Ac'Hadurta

storia fantasy originale (ovviamente yaoi)

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  1. nelith
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    Come ti avevo promesso ecco il capitolo successivo :mmh: spero che sia di tuo gradimento :luluv:

    Capitolo VIII
    Silenzio



    All'uscita dell'armeria Kyrarsil prese la spada e la consegnò ad una delle guardie, dicendole di portarla al campo d'allenamento, dove lui e Talys si sarebbero scontrati, il giorno successivo. Il Danarm Yrrioth chiese all'elfo se volesse accompagnarlo al tempio che ovviamente accettò e insieme attraversarono la città per la seconda volta.
    Impiegarono pochi minuti per arrivare al tempio e Radimaar li ricevette immediatamente; il sacerdote ignorò Kyrarsil e si mise a chiacchierare con Talys, offrendogli un infuso.
    «Quindi adesso avremo un po' di tempo per capirci senza problemi. Ero ansioso di sapere come avrebbero risolto il problema della lingua.» l'infuso che l'elfo stava sorseggiando era dolce, con un retrogusto di erbe selvatiche e di un intenso verde scuro, quasi nero: era una delle cose più saporite che Talys avesse mai assaggiato da quando era arrivato. Radimaar lo osservò con attenzione. «Ti piace?» l'elfo annuì.
    «Che cos'è?»
    «Infuso di Nyrr. Dimmi, quali sono i tuoi progetti per i prossimi giorni?» l'elfo rimase sorpreso da quelle parole.
    «Dovrò superare la prova di Zaymesyath di cui non conosco la natura, ma prima ancora dovrò affrontare Kyrarsil domani.»
    «Quindi ci aspetterà un bello spettacolo.» Radimaar sembrava piuttosto felice di aver appreso quella notizia. Kyrarsil s'intromise nella conversazione, chiedendogli di andare a curare Vyckque e il sacerdote non ne sembrò affatto sorpreso. «Lo immaginavo, Vyckque dovrà assistere per capire contro chi ha fallito.» finì di sorseggiare il suo infuso e si alzò pronto per andare dal diavolo. «Che cos'ha in serbo Zaymesyath per il sicario dei Darphyrer? Gli affiderà il nostro ospite? Diventerà la sua guida nel nostro mondo?» Talys inarcò un sopracciglio.
    «Come fa a saperlo?» Radimaar si voltò verso di lui sorridendo.
    «Conosco Vyckque e conosco Zaymesyath: posso immaginare quali possano essere le "punizioni" più appropriate per lui. Anche tu imparerai a conoscere l'Arcidiavolo, senza contare che sei avvantaggiato; tu la sua voce la conosci, io invece ho parlato poche volte con lui.» il sorriso del sacerdote sembrò allargarsi notando l'espressione sempre più sorpresa del suo ospite. «Non fare quella faccia Talys, non sarò come Zaymesyath, ma anche a me sfuggono poche cose. Ti consiglierei di stare attento a come ti comporti e a quello che dici: non tutti i diavoli hanno piacere che il nostro Arcidiavolo parli con qualcuno, specialmente se si tratta di "stranieri", e Vyckque è uno di loro.» Talys annuì, se ne era già accorto, prima o poi avrebbe dovuto chiedere maggiori informazioni riguardo il silenzio dell'Arcidiavolo, che sembrava provare sentimenti contrastanti a tale proposito.
    Insieme al sacerdote, i due ritornarono verso il palazzo con molta calma: non aveva alcuna fretta di arrivare da Vyckque.
    «Posso chiederti in cosa consiste la tecnica che usi per curare le ferite? Ho visto molti chierici nel mio mondo, ma nessuno sa utilizzare una tecnica simile. Solitamente pregano una divinità che infonde loro i poteri o qualcosa del genere, non me ne intendo molto.»
