Ac'Hadurta

storia fantasy originale (ovviamente yaoi)

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  1. nelith
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    Oggi non mi sono dimenticata! Buahahahahah :tsk: :grin:

    A quel povero disgraziato ne capiteranno delle belle :mmh: comunque proprio perché è sempre stato solo si adatterà in fretta alla vita con i diavoli u_u in fondo è la fortuna nelle sfortuna :ccvf: sono i diavoli che non si adatteranno in fretta a lui :flop:
    Grazie per i tuoi commenti :luluv:

    Buona(?) lettura ^_^

    Capitolo VII
    Rispetto!



    Mentre saliva le scale diretto alla sua stanza, Talys cercò in tutti i modi di fermare il flusso di ricordi che aveva iniziato a scorrere impetuoso nella sua mente. Aveva appena appoggiato la mano sulla maniglia, quando sentì un flebile gemito proveniente da una stanza accanto; decise di andare a controllare, almeno l'orecchino gli avrebbe permesso di farsi capire dai diavoli. Bussò leggermente alla porta, ottenendo un altro gemito che interpretò come una risposta ed entrò.
    Vide Vyckque sdraiato a pancia in giù sul letto, con la schiena sanguinante e alcune rudimentali bende che tamponavano le ferite più gravi. Entrò nella stanza senza farsi scrupoli; quando Vyckque lo vide entrare urlò furioso.
    «Che cosa vuoi da me?! Sparisci!» la voce del diavolo trapassò il cranio di Talys come una lancia affilata. Si massaggiò le tempie cercando di mitigare il dolore.
    «Ho sentito dei rumori e sono venuto a vedere che cosa stava succedendo.»
    «Non sta succedendo niente, adesso lasciami in pace! » Vyckque impiegò alcuni secondi per rendersi conto che lo aveva capito; quando ciò avvenne si girò di scatto gemendo e ringhiando. «Come posso capirti?! Che cosa significa?» Talys indicò l'orecchino.
    «Ma l'ha donato Ashestris, serve per permettermi di comprendere la vostra lingua e di farmi capire a mia volta.»
    «Così ti sei risparmiato la fatica di studiare la nostra lingua. Ma che bravo... »
    «È un rimedio temporaneo visto che, ha una durata limitata, mi serve solo per apprendere i rudimenti della lingua, e tutto quello che riguarda la prova che sarò costretto a subire.»
    «"Costretto?"» gli occhi del diavolo si ridussero a due sottili fessure, era furioso. «Tu, schifosissimo Drarbagh di caverna, dovresti solo ringraziare! È un onore diventare una guardia; un onore che verrà concesso anche a te nonostante tu non sia un diavolo, non hai idea di quanti di noi vorrebbero avere il privilegio di diventare uno Yrrioth, ma non è un titolo che possono conquistare tutti! Taci e ringrazia per il grande onore che Zaymesyath ti ha riservato, è stato fin troppo buono con te, Drarbagh. »
    «Non so cosa sia un Drarbagh, il mio nome è Talys.»
    «Me ne frego del tuo nome, sei solamente un intruso e meriteresti solo la morte.» Talys sorrise, si avvicinò al letto dove giaceva Vyckque e si chinò su di lui.
    «Sbaglio o la possibilità di eliminarmi l'hai avuta?» il volto del diavolo si tinse di rosso e nei suoi occhi ci fu solo collera. Dalle sue tempie iniziarono a crescere due piccoli corni dello stesso colore degli zaffiri, e sottili zanne candide sporsero dalle labbra; non era molto rassicurante. Capì che, per quanto i diavoli potessero rappresentare "l'ultima avanguardia della luce", in quei luoghi restavano comunque creature dell'Abisso; e l'Abisso era un mondo in cui l'unica moneta di scambio era il sangue. Vyckque si scagliò su di lui con un balzo, i suoi artigli puntati verso la gola dell'elfo; Talys lo afferrò per i polsi torcendoglieli sulla schiena e si trovò sdraiato per terra, con il viso quasi bestiale del diavolo a pochi centimetri dal volto. Vyckque non sembrava sentire dolore, troppo impegnato a tentare di sbranare il suo avversario; dopo la sorpresa iniziale Talys reagì, ribaltandolo e solo allora Vyckque urlò di dolore ritrovandosi la schiena premuta sia sulle sue braccia che sul pavimento di pietra gelido. Le corna sparirono, imitate dalle zanne.
