Ac'Hadurta

storia fantasy originale (ovviamente yaoi)

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  1. nelith
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    Chiedo umilmente perdono! >_< Ma venerdì ho avuto un po' di problemi con il nuovo capitolo e a casa non mi funzionava la chiavetta! :fuggy:

    Capitolo V
    Fallimento e punizione



    Kyrarsíl aveva accompagnato il prigioniero nelle segrete del palazzo e dopo aver congedato le guardie, rimase solo con lui. Il diavolo sospirò profondamente prima di parlare.
    «Come hai potuto farti battere da un esserino tanto gracile?» Vyckque rimase a bocca aperta quando sentì quella definizione.
    «Quello un esserino gracile, maestro?! Starà scherzando vero?! Mai visto qualcuno muoversi in quel modo: si è svegliato all'improvviso, proprio mentre stavo per trapassarlo e si è lanciato giù dal letto. Stava dormendo! E in più picchia come un Drarbagh.» il diavolo si toccò lo stomaco, dove Talys lo aveva colpito con una gomitata: si stava formando un alone violaceo. E il braccio destro non se la passava meglio, con estrema probabilità il polso era rotto e il gomito slogato. Quando elencò i danni subiti, Kyrarsil si alzò e uscì dalla cella chiamando una guardia e ordinandogli di andare a chiamare Radimaar. La guardia si limitò ad annuire e scattò verso l'esterno, mentre il diavolo tornava nella cella.
    «Ho fatto convocare il sacerdote, verrà a curarti subito.»
    «A cosa serve? Tanto domani verrò ferito nuovamente. Immagino che te ne occuperai tu della mia punizione ...»
    «Direi di sì, dopotutto sono l'esecutore.» Vyckque sospirò rassegnato, non poteva certo opporsi. Un altro diavolo sarebbe stato più delicato nel punirlo, temendo sia la sua ira che quella del padre; ed era per questo che era Kyrarsil, ad occuparsi della sua punizione.
    «Cosa mi farai?»
    «Cinquanta frustate.» il diavolo rabbrividì.
    «Cinquanta?!»
    «Hai ragione, forse sarebbe meglio cento; così forse impareresti la calma e il controllo.» Kyrarsil gli lanciò un'occhiata tutt'altro che amichevole e il diavolo deglutì preoccupato. «Hai fallito solo perché hai perso la pazienza! Lui era disarmato e tu sei un maestro di spada; dovresti vergognarti. Quando imparerai a controllare la tua rabbia? Quando imparerai a controllare le tue emozioni?»
    «Quello è bravo! Non è un incapace!» Vyckque fremette di rabbia, mentre il maestro infieriva senza alcuna pietà.
    «E tu sei un Tair Yrrioth! Talys era disarmato e stava dormendo, non hai scusanti! Restando qui cercheremo di riprendere i tuoi allenamenti per l'auto controllo.»
    «Talys? Lo chiami già per nome?» Vyckque lo guardò con odio.
    «Si Talys, è il suo nome. Non trovi che sia così carino?» la coda del Danarm Yrrioth si muoveva lentamente ondeggiando; vedendo l'espressione estasiata del suo superiore, Vyckque ne fu quasi disgustato, conosceva Kyrarsil da anni ma ancora non riusciva a capirlo. Il diavolo mutava atteggiamento con la stessa rapidità di un fiume sotterraneo; prima impetuoso e veloce poi, subito dopo lento e quieto.
    «Tu sei uno dei nostri guerrieri più potenti Kyrarsil, temuto dalla maggior parte degli Arcidiavoli, eppure in certe occasioni sembri veramente l'ultimo degli imbecilli.» qualcosa nell'espressione del diavolo cambiò, quell'aria innocente venne spazzata, via sostituita da un sorriso crudele, quasi perverso.
