Ac'Hadurta

storia fantasy originale (ovviamente yaoi)

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  1. doitsu_chan
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    <3 Cara io guardo i tuoi? interessi... ahahah xDDD
     
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    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

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    CITAZIONE (nelith @ 7/10/2012, 22:26) 
    Su su che Talys è probabilmente il nome più semplice di tutta la storia :shifty:
    Se vuoi posso anticiparti che ci sarà una piccola scena hot tra Kyra e Zay a breve :mmh:

    uh uh interessante!!!!!! :mmh:

    CITAZIONE (nelith @ 7/10/2012, 22:26) 
    Anch'io non vedo l'ora di scoprire cos'ha in mente...dannato bastardo <_< io amo gli spoiler...ma il mio inconscio è sadico e non me li concede :fire: Sta anche usufruendo di un pg come guardiano che non appena mi avvicino per cercare di scoprire qualcosa inizia a frustarmi :çoç: (anche quel personaggio comparirà in questa storia, ma è stato "creato" nella precedente.)
    Mi perseguita!!! :wha:

    (si sono completamente fuori di testa...non fateci caso)



    CITAZIONE (nelith @ 8/10/2012, 10:23) 
    Il mio subconscio è uno st...ehm...lasciamo perdere che poi arriva l'altro e mi frusta :hurt:

    ahahahah mi fai morire :ahah: :ahah: :ahah: :ahah: :ahah:
     
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  3. nelith
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    Allora i titoli che metto ai capitoli sono ripugnati...non so nemmeno io perché ho iniziato a cercarli...ignorateli >_< Spero che comunque il capitolo vi piaccia :bonz:

    Capitolo III
    L'ospitalità ha un prezzo



    Talys passò altri due giorni al tempio, destreggiandosi tra i sorrisi di cortesia del sacerdote e le risatine maliziose delle ancelle. Aveva notato una cosa, che all'inizio gli era sfuggita: tutti i diavoli avevano lunghe code che arrivavano circa all'altezza della caviglia. S'intravedevano ondeggiare sinuose attraverso i vestiti. In un primo momento l'elfo le osservò perplesso ,non aveva mai visto nulla di simile, era attratto dal loro movimento ipnotico; era stato tentato più volte di afferrare quella del sacerdote, ma si trattenne: non voleva offenderlo o scatenare la sua furia, era quasi certo che potesse prendere quel gesto come una mancanza di rispetto. Zaymesyath non era più andato a trovarlo, quindi non poteva parlare con nessuno, visto che gli altri non sembravano capire la sua lingua. Passava la maggior parte del tempo affacciato alla finestra, ad osservare la città scolpita nella roccia ed a guardare la vita che brulicava nelle strade, ascoltandone i brusii e le risate. Molti dei diavoli che arrivavano al tempio lo osservavano curiosi affacciato alla finestra, ma quando lui si voltava, alcuni scappavano via ridendo.
    -Questi diavoli sono proprio strani. Non riesco a capire se posso fidarmi o no. Sembrano completamente diversi dai demoni, ma questo è l'Abisso dopotutto...- c'erano due guardie che lo seguivano ovunque quando usciva dalla sua stanza, non poteva lasciare il tempio per nessun motivo, infondo era come stare in prigione. L'Arcidiavolo gli aveva detto che era per il suo bene, ma lui non era abituato a restare fermo troppo a lungo, avrebbe voluto almeno fare un giro per la città.
    Il secondo giorno, mentre era seduto sul piccolo davanzale della finestra, bussarono alla porta , dalla quale entrò Kyrarsíl. Il diavolo s'inchinò leggermente e Talys scese dal davanzale e andò verso di lui ricambiando il saluto. Kyrarsíl passò alcuni minuti a squadrarlo da capo a piedi, soffermandosi prima sui suoi capelli neri non molto lunghi, che, a causa delle battaglie, si erano trasformati in un groviglio scomposto. Passò poi agli occhi ammirandone le sfumature verdi, un colore simile non lo aveva mai visto: la tonalità era più luminosa di tutte quelle che erano soliti vedere. Si soffermò anche sulle sue orecchie a punta; anche i diavoli possedevano quel tipo di orecchie, ma le sue erano completamente diverse: più lunghe e delicate. Aveva tre piccole cicatrici parallele sulla guancia sinistra, che andavano dall'orecchio alla bocca. Quando Kyrarsíl si rese conto di averlo fissato per troppo tempo senza dire niente, cercò di prodigarsi in un'infinità di scuse, arrossendo leggermente. Talys sorrise, anche loro lo trovavano strano come era logico supporre: lui era abituato a certe occhiate, non era mai stato molto comune nemmeno in mezzo agli elfi. -Se mi capisse gli chiederei della coda. - Ancora imbarazzato, il diavolo gli aprì la porta e lo invitò a seguirlo con un cenno della mano; Talys raccolse le due cose che ancora possedeva, e si affrettò a seguirlo. Fu condotto per la prima volta all'esterno: le ancelle lo salutarono sorridendo e sghignazzando tra loro, prima di tornare a occuparsi delle loro mansioni. Seguì Kyrarsíl lungo le strade della città, il diavolo lo vide guardarsi attorno sbalordito, ammirando ogni centimetro di ciò che vedeva. Anche alcuni diavoli ricambiarono quello sguardo ammirato, mentre altri non sembravano per niente contenti di vederlo. Una ragazza si allontanò dalla folla e si diresse verso l'elfo, tendendogli uno strano frutto giallo, grande quanto un pugno: Talys lo accettò e la ringraziò. Quando lo sentì parlare, la ragazza avvampò e corse via, ma una volta tornata al sicuro in mezzo ai suoi simili, riprese ad osservarlo imbarazzata . Talys si rigirò il frutto tra le mani, lo aprì leggermente e lo annusò: non era sicuramente la cosa più profumata che avesse mai sentito, ma sembrava buono. Ne strappò un pezzetto, e lo mangiò sotto lo sguardo sorridente della sua guida. Era dolce, anche se non molto, gli ricordava vagamente il miele ma con un retrogusto polveroso. L'elfo lo aprì a metà e ne tese una parte verso Kyrarsíl, che accettò con un sorriso. Proseguirono in silenzio, fino ad arrivare in un palazzo immenso. Contrariamente al resto della città, questo sembrava costruito a parte, non avevano adattato e sfruttato le immense colonne di pietra della caverna: si potevano vedere molto chiaramente gli stacchi dei vari blocchi di pietra che lo costituivano. La facciata esterna era liscia e senza il minimo abbellimento; Vi erano sei torri, che circondavano il corpo centrale più basso con un tetto a cupola. Man mano che si erano avvicinati al palazzo, il numero di guardie era visibilmente aumentato: anche tra di loro c'era chi guardava con odio Talys, e chi invece si limitava ad osservarlo incuriosito; comunque nessuno osò parlare o esprimere dissenso per la sua presenza in quel luogo. Erano tutti in divisa: indossavano lunghi pantaloni neri con rifiniture arancioni. L'unica differenza tra maschi e femmine era la parte superiore del busto: i primi indossavano solo un giustacuore di metallo, mentre le altre sotto il giustacuore un corpetto di pelle. Erano tutti armati, ma non ne avevano una sola tipologia: variavano dalle lance alle spade, dai pugnali alle armi pesanti. Talys li guardava ammirato, alcune di quelle armi erano di metallo ma altre no, sembravano intagliate nel cristallo. Un'altra cosa che l'elfo notò fu che chi possedeva le armi di cristallo indossava una divisa leggermente diversa. -Saranno i "graduati", chissà che tipo di arma ha la mia guida... -
    Kyrarsíl lo condusse attraverso l'ampio portone di pietra, sul pavimento vide la gigantesca spada a due lame avvolta nelle fiamme, rimase ad ammirarla a lungo: il diavolo tossicchiò un paio di volte per attirare la sua attenzione, e proseguire così il loro cammino. Talys si riscosse, ma continuò a ripensare alla raffigurazione di quell'arma: se avesse incontrato nuovamente Zaymesyàth, gli avrebbe chiesto di poter vedere quel tipo di arma. Il suo desiderio fu esaudito, perché il diavolo lo condusse proprio dal suo signore: era in un'ampia sala ricca di librerie, un paio di poltrone e un divano erano posizionati davanti ad un camino incassato nella parete opposta ai libri. L'Arcidiavolo appena lo vide, si alzò e gli diede il benvenuto, mentre Kyrarsíl chiudeva la porta alle sue spalle rimanendo con loro nella stanza.
    «Ben arrivato. Mi sembra che tu ti sia ripreso completamente.»
    «Sì, la ringrazio per l'ospitalità e per la gentilezza che mi ha riservato.» Zaymesyàth sorrise e lo invitò a sedersi.
    «Non ti preoccupare, per me è stato un piacere.»
    «Per lei forse, per alcuni dei diavoli no.» l'Arcidiavolo inarcò un sopracciglio e il suo sorriso si allargò leggermente.
    «Sei stato infastidito da qualcuno?»
    «No nessuno, anzi una ragazza mentre venivo qua, mi ha regalato un frutto: era anche piuttosto buono.» Zaymesyàth si rivolse al compagno per sapere cosa fosse successo, e Kyrarsíl glielo raccontò senza problemi, apparendo molto compiaciuto della cosa: ma disse anche che una buona parte dei diavoli non gradiva la sua presenza nella città, erano pochi quelli che sembravano felici della sua presenza. Comunque sia, la maggior parte rimaneva ancora neutrale. L'Arcidiavolo sembrò piuttosto soddisfatto, non si aspettava che lo accettassero tutti, in più era ancora da decidere se sarebbe rimasto con loro.
    «Direi che come inizio non è andata poi così male. Sarai ospite a palazzo, qui potrai essere sorvegliato con più attenzione e non correrai il rischio di fare brutti incontri con diavoli astiosi. Non è mia intenzione tenerti prigioniero, ma devi capire che noi non siamo un popolo aperto e non tutti vedranno bene il tuo arrivo. Questo luogo ti proteggerà da una possibile folla inferocita, ma anche tra gli Arcidiavoli qualcuno desidera la tua morte.» l'elfo spalancò leggermente gli occhi, ma cercò di mantenere la calma. «Anche qui ti conviene stare in guardia, cercherò di impedire che ti sia fatto del male, ma non posso promettertelo purtroppo; tu sei sopravvissuto a una guerra contro i demoni, e ad un tuffo nel Tark'Dush, non credo che sia facile eliminarti.»
    «No, non è facile, fortunatamente ho la pelle dura; lei non può fare niente per impedirgli di eliminarmi?» Zaymesyàth sogghignò.
    «Cerco di intromettermi il meno possibile. Vedila come una sfida: se sopravvivi, ti guadagnerai il diritto di stare in mezzo a noi, altrimenti ... chi non sa difendersi non vive a lungo in questi luoghi. Noi non possiamo perdere tempo, e la vita di alcuni dei nostri guerrieri, per proteggere qualcuno che non appartiene nemmeno al nostro popolo.» quella notizia spaventò Talys fin nel profondo, chiuse gli occhi e inspirò profondamente.
    «Capisco ... » era in un modo ostile e disarmato, gli avevano appena detto che non gli importava nulla della sua sorte, nonostante lo avessero salvato. Era una contraddizione, ma non poteva farci nulla. Rimasero in silenzio per alcuni minuti, poi la voce dell'Arcidiavolo lo riscosse dai suoi cupi pensieri.
    «Posso sapere a che tipo di elfi appartieni?»
    «Sono un sangue misto: mia madre era una Silvana, un'elfa dei boschi, era un druido, mentre mio padre un elfo dell'ombra.»
    «Anche tuo padre era un cavaliere?»
    «Non che io sappia, ma ne dubito.» vedendo la perplessità nello sguardo dell'Arcidiavolo proseguì con un sospiro. «Non l'ho mai conosciuto, e gli elfi dell'ombra non sono propriamente una bella razza: lui stuprò mia madre, per questo i Silvani non mi hanno mai accettato tra loro, ed io scelsi la via della strada. Durante quella guerra, mi sono ritrovato a ringraziare per la prima volta il sangue di mio padre: io non sono morto come gli altri elfi dei boschi, non avendo un legame molto stretto con la natura, io sono sopravvissuto.»
    «Credo di capire, quindi saresti più resistente anche nel vivere qui, dato che non hai bisogno di un contatto diretto con la natura.»
    «Direi di sì, ma se potessi fare un giro fuori ogni tanto sarei comunque più felice.» -Sempre che prima non mi ammazzino. - si tenne quell'ultima frase per se, preferiva non essere irrispettoso nei confronti di Zaymesyàth, che si alzò e fece qualche passo nella stanza.
    «Questo non posso promettertelo, per uscire da questo luogo senza correre rischi avresti bisogno di una maschera di láurfor, e quelle maschere vengono date solo ai Yrrioth, le guardie.»
    «Senza non potrei?»
    «Potresti, ma moriresti. Quelle maschere permettono di filtrare l'aria velenosa dell'Abisso, immagino che tu abbia notato il cristallo che illumina la nostra città.»
    «È un po' difficile non notarlo.» l'Arcidiavolo sorrise.
    «Quel cristallo, insieme a molti altri sparsi per la città, purifica l'aria rendendola respirabile per noi: è per questo che tu qui vivi bene. Sfortunatamente il nostro è un popolo rigoroso: per indossare una maschera devi essere un Yrrioth, tutti gli altri non possono, ed è considerato un crimine usarla se non si appartiene a quella categoria. Kyrarsíl è stato molto generoso con te prestandoti la sua, ma eri privo di sensi, l'ha fatto per salvarti la vita: tu non te ne sei impadronito, quindi abbiamo sorvolato su questo dettaglio. Lui è il mio Danarm Yrrioth, potrei tradurlo come "Guardia Suprema": il generale in capo del mio clan, nonché dell'esercito, la sua parola è seconda solo alla mia.» Talys rimase in silenzio per qualche istante, riflettendo e cercando di assimilare quanto gli era stato appena rivelato, poi si voltò verso il diavolo.
    «Ma lui sta bene?» Zaymesyàth lo guardò perplesso, non capendo cosa volesse dire. «Se aveva la maschera, significa che l'aria è velenosa anche per lui: non ne ha risentito?» l'Arcidiavolo rimase in silenzio per alcuni istanti, poi scoppiò in una profonda risata baritonale che fece sobbalzare sia l'elfo che Kyrarsíl.
    «Kyra, lo sai cosa mi ha appena chiesto? Se tu stai bene per aver inalato l'aria esterna, mentre lui aveva la tua maschera.» il diavolo spalancò gli occhi sorpreso e si voltò verso Talys arrossendo leggermente.
    «Io non ho problemi con l'aria esterna, ma se posso, preferisco non respirarla.» l'Arcidiavolo tradusse e spiegò ancora alcune cose.
    «Non tutti i diavoli sono sensibili all'aria mefitica dell'esterno, anche se la maggior parte ne risente: comunque sia la sensibilità varia da individuo a individuo. Kyra è uno dei più insensibili, ma preferisce in ogni modo la maschera.»
    «Quindi non ci sono possibilità per me di possederne una ... »
    «Ne riparleremo quando, e se sopravvivrai all'attentato che stai per ricevere. Adesso sarai accompagnato nella tua stanza, potrai farti un bagno e rilassarti senza ancelle curiose che ti spiano. Un servitore verrà a chiamarti per la cena. » Talys si era alzato, inchinandosi leggermente in segno di saluto e si era diretto verso la porta, stava per uscire insieme a Kyrarsíl quando la voce di Zaymesyàth risuonò ancora.
    «Un'ultima cosa Talys, noi qui abbiamo una certa etichetta, in pubblico non puoi rivolgermi la parola e aspettarti che io ti risponda: possiamo parlare liberamente solo quando saremo soli noi tre, o noi due, ma dubito che resteremo mai soli, io e te. Lo so, è una cosa che non sopporto neppure io, ma i diavoli potrebbero offendersi; quindi meglio non provocarli, ne va della tua salute.» l'elfo si limitò ad annuire, non poteva opporsi, non era la prima volta che s'imbatteva in strane usanze; non si sarebbe sorpreso per così poco. Per tenere un simile comportamento, i diavoli dovevano nutrire un rispetto reverenziale nei confronti dell'Arcidiavolo.