    «Lasciami!» l'elfo si allontanò da lui, lo vide girarsi su se stesso e cercare di rimettersi in piedi, senza successo. Lo osservò tentare un paio di volte, poi cercò di aiutarlo, ricevendo in cambio solo un contrariato ringhio gutturale.
    «Smettila di agitarti tanto. Voglio solo aiutarti.»
    «Non ho bisogno del tuo aiuto, Drarbagh. » Talys sospirò esasperato. - Quant'è testardo. Stupido diavolo.- lo afferrò per i polsi e se lo portò sulle spalle, stando attento a non toccargli la schiena martoriata. Vyckque si dibatté senza troppa convinzione, non aveva abbastanza energie per opporsi e si ritrovò presto carponi sul letto. Continuò a ringhiare, fino a quando non lo vide sparire e non sentì la porta chiudersi.
    Talys tornò poco dopo, non era uscito dalla stanza, aveva solo aperto la porta del bagno, ma Vyckque non lo aveva capito. Solo quando si sentì premere della stoffa sulla schiena, si girò di scatto, incrociando gli occhi verdi dell'elfo.
    «Vedi di calmarti, ti si sono riaperte le ferite: se non te ne stai un po' tranquillo non guariranno mai.»
    «Lasciami in pace! » l'urlo lo fece barcollare e tornò a massaggiarsi le tempie.
    «Cazzo! Sei proprio testardo. Zaymesyath ha ragione quando dice che hai bisogno di imparare l'autocontrollo.» Vyckque spalancò gli occhi incredulo.
    «Che cosa?!»
    «Che il tuo Arcidiavolo ha detto che hai un pessimo carattere. »
    «Zaymesyath?» Talys si limitò ad annuire. «Tu gli hai parlato?!»
    «Sì, anche se non si è prodigato nei dettagli. Credo che sia l'unico insieme ad Ashestris a parlare e capire la mia lingua. Ha deciso di infrangere l'etichetta con me, solo per darmi alcune spiegazioni, sul luogo in cui mi trovo e poco altro. Non è molto loquace.» l'elfo mentì spudoratamente, dalla reazione di Vyckque, aveva capito che era veramente considerato una sorta di affronto parlare liberamente con l'Arcidiavolo: in quel momento capì quello che gli aveva voluto dire in una delle loro prime conversazioni.
    -Adesso che non è necessario parlare elfico, mi rivolgerà ancora la parola? Oppure userà il diavolo con la lunga e sinuosa coda scura per farmi sentire la sua volontà, come con tutti gli altri?- si limitò a sospirare rumorosamente e Vyckque lo guardò molto perplesso.
    «Bene, ti lascio ai tuoi lamenti in solitudine.» stava per uscire dalla stanza, quando il diavolo lo chiamò.
    «Ehi tu, Drarbagh.» l'elfo si voltò osservando con molto interesse il soffitto. «Hai detto che Ashestris ti ha appena dato quell'oggetto giusto?» annuì. «Quindi lei è qui. »
    «Non c'è solo lei. L'hanno accompagnata una certa... Eryah e Yarlanee? Possibile che siano questi i nomi? »
    «Sì, sono esatti. Ma tu devi imparare ad avere rispetto! Come hai anche solo osato rivolgerti a Zaymesyath?! Non puoi rivolgerti agli Arcidiavoli o a me in questo modo! Sei solamente uno straniero, devi imparare a stare al tuo posto.» l'aria attorno a Talys sembrò raggelarsi, eliminò con pochi e rapidi passi la distanza che lo separava dal letto e afferrò il diavolo per i capelli, chinandosi poi verso di lui e sussurrandogli ad un orecchio.
    «Io sono Talys di Erial-Nár, cavaliere dell'ordine di Nim’Cartel; il mio rispetto si guadagna. » gli occhi -verde smeraldo- dell'elfo erano diventati più foschi, assumendo sfumature tendenti al nero mentre parlava; Vyckque non vide la metamorfosi mentre avveniva, ma lo notò quando l'elfo si staccò da lui. Tre anelli d'ombra si erano formati in quegli occhi verdi; il diavolo li trovò inquietanti e affascinanti al tempo stesso. Talys lo lasciò cadere nuovamente sul letto e abbandonò la stanza.
