Ac'Hadurta

storia fantasy originale (ovviamente yaoi)

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  1. nelith
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    Per quello ci vorrà ancora molto tempo per voi...ve la farò desiderare parecchio :mmh:
    Ora vi propongo un capitolo eterno...è uno dei più lunghi che abbia mai scritto...spero non vi risulti noioso :picci:


    Capitolo X
    Radok-skel



    Stavano percorrendo dei cunicoli molto stretti, Talys non riusciva a camminare dritto tanto il soffitto era basso. Appena erano arrivati dai Radimardduan, ci mancò poco che l'elfo venisse incenerito dallo sguardo astioso dell'Arcidiavolo. Vyckque si affrettò a porgere i suoi saluti a Mosworvor e a ringraziarlo del passaggio attraverso le sue terre. Fu soltanto una formalità, era stato Zaymesyath a ordinarlo e doveva lasciarli passare per forza, ma ringraziarlo per la cortesia non poteva che fargli piacere e sottolineare la sua importanza in quanto capo clan. Vyckque fu trattato con tutti gli onori nel poco tempo in cui si fermarono nel palazzo dell'Arcidiavolo mentre Talys veniva guardato da tutti come se fosse stato l'ultimo dei parassiti. L'elfo non ci prestò troppa attenzione, era abituato a quel tipo di trattamento, inoltre era stato avvertito da Vyckque: fece come gli era stato detto, mantenne lo sguardo basso e non proferì verbo. Il suo accompagnatore si era dimostrato molto più tollerante nei suoi confronti dopo l'incidente della coda e Talys non ne capiva il motivo. Lo osservava camminare con passo sicuro e silenzioso davanti a lui: la tenue luce dell'orecchino gli permetteva di vedere dove camminava e di avanzare di buon passo senza rallentare il diavolo. Gli era stata fornita la divisa degli Yrrioth composta unicamente da pantaloni, maglia, guanti e stivali interamente neri e con essi la maschera di cui l'Arcidiavolo gli aveva parlato. La maschera che Kyrarsil gli aveva procurato era di semplice metallo ma al suo interno, nelle fessure in cui filtrava l'aria c'erano dei piccoli frammenti di Láurfor: era la maschera tipica della maggior parte delle guardie anche Vyckque ne aveva una identica. All'interno della maschera vi era una piccola rete metallica che bloccava i cristalli al loro posto e permetteva il flusso regolare dell'aria. Per quanto riguardava il limite massimo della prova, il Danarm era stato chiaro: Vyckque si sarebbe dovuto accertare che Talys compisse la missione in sette cicli, ma non avevano l'obbligo di tornare entro tale data.
    Le gallerie che dovevano percorrere si aprivano sulla parete settentrionale del clan Radimardduan, vennero accompagnati li da alcuni Yrrioth ed in seguito si addentrarono da soli nell'oscurità perenne degli Ac'Hadurta.

