro, finendo accanto a Zaymesyàth. La mano calda dell'Arcidiavolo si appoggiò sulla sua spalla ma non lo guardò.
    «Alzati e vieni nella sala del consiglio.» si girò e indicò a Talys di seguirlo, Kyrarsíl fece altrettanto con il sicario. Le guardie li seguirono in reverenziale silenzio, fino alla stanza delle convocazioni. Questa volta fu l'Arcidiavolo in persona a convocare i capo clan, e loro, non aspettandosi una convocazione per quella notte ci misero un po' ad arrivare. La prima che arrivò fu Ashestris, seguita da Yarlanee e Sayuragath, poi tutti gli altri. Tutti gli Arcidiavoli erano leggermente scompigliati, e quando videro che in piedi in mezzo alla stanza c'era Zaymesyàth si allarmarono.
    «Come mai questa convocazione improvvisa? » Yarlanee si guardava attorno perplessa, poi vide un diavolo di sua conoscenza. «Vyckque? Che ci fa tuo figlio a Hadramarrias, Sayuragath?» l'Arcidiavolo sbiancò nel vedere suo figlio tenuto per un braccio da Kyrarsíl, che con l'altra mano impugnava la sua spada.
    «Hai mandato addirittura Vyckque a fare il lavoro sporco, Sayura?» la voce di Zaymesyàth li fece rabbrividire tutti, nessuno escluso, e Vyckque cadde in ginocchio.
    «Ho fallito padre.»
    «Immagino che Kyrarsíl fosse di guardia... » Sayuragath manteneva a stento la rabbia, ma anche la preoccupazione si faceva strada sul suo volto severo.
    «No, Kyrarsíl era impegnato con me. È stato lui a sconfiggerlo.» l'Arcidiavolo si spostò sulla sinistra e mostrò Talys, che fino a quel momento era rimasto immobile alle sue spalle, affannato e sanguinante. Ashestris e Yarlanee lo fissarono a bocca aperta, mentre Sayuragath lanciò un'occhiata furibonda verso il figlio.
    «Sayura, non lo farò condannare a morte non perché è tuo figlio, ma solo perché è uno dei nostri guerrieri migliori, e non possiamo permetterci simili perdite. Comunque, resterà da me come prigioniero, e verrà punito pubblicamente domani. Se attenterai per una seconda volta alla vita di Talys,ucciderò Vyckque, e qualunque altro sicario mi manderai. Lo stesso vale per Mosworvor, o per chiunque voglia provarci.» Yarlanee tratteneva a stento una risata, mentre Ashestris era molto più interessata all'elfo che a quello scambio di parole con Sayuragath.
    La maga parlò rivolgendosi a Talys senza farsi scrupoli, ignorando tutti gli altri.
    «Quindi sei tu l'elfo appena arrivato.» lui sussultò sorpreso da quella voce, l'accento era molto più marcato, come quello di Zaymesyàth e le parole erano più difficili da comprendere. «Mi capisci?» l'arcidiavolo sembrava triste per non aver ottenuto subito una risposta.
    «Si mia signora, abbastanza bene.» gli occhi delle due donne s'illuminarono quando sentirono la voce melodica dell'elfo, e anche Vyckque si voltò verso di lui sorpreso, rimanendo a bocca aperta.
    «Devo avere una voce orribile per te.»
    «No mia signora, è solo il suo accento molto ... "particolare". » Ashestris sorrise, e continuò a fissarlo meravigliata.
    «Sei tu quello che è caduto da noi per colpa di Asmodeus?»
    «Chi mia signora? »
    «Asmodeus, il Lord che è stato evocato nel tuo mondo.»
    «Non conosco il suo nome.»
    «Non ha importanza, è l'unico Lord che ha attraversato le dimensioni da millenni.»
    «Ashestris che state dicendo?! Che cosa dice?! Lo voglio sapere!» la maga ignorò Yarlanee che cercava in tutti i modi di attirare la sua attenzione, e continuò a rivolgersi a Talys.
    «Posso sapere qual è il tuo nome?»
    «Io sono Talys figlio di Séndil di Erial-Nár.»
    «Molto lieta di fare la tua conoscenza, io sono Ashestris capo clan degli Arewoncaradas. Sei un arcanista per caso?»