    Vyckque fissò ancora per qualche istante la porta, prima di voltarsi verso la parete opposta.
    «Stronzo.»

    ***


    RISPETTO!
    Talys odiava quella parola, lo aveva perseguitato per tutto il corso della sua vita: dal villaggio nella foresta, agli anni di cammino lungo le strade al periodo di guerra. Tutti esigevano il rispetto, ma erano veramente in pochi quelli che lo meritavano e solitamente chi lo imponeva non ne era degno. E adesso anche qui, nel regno delle tenebre eterne, compariva qualcuno che glielo voleva imporre: un guerriero che per di più lui aveva sconfitto!
    Talys sapeva bene come comportarsi: non avrebbe mai offeso Zaymesyath, non solo perché lo aveva trattato subito con ogni riguardo, ma anche perché aveva intuito che sotto il suo sguardo gentile e i suoi silenzi c'erano cose che non poteva nemmeno immaginare. L'arcidiavolo aveva gli occhi di qualcuno che aveva vissuto infinite ere di guerre, e aveva visto cose che probabilmente lui non avrebbe mai potuto immaginare. La guerra che Talys aveva combattuto era stata terribile, ma le battaglie che si svolgevano in quei luoghi di sangue e di tenebra, dovevano essere di gran lunga peggiori. L'elfo entrò nella sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle; si rese conto solo in quel momento di aver trattenuto il fiato da quando aveva parlato l'ultima volta al diavolo. Inspirò profondamente; doveva calmarsi, doveva controllare l'Ombra. Zaymesyath aveva detto che lui sapeva controllarsi, lo aveva dovuto imparare, era stato costretto; non poteva permettere all'Ombra di prevalere, sarebbe stata la sua rovina, la maledizione del suo sangue non doveva prendere il controllo o sarebbe accaduto come a quei bracconieri, solo che adesso la sua abilità era notevolmente aumentata.
    Decise di farsi un bagno per cercare di calmarsi.
    S'immerse completamente nell'acqua calda concentrandosi sul suo respiro, cercando di reprimere l'istinto che lo avrebbe ricondotto in quella stanza per punire quel diavolo insolente; Vyckque sarebbe stato alla sua mercé, non avrebbe potuto opporsi a lui, lo avrebbe ucciso senza difficoltà alcuna. Andò sotto il pelo dell'acqua e osservò il soffitto sfuocato per alcuni minuti, per poi riemergere senza fiato.
    «Dannato diavolo. Insegnare a lui l'autocontrollo ne richiederà a me molto di più.» I capelli verde scuro si allargavano sul filo dell'acqua come lunghi fili d'erba. Osservando il liquido in cui era immerso, notò che era differente dall'acqua del suo mondo, aveva una consistenza diversa, ma era comunque pulita; non come quella in cui era precipitato al suo arrivo nell'Abisso. -Useranno sempre i cristalli per purificarla? Chissà quali altri utilizzi potrebbero avere, devo ricordarmi di chiedere.- Una volta che fu uscito dall'acqua, e dopo essersi asciugato e rivestito, andò a sedersi sul davanzale della finestra e osservò la città sottostante. C'erano molti diavoli in prossimità del palazzo, si aggiravano furtivi lanciando rapide occhiate alle torri: con estrema probabilità, stavano cercando si capire dove si trovasse, all'interno di quale torre fosse. Talys li osservò per un po', poi diresse il suo sguardo verso la città, era uno degli agglomerati cittadini più vasti che avesse mai visto, gli ricordava Viresse una città in cui era passato prima dello scoppio della guerra e anche dopo: era la capitale del Merethond. Ma Hadramarrias, contrariamente a Viresse, era abitata da un'unica razza, e lui era il solo straniero. Una sola cultura, una sola lingua. Portò automaticamente lo sguardo verso il cielo e incrociò solo la pietra scura della volta: nessuna nuvola, nessuna stella, nessuna luce, se non quella emanata dai cristalli.