    «In tutta sincerità non m'importa di quello che pensano gli altri: meglio sembrare un idiota che esserlo non trovi?» Vyckque lo guardò sorpreso e anche vagamente spaventato.
    Alcuni minuti dopo furono raggiunti da Radimaar; aveva corso dal tempio al palazzo, quindi arrivò con il fiato corto. Si era mosso senza fare domande, non sapeva chi dovesse curare, ma quando vide Vyckque rimase comunque sorpreso: si aspettava che fosse l'elfo ad avere bisogno del suo aiuto.
    «Posso sapere che cos'è accaduto?» nonostante la sorpresa e la domanda, si chinò sul diavolo seduto sul pavimento della cella e gli prese tra le mani il braccio destro, notando che era quello che sosteneva con il sinistro. «È una bella frattura, anche il gomito ne ha risentito. Chi te lo ha fatto? »
    «Il vostro fragile elfetto.» Radimaar allontanò lo sguardo dal braccio e piantò i suoi occhi rossi in quelli azzurri del diavolo, notando per la prima volta la lacrima rossa sotto il suo occhio.
    «Sei del clan Darphyrer, ti hanno mandato per eliminarlo? Lui dov'è adesso? » fu Kyrarsil a rispondere.
    «In una nuova camera a dormire probabilmente, non è illeso ma quasi. » il sacerdote annuì, era sorpreso, ma non in modo eccessivo.
    «L'elfo è abile, ma non avrei mai pensato che potesse opporsi al sicario dei Darphyrer disarmato.»
    «Non è detto che quello che ci ha raccontato sia vero, come facevi a saperlo?» il sacerdote sorrise.
    «Tu non hai visto le sue cicatrici, non si notano a una prima occhiata, ha una pelle molto strana; bisogna cercarle o toccarlo. Se posso darvi un consiglio tenetevelo stretto, potrà esserci utile. I guerrieri lo sono sempre e uno come lui ancora di più: ci porterà tecniche nuove e rinfrescherà l'aria ormai stantia degli Ac'Hadurta.» il polso di Vyckque scricchiolò dolorosamente, ma si risaldò tra i gemiti di dolore del diavolo. «L'elfo come sta? Devo andare anche da lui?»
    «No, lui sta bene: ha solo qualche graffio.» Vyckque ringhiò, offeso da quella precisazione. «È inutile che ti arrabbi Vy, è la verità.»
    «Devo provvedere anche alle contusioni?»
    «No, tanto domani ne avrà di più. Lascialo soffrire un po'.» Radimaar annuì, non era un problema per lui.
    «Comunque vorrei vedere l'elfo.»
    «Non ti preoccupare per lui, ti ho detto che sta bene.» il sacerdote guardò Kyrarsil dritto negli occhi.
    «Sei un maestro dell'Irt Draupour Sîng Viînd?» il diavolo aggrottò la fronte perplesso e scosse ovviamente la testa in segno di diniego. «No? Allora lasciami fare il mio lavoro. Tu pensa a uccidere i demoni, che a curare i feriti ci penso io.» Radimaar sapeva esattamente chi fosse il diavolo che lo aveva fatto convocare, era impossibile ignorare la sua identità: sapeva che lui era il secondo di Zaymesyath e non solo, ma non tollerava che gli si dicesse come comportarsi. Con quella frase voleva sottolineare le diversità tra i loro due ruoli. Kyrarsil fu costretto ad annuire e ad accompagnare il sacerdote dall'elfo. Mentre si avviavano verso l'uscita, Vyckque parlò un'ultima volta.
    «Se non avessi fallito, quale punizione mi sarebbe toccata?» il Danarm Yrrioth sorrise, un sorriso strano e inquietante.
    «Punizione? Sarei venuto da te a farti i miei complimenti.»
    «Ma a te non piace quell'elfo?!»
    «Certo, ma non è un diavolo.» Kyrarsil uscì dalla cella accompagnato dal sacerdote, lasciando solo Vyckque.
    -Non riesco proprio a capirlo né lui né Zaymesyath ... ma probabilmente non vale solo per me. -