    †††


    Kyrarsíl lo condusse prima attraverso un corridoio, dove incrociarono alcune guardie; poi lungo un'ampia scalinata, portandolo verso i piani superiori di una torre. Talys si aspettò di entrare in una stanza piccola, magari appartenente alla servitù, quando la porta fu aperta, si ritrovò in una stanza che avrebbe fatto invidia a molti nobili del suo mondo. Era bianca o di un grigio molto chiaro, i tendaggi e la tappezzeria della stanza erano di tutte le sfumature del verde. Variavano da tonalità cupe, tendenti al grigio, quasi malinconiche, ma comunque sia erano estremamente affascinanti.
    -Se l'ha fatto di proposito ha compiuto un gran bel lavoro, ma è più probabile che già esistesse questa stanza e che abbia pensato di farmi mettere qui. Comunque sia è stato molto gentile; Come se volesse farmi trascorrere dei bei momenti, prima di farmi ammazzare.- si voltò verso il diavolo che lo stava fissando allegro, sembrava volergli chiedere qualcosa ma che evitasse, ben sapendo che non si sarebbero intesi. Kyrarsíl aprì una porta laterale e gli mostrò il bagno, ma Talys era più interessato all'ampia finestra davanti al letto, da cui si vedeva buona parte della città e del palazzo sottostante. Ammirò l'enorme cristallo sulla volta della caverna, lo guardava spesso da quando si era risvegliato li, e da quella finestra poteva avere una visuale migliore: ne era affascinato, e adesso che sapeva a cosa servisse, aveva acquistato un fascino ancora maggiore. Il diavolo lo salutò poco dopo, uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle, lasciandolo finalmente solo. Talys si diresse verso il bagno e fece scorrere l'acqua, iniziandosi a lavare non appena la vasca fu riempita; impiegò molto tempo a districare i nodi che si erano formati nei suoi capelli. Avrebbe fatto prima a tagliarli, ma non ne aveva voglia, e adesso di tempo ne aveva in abbondanza.
    Indossò i vestiti che gli avevano fatto trovare sul letto: gli stavano un po' grandi, ma erano meglio dei suoi così logori, consumati e macchiati dal sangue dei numerosi demoni uccisi.
    Studiò nei minimi dettagli la stanza, valutando bene da che parte potesse arrivare il sicario, se avesse avuto un'arma, sarebbe stato più sicuro, ma era ovvio che non gliene avrebbero concessa una; dopotutto era un estraneo, loro non potevano fidarsi,e lo stesso valeva per lui.
    -Non che io possa compiere grandi imprese, armato di spada e da solo contro un'intera città. Non sono mica il Mietitore; se fosse arrivato lui qui, avrebbe sterminato la città senza problemi. Anche se credo dipenderebbe dalla forza di questo strano diavolo ; o magari avrebbe cercato un dialogo... Che razza di prova è, affrontare disarmato uno dei loro sicari? Maledizione! Mi hanno condannato a morte.- inspirò profondamente, non poteva farci niente: avrebbe dovuto aspettare e vedere cosa sarebbe successo, sperando di essere abbastanza bravo da sopravvivere.