    «Metodi interessanti, ma qui difficilmente le divinità hanno poteri curativi, ed è meglio non fare troppe richieste: siamo nell'Abisso dopotutto, e ci sono sempre molte, troppe orecchie in ascolto. Noi abbiamo altri mezzi, si chiama Irt Draupour Sîng Viînd: l'Arte del Sangue e della Carne. È un dono che si ha dalla nascita, come la magia: e come la magia va coltivata. Non posso spiegarti come funziona, o la si ha o non la si ha, non si può apprendere o insegnare.» Talys sembrava piuttosto soddisfatto della risposta, ma era curioso.
    «Ciò che cura una ferita, può anche essere in grado di aprirle o no?» Radimaar cambiò espressione, non sembrava contento.
    «Sarebbe un grave crimine, le ferite vengono inflitte con questa tecnica solo raramente. È un'arte di contatto, se mi trovassi coinvolto in una battaglia contro i demoni sicuramente la utilizzerei, l'ho già fatto in passato e sicuramente ci saranno altre occasioni. Ma non si potrà utilizzare mai, ripeto mai per torturare o cambiare esseri viventi, anche i demoni non possono essere torturati con l'Arte del Sangue e della Carne. È considerato un sacrilegio: la pena è l'esilio.»
    «L'esilio? Non la morte?» Kyrarsil sospirò e questa volta fu lui a rispondere alla domanda.
    «Non si uccidono i diavoli. Nessuno di noi ucciderebbe un altro rappresentante del nostro popolo, l'esilio è terribile. Si priva il diavolo della protezione del clan, ed è di per se una condanna a morte. L'esiliato deve lasciare gli Ac'Hadurta e vagare per l'Abisso in mezzo ai demoni, da solo. Per noi è una punizione terribile.»
    Percorsero il resto del tragitto in silenzio, Talys rifletteva su quello che gli era stato detto: effettivamente per un popolo così unito, l'esilio doveva essere una punizione molto dura. Ci sono cose molto più orribili della morte, lui l'aveva appreso durante la guerra.
    Quando arrivarono davanti alla stanza di Vyckque, Talys appoggiò una mano sulla spalla del sacerdote, questi si voltò: prima osservò la mano dell'elfo poi lo fissò negli occhi.
    «Mi dispiace per quello che ho detto prima, non volevo offenderti. Non conosco niente di voi e tutto quello che so viene dalle domande che faccio e dalle risposte che ricevo.»
    «Lo so, è per questo che non mi sono offeso.» sorrise ancora. «Lascia che ti dica un'altra nostra usanza: il nostro popolo non apprezza il contatto fisico con estranei. I sacerdoti non si irritano facilmente per un contatto, ma altri diavoli si.» Talys allontanò di scatto la mano.
    «Mi dispiace, non lo sapevo. » abbassò la testa imbarazzato «E in più Zaymesyath poco fa mi ha toccato la testa; proprio non lo capisco.» Radimaar gli si avvicinò, sembrava aver capito appieno tutti i dubbi che assillavano l'elfo: tutte le contraddizioni in cui si stava imbattendo.
    «Scommetto che poco dopo è arrivato Kyrarsil.» l'elfo si limitò ad annuire, dopo aver sollevato lo sguardo mente il diavolo dai capelli scuri assumeva un'aria vagamente imbronciata; Radimaar vedendo la sua espressione scoppiò a ridere ed entrò nella stanza.
    Vyckque stava già osservando la porta, ma rimase molto sorpreso quando li vide entrare tutti e tre.
    «Che cosa ci fai qui Radimaar?» il sacerdote spiegò il motivo della sua visita e il sicario ne rimase molto sorpreso. «Non è un po' presto? Credevo che avrei dovuto aspettare che la "natura" facesse il suo corso.» Kyrarsil gli si sedette accanto, osservando con interesse le ferite sulla sua schiena.
    «Domani combatterò con il nostro piccolo elfo, lui vuole che tu assista per farti capire con chi hai fallito e con chi avrai a che fare. Lo dovrai accompagnare a Radok-skel per la prova, sarai tu a fargli da guida e sarai sempre tu a insegnarli le nostre usanze una volta che sarà tornato.» Vyckque impallidì, era sconvolto: non poteva parlare sul serio, non poteva averlo fatto veramente.