    ***


    Nella prima parte del viaggio non incrociarono nessun tipo di creatura, e solo quando si fermarono per la cena Talys osò parlare.
    «Posso chiederti una cosa? » la sua voce fu poco più di un sussurro, ma nell'assoluto silenzio da cui erano circondati le parole che risuonarono erano chiare, nonostante la maschera sulla bocca. Vyckque annuì, continuando però a tenere tutti i sensi all'erta, pronto a scattare a ogni rumore sospetto. «Fino all'altro giorno non mi avresti mai rivolto la parola gentilmente adesso invece mi dai anche dei consigli di tua spontanea volontà. Perché? Dopo quello che è successo , credevo che non volessi più avere nulla a che fare con me.» Vyckque arrossì leggermente, l'elfo poteva scorgerlo attraverso il piccolo fuoco che scoppiettava in mezzo a loro.
    «Ti sei scusato.»
    «Tutto qui?»
    «È stata anche colpa mia, non avrei dovuto usare la coda per colpirti, me la sono cercata. È stato estremamente imbarazzante, ma tu comunque ti sei scusato in modo impeccabile, non posso infuriarmi con te quando non sai nulla o quasi di noi. Questo non significa che tu adesso di punto in bianco mi stia simpatico, sto cercando di comportarmi bene per non far irritare Zaymesyath, ci tengo molto alla sua approvazione e a quanto sembra lui tiene molto alla tua presenza nel clan.» sospirò «Come potrei dargli torto dopo che ho visto il modo in cui combatti? Ci sarai utile e mi sono ripromesso di sopportarti. Non parleremo più della mia coda.» L'argomento coda sembrava imbarazzarlo molto, ma Talys voleva sapere.
    «Senti so che dev'essere un argomento imbarazzante ma non è che mi spiegheresti questa cosa della coda? Mi è stato detto che è molto sensibile e delicata, ma dal modo in cui mi hai frustato non mi sembrava.» Vyckque lo guardò esitante per alcuni istanti prima di rispondergli.
    «Non c'è molto da dire, è sensibile al contatto prolungato specie se con le mani, ma non solo. Soltanto il tuo compagno o la tua compagna possono toccarla.»
    «Perché tu l'hai usata per colpirmi?»
    «Perché avevo le mani impegnate, e solitamente la usiamo come arto secondario: afferriamo oggetti se abbiamo le mani occupate, oppure colpiamo chi fa domande insolenti.» il diavolo stava giocando distrattamente con alcuni sassi vicino al fuoco, cercando di non considerare troppo il suo compagno di viaggio.
    «Anche tu sei stato colpito dalla coda di qualcuno?» Talys lo vide annuire.
    «Soprattutto da mio padre quando ero piccolo. Anche Kyrarsil oppure Erran l'hanno fatto mentre mi allenavano, ma più raramente.»
    Il discorso si concluse così, senza scoprire nulla di nuovo e Talys evitò altre domande, quello non era ne il momento ne il posto appropriato per affrontare quella discussione. Vyckque stabilì dei turni di guardia, il primo sarebbe toccato a lui poi all'elfo.
    Durante il suo turno Talys rimase quasi stordito dall'assoluto silenzio di quei luoghi, gli unici rumori presenti erano il respiro lento e regolare di Vyckque, e il crepitio sommesso delle braci. In quel momento sembrava che loro due fossero gli unici esseri viventi per chilometri: Talys aveva attraversato il deserto, ma non era niente paragonato a quel territorio. Il buio e la quiete degli Ac'Hadurta erano quasi opprimenti, soffocanti.
    Il diavolo aveva trovato un posto perfetto per accendere il fuoco: c'era una leggera corrente d'aria che spostava il fumo ma dalle tracce era piuttosto ovvio che non fossero i primi a far sosta in quel piccolo spiazzo; probabilmente era uno dei punti di riposo per i diavoli che sorvegliavano quella zona del confine.
    Quando Vyckque si svegliò fu un sollievo per l'elfo, perché segnava la fine di tutto quel silenzio opprimente. Il diavolo notò la sua agitazione, ma non ne riuscì a comprendere il motivo dato che non era successo nulla durante il suo periodo di riposo.
    «Tutto bene?»
    «No, per niente. C'è troppo silenzio qui; nelle notti che ho passato in città qualche rumore c'era, qui il nulla più assoluto. È inquietante. Ho attraversato molti luoghi silenziosi nel mio mondo, dove non ci doveva essere una singola forma di vita senziente, ma mai come questo. Questo luogo sembra una tomba.»
    «Il tuo mondo dev'essere veramente strano. Non esiste il silenzio da voi? » Vyckque non riusciva a capire di cosa stesse parlando, per lui era normale, non aveva mai nemmeno pensato che potesse essere diverso in qualche altro modo.
    «Dalle mie parti anche il silenzio ha un suono: il fruscio del vento attraverso gli alberi o lo scorrere di un fiumiciattolo in lontananza, oppure l'incresparsi delle onde sulla spiaggia. Questo posto invece è morto.» Talys cercava di concentrarsi sulla preparazione della colazione mentre parlava. «È così ovunque fuori dalle città?»
    «Direi di sì. Ma fuori dalle montagne di rumori ce ne sono in abbondanza.»
    «Non vedo l'ora di uscire. Non importa se il cielo sarà un'unica massa grigia, non importa se la luce è quasi assente o se l'aria è velenosa; io ho bisogno di uscire, anche se solo per pochi minuti.» Vyckque lo guardava preoccupato, riusciva a scorgere i segni dell'angoscia sul suo volto pallido.
    «Appena finiamo qui ti porto fuori. Devo solo decidere a quale clan chiedere.»
    «Non si può ad Hadramarrias? Se sono finito in quel clan è perché mi hanno condotto lì dall'esterno, e ciò significa che hanno un affaccio sull'Abisso. Perché non lì?»
    «Perché è più pericoloso delle altre zone e l'uscita è molto più lontana: dal mio clan impiegheremo poche ore, da Hadramarrias forse uno o due giorni. Non so quanto possa convenirci uscire da lì, a meno che non voglia accompagnarci qualcuno. Ma adesso pensiamo alla tua missione.»