    †††


    Nelle terre di Meefelm, lungo il confine orientale degli Ac'Hadurta, all'interno di Larwer, il palazzo di Bremorlos, lui e Banatrane discutevano animatamente, come al solito.
    «Dannata puttana! Come hai osato intrometterti nei miei piani?!»
    «Come ho osato io?! Tu demone impotente hai intralciato la mia avanzata nelle terre del clan dei Belmorra! È tutta colpa tua se hanno scoperto i miei soldati! Negli Ac'Hadurta bisogna muoversi in silenzio! Dopo tutti questi secoli non lo hai ancora capito? Ignorante di un Lord che non sei altro!»
    «Non osare parlarmi in questo modo, femmina!»
    Banatrane ringhiò e colpì il demone con un pugno facendolo cadere dalla sedia e rotolare per terra. «Puttan... » la donna gli schiacciò la trachea con un piede, sovrastandolo. Banatrane era una donna dai corti capelli grigio piombo, solo una ciocca era lunga sul lato sinistro della testa, dietro all'orecchio, ed arrivava fino al fianco. Il torace magro era avvolto in uno stretto corpetto di pelle che comprimeva ancora di più il seno scarso, mentre lunghi pantaloni da viaggio avvolgevano le sue gambe. Era mediamente alta, con gli occhi dello stesso colore della terra bruciata: sottili pupille da rettile fissavano con odio il demone sotto i suoi piedi.
    «Non osare più chiamarmi in quel modo, o te ne pentirai amaramente ...» Bremorlos la fissava dal basso, trattenendo a stento la collera: stava per replicare quando qualcuno bussò alla porta. Banatrane sollevò il piede e lo lasciò andare, dandogli la possibilità di assumere un aspetto più decoroso per ricevere il servitore. Dopotutto, quello era il suo palazzo. Il Lord era un demone massiccio e molto alto: i capelli lunghi e neri perennemente spettinati gli davano un aspetto confusionario. I suoi occhi erano dello stesso colore della cenere intrisa di sangue, e le pupille erano di qualche tonalità più chiara rispetto alle iridi. Sul suo corpo vi erano numerose cicatrici, in memoria di battaglie passate, affrontate e vinte.
    «Spero che quest'intrusione sia dovuta a qualcosa di estremamente importante.» la sua voce era un ringhio gutturale, ma il servitore non se ne preoccupò: quello che aveva da consegnargli lo avrebbe reso "felice". Si fece coraggio e avanzò seguito da altri quattro demoni.
    «Milord, abbiamo trovato questi nei pressi degli Ac'Hadurta.» vennero gettate ai suoi piedi tre creature agonizzanti. Lui e Banatrane li osservavano sbigottiti e al tempo stesso estasiati.
    «Devono essere arrivati qua con il ritorno di Asmodeus nell'Abisso: se non sbaglio è precipitato poco tempo fa. Un gran bel regalo, Asmodeus non c'è che dire.» la voce suadente della donna accarezzò l'aria facendo rabbrividire tutti i presenti.
    «Non crederai di prenderne uno, spero?»
    «Io non lo credo, lo esigo: come risarcimento per avermi fatto perdere tutto il terreno conquistato nei pressi del clan di Belmorra.»
    il Lord ringhiò, ma non si oppose; non voleva dover combattere anche contro di lei. «Voglio lui. Portatelo nei miei alloggi; provvederò personalmente. Mandi tu un messaggio ad Asmodeus per ringraziarlo della cortesia?» la risata crudele di Bremorlos risuonò nella stanza, mentre la sua compagna afferrava per i capelli la creatura prescelta, trascinandola fuori dalla porta.
    «Grazie Asmodeus, mai avrei pensato che tu fossi così gentile. Andiamo, Ir'nysi ci aspetta: non temete piccole e fragili creature luminose, ci divertiremo.» accarezzò i volti degli esseri e rise ancora. Uscì dalla stanza seguito dai servitori, che trasportavano le due creature restanti, e si diresse verso il tempio, lì il suo sacerdote avrebbe provveduto al da farsi.
     
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    CITAZIONE (nelith @ 12/10/2012, 15:31) 
    Allora i titoli che metto ai capitoli sono ripugnati...non so nemmeno io perché ho iniziato a cercarli...ignorateli >_< Spero che comunque il capitolo vi piaccia :bonz:

    ahahah tranquilla, a me i tuoi titoli piacciono e mi sembrano anche pertinenti con i cap. ^^

    comunque, anche questo cap. mi è piaciuto. ora Talys è costretto a vivere nel palazzo, chissà cosa gli capiterà...me curiosa *^*
    aspetto con ansia di leggere il prossimo cap. grazie infinite (ringrazia anche il tuo subconscio da parte mia :uk: )
     
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  5. nelith
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    :fufu: piccolo capitolo con scena hot :fufu: proprio come ti avevo anticipato qualche settimana fa Yuki
    Spero vi piaccia ^_^


    Capitolo IV
    Scontri e incontri



    Come Zaymesyath aveva promesso, un servitore andò a bussare alla sua porta alcune ore dopo. Lo seguì senza dire nulla, tanto non avrebbe capito ed era inutile sprecare fiato. Notò che il servitore lanciava rapide occhiate verso di lui, senza però soffermarsi troppo: come se avesse paura ma che allo stesso tempo la curiosità lo divorasse. -Se avessi un'arma sarei pericoloso, ma in questo stato...- quando entrò nella sala da pranzo vide che Zaymesyàth aveva già preso posto a tavola: l'Arcidiavolo sollevò lo sguardo per salutarlo e spalancò leggermente gli occhi quando lo vide, per poi passarsi una mano tra i lunghi capelli dorati. Kyrarsíl notando quello strano comportamento si voltò verso l'elfo e rimase a bocca aperta; i capelli che prima sembravano neri, in verità erano verde scuro con alcune ciocche più chiare. Anche la pelle aveva un colore completamente diverso, più luminosa e più chiara, anche se aveva delle strane sfumature, come ombre scure che si formavano in rapporto con la luce: era una caratteristica difficile da descrivere. L'unica cosa rimasta inalterata erano gli occhi che fissavano perplessi Kyrarsíl, non capendo il suo sbalordimento. L'Arcidiavolo attirò l'attenzione del compagno, che subito si affrettò ad avvicinarsi, dopo che si fu riscosso da quel momento di meraviglia. Zaymesyàth gli sussurrò alcune parole all'orecchio e il diavolo congedò tutti i servitori; la tavola era già stata apparecchiata, quindi nessuno sarebbe arrivato a disturbare. Quando tutti furono usciti l'Arcidiavolo invitò Talys a sedersi accanto a lui, alla sua sinistra mentre Kyrarsíl prese posto a destra.
    «Posso sapere perché lui mi guardava in quel modo? Non è la prima volta che mi vede. »
    «Ma è la prima volta che ti osserviamo pulito. Un cambiamento notevole, che mai avrei ritenuto possibile.» il diavolo dai capelli viola scuro borbottò qualcosa, visibilmente imbarazzato. «Ti porge le sue scuse per averti guardato con tanta insistenza, lo hai ammaliato.» notando l'incredulità dell'elfo, Zaymesyàth rise e iniziò a mangiare ciò che gli era stato servito, mentre il suo compagno faceva altrettanto, cercando di evitare in tutti i modi l'ospite che sedeva con loro. Mangiarono in silenzio e una volta terminato, Kyrarsíl chiamò i servitori che arrivarono a sparecchiare. Il cibo era buono e abbondante, anche se aveva sempre quel retrogusto amarognolo di cenere e polvere; alcuni piatti sapevano anche di qualcosa di metallico, come se fosse sangue. Quando furono nuovamente soli, Talys provò a parlare ancora.
    «Posso farle qualche altra domanda? » vedendo che il diavolo annuiva proseguì. «Immagino che non potrò chiedervi un'arma da usare per difendermi dal sicario? »
    «Mi dispiace, ma non posso: senza, poi contare sul fatto che nessuno sa che stai per essere attaccato. Il solo avertelo detto è un vantaggio.»
    «Mi dovrò accontentare.»
    «Se vuoi un'arma, puoi sempre provare a strapparla dalle mani del tuo avversario.» Talys sospirò rassegnato notando il ghigno malizioso che si era disegnato sulle labbra dell'Arcidiavolo.
    «Ho come l'impressione che non sarà un'impresa facile.» dopo alcuni minuti di silenzio, osò chiedere un'altra cosa che lo tormentava da un po'. «Tutti i diavoli hanno la coda giusto?»
    «Sì. C'è chi la nasconde sotto i vestiti e chi no, come per le corna, alcuni le mettono in mostra altri, invece preferiscono evitarlo. Come mai questa domanda? »
    «Qualche giorno fa avrei voluto toccare quella del sacerdote, o comunque una coda in generale ... » notando l'espressione sconvolta del diavolo s'interruppe di colpo.
    «Non ti conviene farlo, potrebbe essere pericoloso. I diavoli non gradiscono che la si tocchi, non da tutti almeno. È una grave mancanza di rispetto fare una cosa simile, a meno che tu e il diavolo in questione non siate in rapporti molto ... ehm... profondi...capisci cosa intendo? » l'elfo aggrottò la fronte, non comprese subito, e quando capì l'unica cosa che disse fu solo "Oh." Kyrarsíl aveva assistito perplesso a tutto lo scambio di battute, e sospirò visibilmente frustrato per non riuscire a partecipare alla conversazione ed essere costretto a farsi tradurre dal suo signore.
    «C'è qualcosa che vorresti chiedere al nostro ospite?» Zaymesyàth aveva notato la sua "frustrazione" e si offrì di alleviare le sue pene.
    «Non lo so, avrei troppe cose da chiedergli. »
    «Comincia con una domanda.»
    «È uno spadaccino?» l'Arcidiavolo si voltò verso l'elfo e tradusse per lui il quesito di Kyrarsíl.
    «Sì, la spada è l'arma che preferisco, ma sono un autodidatta: so usare, più o meno, quasi tutti i tipi di arma, tranne le pesanti ovviamente, non sono abbastanza forte per maneggiarle correttamente.» Zaymesyàth tradusse per il diavolo che fece subito una nuova domanda.
    «Chiede come te la cavi con la lancia.»
    «Che tipo di lancia? » quando l'Arcidiavolo tradusse gli occhi di Kyrarsíl s'illuminarono. «Non è detto che abbiamo gli stessi tipi di arma.»
    «Lui si riferisce a un arma lunga da corpo a corpo, con una lama quasi triangolare piuttosto grande posta sulla cima. È sia da corpo a corpo che da lancio. »
    «Da noi le lance sono un po' diverse, però i bastoni ferrati li so usare, quindi dovrei cavarmela con quel tipo di arma in mischia.» il diavolo quando sentì la traduzione sembrava veramente felice.
    «Se sopravvivrai, ti sei trovato qualcuno da affrontare. È curioso di conoscere il tuo stile di combattimento. »
    «Se sopravvivo e non cerca un combattimento all'ultimo sangue, sarò più che felice di accontentarlo. » tutta la felicità di Kyrarsíl si spense in un istante , non appena si ricordò dell'attentato che l'elfo stava per subire.
    «Non posso stare di guardia io?»
    «No.» il diavolo sospirò, fissando lo sguardo sul pavimento, quindi non riuscì a vedere lo sguardo divertito del compagno.
    Talys aveva iniziato a notare che la luce del cristallo esterno stava diventando sempre più flebile e con sfumature sempre più tendenti al rosso: sembrava un tramonto. La stanza veniva illuminata da altri globi; a quanto sembrava in quella città tutta l'illuminazione fosse data dai cristalli, non usavano il fuoco.
    L'elfo tornò nei suoi alloggi, la strada non era difficile e riuscì a trovarli senza difficoltà, anche se Kyrarsíl lo accompagnò fino alla porta. Si salutarono con un mezzo inchino e si congedarono; prima di entrare nella stanza Talys lanciò una rapida occhiata al diavolo, e vide la lunga e sinuosa coda nera che ondeggiava rilassata. Sorrise tra se e si chiuse la porta alle spalle. Rimase per un po' affacciato alla finestra, osservando il lento cambiamento della luce ormai completamente rossa. I diavoli continuavano a muoversi lungo le strade della città, ma erano meno di quella mattina.
    Quando si decise ad andare a dormire, si tolse la maglia e andò a letto: la temperatura era costante per tutto il tempo, ma era piuttosto bassa e le coperte erano pesanti. Il letto era comodo, e in poco tempo sprofondò nel sonno: mesi di battaglie lo avevano stremato.