    ***


    Kyrarsíl non sapeva dove il suo Arcidiavolo avesse fatto sistemare l'elfo: sicuramente non nella stanza distrutta.
    Appena arrivarono al piano interessato, incrociarono una guardia che gli indicò la nuova stanza provvisoria. Quando entrarono Talys stava dormendo: il sangue aveva macchiato le lenzuola e le coperte, e nonostante la temperatura bassa della città nascosta, si era addormentato sopra di esse. Il sacerdote si avvicinò cauto, ma anche se era stato estremamente silenzioso, Talys saltò giù dal letto portandosi una mano al fianco, come se volesse afferrare qualcosa: il gesto automatico di un guerriero abituato a usare la spada. Radimaar sollevò le mani per fargli capire che non era armato. L'elfo impiegò alcuni istanti prima di riconoscerlo, poi si rilassò e ritornò a sedersi sul letto. Il sacerdote lanciò una rapida occhiata compiaciuta al diavolo che lo aveva accompagnato, e che aveva osservato incredulo la scena; erano pochi, anche tra i diavoli, quelli che potevano reagire in un modo simile accorgendosi di una presenza così silenziosa.
    «Che cosa ti avevo detto? Teniamocelo stretto uno così può sicuramente esserci utile. Zhyawtan-ser ci ha fatto un grande dono..»
    «Che siano i sensi del suo popolo a metterlo in guardia in questo modo? »
    «Anche, ma credo dipenda dall'allenamento, dagli scontri e dal luogo ostile in cui é capitato. »
    «Luogo ostile?»
    «É nell'Abisso, in mezzo ad un popolo di cui non conosce nulla e di cui non capisce la lingua. Senza contare che hanno cercato di ammazzarlo, nonostante non abbia fatto nulla di male e che pochi giorni prima gli avevano salvato la vita. Tu al suo posto non avresti i nervi a fior di pelle? Non saresti confuso e impaurito? Un mondo sconosciuto e privo di ogni cosa a lui nota o famigliare ... » Kyrarsil fu costretto a dargli ragione, non aveva pensato a questi dettagli. Talys li osservava perplesso, non capiva assolutamente nulle di ciò che stavano dicendo: l'unica cosa certa era che non avevano intenzioni ostili. Rimase immobile sul letto, limitandosi a guardarli e ad ascoltare la loro strana lingua dura e gutturale, ma che allo stesso tempo aveva un che di melodico: era completamente diversa dalla lingua demoniaca, non avevano nulla di simile. La lingua dei demoni era più simile a un insieme di ruggiti modulati, come se parlassero ringhiando; loro no, si potevano distinguere le parole mentre dialogavano, anche se non le comprendeva.
    Quando ebbe finito di parlare Radimaar, aggirò il letto e si avvicinò all'elfo sorridendo e tenendo sempre in mostra le mani. Talys lo lasciò avvicinare: si fidava di quel diavolo dagli occhi rossi. Il sacerdote appoggiò le mani sul suo torace e si accertò che le ferite fossero solo superficiali. L'elfo percepì uno strano e piacevole formicolio sulla pelle e poco dopo, tutti i tagli erano spariti. Radimaar gli prese il viso tra le mani, e lo girò a destra e a sinistra per osservare le ferite. Quando fu soddisfatto annuì e si alzò dal letto, si stava per allontanare quando cambiò idea e scostò le coperte, indicandogli di dormire sotto. Talys sorrise e ubbidì ringraziandolo nella sua lingua.
    I due diavoli lasciarono Talys nuovamente solo, forse questa volta sarebbe riuscito a dormire tranquillo.