    «Cerchi qualcosa di particolare nella città? » si voltò verso la porta, sorpreso e vide Zaymesyath a pochi centimetri da lui. -Quando cazzo è arrivato?!- l'Arcidiavolo gli sorrise, aveva capito perfettamente, dalla sua espressione, che cosa volesse chiedere. «Sono qui già da un po', non era mia intenzione spaventarti. »
    «Nessun problema. Non me l'aspettavo: sono veramente pochi quelli che riescono a cogliermi di sorpresa. » Zaymesyàth sorrise, e fu un sorriso molto strano, l'elfo intravide la punta acuminata di una zanna sporgere dalle sue labbra. Poi l'Arcidiavolo si sedette sul balcone accanto a lui.
    «Ashestris, Yarlanee ed Eryah sono appena andate via, estremamente soddisfatte. Yarlanee ritornerà presto per tua sfortuna, ti trova molto interessante e non vede l'ora di ascoltare il resto della tua storia. Lo stesso vale per Ashestris, ma lei è meno irruenta, Yarlanee assomiglia molto ad una cascata. »
    «L'ho notato.» dopo alcuni minuti passati ad osservare la città, Talys si voltò verso il diavolo. «Non credevo mi avreste parlato ancora.»
    «Per quale motivo? »
    «Perché adesso posso capire la vostra lingua. » si toccò l'orecchino, «Credevo avreste fatto parlare Kyrarsil, come con tutti gli altri.»
    «Tu non sei un diavolo ed io voglio imparare a parlare meglio la tua lingua. In più, come ti ho detto durante una delle nostre prime chiacchierate, non mi piace la cupola di silenzio dove sono stato collocato ormai da tempo immemore: io parlerei volentieri, ma i diavoli ne sarebbero sconvolti.» Zaymesyath sembrava stranamente divertito da quello che aveva appena detto. «Tu invece ti sei messo a tastare il terreno? » l'elfo si voltò verso di lui non capendo di cosa parlasse. «Mi riferisco al fatto che hai chiesto ad Ashestris in cosa consistesse la prova, nonostante te ne avessi già parlato io.»
    «Cercavo solo di raccogliere più informazioni possibili, non mi piace ignorare quello con cui ho a che fare. In fondo non so nulla su di voi. »
    «Nemmeno noi sappiamo niente su di te.» Talys sospirò.
    «Vi racconterò la mia storia, ma non tutta in una volta; ho bisogno di tempo.»
    «Non è mia intenzione farti pressioni, non mi sto riferendo alla storia della tua vita.» Zaymesyàth lo trafisse con i suoi occhi arancioni. «Credi che sia cieco? Pensi che non mi sia accorto di cosa stava per succedere prima, mentre eri nella stanza di Vyckque? » l'Arcidiavolo continuò a fissarlo e Talys sbiancò, diventando molto simile ad uno spettro.
    «I...i..io non gli ho fatto nulla, me ne sono andato prima di... »
    «Lo so. Ma vorrei sapere, perché lo stavi per fare? »
    «Il mio sangue è maledetto.» Zaymesyath sembrava molto interessato a quelle parole.
    «Un incantatore ti ha maledetto durante la guerra?»
    «No, ci sono nato. Gli elfi dell'Ombra l'hanno nel sangue, è una maledizione che risale al periodo dello scisma tra elfi Oscuri ed elfi dell'Ombra.» rimasero in silenzio per qualche minuto, Talys fissava il vuoto sotto di lui, e intravide con la coda dell'occhio i piedi pallidi dell'Arcidiavolo sporgere dai pantaloni, coperti dall'ampia veste che era solito portare.
    «Credi di riuscire a "lavorare" con Vyckque senza ucciderlo? »
    «Ho imparato a conviverci da molto tempo, non ho intenzione di cedere adesso.»
    «Ricordati che in questi luoghi regnano le tenebre e il sangue; la tua "maledizione" potrebbe diventare più incontrollabile. Credi veramente di riuscire a non uccidere Vyckque? »
    «Imparerò una seconda volta a controllarmi, l'ho già fatto dopotutto. Vedrò di non ucciderlo, ma non posso affermare con assoluta certezza che non lo prenderò mai a calci.»
    «Questo non è un problema. Ricordati solo che se lo uccidi Sayuragath non la prenderà bene, è il suo pupillo.»