    ***


    Anche il successivo giorno di marcia proseguì senza intoppi, se non per l'incontro con un Vark. A Talys ricordò un enorme ratto cieco con zanne molto più lunghe e strane escrescenze sulla schiena: sarà stato lungo quasi mezzo metro, coda esclusa, e alto più di trenta di centimetri. Vyckque lo eliminò prima ancora che l'elfo lo potesse vedere con chiarezza e non poté far altro che esaminare il cadavere.
    «Non lo toccare!» il diavolo mise la lama della sua spada tra le mani di Talys e la creatura. «Questo non è un semplice Vark, vedi quelle strane escrescenze che ha sulla schiena? Sono parassiti, possono trasformarti in qualcosa di veramente schifoso se entri in contatto con loro.» Talys balzò indietro inorridito, mentre si spostava gli sembrò di vedere muoversi le escrescenze sulla schiena dell'animale. La lama di cristallo percorse un ampio arco prima di colpire nuovamente la creatura che emise un orribile stridio nonostante fosse morto. Mentre la lama affondava nella carne, essa si tinse di luce rossa e poco dopo del Vark non rimasero che le ceneri. «Devi stare attento a quegli esseri, ti divorano dall'interno e si moltiplicano fino a quando il tuo corpo non si trasformerà in un sacco di pelle pieno di parassiti.»
    «Disgustoso... Come faccio a sapere se una creatura è infetta?» avevano ripreso a camminare, ma Talys non riusciva a rimuovere quel suono stridente dalla sua testa.
    «Solitamente si possono riconoscere dagli occhi. Negli Ac'Hadurta le creature che ci vedono sono rare: se l'essere ha più escrescenze o anche solamente dei tagli, da cui fuoriescono occhi di colori differenti completamente indipendenti, vuol dire che la creatura è infetta.»
    «Come si prendono?»
    «Per contatto. Ma non tutte le creature possono essere infettate, ad esempio l'Ur'gar'toith ne è immune; ha una corazza troppo spessa per essere perforata dai parassiti, mentre il Drarbagh ha un tipo di sangue velenoso per loro. Ma ce ne sono anche altre, questi sono solo un paio di esempi. Io una volta me ne sono preso uno, è stato terribile.» Vyckque scosse la testa per allontanare il ricordo e proseguirono in silenzio.
    Anche durante quella che doveva essere la seconda sera tutto trascorse tranquillamente e Talys ne fu molto sorpreso.
    «È normale che ci sia sempre tutta questa quiete? Ho sempre creduto che fosse più movimentato fuori dalle città. »
    «Siamo ancora nelle vicinanze del clan in più ci stiamo addentrando nel territorio di caccia dell'Ur'gar'toith, le creature sono poche intorno a lui. Domai arriveremo alla sua tana.»
    «Niente più fuochi quindi. »
    «Perché? L'Ur'gar'toith è cieco, non lo vede il fuoco. Anche se ha pensarci bene percepisce il calore, quindi forse è meglio evitarli comunque. Ottima idea. Ricordati che noi non lo dobbiamo affrontare, dobbiamo solo prendere una pianta. Rapidi e silenziosi. Domani faremo solo un sopraluogo per vedere quanto dovremo addentrarci nel suo territorio. L'ultima cosa che dobbiamo fare è affrontarlo.»
    «Magnifico, ed io come riuscirò a vedere?» Vyckque rimase in silenzio a pensare per un po', aveva dimenticato l'impossibilità di vedere dell'elfo nelle tenebre più fitte.
    «Terremo sguainata la mia spada, questa e il tuo orecchino dovrebbero renderti abbastanza luce.»
    «Meglio di niente.» sospirò rassegnato. Non aveva scelta.

    ***


    Durante la seconda "notte", se così si poteva definire dato che il buio era perenne, Talys continuò a rimuginare sull'assenza della luce e l'oppressione diventava sempre più soffocante. Toccò a lui il primo turno di guardia, ma non sapeva se essersene contento o meno, anche se forse era meglio in questo modo: se fosse riuscito a dormire durante il turno di Vyckque il "mattino" successivo sarebbe stato più reattivo. Avrebbe tanto voluto togliersi la maschera, ma nei rari momenti in cui lo faceva durante i pasti, sentiva l'aria venefica entrargli nei polmoni, e sapeva che non avrebbe provato alcun sollievo nel respirarla, sarebbe stato solo peggio. Stava camminando avanti e indietro vicino al fuoco, quando si accorse di essere osservato, il primo impulso fu quello di voltarsi verso Vyckque, ma questi dormiva profondamente: sguainò silenziosamente la spada e iniziò a scrutare le tenebre. Osservò con attenzione attorno a lui ma non riuscì a scorgere nulla, c'era solo quella sensazione; poi qualcosa scintillò nell'oscurità a pochi metri da lui. Talys si concentrò su quel punto e vide qualcosa di piccolo che lo osservava con luminosi occhi chiari. -A quanto pare non tutti gli abitanti degli Ac'Hadurta sono ciechi.- La creatura sembrava molto piccola, l'unica cosa che s'intravedevano erano gli occhi, a fatica riuscì a distinguerne i contorni; sembrava una sorta di lucertola, con il muso leggermente allungato e il collo lungo e sottile. Qualcosa si muoveva poco lontano dalla creatura, era sicuramente la coda, lunga quasi quanto il suo corpo se non di più. Non sembrava ostile, ma Talys non aveva mai avuto buoni rapporti con gli animali: era lo zimbello del villaggio quando era piccolo, l'unico mezzo Silvano completamente incapace con gli animali. Talys sospirò e si sedette dando le spalle al fuoco con la spada piantata davanti a se, senza perdere di vista quella piccola sagoma curiosa. Vedeva i suoi occhi chiari inclinarsi prima da una parte poi dall'altra: lo stava studiando. Vide con la coda dell'occhio un pezzo di carne secca che aveva avanzato dalla cena, lo prese e lo lanciò verso la creatura. La vide saltare e indietreggiare di alcun centimetri, per poi avanzare di nuovo lentamente, quasi strisciando per terra: poi la strana lucertola mangiò il pezzo di carne con voracità, solo dopo averlo annusato sospettoso per alcuni istanti. Per poco Talys non scoppiò a ridere, ma si trattenne, non poteva fare rumore in quel luogo. Rimasero a fissarsi a lungo, fino a quando il turno di Talys si concluse.
    La creatura si allontanò nel momento esatto in cui il Vyckque si svegliava. L'elfo sprofondò nel sonno pensando che almeno, grazie a quella lucertola, non si era lasciato soffocare dalle tenebre che lo circondavano.