    ***


    Talys dormì profondamente, per quel che gli era concesso dall'ambiente. Un servitore andò a bussare alla sua porta quando il cristallo aveva ripreso il suo colore neutrale, e il rosso era svanito segnando l'inizio della nuova giornata. L'elfo era già sveglio quando il servitore lo andò a chiamare; nel suo alloggio provvisorio non c'erano abiti, quindi tornò nella stanza verde. Prese le prime cose che trovò nell'armadio e dopo essersi cambiato, scese nella sala in cui aveva cenato la sera precedente; trovò ad attenderlo Zaymesyath,. Mentre il suo compagno ancora non si vedeva. Talys si guardò attorno, c'erano solo loro due, quindi si sedette al tavolo e parlò senza problemi.
    «Il guerriero con i capelli scuri ... Kyra... » gesticolò con una mano, non riuscendo a ricordarsi il nome, rassegnato proseguì lo stesso. «Lui non c'è oggi? »
    «Kyrarsíl è impegnato nell'allestimento del patibolo. »
    «Patibolo?! Volete uccidere quel ragazzino?!»
    «Ragazzino?» l'Arcidiavolo rise divertito. «Vyckque è uno dei nostri guerrieri migliori, è un Tair Yrrioth, una guardia d'elite, nonché figlio di Sayuragath, cioè l'Arcidiavolo che ti voleva morto: quell'individuo con i capelli corti neri, estremamente astioso. Vyckque non verrà ucciso, solo punito, sarà un duro colpo per il suo orgoglio: cinquanta frustate davanti al popolo. Non ne risentirà fisicamente, ma per il suo ego sarà terribile, come l'affronto della sconfitta. Uno come Vyckque non si piega facilmente e per lui il dolore non è insopportabile, ma è orgoglioso. Molto orgoglioso.»
    «Quindi proverà a vendicarsi.»
    «No, se ci tiene alla vita. Non preoccuparti di lui, ne tantomeno del clan dei Darphyrer, nessuno di loro oserà attaccarti ancora, lo stesso vale per Mosworvor dei Radimardduan. Sei al sicuro tra noi ora, hai dimostrato il tuo valore ora, e verrai accolto all'interno del mio clan dopo un'adeguata prova.»
    «Un'altra prova?»
    «Per diventare uno Yrrioth devi superare un esame. L'attentato era per dimostrare se eri degno di restare con noi, ora se vorrai entrare nel clan a tutti gli effetti dovrai trovare un occupazione utile, tu sei un guerriero e per essere nominato dovrai superare una prova, come tutti i diavoli che aspirano al ruolo di Yrrioth.»
    «Questo che cosa implicherà?» l'Arcidiavolo sorrise, e sorseggiò il liquido azzurrino che aveva nel bicchiere.
    «Obblighi e responsabilità. Ma prima di tutto dovremo risolvere questo fastidioso problema di comprensione, dovrai imparare la nostra lingua. »
    «Mi sembra piuttosto logico, anche perché dubito che andrò mai via da qui. »
    «Dall'Abisso non c'è via di fuga. Però tu mi sembri più rilassato del normale, non sembra che questa cosa ti disturbi. Non ti manca la tua casa? L'idea di non far più ritorno non ti spaventa? »
    «Io non ho mai posseduto una casa, non l'ho mai avuta. Dove sono cresciuto mi detestavano e non ho mai avuto un luogo che potessi chiamare "casa", ovunque andassi mi sentivo sempre fuori posto. Appartengo a due mondi distinti, senza appartenere a nessuno dei due. Se fossi sopravvissuto alla guerra, sarei partito per una destinazione ignota. Viaggiare per Alil-Gambor, è il nome elfico del mio mondo, o in un mondo diverso non fa differenza. L'unica cosa che mi dispiace, è aver perso degli amici, e non avere più la possibilità di vedere il Mietitore all'opera.»
    «Il Mietitore? » l'elfo stava per rispondere quando entrò nella stanza Kyrarsil: s'inchinò e prese posto accanto a Zaymesyath. Osservò prima il suo compagno, poi Talys.
    «Ho interrotto qualcosa?»
    «Talys mi stava raccontando del suo mondo.»
    «Qualcosa d'interessante?»
    «Sì, molto interessante. Tu sei pronto per fustigare il tuo pupillo davanti all'intero clan? »
    «Io sì, lui non molto.» Zaymesyath sogghignò.
    «Mi sembra normale, dovrebbe essere felice che siano solo delle frustate e che non lo faccia eliminare.»
    «Si sente umiliato.» l'Arcidiavolo scrollò le spalle, non gli interessava; non era colpa sua se Vyckque aveva fallito, non si sarebbe mai aspettato un simile risultato: anche se ci sperava, l'elfo gli piaceva. -Meglio per noi, uno in più fa sempre comodo.-
    «Vieni ad assistere alla punizione, Talys? » l'elfo finì di bere e si alzò pronto a uscire. Seguì come un'ombra i due diavoli: poco prima della loro uscita dal palazzo, vennero raggiunti da altre guardie e dal prigioniero. Vyckque guardava furioso l'elfo, la sua coda turchese ondeggiava nervosa alle sue spalle, frustando l'aria attorno a lui. Talys nemmeno notò il suo sguardo astioso, troppo concentrato sui movimenti ipnotici della sua coda, non avrebbe mai pensato di trovare affascinante una simile peculiarità fisica. Il diavolo notò l'interesse dell'elfo, ma ci mise un po' a capire a cosa fosse rivolto, quando infine capì il suo sguardo da astioso divenne imbarazzato e lo distolse immediatamente da Talys, cercando di tenere ferma la coda, avvolgendola attorno ad una gamba. L'elfo sembrava comunque interessato al modo in cui aveva disposto la coda e il diavolo sbraitò il suo disappunto.
    «Smettila di fissarmi in quel modo! » Talys sollevò lo sguardo incrociando nuovamente i suoi occhi azzurri: si grattò una guancia, perplesso; non capendo cosa volesse dire. Ci mise qualche istante a comprendere, ma quando intuì si prodigò in molte scuse, che solo Zaymesyath comprese per intero.
    «Scusa, mi dispiace. Sono affascinato dalle vostre code, non volevo mancarti di rispetto. » il piccolo gruppo di diavoli arrestò la loro marcia, voltandosi verso Talys, in molti non avevano ancora sentito la sua voce e fu come ricevere una pugnalata. L'elfo si sentì gli occhi di tutti puntati addosso.
    «Che cos'ha detto?» Vyckque si voltò verso Zaymesyath per cercare una risposta e l'Arcidiavolo si accostò all'orecchio del compagno, traducendo per lui le parole dell'elfo: a sua volta Kyrarsil riferì quanto detto. Il prigioniero sbuffò contrariato e ignorò Talys, accelerando il passo verso il patibolo.