    †††


    Dormì alcune ore, poi si svegliò di scatto rotolando giù dal letto. Quando si alzò per vedere cos'era successo vide un diavolo inginocchiato sul letto con una lunga lama piantata nel materasso, là dove fino a pochi istanti prima Talys dormiva tranquillo. Gli anni di guerra lo avevano stancato, ma gli avevano donato sensi invidiabili. Il diavolo lo fissava con odio ed estrasse lentamente la lama non perdendolo di vista. L'elfo si allontanò di qualche passo dopo essersi messo in piedi, la luce rossa del cristallo illuminava la stanza riflettendo sulla spada sottile. La prima cosa che notò dell'arma è che non era il tipo di spada a cui era abituato: la lama era con un solo taglio e leggermente curva. Non fece in tempo a osservare altri dettagli che il diavolo gli fu addosso per la seconda volta; nonostante l'assalitore si muovesse con velocità invidiabile, sembrava preda della collera ed i colpi non erano precisi quanto avrebbero potuto, quindi Talys riuscì ad evitarli ricevendo solo leggeri tagli sul torace. Valutò attentamente come si muoveva il diavolo, osservava ogni dettaglio del suo stile: capì in pochi passaggi che quando faceva una finta a destra spostava il peso del suo corpo sulla sinistra. L'elfo sorrise, e il diavolo s'irritò ancora di più, dato che continuava a evitare i suoi fendenti; ma Talys non poteva continuare a schivare in quel modo per tutta la notte, doveva ribaltare la situazione, prima di essere troppo stanco per fare qualunque mossa. Lo spadaccino cambiò obbiettivo e iniziò a mirare alla testa: alcune ciocche di capelli verdi caddero verso il pavimento, ma l'elfo non si spaventò per così poco. Tentò di colpirlo ad una gamba per farlo sbilanciare, proprio nel momento in cui il diavolo preparava la sua solita finta: il colpo andò a segno e il sicario barcollò, deviando leggermente il fendente ma non cadde. Talys s'insinuò verso di lui, la lama sottile gli sfiorò il viso mentre si avvicinava, senza però ferirlo: ruotando si mise con la schiena contro il suo torace, era più basso di lui anche se non di molto, e lo colpì con una gomitata al plesso solare togliendoli il respiro. Con la stessa mano colpì il polso che sosteneva la spada: gli afferrò il braccio con entrambe le mani e fece leva torcendogli contemporaneamente il polso. Il diavolo fu scaraventato contro la porta della stanza, proprio mentre la spada cadeva a terra tintinnando. Mentre il diavolo si massaggiava la testa intontito per essere finito sulla parete opposta del corridoio, Talys afferrò la spada e gliela puntò alla gola obbligandolo all'immobilità.
    Il rumore della colluttazione e della porta che si rompeva, attirò l'attenzione delle guardie che sorvegliavano l'interno del palazzo: arrivarono di corsa con le armi spianate e videro l'elfo che puntava una delle loro spade alla gola di una guardia. Riconobbero immediatamente lo stemma del clan, e uno dei due che arrivarono per primi riconobbe anche il diavolo: la guardia sbiancò quando capì che l'elfo aveva disarmato uno dei loro elementi più abili.
    «Resta qui e tienili d'occhio entrambi, che non si muovano. Io vado a chiamare Zaymesyàth.» il suo compagno annuì mentre l'altro spariva e altre guardie arrivarono per capire cosa fosse successo. Rimasero tutti in silenzio, l'unico rumore che si udiva, era il respiro affannato dell'elfo che continuava a tenere la presa salda sulla lama, ferma conto la gola del diavolo che lo fissava con occhi sbarrati.