    ***


    Nell'aria si avvertiva un aroma diverso, Vyckque lo aveva avvertito prima di partire: avrebbe capito che si trovavano in prossimità della tana dell'Ur'gar'toith dall'odore dell'aria. I fiori in cui amava sistemarsi, nascondevano l'odore della carne in putrefazione delle sue vittime. Talys non credeva fosse possibile una cosa del genere, non c'era odore naturale che conoscesse capace di nascondere decine di cadaveri in decomposizione.
    «Questa è una tecnica usata da molte piante demoniache, quelle più abili in questa tecnica illusoria sono le Tamoran, ma non devi preoccuparti di loro, non se ne trovano all'interno delle montagne, ma in alcune parti dei confini esterni sì. Si riconoscono dalle luci rosse,brillano sempre per attirare le vittime, spera di non imbatterti mai in quelle piante. Sono degli immensi fiori rossi che ti attirano per poi avvolgerti e portarti verso le loro grandi bocche. Riposano su cumuli di cadaveri. Sei fortunato che in queste regioni siano rare, ho sentito parlare di terre che possiedono intere foreste di Tamoran. Io le ho viste solo da lontano, ma mi hanno raccontato cose terribili su di loro.»
    Le parole del diavolo gli tornavano alla mente, in quei luoghi anche le piante erano più pericolose che nel suo mondo. Ripensando alla descrizione che aveva fatto Vyckque delle Tamoran, con estrema probabilità si era imbattuto in qualcosa di molto simile durante la guerra, a Taur Mori, il Bosco Cupo. Lì Talys aveva rischiato grosso. Scacciò quel ricordo, non aveva tempo per pensare a certe cose, doveva concentrarsi solo sul fiore da recuperare e tornare ad Hadramarrias, la sicurezza della città gli mancava per non parlare dei cristalli che la illuminavano.
    Vyckque lo condusse in un'ampia caverna, da cui si diramavano diverse gallerie; l'odore dei fiori proveniva da una di quelle se non da tutte.
    «Bene elfo, tu da quale parte suggerisci di procedere?»
    «Io?! Ma se non vedo più in là di un paio di metri.»
    «La prova è la tua mica la mia, io l'ho già superata.» Talys fu costretto a dargli ragione, doveva decidere lui. Inspirò profondamente e cercò di concentrarsi sullo spostamento d'aria e sull'odore. Da quello che poteva intuire, quelle gallerie erano molto simili ad un labirinto. Questa era la prima volta che doveva basarsi solo sull'olfatto, ma poi gli venne in mente una cosa: si appiattì per terra, portando la spada dietro la schiena e iniziò ha cercare segni sulla roccia. Se la creatura era grande come gli era stata descritta e aveva tutti quegli artigli, doveva per forza lasciare tracce del suo passaggio. Seguire le impronte era stata l'unica cosa che i Silvani erano riusciti a insegnargli. Non impiegò molto a trovare quello che cercava: c'erano molte incisioni sulla roccia, più o meno profonde e indicavano direzioni diverse. Il diavolo lo osservava strisciare per terra, divertito da quello strano comportamento. Poi Talys si alzò di colpo, allarmato.
    «Dobbiamo andarcene! Sta arrivando!» Vyckque sbiancò anche se il suo compagno non poteva vederlo. Iniziarono a guardarsi attorno alla disperata ricerca di una via d'uscita; il terreno iniziava a vibrare sotto i loro piedi, sembrava che non fosse una creatura soltanto. L'elfo fu attratto da un rumore verso la parete sinistra; afferrò Vyckque per un braccio e dopo averlo condotto alla parete lo fece salire seguendolo subito dopo. Si arrampicarono per alcuni metri fino ad arrivare ad una sporgenza di roccia sopra una delle gallerie.
    Pochi secondi dopo videro, l'elfo si limitò a intravedere, la sagoma scura dell'Ur'gar'toith precipitarsi fuori da una delle gallerie laterali, inseguendo un'altra creatura molto più grande di lui, ma che urlava terrorizzata. Rimasero in silenzio ad assistere alla scena, Talys poté solo sentire gli artigli dell'Ur'gar'toith lacerare la carne della sua prede, che si dimenava terrorizzata. La lotta durò pochi istanti, poi tornò il silenzio, interrotto solamente dal rumore umido del sangue che gocciolava e dai brontolii soddisfatti del predatore. L'odore penetrante dei fiori venne mitigato dal sangue quasi rancido della vittima; era un miscuglio di aromi nauseabondo.
    Alcuni minuti dopo l'Ur'gar'toith sparì, trascinandosi dietro la preda in quella che doveva essere la galleria principale; ma loro rimasero in silenzio per quasi in ora prima di tentare di parlare.
    «Direi che abbiamo trovato il nostro amico.» fu Talys il primo a parlare, avvicinandosi all'orecchio del diavolo e parlando nel modo più sommesso possibile.
    «Come facevi a sapere che stavano arrivando?» il diavolo fece altrettanto, non voleva rischiare più del necessario.
    «Stavo cercando di capire la direzione principale con l'aiuto delle impronte; quando ho sentito la terra tremare, ho immaginato che fosse lui. Cos'era l'altra cosa? Non sono riuscito a vederla.»