    -Fantastico.- «Ha altri figli?»
    «Cinque: tre maschi e due femmine. Vyckque è il penultimo, nonché uno dei più promettenti. È diventato Tair Yrrioth molto giovane, ed è candidato a ben due cariche: Danarm Yrrioth o addirittura ad Arcidiavolo come il fratello maggiore. È molto amato dal suo popolo e da tutta la sua famiglia, stai molto attento a come ti comporterai con lui: se lo uccidi, io non potrò aiutarti.» Talys chiuse gli occhi e sospirò.
    «Farò del mio meglio. Quindi Vyckque è il mio esatto opposto. Ma diventa sempre così irascibile quando viene sconfitto? »
    «No, sono anni che nessuno è più riuscito a batterlo. A parte Kyrarsil ed Erran, il Danarm dei Darphyrer. Notando il grande talento di Vyckque, suo padre chiese a me di lasciare che fosse Kyrarsil ad allenarlo, infatti lui è diventato uno Yrrioth nel mio clan, porta il mio marchio oltre a quello del suo clan. Tu sei uno straniero, non sembri nemmeno un grande guerriero, e Vyckque è piuttosto incline a giudicare molto dalle apparenze l'abilità di un guerriero; dal suo punto di vista non saresti nemmeno dovuto riuscire a sentirlo, e quando ti sei spostato lui si sarà detto: "Come hai osato?! Me la pagherai!". »
    «Insomma l'ho offeso perché non mi sono lasciato ammazzare. » l'Arcidiavolo scoppiò a ridere.
    «Precisamente.»
    «Decisamente un tipo particolare. Ed io che credevo di aver già visto tutte le stranezze possibili.»
    «Questi sono gli Inferi Talys, qui le "stranezze" sono all'ordine del giorno.»
    «Inferi?»
    «Sì, Ac'Hadurta si potrebbe tradurre come “Inferi” nella tua lingua.» Talys si voltò verso la città di pietra osservando i suoi abitanti.
    «Sono precipitato nell'Inferno dell'Abisso.» sospirò. «Posso sapere in cosa consisterà la prova?»
    «Non ti arrendi eh? Ti manderò con Vyckque nella zona di Radok-skel, è un territorio verso il confine con il clan Radimardduan, ti manderò da Mosworvor quindi.» dall'espressione di Talys l'Arcidiavolo capì che non aveva idea di chi stesse parlando. «L'Arcidiavolo pelato, con un tatuaggio in testa; è il braccio destro di Sayuragath.» Talys lo fissò con gli occhi spalancati,non poteva credere a quello che aveva appena sentito.
    «Ha detto "pelato"?» Zaymesyath si limitò ad annuire e l'elfo scoppiò in una fragorosa e musicale risata. Impiegò alcuni minuti per riuscire a calmarsi, non avrebbe mai pensato che l'Arcidiavolo potesse usare certi termini. «Mi sembra d'intuire che non le stia molto simpatico.»
    «Mi è indifferente. Non mi piace fare troppi giri di parole, specialmente quando posso parlare senza problemi.» agitò la mano con noncuranza, per sottolineare che quel discorso non gli interessava.
    «E che andrò a fare li?» l'unica risposta che ottenne da Zaymesyath fu un bieco sorriso. «Ho capito, avrò un'arma almeno?»
    «Questo ci riporta al discorso di Kyrarsil sulle lance: ti andrebbe di misurarti con lui? Così avrò un'idea precisa sulle tue potenzialità e saprò esattamente cosa chiederti. Ovviamente non sarà un incontro all'ultimo sangue.» Talys annuì, non aveva nulla in contrario.
    «Se supero la fatidica prova,» guardò l'Arcidiavolo speranzoso, «mi insegnerete ad usare quella strana arma che compare nello stemma del vostro clan?»