    ***


    Quando arrivarono alla piazza si era già radunata una notevole folla: la notizia aveva impiegato poche ore per fare il giro del clan e non solo. Tutti i diavoli degli Ac'Hadurta erano a conoscenza di quanto successo, e attendevano impazienti l'esito della punizione. Il diavolo venne condotto sul palco e legato al supporto di legno che si trovava nel centro: si ritrovò ad osservare l'intera popolazione di Hadramarrias, che assisteva con sguardo attonito, alla sconfitta di uno dei loro principi. Kyrarsil afferrò una delle fruste da un tavolo collocato sopra il palco. Ne scelse una semplice, non era sua intenzione torturarlo, doveva essere solo un'umiliazione. Per uno orgoglioso come Vyckque era sicuramente la punizione più adatta; avrebbe ricordato quel fallimento per tutta la sua vita.
    Talys era rimasto accanto all'Arcidiavolo, e osservava in silenzio la scena, come tutti gli abitanti della città. Il diavolo srotolò la frusta con maestria, dimostrava di conoscere bene quell'arma: sicuramente non era la prima volta che la usava, e non sarebbe nemmeno stata l'ultima. Nel silenzio in cui era avvolta la città, il primo colpo sembrò quasi riecheggiare per l'ampia volta della caverna; il corpo di Vyckque s'inarcò all'impatto con la frusta, e dalle sue labbra uscì un gemito soffocato, non si sarebbe lamentato. Mai. Il diavolo girò la testa da un lato e incrociò gli occhi verdi dell'elfo, che assisteva alla punizione imperturbabile; non sussultava nemmeno quando la frusta colpiva la schiena di Vyckque, producendo un rumore umido di carne lacerata. Il tempo della punizione sembrava eterno: Talys non avrebbe mai pensato che cinquanta frustate potessero durare tanto. Aveva assistito a questo genere di punizioni nel suo mondo, ma le frustate non erano mai state sopra le quindici o venti. La schiena di Vyckque era un grumo sanguinante di carne viva: sottili rivoli di sangue scorrevano lungo il suo corpo arrivando fino al palco, dove si allargavano in un piccolo lago scarlatto. Talys si era allontanato un po' dal fianco dell'Arcidiavolo, come se volesse assistere meglio alla scena, ma in verità voleva solo osservare da un'altra angolazione la città: la punizione di quel diavolo non gli interessava minimamente. -Meglio lui di me. -
    Quando la punizione fu terminata, la frusta era intrisa di sangue; Kyrarsil consegnò l'arma ad un diavolo e con un altro, andò a slegare i polsi di Vyckque.
    «Spero che non ti aspetterai di venire curato da Radimaar, dovrai aspettare che la natura faccia il suo corso. » Il diavolo con i capelli blu macchiati di sangue gemette di dolore, quando venne staccato dal supporto e trasportato nuovamente verso il palazzo. Il silenzio però non era svanito, continua a ricoprire la città con la sua cappa opprimente.
     
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