    «Si chiama Moonark, è un enorme verme con alcune centinaia di zampe. Non sono eccessivamente aggressivi, ma lo possono diventare se istigati a dovere; con l'Ur'gar'toith non aveva possibilità.»
    «Come ha fatto a non sentirci?»
    «Come puoi percepire da solo, l'odore del sangue del Moonark è molto intenso, inoltre ci sono i fiori: non proteggono solo le sue carcasse e noi eravamo con il vento a favore. Siamo stati molto fortunati. Faremo meglio a spostarci, tra un po' la corrente potrebbe cambiare.»
    «Perlustriamo una delle altre gallerie?» Vyckque annuì, era la scelta migliore, almeno adesso sapevano dov'era entrato e per alcune ore sarebbe stato impegnato. Tornarono nell'atrio in cui era avvenuto lo scontro, la roccia era resa scivolosa dal sangue fetido della creatura, i due cercarono di evitarlo, ma era ovunque: sembrava quasi che il Moonark fosse esploso. Iniziarono ad addentrarsi in una galleria laterale più piccola, in questo modo l'Ur'gar'toith avrebbe avuto più difficoltà a seguirli e a muoversi se li avesse percepiti. La via era indicata dalla lama di cristallo del diavolo, che risplendeva debolmente davanti a loro. Talys continuava a lanciare occhiate nervose alle sue spalle, continuava a sentire una presenza dietro di loro, ma non vedeva mai niente. -Starò diventando paranoico.-
    La galleria diventava sempre più stretta: in alcuni punti furono costretti ad appiattirsi contro una parete per riuscire a proseguire. Fu un sollievo quando trovarono uno slargo attraversato da un torrente. Dovettero quindi proseguire attraversando l'acqua, Vyckque non era contento, ma era inutile tornare indietro. Proseguendo per alcune centinaia di metri arrivarono in un'altra camera, molto più grande della precedente, ma la sua superficie era completamente occupata da un lago sotterraneo, solo una piccola riva vicino alle pareti era priva di acqua, anche se piccole onde la lambivano delicatamente.. Talys vide il diavolo irrigidirsi, poi lanciare occhiate nervose alle pareti della caverna, alla ricerca di un riparo. Si diresse verso un anfratto situato a circa tre metri dal livello del lago, poco più avanti da dove si trovavano loro. Vyckque osservava il lago preoccupato cercando di avanzare il più rapidamente possibile, verso il riparo e allo stesso tempo cercare di non avvicinarsi più del necessario all'acqua. Il diavolo rinfoderò la spada e si arrampicò in fretta lungo la parete costatando successivamente che anche quell'anfratto faceva parte delle numerose gallerie secondarie che si diramavano in quei luoghi.
    «Questo posto è un dannato labirinto.» Talys era appena salito e osservava sconsolato la galleria che si perdeva nell'oscurità.
    «Addentriamoci, non mi va di restare vicino all'acqua, ci possono essere cose ben peggiori dell'Ur'gar'toith dentro al lago.» l'elfo non si oppose e lo seguì senza fiatare. L'odore dei Shyliss era diventato più leggero, sparendo quasi completamente. «Ci dobbiamo essere allontanati dalla tana dell'Ur'gar'toith, se la galleria non cambia direzione più avanti ci conviene tornare indietro, ma per adesso proseguiamo ancora un po'; non voglio dormire vicino all'acqua. Non abbiamo più il vento a favore, forse è per questo che non sentiamo più l'odore dei fiori.»
    Loro stavano camminando lungo il percorso principale, ma Talys vide durante il tragitto almeno altre quatto gallerie secondarie che si diramavano verso altre direzioni. Quella che stavano percorrendo si ripiegava su se stessa, formando un'ampia curva che aggirava il lago, prima salendo poi cambiando nuovamente pendenza. Tutto questo Talys lo apprese alla "sera" quando si fermarono per la cena, lui aveva perso completamente l'orientamento, contrariamente a Vyckque che sapeva esattamente in quale direzione si erano mossi e dove si trovavano.
    «Proseguiremo in questa direzione anche domani, dovremmo essere tornati indietro e magari troviamo anche un'uscita. Preferirei non dover riattraversare l'acqua, ma se non c'è un'uscita agibile dovremo tornare indietro. E di corsa anche.»
    Quella "notte" c'era qualcosa di diverso nell'aria, si sentivano profondi ruggiti gutturali che provenivano dalla fine della galleria: riecheggiavano tra le pareti senza sosta. Era un suono profondo, quasi gracchiante, ma aveva due toni distinti, le due teste dell'Ur'gar'toith avevano voci diverse: una più profonda e una leggermente più stridente. Quella fu una conferma, la galleria proseguiva verso la tana principale della creatura, bisognava solo scoprire se l'uscita fosse sufficientemente larga da permettergli il passaggio, ma soprattutto che fosse in un punto abbastanza nascosto da impedire all'Ur'gar'toith di accorgersi di loro. Anche l'odore dei fiori era tornato dopo che il vento aveva cambiato nuovamente la sua direzione.