    «C...c...che cosa?! È uno scherzo vero?!»
    «Nessuno scherzo, è la tua punizione. Sai bene cosa ti succederebbe se lui non dovesse tornare vivo. Adesso la tua vita è legata alla sua, che ti piaccia oppure no.» Vyckque guardò Talys scoprendo le zanne, ma l'elfo non si fece impressionare.
    «Non guardarmi in quel modo, la penso esattamente come te: affidare la mia vita a qualcuno che ha cercato di togliermela non mi rende sicuramente felice, ne tanto meno mi rassicura. Ma da quello che ho capito in questi giorni, gli ordini di Zaymesyath non si discutono.» il diavolo stava per ribattere, quando Radimaar gli appoggiò le mani sulla schiena e iniziò a curarlo. L'elfo osservò con attenzione tutti i cambiamenti d'espressione del diavolo, fino a quando non nascose la testa tra i cuscini, allora si concentrò sulla coda blu che ondeggiava irrequieta a scatti. L'elfo sospirò, e si diresse verso la sua stanza lasciando i tre diavoli da soli. Radimaar osservò Talys che usciva dalla stanza sconsolato.
    «Sembra che il nostro ospite sia attratto dalle code e dai loro movimenti.»
    «Sembra proprio di si.» Kyrarsil e il sacerdote ridevano divertiti, mentre Vyckque sembrava tutt'altro che felice.
    «Quello mi fissa troppo.» nessuno degli altri due diavoli lo notò perché aveva la faccia contro il cuscino, ma era arrossito.

    ***


    La mattina successiva il campo d'allenamento si riempì rapidamente, molto prima che i due combattenti arrivassero: Yrrioth e diavoli comuni si erano disposti in attesa. La notizia del combattimento aveva fatto il giro della città; tutti volevano vedere all'opera lo straniero che aveva battuto Vyckque. Talys venne accompagnato dallo stesso diavolo che continuava a lanciargli occhiatacce, quello che Kyrarsil gli aveva rivelato la sera precedente non lo aveva reso per nulla felice.
    Quando l'elfo fu scorto in mezzo alla folla, i diavoli si spostarono per permettergli il passaggio. Alla fine raggiunse il campo e si trovò accerchiato da tutti gli spettatori che rimasero in silenzio ad osservarlo. L'arena era costituita da un ampio spiazzo, sul pavimento di roccia erano tracciati vari cerchi di diverse dimensioni, e vicino ad ognuno di essi, vi erano delle rastrelliere piene di armi. Attorno ad uno dei cerchi si era radunata la folla di spettatori e nelle sue vicinanze vi era collocata una rastrelliera con solamente due armi. Talys cercò di ignorare la folla e si diresse verso la rastrelliera: afferrò la spada che aveva scelto il giorno precedente e osservò quella che doveva essere una lancia. Non era una delle lance che era solito vedere nel suo mondo, questa aveva una lama piatta di circa trentacinque-quaranta centimetri, doppio taglio con la punta arrotondata, ma sempre molto affilata. Nel punto di giuntura tra la lama e il bastone sporgevano quattro speroni metallici simili a zanne, due delle quali s'incurvavano verso la lama, mentre le altre verso le mani del guerriero, ma erano piccoli non superavano i dieci centimetri. La osservò con attenzione, notando che era piena di graffi proprio come la spada: indicava che era stata utilizzata da mani inesperte. Erano molti anni che lui non graffiava più in quel modo una lama, ed era più che sicuro che per Kyrarsil fosse lo stesso, probabilmente da molto più tempo di lui. Avvertì una presenza alle sue spalle e quando si voltò vide il diavolo che lo osservava sorridente.
    «Ti piace la mia lancia?»