    †††


    Le zanne di Zaymesyàth erano piantate nel collo del suo compagno, seduto cavalcioni su di lui che iniziava a muoversi con maggior energia mentre l'altro, con una mano, tirava delicatamente la coda scura che si era avvolta attorno al suo braccio. I sospiri di Kyrarsíl diventarono sempre più simili a gemiti, e affondò le unghie nella schiena del compagno che non sembrava affatto dispiaciuto. L'Arcidiavolo si mosse dentro il suo corpo, spostandosi e riuscendo a mettersi in ginocchio, Kyrarsíl urlò durante quel movimento e venne pochi istanti dopo. Il diavolo cadde stremato all'indietro, con le gambe ancora avvolte attorno alla vita di Zaymesyàth. All'Arcidiavolo erano cresciute due grandi corna dorate, che dalle tempie si torcevano all'indietro e la sua coda era avvolta attorno alla gamba di Kyra, che respirava affannosamente sotto di lui.
    «Vuoi ancora andare a fare la guardia all'elfo?» gli occhi neri di Kyrarsíl lo osservarono vacui.
    «Se ti dico di si, continuiamo? » l'Arcidiavolo sorrise malizioso.
    «Tu fai tanto il timido e poi invece ... » con la mano che non era schiacciata dal corpo del diavolo, Zaymesyàth graffiò con i lunghi artigli rossicci il petto del compagno che fremette. «Sei già pronto per ricominciare?» il sorriso di Kyrarsíl fu una risposta sufficiente, lo afferrò per un braccio e lo trascinò verso di se. Il bacio fu lungo e appassionato: le zanne dell'Arcidiavolo graffiarono la lingua e le labbra di Kyra mentre questi accarezzava delicatamente le sue corna arcuate. Kyrarsíl lo sentì irrigidirsi nuovamente dentro il suo corpo: non si era mai sfilato. Stava per ricominciare a muoversi sopra di lui, quando la porta fu aperta di colpo; il diavolo che aveva appena fatto il suo ingresso, non alzò nemmeno lo sguardo verso il letto, cadde in ginocchio con la fronte sul pavimento.
    «Chiedo umilmente perdono mio signore!» Zaymesyàth inspirò profondamente per cercare di calmarsi, mentre le sue corna sparivano nuovamente; Kyrarsíl la pensava diversamente, i suoi occhi erano diventati completamente neri e sembrava sul punto di voler saltare alla gola dell'intruso, se non fosse stato per la presa dell'Arcidiavolo sulle sue braccia non si sarebbe trattenuto. La voce di Zaymesyàth risuonò gelida nella stanza, e la guardia tremò in preda al terrore.
    «Mi auguro che ci sia un valido motivo per questa interruzione.»
    «Si mio signore. Chiedo umilmente perdono! »
    «Parla.»
    «Vyckque del clan dei Darphyrer, ha appena attaccato il vostro ospite.» a quelle parole gli occhi di Kyrarsíl tornarono normali, ma si rattristò.
    «Oh no. Proprio Vyckque.» L'Arcidiavolo ignorò il commento del suo compagno e fisso la guardia perplesso: c'era qualcosa che non gli era chiaro.
    «Come fai a dire che sia proprio lui?»
    «L'ho visto mio signore.»
    «Mentre fuggiva?»
    «No mio signore, dopo che quell'essere luminoso lo ha disarmato e gli ha puntato la sua stessa lama alla gola. » l'Arcidiavolo e il suo compagno rimasero a bocca aperta per alcuni istanti. La guardia non osò alzare lo sguardo, ma percepì i loro movimenti e sentì il frusciare dei vestiti che venivano indossati. Kyrarsíl lo colpì a un fianco, e il soldato si alzò mantenendo sempre lo sguardo basso.
    «Muoviti e precedici.» tutti e tre uscirono velocemente dalla stanza, e successivamente anche dagli appartamenti dell'Arcidiavolo.
    Quando arrivarono davanti alla stanza di Talys la scena era immutata: le guardie fecero si fecero da parte per far passare il loro signore e la guardia suprema. L'elfo li intravide con la coda dell'occhio, ma non si spostò di un millimetro, continuando a tenere la lama premuta sulla gola del diavolo. Le luci nel corridoio si fecero più intense a un battito di mani dell'Arcidiavolo, e Talys poté vedere i colori del suo assalitore: aveva i capelli tra l'azzurro scuro e il blu, non eccessivamente lunghi, arrivavano poco sotto le spalle, gli occhi erano dello stesso colore, anche se apparivano un po' più chiari. Sotto il suo occhio destro era tatuata una piccola lacrima rossa, mentre sul giustacuore di metallo erano incise due spade incrociate e una gemma rossa a goccia nel loro punto d'incontro; le else delle due spade erano due corna nere che salivano verso l'alto, inarcandosi leggermente.
    «Vyckque del clan Darphyrer, mai avrei pensato di vederti qui.» quando il sicario sentì la voce gelida dell'Arcidiavolo, digrignò i denti frustrato. Kyrarsíl afferrò per il braccio l'elfo e si fece consegnare la spada; una volta che si fu liberato dell'arma, Talys fece alcuni passi indietro, finendo accanto a Zaymesyàth. La mano calda dell'Arcidiavolo si appoggiò sulla sua spalla ma non lo guardò.
    «Alzati e vieni nella sala del consiglio.» si girò e indicò a Talys di seguirlo, Kyrarsíl fece altrettanto con il sicario. Le guardie li seguirono in reverenziale silenzio, fino alla stanza delle convocazioni. Questa volta fu l'Arcidiavolo in persona a convocare i capo clan, e loro, non aspettandosi una convocazione per quella notte ci misero un po' ad arrivare. La prima che arrivò fu Ashestris, seguita da Yarlanee e Sayuragath, poi tutti gli altri. Tutti gli Arcidiavoli erano leggermente scompigliati, e quando videro che in piedi in mezzo alla stanza c'era Zaymesyàth si allarmarono.
    «Come mai questa convocazione improvvisa? » Yarlanee si guardava attorno perplessa, poi vide un diavolo di sua conoscenza. «Vyckque? Che ci fa tuo figlio a Hadramarrias, Sayuragath?» l'Arcidiavolo sbiancò nel vedere suo figlio tenuto per un braccio da Kyrarsíl, che con l'altra mano impugnava la sua spada.
    «Hai mandato addirittura Vyckque a fare il lavoro sporco, Sayura?» la voce di Zaymesyàth li fece rabbrividire tutti, nessuno escluso, e Vyckque cadde in ginocchio.
    «Ho fallito padre.»
    «Immagino che Kyrarsíl fosse di guardia... » Sayuragath manteneva a stento la rabbia, ma anche la preoccupazione si faceva strada sul suo volto severo.
    «No, Kyrarsíl era impegnato con me. È stato lui a sconfiggerlo.» l'Arcidiavolo si spostò sulla sinistra e mostrò Talys, che fino a quel momento era rimasto immobile alle sue spalle, affannato e sanguinante. Ashestris e Yarlanee lo fissarono a bocca aperta, mentre Sayuragath lanciò un'occhiata furibonda verso il figlio.
    «Sayura, non lo farò condannare a morte non perché è tuo figlio, ma solo perché è uno dei nostri guerrieri migliori, e non possiamo permetterci simili perdite. Comunque, resterà da me come prigioniero, e verrà punito pubblicamente domani. Se attenterai per una seconda volta alla vita di Talys,ucciderò Vyckque, e qualunque altro sicario mi manderai. Lo stesso vale per Mosworvor, o per chiunque voglia provarci.» Yarlanee tratteneva a stento una risata, mentre Ashestris era molto più interessata all'elfo che a quello scambio di parole con Sayuragath.
    La maga parlò rivolgendosi a Talys senza farsi scrupoli, ignorando tutti gli altri.
    «Quindi sei tu l'elfo appena arrivato.» lui sussultò sorpreso da quella voce, l'accento era molto più marcato, come quello di Zaymesyàth e le parole erano più difficili da comprendere. «Mi capisci?» l'arcidiavolo sembrava triste per non aver ottenuto subito una risposta.
    «Si mia signora, abbastanza bene.» gli occhi delle due donne s'illuminarono quando sentirono la voce melodica dell'elfo, e anche Vyckque si voltò verso di lui sorpreso, rimanendo a bocca aperta.
    «Devo avere una voce orribile per te.»
    «No mia signora, è solo il suo accento molto ... "particolare". » Ashestris sorrise, e continuò a fissarlo meravigliata.
    «Sei tu quello che è caduto da noi per colpa di Asmodeus?»
    «Chi mia signora? »
    «Asmodeus, il Lord che è stato evocato nel tuo mondo.»
    «Non conosco il suo nome.»
    «Non ha importanza, è l'unico Lord che ha attraversato le dimensioni da millenni.»