    «Nel tuo mondo la doppia spada non c'è?» l'elfo scosse la testa, in quel momento a Zaymesyath ricordò molto un bambino, e in effetti lo era data la differenza d'età che li separava. L'Arcidiavolo gli passò una mano tra i capelli umidi e in quel momento entrò nella stanza Kyrarsil; il diavolo rimase impietrito sulla soglia, poi guardò imbronciato il suo compagno, sapeva che lo aveva sentito e si era fatto trovare in quel modo di proposito. «Ben arrivato Kyra, vuoi ancora combattere con il nostro piccolo ospite?» per Talys fu come ricevere un pugno in testa, quando Zaymesyath si rivolse al diavolo nella loro lingua. Kyrarsil si avvicinò rapidamente alla finestra, mentre l'Arcidiavolo si spostava e scendeva dal davanzale.
    «Certamente! Anche subito. Vyckque dice che picchi come un Drarbagh.» l'elfo aggrottò la fronte e sbuffò, non ne poteva più di sentir ripetere quel nome, voleva sapere cosa fosse, quindi chiese spiegazioni. «Sono creature che dimorano in questi luoghi, come degli ominidi, solo che al posto delle gambe hanno il corpo di un lungo e sinuoso verme. Possiedono quattro atri due dei quali sono artigli lunghi quanto due spade, mentre l'altra coppia è formata da mani con solo tre dita, e artigli molto adatti per sventrare. Sul cranio hanno aculei flessibili ripiegati all'indietro lungo la schiena, se sei a portata li usano come fruste: non sono solo affilati, sono anche velenosi. Vuoi che ti descriva anche la "faccia"? » Kyrarsil lo guardò sorridente e proseguì «La bocca sembra normale finché non la aprono: è verticale taglia il mento, la gola fino ad arrivare a questo punto.» si portò la mano sullo sterno. «Con denti molto affilati e tre tentacoli che si avvolgono attorno alla vittima e la trascinano verso la cavità toracica aiutandolo a divorarla. Non hanno occhi, qui non servono. Sono creature pericolose molto resistenti, aggressive e potenti, abbatterli è difficile: chi te ne ha parlato?»
    «Il diavolo blu, mi ha chiamato Drarbagh almeno un paio di volte; e io che mi sono offeso. Dovevo considerarlo un complimento, dopo vado a ringraziarlo.»
    «Hai parlato con Vyckque?»
    «Prima, mentre tornavo verso la stanza, abbiamo fatto una bella chiacchierata.» Si voltò verso l'Arcidiavolo «Dovrò affrontare uno di quei cosi?» Zaymesyath inarcò un sopracciglio.
    «Non è mia intenzione, e spererei che non ne incontrassi nessuno non adesso almeno, ma prima o poi t'imbatterai in uno di loro. Kyra, dopo manda a chiamare Radimaar, e digli che domani voglio Vyckque in piedi.»
    «Domani? Non è un po' presto?»
    «Vyckque lo dovrà accompagnare fuori, e in più voglio che assista al vostro scontro, domani. Adesso che ne dici di accompagnare Talys nell'armeria? Per fargli scegliere l'arma che userà nello scontro con te.» Zaymesyath si avviò verso l'uscita della stanza. «Ovviamente niente Láurfor.» con quelle ultime parole uscì lasciandoli soli.
    «Láurfor? Come le maschere?» Kyrarsil sorrise e anche lui si avviò verso la porta.
    «Vieni, ti porto in armeria.»

    ***


    Il diavolo condusse Talys attraverso i corridoi e le scalinate del palazzo, fino ad arrivare ad una stanza sorvegliata da due guardie. Appena videro Kyrarsil si misero sull'attenti e li lasciarono passare, aprendo per loro il portone. L'elfo lo sfiorò con una mano, cercando di capire di che materiale fosse fatto.
    «Sono fatte con i tronchi dei Mool, sono delle piante che si trovano da queste parti; e come tutte le piante dell'Abisso si nutrono di carne e sangue, ma non sono tra le più pericolose ce ne sono di peggiori. Vieni, l'armeria ci aspetta.»
    La stanza che si presentò davanti a Talys era piuttosto grande, e piena di rastrelliere; la sua guida lo condusse a passo sicuro verso la zona dedicata alle lame.