    «No mia signora, non ho ricevuto il dono della magia, io sono un cavaliere: uno spadaccino per la precisione.» l'Arcidiavolo sospirò ma si riscosse con una scrollata di spalle.
    «Peccato, mi sarebbe piaciuto conoscere incantesimi di altre dimensioni. Come hai sconfitto Vyckque? »
    «Vyk.... » si voltò verso il diavolo che lo aveva attaccato e i loro sguardi s'incrociarono nuovamente, questa volta non c'era astio in quegli occhi azzurri, solo perplessità e meraviglia. «È il suo nome? Vyk.. »
    «Vyckque.» fu il diavolo stesso a pronunciare il suo nome, come se avesse voluto aiutarlo.
    «Vyck...que. » ci mise un po' a pronunciarlo correttamente, ma alla fine ci riuscì. «Sono riuscito a disarmarlo e ad intontirlo scaraventandolo contro la parete.»
    «Ashestris!» la maga sospirò e riassunse brevemente quanto Talys le aveva detto.
    «Ma che bravo spadaccino! Ci servono individui come te.» l'elfo la guardò perplesso non capendo, ma dallo sguardo che aveva intuito che doveva essere un qualche complimento.
    «Non ti capisce è inutile che gli parli. »
    «Tu però la parli la sua lingua! Traduci per lui. » Ashestris fu costretta a fare da interprete tra Yarlanee e Talys; le diavolesse sembravano più che raggianti nell'apprendere così tante cose sul nuovo arrivato, che quasi si dimenticarono degli altri e del motivo della loro convocazione. L'elfo fu "costretto" a parlare delle sue origini, del suo mondo e della guerra che stava combattendo; grazie alla traduzione della maga anche tutti gli altri diavoli presenti nella sala poterono capire ciò che stava raccontando.
    Sayuragath fu il primo a spezzare quello strano dialogo tra l'elfo e i due Arcidiavoli: era molto alterato.
    «Posso sapere che cos'avete intenzione di fare con quell'essere?!»
    «Mi sembra logico, ha dimostrato di saper combattere e molto bene anche, visto che ha battuto uno dei tuoi sicari migliori, potrà restare con noi. » quando Zaymesyàth parlava tutti i diavoli presenti nella stanza abbassavano la testa, solo Talys osservava la scena non capendo bene cosa stesse succedendo, non osava fare domande di sua iniziativa preferendo non intromettersi in quel delicato equilibrio: percepiva chiaramente la tensione nell'aria, l'unico che sembrava rilassato era il suo ospite, che restava immobile al suo fianco sorridente. Mentre tutti gli Arcidiavoli erano inchinati, lui si voltò verso l'elfo e ammiccò, sembrava molto soddisfatto per quello che stava accadendo. Yarlanee fu la prima a parlare di nuovo.
    «Quindi entrerà a far parte di uno dei nostri clan? »
    «Mai! » Sayuragath era disgustato all'idea, e tra quei due ricominciarono le solite discussioni.
    «E cosa vorresti farne? Buttarlo fuori dagli Ac'Hadurta senza maschera e protezioni? Oppure preferiresti rispedirlo nel suo mondo?» le zanne acuminate dell'Arcidiavolo sporsero dalle sue labbra, mentre la coda nera alle sue spalle frustava l'aria frenetica.
    «Se fosse possibile rispedirlo nel suo mondo Sayuragath, avrei già provveduto, ma non possiamo aprire portali verso altre dimensioni, e tu lo sai bene. E prigioniero dell'Abisso esattamente come noi. Dovrai accettarlo, rassegnati.» era strano sentir parlare Ashestris in questo modo e Zaymesyàth ne fu molto soddisfatto: tre degli Arcidiavoli, anche lui s'inseriva nel gruppo, lo avevano accettato senza alcun problema, altri due sembravano ancora indecisi mentre solo Sayuragath e Mosworvor sembravano contrari. Anche senza di lui sarebbero rimasti in stallo.
    «Lui non è uno di noi Zaymesyàth! Come possiamo accoglierlo? »
    «Ysyannos invece era uno di noi, come abbiamo potuto allontanarlo?» quando pronunciò quel nome Ashestris sibilò furiosa mentre gli altri, tranne Sayuragath, annuirono. Alla fine anche lui dovette arrendersi.