    ***


    L'uscita era larga poco più di mezzo metro nella parte più ampia, e era una semplice crepa che correva lungo la parete. Vyckque si sporse dall'apertura e osservò con attenzione la camera che si apriva sotto di loro Quando ritornò verso la galleria, sembrava soddisfatto.
    «Sei fortunato, siamo più in alto rispetto al pavimento della caverna, siamo verso metà dell'altezza complessiva. Riesci a vedere qualcosa?» Talys si sporse, ma tutto quello che riusciva a vedere erano ombre sfuocate, se non si contavano le cose a pochi metri da lui illuminate dalla flebile luce dell'orecchino. L'unica cosa che riusciva a intuire, era che la camera era ampia ed il profumo degli Shyliss era molto intenso.
    «Vedo a pochi metri dal mio naso, praticamente nulla.» Vyckque si appoggiò alla parete meditando, c'era una sola possibilità. Si sfilò la cintura a cui era assicurata la spada e la tese all'elfo.
    «Facciamo un cambio, solo per adesso. Ti presto la mia per illuminarti il percorso, ma dopo la voglio indietro. Per adesso l'Ur'gar'toith non c'è, ma potrebbe tornare, e noi non abbiamo tempo per tornare indietro e percorrere un'altra strada. Per certi versi abbiamo avuto fortuna, per altri no; non avrei voluto che arrivassimo proprio qui. Purtroppo questa è una zona che non conosco bene.» si scambiarono le spade e Talys si assicurò la lama di cristallo sulla schiena priva del fodero, in questo modo avrebbe avuto una luce più intensa a disposizione, mantenendo allo stesso tempo le mani libere.
    La crepa si apriva direttamente sulla parete; anche se non era perfettamente liscia, presentava pochi appigli. L'elfo si concentrò sull'odore, il profumo era ovunque, ma alla sua destra sembrava più intenso. -Tanto vale tentare.- si appiattì contro la parete e con una mano iniziò a cercare un appiglio.
    L'avanzata fu di una lentezza esasperante, e un paio di volte rischiò di cadere di sotto; impiegò quasi un'ora per vedere e raggiungere una di quelle piante, probabilmente ne aveva superate tantissime, ma non le aveva viste, non poteva allontanarsi troppo dalla parete o rischiava di cadere. Arrivò a quella dannata pianta e riuscì a strapparla con le mani coperte dai guanti, così facendo i piccoli aghi sulle foglie non sarebbero stati un rischio, e infilarla nel tascapane assicurato alla cintura.
    -Metà del lavoro è fatta. È andata meglio di quanto pensassi.- i muscoli del suo corpo erano tesi in modo doloroso a causa della posizione in cui era costretto a muoversi. Era arrivato a metà strada, quando perse la presa e precipitò di sotto.
    Cadde con un leggero tonfo in piedi; poi le gambe cedettero e si ritrovò per terra in un lago di sangue putrefatto, pezzi d'interiora e ossa. -Maledizione!- Talys si guardò attorno preoccupato, ma per il momento sembrava che non stesse arrivando nessuno. Si mosse il più silenziosamente possibile, la spada continuava ad illuminargli la strada. Sentì un fischio leggero e capì che Vyckque gli stava dando un indicazione per la direzione da seguire. Non aumentò il passo, il terreno era scivoloso e rischiava di cadere su alcune ossa; era stato fortunato per il momento, meglio non rischiare troppo facendo rumori inutili. Iniziò ad arrampicarsi solo quando pensò di essere sotto la crepa. Aveva appena iniziato a salire, quando dalle gallerie iniziò a provenire il rumore degli artigli dell'Ur'gar'toith che stridevano sulla roccia: si stava avvicinando. -Merda!- Cercò di aumentare la velocità, sperando che non lo sentisse. La creatura iniziò a muoversi irrequieta per la sua tana, percependo che qualcosa non andava, ma non riuscendo a capire cosa fosse. Talys ringraziò l'aroma dei fiori e il sangue fetido in cui era caduto: per il momento sembrava non vedere la traccia di calore del suo corpo. L'elfo aveva superato la metà della scalata, ed era quasi arrivato alla crepa, quando la sporgenza in cui era appoggiato il suo piede destro cedette e rotolò lungo la parete, fino ad affondare in una pozza di sangue putrido. Le teste dell'Ur'gar'toith si voltarono simultaneamente nella sua direzione, non le vedeva, ma le sentiva fiutare l'aria e avvicinarsi a lui. -Merda!!