    «Queste sono alcune armi per gli Yrrioth, è possibile che durante alcune battaglie le armi si rompano, e nell'attesa di ricevere un'arma nuova utilizzano queste. Per alcuni tipi di missione vengono anche prestate armi di Láurfor, cosa che tu non potrai avere: questo tipo di armi sono preziose e il materiale con cui sono forgiate è molto raro. Quindi si possono ottenere come premio per una qualche impresa, oppure la tua famiglia ne possiede dei pezzi per poterla forgiare. Eryah l'ha ottenuta quando è diventata Danarm dei Belmorra, e lo stesso vale per me: mentre Vyckque lo possedeva di famiglia. Le armi forgiate con quel cristallo sono indistruttibili e per i demoni sono quasi velenose; un singolo graffio può farli soffrire per giorni e se sono deboli, muoiono dopo una lunga agonia.» Talys ne rimase abbagliato, se nel suo mondo ci fossero state armi simili la guerra sarebbe stata vinta nel giro di pochissimo tempo. Cercò di allontanare quel pensiero dalla mente e concentrarsi sulla rastrelliera che aveva davanti: le armi che vi erano contenute erano probabilmente le più strane che avesse mai visto. Erano quasi tutte come quella che aveva usato Vyckque, taglio semplice leggermente ricurva: alcune erano molto piccole, una via di mezzo tra spada e pugnale. L'elfo ne afferrò una e provò a saggiarne il peso e il bilanciamento. -Notevole.- Kyrarsil si limitava ad osservarlo da lontano senza lasciarsi sfuggire ogni suo gesto.
    «Non avete lame a doppio taglio?»
    «Le uniche lame a doppio taglio che abbiamo sono in alcuni tipi di spada a due lame, le nostre spade sono tutte taglio singolo, qui. I Darphyrer invece hanno spade di quella tipologia.»
    «Quindi dovrei chiederla a Vyckque?» Kyrarsil annuì, «D'accordo, vedrò di accontentarmi di queste. Ho chiesto a Zaymesyath se posso imparare a usare la doppia spada, se supero la prova ovviamente; ma non ho capito se mi ha detto si o no. Non è stato molto chiaro. »
    «Sarà sicuramente un "si", non c'è nessun motivo per cui non ti possa venir insegnato ad usare le nostre armi; dopotutto entrerai a far parte di questo clan una volta superata la prova. Dovrai attenerti scrupolosamente alle nostre regole, non tollereremo alcun errore da parte tua.» Talys si voltò verso il diavolo, era cambiato radicalmente. Indietreggiò e si ritrovò contro la rastrelliera, con gli occhi viola scuro di Kyrarsil puntati su di lui e non lasciavano presagire nulla di buono. «Spero di essere stato sufficientemente chiaro. Non abusare della nostra ospitalità; tu non sei un diavolo, non sei uno di noi e non lo sarai mai, vedi di non dimenticarlo. Mai.» Talys si limitò ad annuire e Kyrarsil tornò a guardarlo sorridente, come se non fosse successo niente. «Hai trovato qualcosa che potrebbe fare al caso tuo?» l'elfo inspirò profondamente, ma non si voltò verso la rastrelliera, non voleva dargli le spalle: continuò a fissare il diavolo che ora lo guardava allegro. Le sue dita sfioravano le else delle spade, come per cercare qualcosa con cui difendersi dal diavolo che aveva di fronte, poi entrarono in contatto con qualcosa, fu come una scarica d'energia, un brivido gli attraversò il braccio e afferrò senza esitazione l'elsa che aveva toccato. L'arma produsse un suono stridente mentre veniva sfilata dalla rastrelliera: era una spada molto simile a quella che aveva usato Vyckque contro di lui, stessa lama lunga e sottile, stesso tipo di elsa intrecciata con sottili strisce di pelle, solo che l'arma del diavolo aveva una lavorazione più accurata e sopratutto la lama era di cristallo. L'espressione di Kyrarsil cambiò per la terza volta, ma questa volta sembrava solo molto sorpreso. «Che strano, è la stessa arma che usava Vyckque quando si allenava da noi. Avete gusti simili.» si allontanò da lui e si diresse verso l'uscita. Talys rimase immobile per qualche tempo, rigirandosi la lama tra le mani. Il diavolo si era fermato sulla soglia, lo stava aspettando: agitò la mano verso di lui chiedendogli di seguirlo, solo allora Talys si allontanò dalla rastrelliera e uscì dall'armeria impugnando la sua nuova spada.
     
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252 replies since 11/9/2012, 21:12   3671 views
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