    «E sia. Ma esigo che venga costantemente sorvegliato. Non mi fiderò mai di quell'essere!» prima di congedarsi lanciò un'occhiata furiosa al figlio che aveva fallito il suo compito, poi svanì. Quando fu sparito Yarlanee urlò di gioia e chiese ad Ashestris di spiegare all'elfo cosa fosse successo. La maga lo riassunse in poche parole dicendogli che era stato accettato, e che adesso non doveva più temere Arcidiavoli astiosi.
    «Se potessimo rimandarti nel tuo mondo, lo avremmo già fatto, ma non possiamo.»
    «Lo so, nessuno scappa dall'Abisso, è un discorso che mi hanno già fatto in un tempio di Selilmawyn: ciò che entra nell'Abisso non può più uscirne ameno che qualcuno non evochi da altri mondi, e solitamente chi evoca chiama demoni maggiori, non caduti.»
    «Anche perché solitamente chi precipita qui e non appartiene alla stirpe demoniaca, muore. Tu sei stato molto fortunato a imbatterti in Kyrarsíl.» Talys si limitò ad annuire, ricordava bene il diavolo che aveva cercato di ucciderlo e l'intervento provvidenziale di Kyrarsíl.
    Zaymesyàth richiamò le guardie e fece condurre Vyckque nei sotterranei, dove avrebbe passato il resto della notte in attesa della punizione, che si sarebbe tenuta il giorno successivo. Kyrarsíl andò con lui, lasciando l'Arcidiavolo solo con Talys. I rappresentanti dei clan si congedarono tutti non appena Vyckque fu condotto fuori dalla stanza; Yarlanee lanciava occhiate deluse verso l'elfo, avrebbe voluto continuare a parlare con lui, ma capiva che lo scontro con il diavolo lo aveva sicuramente provato. Ci sarebbero state altre occasioni.
    Alla fine rimasero solo Talys e Zaymesyàth nella stanza delle convocazioni.
    «Posso chiedervi cos'è successo?»
    «Vyckque sarà punito domani per aver attentato alla tua vita.»
    «Se riusciva nel suo intento sarebbe stato punito?»
    «Ovviamente no, come facevo a sapere che era stato lui.» qualcosa nel sorriso malizioso dell'Arcidiavolo gli fece capire che stava mentendo, avrebbe capito senza ombra di dubbio che era stato quel diavolo ad ucciderlo, ma non sarebbe stato interessato ad eliminarlo, dato che aveva dimostrato la sua superiorità nello scontro. Talys sospirò, almeno per stanotte sarebbe stato al sicuro. «Non temere, nessun altro tenterà l'impresa o farò uccidere sia l'autore dell'attentato che Vyckque.»
    «E questo dovrebbe rassicurarmi?»
    «Vyckque è il figlio di un Arcidiavolo, nonché uno dei nostri soldati migliori: nessuno si auspica la sua morte nonostante il suo pessimo carattere. E se per colpa di qualche folle io fossi costretto a ucciderlo, il padre non sarebbe contento e farebbe una strage. Nessuno oserà mettere a repentaglio la sua vita.» L'Arcidiavolo sembrava convinto, quindi l'elfo non osò ribattere, conosceva quel popolo meglio di lui. «Ti farò preparare un'altra stanza.»
    «Non è un problema.»
    «La porta è sfondata e il letto è stato trapassato da una lama.»
    «Ho dormito in luoghi decisamente meno confortevoli.» Talys sorrise per sdrammatizzare la situazione, non voleva abusare dell'ospitalità di Zaymesyàth: ma qualcosa nello sguardo del diavolo gli fece morire il sorriso sulle labbra.
    «Non tollero che un mio ospite passi la notte in quelle condizioni, non discutere.» Talys annuì, non era sua intenzione offenderlo. Una volta usciti dalla stanza, l'Arcidiavolo convocò un servitore e lo fece condurre in un'altra stanza sempre nella stessa torre della precedente. Appena si appoggiò sul letto sprofondò nel sonno, ignorando le ferite che ancora sanguinavano leggermente e che sporcarono le lenzuola.
     
    .
252 replies since 11/9/2012, 21:12   3671 views
  Share  
.