- Non aveva più importanza fare in silenzio, voleva solo tornare al sicuro nella galleria. Mentre saliva gli ultimi metri, piccoli frammenti di roccia continuavano a staccarsi dalla parete, rotolando sul putrido pavimento, facendo ringhiare la bestia. Le pesanti zampe frantumavano le ossa che calpestavano, Talys si sentì afferrare per una mano e trascinare verso l'alto, mentre la roccia sotto di lui si sgretolava, all'impatto con la spessa corazza dell'Ur'gar'toith. Sentì una delle due teste, o forse entrambe, sfiorargli i piedi, ma Vyckque lo stava aiutando a salire, trascinandolo verso la galleria. Con la mano libera dalla presa del diavolo, Talys si sfilò la spada dalla schiena per agevolare il passaggio verso l'apertura. Fu in salvo in pochi istanti. Si accasciò per terra, in un lago di sudore, stremato. Con gli arti che gli tremavano, mentre all'interno della caverna la bestia continuava a colpire con violenza la parete di roccia.
    «Dobbiamo muoverci Talys, non possiamo restare qui.» l'elfo si alzò a fatica, recuperò la sua spada e insieme iniziarono ad allontanarsi.
    «Cosa facciamo se ci aspetta all'ingresso?»
    «Ci pensiamo quando e se succederà. Sono creature irascibili, potremmo restare nascosti per un paio di giorni, ma ci conviene allontanarci il più in fretta possibile.»
    «Se è furioso non è meglio evitare?»
    «No, se è furioso significa che non starà attento e potremo aggirarlo.»
    «Ho capito. Se io sono un Drarbagh tu sei un Ur'gar'toith.» Vyckque si voltò verso l'elfo e lo vide ridere. Il suo primo impulso fu quello di prenderlo a pugni, ma alla fine scoppiò a ridere anche lui: una risata nervosa, per scaricare la tensione accumulata fino a quel momento.
    Fecero esattamente come aveva suggerito il diavolo, proseguirono a passo forzato fino ad arrivare all'uscita sul lago. Stavano camminando sul bordo di roccia vicino all'acqua, il diavolo avanzava veloce, mentre Talys lo seguiva affaticato; il sangue putrido in cui era caduto sporcava l'acqua ad ogni passo che faceva. Sentirono uno strano sibilo; la prima reazione dell'elfo fu di guardare l'acqua, mentre Vyckque cercava di capire da che creatura provenisse quel suono.
    «Merda!» il diavolo si voltò verso Talys, che guardava sconvolto la superficie del lago che iniziava ad agitarsi. Lunghi tentacoli uncinati uscirono dalle scure acque e si diressero verso di loro.
    «Corri!» Vyckque scattò non appena le vide e Talys lo seguì non facendoselo ripetere due volte. Riuscirono a immettersi nel corridoio, saltando e schivando la maggior parte dei tentacoli: Talys fu colpito comunque al fianco da uno di essi, mentre stava per buttarsi nel tunnel. I lunghi arti della creatura li seguirono per quasi dieci metri, poi non riuscì più a proseguire. L'acqua era aumentata nella galleria per colpa dell'inseguimento di quella cosa, ma nonostante quello l'essere acquatico non riuscì a inseguirli oltre. Quando furono sufficientemente al sicuro, i due, stremati, si fermarono per riprendere fiato.
    «Che cos'era quella cosa?!» la voce di Talys era quasi un rantolo, era distrutto.
    «Non ne ho idea, poteva essere un Gumogh o una Kelshcirr. Difficile da dire, non sono stato a guardare i tentacoli con attenzione. Deve averlo attirato il sangue che impregna i tuoi vestiti, sono stato un'idiota a non pensarci. Stai bene? Sei ferito?»
    «Non è niente, solo un piccolo graffio. Che ne diresti di mangiare qualcosa, per poi darci nuovamente alla fuga?» Vyckque era d'accordo. Estrasse dal tascapane un po' di carne secca e iniziarono a mangiarla al buio e in completo silenzio; adesso oltre ad essere esausti erano persino fradici. Fortunatamente le due sacche erano impermeabili e l'acqua non aveva contaminato il loro contenuto. Talys prese la pianta che aveva recuperato e la osservò con attenzione: l'aveva strappata senza troppe cerimonie, ma non sembrava eccessivamente rovinata. -Tutto questo casino solo per un fiorellino! Cazzo! E non è ancora finita.-