    «Ashestris che state dicendo?! Che cosa dice?! Lo voglio sapere!» la maga ignorò Yarlanee che cercava in tutti i modi di attirare la sua attenzione, e continuò a rivolgersi a Talys.
    «Posso sapere qual è il tuo nome?»
    «Io sono Talys figlio di Séndil di Erial-Nár.»
    «Molto lieta di fare la tua conoscenza, io sono Ashestris capo clan degli Arewoncaradas. Sei un arcanista per caso?»
    «No mia signora, non ho ricevuto il dono della magia, io sono un cavaliere: uno spadaccino per la precisione.» l'Arcidiavolo sospirò ma si riscosse con una scrollata di spalle.
    «Peccato, mi sarebbe piaciuto conoscere incantesimi di altre dimensioni. Come hai sconfitto Vyckque? »
    «Vyk.... » si voltò verso il diavolo che lo aveva attaccato e i loro sguardi s'incrociarono nuovamente, questa volta non c'era astio in quegli occhi azzurri, solo perplessità e meraviglia. «È il suo nome? Vyk.. »
    «Vyckque.» fu il diavolo stesso a pronunciare il suo nome, come se avesse voluto aiutarlo.
    «Vyck...que. » ci mise un po' a pronunciarlo correttamente, ma alla fine ci riuscì. «Sono riuscito a disarmarlo e ad intontirlo scaraventandolo contro la parete.»
    «Ashestris!» la maga sospirò e riassunse brevemente quanto Talys le aveva detto.
    «Ma che bravo spadaccino! Ci servono individui come te.» l'elfo la guardò perplesso non capendo, ma dallo sguardo che aveva intuito che doveva essere un qualche complimento.
    «Non ti capisce è inutile che gli parli. »
    «Tu però la parli la sua lingua! Traduci per lui. » Ashestris fu costretta a fare da interprete tra Yarlanee e Talys; le diavolesse sembravano più che raggianti nell'apprendere così tante cose sul nuovo arrivato, che quasi si dimenticarono degli altri e del motivo della loro convocazione. L'elfo fu "costretto" a parlare delle sue origini, del suo mondo e della guerra che stava combattendo; grazie alla traduzione della maga anche tutti gli altri diavoli presenti nella sala poterono capire ciò che stava raccontando.
    Sayuragath fu il primo a spezzare quello strano dialogo tra l'elfo e i due Arcidiavoli: era molto alterato.
    «Posso sapere che cos'avete intenzione di fare con quell'essere?!»
    «Mi sembra logico, ha dimostrato di saper combattere e molto bene anche, visto che ha battuto uno dei tuoi sicari migliori, potrà restare con noi. » quando Zaymesyàth parlava tutti i diavoli presenti nella stanza abbassavano la testa, solo Talys osservava la scena non capendo bene cosa stesse succedendo, non osava fare domande di sua iniziativa preferendo non intromettersi in quel delicato equilibrio: percepiva chiaramente la tensione nell'aria, l'unico che sembrava rilassato era il suo ospite, che restava immobile al suo fianco sorridente. Mentre tutti gli Arcidiavoli erano inchinati, lui si voltò verso l'elfo e ammiccò, sembrava molto soddisfatto per quello che stava accadendo. Yarlanee fu la prima a parlare di nuovo.
    «Quindi entrerà a far parte di uno dei nostri clan? »
    «Mai! » Sayuragath era disgustato all'idea, e tra quei due ricominciarono le solite discussioni.
    «E cosa vorresti farne? Buttarlo fuori dagli Ac'Hadurta senza maschera e protezioni? Oppure preferiresti rispedirlo nel suo mondo?» le zanne acuminate dell'Arcidiavolo sporsero dalle sue labbra, mentre la coda nera alle sue spalle frustava l'aria frenetica.
    «Se fosse possibile rispedirlo nel suo mondo Sayuragath, avrei già provveduto, ma non possiamo aprire portali verso altre dimensioni, e tu lo sai bene. E prigioniero dell'Abisso esattamente come noi. Dovrai accettarlo, rassegnati.» era strano sentir parlare Ashestris in questo modo e Zaymesyàth ne fu molto soddisfatto: tre degli Arcidiavoli, anche lui s'inseriva nel gruppo, lo avevano accettato senza alcun problema, altri due sembravano ancora indecisi mentre solo Sayuragath e Mosworvor sembravano contrari. Anche senza di lui sarebbero rimasti in stallo.
    «Lui non è uno di noi Zaymesyàth! Come possiamo accoglierlo? »
    «Ysyannos invece era uno di noi, come abbiamo potuto allontanarlo?» quando pronunciò quel nome Ashestris sibilò furiosa mentre gli altri, tranne Sayuragath, annuirono. Alla fine anche lui dovette arrendersi.
    «E sia. Ma esigo che venga costantemente sorvegliato. Non mi fiderò mai di quell'essere!» prima di congedarsi lanciò un'occhiata furiosa al figlio che aveva fallito il suo compito, poi svanì. Quando fu sparito Yarlanee urlò di gioia e chiese ad Ashestris di spiegare all'elfo cosa fosse successo. La maga lo riassunse in poche parole dicendogli che era stato accettato, e che adesso non doveva più temere Arcidiavoli astiosi.
    «Se potessimo rimandarti nel tuo mondo, lo avremmo già fatto, ma non possiamo.»
    «Lo so, nessuno scappa dall'Abisso, è un discorso che mi hanno già fatto in un tempio di Selilmawyn: ciò che entra nell'Abisso non può più uscirne ameno che qualcuno non evochi da altri mondi, e solitamente chi evoca chiama demoni maggiori, non caduti.»
    «Anche perché solitamente chi precipita qui e non appartiene alla stirpe demoniaca, muore. Tu sei stato molto fortunato a imbatterti in Kyrarsíl.» Talys si limitò ad annuire, ricordava bene il diavolo che aveva cercato di ucciderlo e l'intervento provvidenziale di Kyrarsíl.
    Zaymesyàth richiamò le guardie e fece condurre Vyckque nei sotterranei, dove avrebbe passato il resto della notte in attesa della punizione, che si sarebbe tenuta il giorno successivo. Kyrarsíl andò con lui, lasciando l'Arcidiavolo solo con Talys. I rappresentanti dei clan si congedarono tutti non appena Vyckque fu condotto fuori dalla stanza; Yarlanee lanciava occhiate deluse verso l'elfo, avrebbe voluto continuare a parlare con lui, ma capiva che lo scontro con il diavolo lo aveva sicuramente provato. Ci sarebbero state altre occasioni.
    Alla fine rimasero solo Talys e Zaymesyàth nella stanza delle convocazioni.
    «Posso chiedervi cos'è successo?»
    «Vyckque sarà punito domani per aver attentato alla tua vita.»
    «Se riusciva nel suo intento sarebbe stato punito?»
    «Ovviamente no, come facevo a sapere che era stato lui.» qualcosa nel sorriso malizioso dell'Arcidiavolo gli fece capire che stava mentendo, avrebbe capito senza ombra di dubbio che era stato quel diavolo ad ucciderlo, ma non sarebbe stato interessato ad eliminarlo, dato che aveva dimostrato la sua superiorità nello scontro. Talys sospirò, almeno per stanotte sarebbe stato al sicuro. «Non temere, nessun altro tenterà l'impresa o farò uccidere sia l'autore dell'attentato che Vyckque.»
    «E questo dovrebbe rassicurarmi?»
    «Vyckque è il figlio di un Arcidiavolo, nonché uno dei nostri soldati migliori: nessuno si auspica la sua morte nonostante il suo pessimo carattere. E se per colpa di qualche folle io fossi costretto a ucciderlo, il padre non sarebbe contento e farebbe una strage. Nessuno oserà mettere a repentaglio la sua vita.» L'Arcidiavolo sembrava convinto, quindi l'elfo non osò ribattere, conosceva quel popolo meglio di lui. «Ti farò preparare un'altra stanza.»
    «Non è un problema.»
    «La porta è sfondata e il letto è stato trapassato da una lama.»
    «Ho dormito in luoghi decisamente meno confortevoli.» Talys sorrise per sdrammatizzare la situazione, non voleva abusare dell'ospitalità di Zaymesyàth: ma qualcosa nello sguardo del diavolo gli fece morire il sorriso sulle labbra.
    «Non tollero che un mio ospite passi la notte in quelle condizioni, non discutere.» Talys annuì, non era sua intenzione offenderlo. Una volta usciti dalla stanza, l'Arcidiavolo convocò un servitore e lo fece condurre in un'altra stanza sempre nella stessa torre della precedente. Appena si appoggiò sul letto sprofondò nel sonno, ignorando le ferite che ancora sanguinavano leggermente e che sporcarono le lenzuola.
     