    «È strana, non avevo mai visto un'arma simile. Dalle nostre parti le lance sono diverse.» Kyrarsil afferrò la sua arma e si diresse verso il centro dell'arena. Talys stava per seguirlo ma cambiò idea e andò verso Vyckque che era in prima fila poco distante da lui.
    «Posso lasciarti l'orecchino? Se questa folla inizia a urlare va a finire che mi scoppia la testa e non riuscirei a mantenere la concentrazione per combattere.»
    «Senza invece ci riusciresti?» Vyckque sembrava molto sarcastico, sapeva che era molto difficile creare tanto interesse da scatenare le urla degli spettatori, ma ancora più difficile era lasciarli ammutoliti.
    «Sarebbero solo urla incomprensibili, quindi le posso ignorare senza problemi. Posso lasciarlo a te o devo cercare Radimaar?» Zaymesyath era seduto in disparte, affiancato dal sacerdote e da alcune guardie, osservava molto interessato la scena: il suo udito aveva colto ogni parola, non gli era sfuggito nulla del dialogo tra l'elfo e il diavolo. Vide Vyckque che tendeva la mano e l'elfo che si sfilava l'orecchino e glielo lasciava cadere sulla mano senza sfiorarlo. Mentre Talys si allontanava, il diavolo si accorse di essere al centro dell'attenzione, ma furono gli occhi di Zaymesyath a farlo rabbrividire. Decise di mettersi l'orecchino in tasca e aspettare, aveva notato la spada che aveva in mano l'elfo e ne era rimasto sorpreso: quella era la sua, o meglio, era quella che aveva usato per anni mentre si allenava ad Hadramarrias.
    «Pronto?» Talys lo guardò interrogativo e si portò la mano verso l'orecchio, Kyrarsil capì e s'inchinò indicandogli con un cenno di andare davanti a lui, stavano per iniziare. L'elfo si posizionò rigirandosi la spada tra le mani, saggiandone il perso e la lunghezza della lama. L'aveva toccata una sola volta e non la conosceva bene, ma aveva combattuto con armi peggiori. Questo non sarebbe stato un incontro all'ultimo sangue, ma non voleva sicuramente dire che il diavolo ci sarebbe andato leggero, tutt'altro: se volevano saggiare la sua forza avrebbero dovuto obbligarlo a dar il massimo, quindi si aspetto il peggio.
    Talys si mise in guardia: guardia media con la lama parallela al suolo, le ginocchia leggermente piegate e attese. Partiva svantaggiato: la lancia aveva una portata più ampia della sua spada, doveva essere veloce e deciso, dedicarsi alla difesa prima di partire all'attacco. Doveva innanzitutto capire come combattesse, intuire il suo stile, e solo allora avrebbe attaccato. Il diavolo lo fissava: la lancia appoggiata con noncuranza sulla spalla, sorrideva. L'elfo capì che il suo piano era fallito prima ancora di iniziare: Kyrarsil voleva che fosse lui a iniziare. Sospirò, spostò il piede destro in avanti e scattò puntando al torace del diavolo.
    Il movimento di Kyrarsil fu fulmineo, riuscì a pararsi quando la lama della spada era a pochi centimetri da lui. La folla che assisteva trattenne il fiato, erano veramente in pochi quelli che riuscivano ad avvicinarsi così tanto al Danarm Yrrioth: anche il diavolo sembrò piacevolmente sorpreso. La forza con cui allontanò l'elfo, fu tale che lo fece volare indietro di alcuni metri e cadere per terra. Il diavolo calò su di lui dall'alto e la lama della lancia affondò nel terreno a pochi centimetri dal suo braccio: si era spostato appena in tempo. Kyrarsil era inginocchiato accanto a lui e lo fissava sorridente. -Questo sorride un po' troppo per i miei gusti.- Tornò immediatamente in piedi e si rimise in guardia: il combattimento ravvicinato per uno con un'arma lunga doveva essere difficoltoso, ma non per il diavolo. Riusciva a usare quell'arma con una maestria incredibile, la faceva roteare allontanando i fendenti dell'elfo e allo stesso tempo lo colpiva con la base del bastone.