    Si rimisero in marcia poco dopo, cercando di muoversi il più rapidamente possibile; sentivano l'Ur'gar'toith che ruggiva e scalpitava in preda ad una furia cieca, e proprio come aveva previsto Vyckque, riuscirono a evitarlo proprio ascoltando i suoi ruggiti e il suono stridenti degli artigli sulla pietra che gli indicavano quale direzione aveva preso. Non si riposarono fino a quando non arrivarono al campo della prima sera; Talys era distrutto, aveva perso il conto dei giorni, ma sapeva bene che non poteva essere passata una settimana. Il graffio gli bruciava in modo impressionante, ma stringeva i denti e avanzava, non vedeva l'ora di tornare al sicuro, fuori da quei cunicoli oscuri.
    Erano quasi arrivati in prossimità della città, quando incontrarono una pattuglia che li riaccompagnò. I diavoli parlavano con Vyckque, chiedendo cos'era successo e com'era andata la prova, ignorando completamente l'elfo. Solo dopo aver sentito il resoconto di Vyckque iniziarono a lanciare occhiate sorprese verso Talys, che li seguiva silenzioso, continuando a premersi una mano sul fianco.
    Quando entrarono in città incontrarono subito Mosworvor; l'Arcidiavolo era molto sorpreso di vederli tornare così presto.
    «Avete fatto in fretta.»
    «Sì Mosworvor, siamo stati fortunati.» Vyckque s'inchinò salutando l'Arcidiavolo che gli sorrise caldamente. «Posso chiederti di far chiamare un tuo sacerdote? Talys è stato ferito o da un Gumogh o una Kelshcirr.» l'Arcidiavolo lo guardò con astio, ma annuì. Se l'elfo fosse morto nel suo clan, perché non gli aveva prestato i dovuti soccorsi, Zaymesyath si sarebbe incazzato in modo indescrivibile; meglio non rischiare.
    Talys si sollevò la maglia per vedere come procedeva la sua ferita; non l'aveva guardata durante la corsa e quando la vide si raggelò. Dal taglio si apriva un occhio nero che iniziò a fissarlo dal basso. Cadde per terra sconvolto.
    «Cos'è questo schifo!? Toglietemelo!» Vyckque andò a vedere cosa stava succedendo e imprecò.
    «Parassita!» Mosworvor si avvicinò all'elfo seduto per terra. Con un occhio che gli sporgeva dal fianco. «Devi stare tranquillo. Tra un po' arriverà il sacerdote e te lo toglierà.»
    «Devo stare tranquillo?! Sei diventato completamente idiota?!»
    «Non serve a nulla agitarsi.» Talys lo ignorò, si strappò parte la maglia scoprendo l'occhio, e affondò la mano nel fianco. Le dita avvolte nel guanto, entrarono nella carne aperta sotto lo sguardo attonito dei presenti. Il parassita emise uno dei suoi lamenti stridenti, e iniziò ad agitarsi all'interno del corpo del suo ospite, che però non si fece intimidire. Con un urlo, Talys afferrò completamente il bulbo oculare e tutto quello che ci stava attorno, e lo strappò dal suo corpo; il parassita gli rimase a contorcersi nella mano per un po', prima che Vyckque si riprendesse dallo shock, colpendo prima la mano dell'elfo con il piatto della lama, per far cadere il parassita e inseguito trafiggerlo con la punta della sua lama.
    Mosworvor non attese l'arrivo del suo sacerdote: posizionò le mani sul torace dell'elfo ed iniziò a controllarlo. Ne trovò altri tre. Affondò le mani nel corpo di Talys senza troppe cerimonie, e li estrasse; erano più piccoli del primo, ma comunque non erano da sottovalutare. Vyckque procedette a eliminarli, mentre Mosworvor li estraeva. Quando ebbe finito controllò ogni centimetro del corpo dell'elfo: dalla tesa ai piedi, senza trascurare nulla, poi rimarginò la ferita principale. Quelle che lui gli aveva inferto per strappargli i parassiti si erano rimarginate non appena aveva estratto le mani. La sacerdotessa che era stata mandata a chiamare arrivò pochi attimi più tardi, non riuscendo a capire cosa fosse successo: vedeva solo alcune chiazze bruciate vicino allo straniero sdraiato per terra e sovrastato dal suo signore.
    «Bisogna purificarlo Ryntiadra; aveva quattro parassiti addosso. Pensaci tu.» l'Arcidiavolo vide Talys che si spostava, cercando di allontanarsi dai diavoli e di rimettersi in piedi. «Dove credi di andare tu, ragazzino?»
    «Devo vomitare.» così dicendo Talys si appoggiò a un muretto poco distante da lui, rigettando sul pavimento quel poco che aveva mangiato in quelle ultime ore, prima di collassare.
     
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