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    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

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    CITAZIONE (nelith @ 19/10/2012, 11:26) 
    :fufu: piccolo capitolo con scena hot :fufu: proprio come ti avevo anticipato qualche settimana fa Yuki
    Spero vi piaccia ^_^

    :blo: :plurt: :chu:
    se non bastassero le faccine a far capire qunto mi sia piaciuto questo cap. te lo dico a nche a parole!!! bellissimo e coinvolgente!!!!
    la scena hot è fantastica (anche se mi sarebbe piaciuto fosse durata di più, mannaggia alla guardia!!!!! è_é ) e anche lo scontro è stato ben descritto, e bravo il nostro elfo, che si fa valere e ribalta il suo avversario! :uk: ben gli stà :tch:
    chissà ora cosa gli capiterà e se ci saranno nuovi sviluppi tra lui, Zaymesyath e Kyrarsíl (che mi sembrava molto interessato :mmh: )
    grazie infinite per il cap., mi ci voleva proprio per tirarmi su :yo:
    al prossimo aggiornamento :chu:
     
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  7. nelith
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    Chiedo umilmente perdono! >_< Ma venerdì ho avuto un po' di problemi con il nuovo capitolo e a casa non mi funzionava la chiavetta! :fuggy:

    Capitolo V
    Fallimento e punizione



    Kyrarsíl aveva accompagnato il prigioniero nelle segrete del palazzo e dopo aver congedato le guardie, rimase solo con lui. Il diavolo sospirò profondamente prima di parlare.
    «Come hai potuto farti battere da un esserino tanto gracile?» Vyckque rimase a bocca aperta quando sentì quella definizione.
    «Quello un esserino gracile, maestro?! Starà scherzando vero?! Mai visto qualcuno muoversi in quel modo: si è svegliato all'improvviso, proprio mentre stavo per trapassarlo e si è lanciato giù dal letto. Stava dormendo! E in più picchia come un Drarbagh.» il diavolo si toccò lo stomaco, dove Talys lo aveva colpito con una gomitata: si stava formando un alone violaceo. E il braccio destro non se la passava meglio, con estrema probabilità il polso era rotto e il gomito slogato. Quando elencò i danni subiti, Kyrarsil si alzò e uscì dalla cella chiamando una guardia e ordinandogli di andare a chiamare Radimaar. La guardia si limitò ad annuire e scattò verso l'esterno, mentre il diavolo tornava nella cella.
    «Ho fatto convocare il sacerdote, verrà a curarti subito.»
    «A cosa serve? Tanto domani verrò ferito nuovamente. Immagino che te ne occuperai tu della mia punizione ...»
    «Direi di sì, dopotutto sono l'esecutore.» Vyckque sospirò rassegnato, non poteva certo opporsi. Un altro diavolo sarebbe stato più delicato nel punirlo, temendo sia la sua ira che quella del padre; ed era per questo che era Kyrarsil, ad occuparsi della sua punizione.
    «Cosa mi farai?»
    «Cinquanta frustate.» il diavolo rabbrividì.
    «Cinquanta?!»
    «Hai ragione, forse sarebbe meglio cento; così forse impareresti la calma e il controllo.» Kyrarsil gli lanciò un'occhiata tutt'altro che amichevole e il diavolo deglutì preoccupato. «Hai fallito solo perché hai perso la pazienza! Lui era disarmato e tu sei un maestro di spada; dovresti vergognarti. Quando imparerai a controllare la tua rabbia? Quando imparerai a controllare le tue emozioni?»
    «Quello è bravo! Non è un incapace!» Vyckque fremette di rabbia, mentre il maestro infieriva senza alcuna pietà.
    «E tu sei un Tair Yrrioth! Talys era disarmato e stava dormendo, non hai scusanti! Restando qui cercheremo di riprendere i tuoi allenamenti per l'auto controllo.»
    «Talys? Lo chiami già per nome?» Vyckque lo guardò con odio.
    «Si Talys, è il suo nome. Non trovi che sia così carino?» la coda del Danarm Yrrioth si muoveva lentamente ondeggiando; vedendo l'espressione estasiata del suo superiore, Vyckque ne fu quasi disgustato, conosceva Kyrarsil da anni ma ancora non riusciva a capirlo. Il diavolo mutava atteggiamento con la stessa rapidità di un fiume sotterraneo; prima impetuoso e veloce poi, subito dopo lento e quieto.
    «Tu sei uno dei nostri guerrieri più potenti Kyrarsil, temuto dalla maggior parte degli Arcidiavoli, eppure in certe occasioni sembri veramente l'ultimo degli imbecilli.» qualcosa nell'espressione del diavolo cambiò, quell'aria innocente venne spazzata, via sostituita da un sorriso crudele, quasi perverso.
    «In tutta sincerità non m'importa di quello che pensano gli altri: meglio sembrare un idiota che esserlo non trovi?» Vyckque lo guardò sorpreso e anche vagamente spaventato.
    Alcuni minuti dopo furono raggiunti da Radimaar; aveva corso dal tempio al palazzo, quindi arrivò con il fiato corto. Si era mosso senza fare domande, non sapeva chi dovesse curare, ma quando vide Vyckque rimase comunque sorpreso: si aspettava che fosse l'elfo ad avere bisogno del suo aiuto.
    «Posso sapere che cos'è accaduto?» nonostante la sorpresa e la domanda, si chinò sul diavolo seduto sul pavimento della cella e gli prese tra le mani il braccio destro, notando che era quello che sosteneva con il sinistro. «È una bella frattura, anche il gomito ne ha risentito. Chi te lo ha fatto? »
    «Il vostro fragile elfetto.» Radimaar allontanò lo sguardo dal braccio e piantò i suoi occhi rossi in quelli azzurri del diavolo, notando per la prima volta la lacrima rossa sotto il suo occhio.
    «Sei del clan Darphyrer, ti hanno mandato per eliminarlo? Lui dov'è adesso? » fu Kyrarsil a rispondere.
    «In una nuova camera a dormire probabilmente, non è illeso ma quasi. » il sacerdote annuì, era sorpreso, ma non in modo eccessivo.
    «L'elfo è abile, ma non avrei mai pensato che potesse opporsi al sicario dei Darphyrer disarmato.»
    «Non è detto che quello che ci ha raccontato sia vero, come facevi a saperlo?» il sacerdote sorrise.
    «Tu non hai visto le sue cicatrici, non si notano a una prima occhiata, ha una pelle molto strana; bisogna cercarle o toccarlo. Se posso darvi un consiglio tenetevelo stretto, potrà esserci utile. I guerrieri lo sono sempre e uno come lui ancora di più: ci porterà tecniche nuove e rinfrescherà l'aria ormai stantia degli Ac'Hadurta.» il polso di Vyckque scricchiolò dolorosamente, ma si risaldò tra i gemiti di dolore del diavolo. «L'elfo come sta? Devo andare anche da lui?»
    «No, lui sta bene: ha solo qualche graffio.» Vyckque ringhiò, offeso da quella precisazione. «È inutile che ti arrabbi Vy, è la verità.»
    «Devo provvedere anche alle contusioni?»
    «No, tanto domani ne avrà di più. Lascialo soffrire un po'.» Radimaar annuì, non era un problema per lui.
    «Comunque vorrei vedere l'elfo.»
    «Non ti preoccupare per lui, ti ho detto che sta bene.» il sacerdote guardò Kyrarsil dritto negli occhi.
    «Sei un maestro dell'Irt Draupour Sîng Viînd?» il diavolo aggrottò la fronte perplesso e scosse ovviamente la testa in segno di diniego. «No? Allora lasciami fare il mio lavoro. Tu pensa a uccidere i demoni, che a curare i feriti ci penso io.» Radimaar sapeva esattamente chi fosse il diavolo che lo aveva fatto convocare, era impossibile ignorare la sua identità: sapeva che lui era il secondo di Zaymesyath e non solo, ma non tollerava che gli si dicesse come comportarsi. Con quella frase voleva sottolineare le diversità tra i loro due ruoli. Kyrarsil fu costretto ad annuire e ad accompagnare il sacerdote dall'elfo. Mentre si avviavano verso l'uscita, Vyckque parlò un'ultima volta.
    «Se non avessi fallito, quale punizione mi sarebbe toccata?» il Danarm Yrrioth sorrise, un sorriso strano e inquietante.
    «Punizione? Sarei venuto da te a farti i miei complimenti.»
    «Ma a te non piace quell'elfo?!»
    «Certo, ma non è un diavolo.» Kyrarsil uscì dalla cella accompagnato dal sacerdote, lasciando solo Vyckque.
    -Non riesco proprio a capirlo né lui né Zaymesyath ... ma probabilmente non vale solo per me. -

    ***


    Kyrarsíl non sapeva dove il suo Arcidiavolo avesse fatto sistemare l'elfo: sicuramente non nella stanza distrutta.
    Appena arrivarono al piano interessato, incrociarono una guardia che gli indicò la nuova stanza provvisoria. Quando entrarono Talys stava dormendo: il sangue aveva macchiato le lenzuola e le coperte, e nonostante la temperatura bassa della città nascosta, si era addormentato sopra di esse. Il sacerdote si avvicinò cauto, ma anche se era stato estremamente silenzioso, Talys saltò giù dal letto portandosi una mano al fianco, come se volesse afferrare qualcosa: il gesto automatico di un guerriero abituato a usare la spada. Radimaar sollevò le mani per fargli capire che non era armato. L'elfo impiegò alcuni istanti prima di riconoscerlo, poi si rilassò e ritornò a sedersi sul letto. Il sacerdote lanciò una rapida occhiata compiaciuta al diavolo che lo aveva accompagnato, e che aveva osservato incredulo la scena; erano pochi, anche tra i diavoli, quelli che potevano reagire in un modo simile accorgendosi di una presenza così silenziosa.
    «Che cosa ti avevo detto? Teniamocelo stretto uno così può sicuramente esserci utile. Zhyawtan-ser ci ha fatto un grande dono..»
    «Che siano i sensi del suo popolo a metterlo in guardia in questo modo? »
    «Anche, ma credo dipenda dall'allenamento, dagli scontri e dal luogo ostile in cui é capitato. »
    «Luogo ostile?»
    «É nell'Abisso, in mezzo ad un popolo di cui non conosce nulla e di cui non capisce la lingua. Senza contare che hanno cercato di ammazzarlo, nonostante non abbia fatto nulla di male e che pochi giorni prima gli avevano salvato la vita. Tu al suo posto non avresti i nervi a fior di pelle? Non saresti confuso e impaurito? Un mondo sconosciuto e privo di ogni cosa a lui nota o famigliare ... » Kyrarsil fu costretto a dargli ragione, non aveva pensato a questi dettagli. Talys li osservava perplesso, non capiva assolutamente nulle di ciò che stavano dicendo: l'unica cosa certa era che non avevano intenzioni ostili. Rimase immobile sul letto, limitandosi a guardarli e ad ascoltare la loro strana lingua dura e gutturale, ma che allo stesso tempo aveva un che di melodico: era completamente diversa dalla lingua demoniaca, non avevano nulla di simile. La lingua dei demoni era più simile a un insieme di ruggiti modulati, come se parlassero ringhiando; loro no, si potevano distinguere le parole mentre dialogavano, anche se non le comprendeva.
    Quando ebbe finito di parlare Radimaar, aggirò il letto e si avvicinò all'elfo sorridendo e tenendo sempre in mostra le mani. Talys lo lasciò avvicinare: si fidava di quel diavolo dagli occhi rossi. Il sacerdote appoggiò le mani sul suo torace e si accertò che le ferite fossero solo superficiali. L'elfo percepì uno strano e piacevole formicolio sulla pelle e poco dopo, tutti i tagli erano spariti. Radimaar gli prese il viso tra le mani, e lo girò a destra e a sinistra per osservare le ferite. Quando fu soddisfatto annuì e si alzò dal letto, si stava per allontanare quando cambiò idea e scostò le coperte, indicandogli di dormire sotto. Talys sorrise e ubbidì ringraziandolo nella sua lingua.
    I due diavoli lasciarono Talys nuovamente solo, forse questa volta sarebbe riuscito a dormire tranquillo.