    Talys imprecava tra se, non riusciva ad avvicinarsi di un millimetro mentre l'avversario non gli dava tregua: possedeva una forza eccezionale ed era altrettanto veloce. Nella confusione della lotta Talys sentì che gli si erano rotte alcune costole: un colpo lo aveva centrato fin troppo bene e non riusciva a evitare la maggior parte degli attacchi. Riuscì ad allontanarsi dal diavolo sputando sangue, non lo perdeva mai di vista per quanto gli fosse possibile e si rimise in guardia. La coda di Kyrarsil si confondeva con la sua treccia, sembravano muoversi in sincronia. Tutte le volte che il diavolo avanzava per Talys significava lividi, contusioni e qualche osso rotto, ma non si tirò indietro; questa volta decise di tentare l'avanzata, andò in contro al diavolo che a sua volta era avanzato. S'incrociarono per l'ennesima volta sul campo, Talys cercò di forzare la sua guardia; Kyrarsil allontanò la spada e cercò di colpirlo con il piatto della sua lama. Questa volta l'elfo riuscì a spostarsi e contemporaneamente a dirigere un attacco verso l'avversario; lo ferì al collo, un unico singolo graffio, poi venne colpito e questa volta perse la presa sull'arma mentre rotolava per terra. Kyrarsil gli puntò la lama alla gola e si voltò verso il suo signore; Zaymesyath si era alzato, aveva una strana espressione dipinta sul volto, sembrava sorpreso, molto sorpreso. Si portò una mano sul collo e venne imitato dal diavolo, che quando l'allontanò la vide sporca di sangue: guardò Talys a terra che rantolava sputando sangue, spostò la lancia dalla sua gola e la conficcò per terra accanto a lui.
    Zaymesyath e Radimaar si avvicinarono ai due combattenti: il sacerdote ignorò completamente il Danarm Yrrioth e si inginocchiò accanto a Talys iniziando ad esaminare le sue ferite.
    «Molte fratture ma niente di serio.» la voce di Radimaar fu la prima cosa che si udì dopo il cozzare delle armi, la folla continuava a tacere. Vyckque si avvicinò in fretta e osservò il graffio che il maestro aveva sul collo.
    «Ma come ...» le ossa iniziarono a scricchiolare rumorosamente e si risaldarono provocando gemiti di dolore da parte di Talys, che si accovacciò su se stesso, esausto.
    «Le ferite sono a posto, ma suggerirei di accompagnarlo dentro. Qualcuno può aiutarmi?» Radimaar lo sollevò per un braccio e Vyckque fece altrettanto sul lato opposto dopo aver recuperato la spada. Non avrebbe permesso che fosse Kyrarsil a toccarlo, ne tantomeno l'Arcidiavolo.
    La folla non fiatava, Talys si ritrovò a fissare gli sguardi attoniti dei diavoli rivolti verso di lui: non capiva cosa fosse successo, dopotutto era stato massacrato, non era riuscito a fare assolutamente niente, lo aveva solo sfiorato.
    Impiegarono solo pochi minuti ad arrivare al palazzo e ad entrare nella sala privata dell'Arcidiavolo: lo fecero sdraiare sul divano e gli rimisero l'orecchino. Il sacerdote si era seduto per terra accanto a lui e lo osservava.
    «Un'impresa notevole.»
    «Quale impresa? Farmi massacrare senza riuscire a fare niente?»
    «Lo hai ferito.» l'elfo cercò di guardare Kyrarsil, ma non era visibile da dove si trovava lui.
    «Non è una ferita, l'ho sfiorato. E non sono durato più di alcuni minuti, forse anche meno.»
    «Per i diavoli è un'impresa notevole. Sono veramente in pochi quelli che riescono a sfiorarlo. Ti sei guadagnato un posto d'onore con quel graffio erano secoli che nessuno vedeva più il colore del suo sangue. Anche se forse qualcuno non apprezzerà la tua abilità.» si voltò verso l'Arcidiavolo che si limitò a sorridere e ad accarezzare il collo ferito del compagno.
    «Quando mio padre lo verrà a sapere non la prenderà bene.» Kyrarsil si appoggiò allo schienale del divano e guardò l'elfo, ignorando quello che aveva appena detto Vyckque, anche perché era più una riflessione personale.
    «Io sicuramente ho apprezzato. Non capita tutti i giorni che qualcuno mi ferisca. Sei stato bravo.»
    «Bravo?! Sono stato penoso. Conosco un guerriero che ti avrebbe staccato la testa con quel colpo.»
    «Amico tuo?»
    «No, non un amico. Ho parlato con lui una sola volta, ma l'ho visto all'opera. Lui non avrebbe fatto una figura così penosa.» si coprì gli occhi con un braccio e continuò a sospirare frustrato.
    «Non è stata una figura penosa: comunque sarei curioso di incontrare questo guerriero, ma dubito che sarà mai possibile.»
    Vyckque lo osservava da lontano non sapendo cosa pensare, anche se era abile restava comunque un intruso e l'idea di farlo diventare uno di loro non gli piaceva; ma capiva che un guerriero in più sarebbe stato utile, anche se non avrebbe certo fatto la differenza contro i demoni.
    Radimaar osservò con attenzione l'Arcidiavolo, che ascoltava silenzioso il dialogo.
    «Immagino che adesso avrete un'idea precisa su cosa chiedere al nostro ospite.» Zaymesyath si voltò verso di lui, sorrise e annuì: sì, aveva deciso.

    ***


    «Lo sapevo, sei un Lord inutile Bremorlos. Fai sempre fare il lavoro sporco al tuo sacerdote invece di provvedere da solo.» Banatrane era arrivata al tempio del Lord e lo osservava schifata.
    «Io non spreco il MIO sangue per corrompere due creature luminose. Senza poi contare che preferisco divorarle piuttosto che renderle parte del nostro mondo.» Banatrane lo osservava un po' divertita e un po' disgustata, era sempre così con Bremorlos.
    «E allora perché li hai portati da Ir'nysi, invece che buttarli sulla tua tavola dei banchetti?» Bremorlos ringhiò, non gradiva che qualcuno s'immischiasse nei suoi affari, specialmente lei.
    «Fatti gli affari tuoi! Senza poi contare che Ir'nysi può farli durare più a lungo rallentando l'avvelenamento. Ho più tempo per divertirmi e gustarli.»
    «Certo, come no. Sono sicura che il sacerdote ti serva per conservarli per più tempo, così potrai mangiarli un pezzo alla volta, sono una razza molto resistente, sopravvivono giorni dopo che li hai fatti a pezzi. Non sai nemmeno tu come impiegarli, cibarti di loro è uno spreco e la negromanzia renderà il loro sapore disgustoso. Ascoltami per una volta.» Bremorlos era esasperato, rasentava l'ira.
    «E cosa suggeriresti?» fu più un ruggito che una domanda, ma Banatrane capì e gli si avvicinò sorridente. Bremorlos era sempre più irritato: da lei e dalle sue critiche, ma doveva darle ragione, la negromanzia che li avrebbe tenuti in vita più a lungo avrebbe rovinato irrimediabilmente il loro sapore.
    «Ho in mente un giochino divertente.» il Lord appoggiato a una colonna del tempio la osservava perplesso, cercando di mantenere il controllo.
    «Non credo che i giochi che tu trovi divertenti siano gli stessi anche per me.» Banatrane lo ignorò, come se non avesse parlato e cambiò direzione, adesso stava osservando la pavimentazione del tempio intrisa di sangue rappreso. Gli dava la schiena ma si voltò leggermente verso di lui, osservandolo da sopra la spalla sinistra.
    «Questo ti piacerà. Lo potremmo chiamare "stana i diavoli".»
     
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