    ***


    Talys dormì profondamente, per quel che gli era concesso dall'ambiente. Un servitore andò a bussare alla sua porta quando il cristallo aveva ripreso il suo colore neutrale, e il rosso era svanito segnando l'inizio della nuova giornata. L'elfo era già sveglio quando il servitore lo andò a chiamare; nel suo alloggio provvisorio non c'erano abiti, quindi tornò nella stanza verde. Prese le prime cose che trovò nell'armadio e dopo essersi cambiato, scese nella sala in cui aveva cenato la sera precedente; trovò ad attenderlo Zaymesyath,. Mentre il suo compagno ancora non si vedeva. Talys si guardò attorno, c'erano solo loro due, quindi si sedette al tavolo e parlò senza problemi.
    «Il guerriero con i capelli scuri ... Kyra... » gesticolò con una mano, non riuscendo a ricordarsi il nome, rassegnato proseguì lo stesso. «Lui non c'è oggi? »
    «Kyrarsíl è impegnato nell'allestimento del patibolo. »
    «Patibolo?! Volete uccidere quel ragazzino?!»
    «Ragazzino?» l'Arcidiavolo rise divertito. «Vyckque è uno dei nostri guerrieri migliori, è un Tair Yrrioth, una guardia d'elite, nonché figlio di Sayuragath, cioè l'Arcidiavolo che ti voleva morto: quell'individuo con i capelli corti neri, estremamente astioso. Vyckque non verrà ucciso, solo punito, sarà un duro colpo per il suo orgoglio: cinquanta frustate davanti al popolo. Non ne risentirà fisicamente, ma per il suo ego sarà terribile, come l'affronto della sconfitta. Uno come Vyckque non si piega facilmente e per lui il dolore non è insopportabile, ma è orgoglioso. Molto orgoglioso.»
    «Quindi proverà a vendicarsi.»
    «No, se ci tiene alla vita. Non preoccuparti di lui, ne tantomeno del clan dei Darphyrer, nessuno di loro oserà attaccarti ancora, lo stesso vale per Mosworvor dei Radimardduan. Sei al sicuro tra noi ora, hai dimostrato il tuo valore ora, e verrai accolto all'interno del mio clan dopo un'adeguata prova.»
    «Un'altra prova?»
    «Per diventare uno Yrrioth devi superare un esame. L'attentato era per dimostrare se eri degno di restare con noi, ora se vorrai entrare nel clan a tutti gli effetti dovrai trovare un occupazione utile, tu sei un guerriero e per essere nominato dovrai superare una prova, come tutti i diavoli che aspirano al ruolo di Yrrioth.»
    «Questo che cosa implicherà?» l'Arcidiavolo sorrise, e sorseggiò il liquido azzurrino che aveva nel bicchiere.
    «Obblighi e responsabilità. Ma prima di tutto dovremo risolvere questo fastidioso problema di comprensione, dovrai imparare la nostra lingua. »
    «Mi sembra piuttosto logico, anche perché dubito che andrò mai via da qui. »
    «Dall'Abisso non c'è via di fuga. Però tu mi sembri più rilassato del normale, non sembra che questa cosa ti disturbi. Non ti manca la tua casa? L'idea di non far più ritorno non ti spaventa? »
    «Io non ho mai posseduto una casa, non l'ho mai avuta. Dove sono cresciuto mi detestavano e non ho mai avuto un luogo che potessi chiamare "casa", ovunque andassi mi sentivo sempre fuori posto. Appartengo a due mondi distinti, senza appartenere a nessuno dei due. Se fossi sopravvissuto alla guerra, sarei partito per una destinazione ignota. Viaggiare per Alil-Gambor, è il nome elfico del mio mondo, o in un mondo diverso non fa differenza. L'unica cosa che mi dispiace, è aver perso degli amici, e non avere più la possibilità di vedere il Mietitore all'opera.»
    «Il Mietitore? » l'elfo stava per rispondere quando entrò nella stanza Kyrarsil: s'inchinò e prese posto accanto a Zaymesyath. Osservò prima il suo compagno, poi Talys.
    «Ho interrotto qualcosa?»
    «Talys mi stava raccontando del suo mondo.»
    «Qualcosa d'interessante?»
    «Sì, molto interessante. Tu sei pronto per fustigare il tuo pupillo davanti all'intero clan? »
    «Io sì, lui non molto.» Zaymesyath sogghignò.
    «Mi sembra normale, dovrebbe essere felice che siano solo delle frustate e che non lo faccia eliminare.»
    «Si sente umiliato.» l'Arcidiavolo scrollò le spalle, non gli interessava; non era colpa sua se Vyckque aveva fallito, non si sarebbe mai aspettato un simile risultato: anche se ci sperava, l'elfo gli piaceva. -Meglio per noi, uno in più fa sempre comodo.-
    «Vieni ad assistere alla punizione, Talys? » l'elfo finì di bere e si alzò pronto a uscire. Seguì come un'ombra i due diavoli: poco prima della loro uscita dal palazzo, vennero raggiunti da altre guardie e dal prigioniero. Vyckque guardava furioso l'elfo, la sua coda turchese ondeggiava nervosa alle sue spalle, frustando l'aria attorno a lui. Talys nemmeno notò il suo sguardo astioso, troppo concentrato sui movimenti ipnotici della sua coda, non avrebbe mai pensato di trovare affascinante una simile peculiarità fisica. Il diavolo notò l'interesse dell'elfo, ma ci mise un po' a capire a cosa fosse rivolto, quando infine capì il suo sguardo da astioso divenne imbarazzato e lo distolse immediatamente da Talys, cercando di tenere ferma la coda, avvolgendola attorno ad una gamba. L'elfo sembrava comunque interessato al modo in cui aveva disposto la coda e il diavolo sbraitò il suo disappunto.
    «Smettila di fissarmi in quel modo! » Talys sollevò lo sguardo incrociando nuovamente i suoi occhi azzurri: si grattò una guancia, perplesso; non capendo cosa volesse dire. Ci mise qualche istante a comprendere, ma quando intuì si prodigò in molte scuse, che solo Zaymesyath comprese per intero.
    «Scusa, mi dispiace. Sono affascinato dalle vostre code, non volevo mancarti di rispetto. » il piccolo gruppo di diavoli arrestò la loro marcia, voltandosi verso Talys, in molti non avevano ancora sentito la sua voce e fu come ricevere una pugnalata. L'elfo si sentì gli occhi di tutti puntati addosso.
    «Che cos'ha detto?» Vyckque si voltò verso Zaymesyath per cercare una risposta e l'Arcidiavolo si accostò all'orecchio del compagno, traducendo per lui le parole dell'elfo: a sua volta Kyrarsil riferì quanto detto. Il prigioniero sbuffò contrariato e ignorò Talys, accelerando il passo verso il patibolo.

    ***


    Quando arrivarono alla piazza si era già radunata una notevole folla: la notizia aveva impiegato poche ore per fare il giro del clan e non solo. Tutti i diavoli degli Ac'Hadurta erano a conoscenza di quanto successo, e attendevano impazienti l'esito della punizione. Il diavolo venne condotto sul palco e legato al supporto di legno che si trovava nel centro: si ritrovò ad osservare l'intera popolazione di Hadramarrias, che assisteva con sguardo attonito, alla sconfitta di uno dei loro principi. Kyrarsil afferrò una delle fruste da un tavolo collocato sopra il palco. Ne scelse una semplice, non era sua intenzione torturarlo, doveva essere solo un'umiliazione. Per uno orgoglioso come Vyckque era sicuramente la punizione più adatta; avrebbe ricordato quel fallimento per tutta la sua vita.
    Talys era rimasto accanto all'Arcidiavolo, e osservava in silenzio la scena, come tutti gli abitanti della città. Il diavolo srotolò la frusta con maestria, dimostrava di conoscere bene quell'arma: sicuramente non era la prima volta che la usava, e non sarebbe nemmeno stata l'ultima. Nel silenzio in cui era avvolta la città, il primo colpo sembrò quasi riecheggiare per l'ampia volta della caverna; il corpo di Vyckque s'inarcò all'impatto con la frusta, e dalle sue labbra uscì un gemito soffocato, non si sarebbe lamentato. Mai. Il diavolo girò la testa da un lato e incrociò gli occhi verdi dell'elfo, che assisteva alla punizione imperturbabile; non sussultava nemmeno quando la frusta colpiva la schiena di Vyckque, producendo un rumore umido di carne lacerata. Il tempo della punizione sembrava eterno: Talys non avrebbe mai pensato che cinquanta frustate potessero durare tanto. Aveva assistito a questo genere di punizioni nel suo mondo, ma le frustate non erano mai state sopra le quindici o venti. La schiena di Vyckque era un grumo sanguinante di carne viva: sottili rivoli di sangue scorrevano lungo il suo corpo arrivando fino al palco, dove si allargavano in un piccolo lago scarlatto. Talys si era allontanato un po' dal fianco dell'Arcidiavolo, come se volesse assistere meglio alla scena, ma in verità voleva solo osservare da un'altra angolazione la città: la punizione di quel diavolo non gli interessava minimamente. -Meglio lui di me. -
    Quando la punizione fu terminata, la frusta era intrisa di sangue; Kyrarsil consegnò l'arma ad un diavolo e con un altro, andò a slegare i polsi di Vyckque.
    «Spero che non ti aspetterai di venire curato da Radimaar, dovrai aspettare che la natura faccia il suo corso. » Il diavolo con i capelli blu macchiati di sangue gemette di dolore, quando venne staccato dal supporto e trasportato nuovamente verso il palazzo. Il silenzio però non era svanito, continua a ricoprire la città con la sua cappa opprimente.
     
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    quanto aspettavo un tuo aggiornamento :luluv: mi sono proprio appassionata a questa storia :gods:
    dunque dunque...le cose si fanno sempre più interessanti...ma ora mi accorgo di non riuscire proprio a capire Kyrarsil!! anzi me l'ero immaginato diversamente...avrebbe voluto fare le congratulazione al diavolo se fosse riuscito a elimitare Talys???? :gasp: ma nooooo :wha:
    e pensare che a me cominciava a stare simpatico, ora invece comincia a starmi sulle scatole U.U
    povero Talys, ha fatto bene a dare una bella lezione a quel diavolo!!!!!
    che in realtà Kyrarsil sia geloso per l'interesse che Zaymesyath prova per l'elfo?? :uhm: bah! staremo a vedere
    intanto grazie 1000 per l'aggiornamento, sempre più curiosa di vedere come si evolverà la storia :chu:
     
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  9. nelith
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    Diciamo che Kyra è comunque dalla parte dei diavoli, anche se non odia Talys... u_u in più Vyckque è un suo allievo...si aspettava qualcosa di meglio da lui :tch:
    povero Vy...tutti lo odiano all'inizio :fiu:

    Grazie a te per averla letta :luluv: sono felice che ti piaccia
     
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    prego :tim:
    a me non sta poi tanto antipatico Vy U_U
    la scena in cui capisce che Talys guarda la sua coda e si vergogna è stata bellissima :ahah:
     
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  11. nadine5
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    nehil mi piace tanto la tua storia ,promette veramente bene ,spero di poter leggere presto il continuo.abisso ddove posso leggerlo.grazie per la risposta.
     
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  12. nelith
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    Le code hanno un ruolo fondamentale in questa storia :ahah:

    Ciao nadine, Abisso la trovi su EFP il mio nick è sempre lo stesso...ma ti avverto è piena di errori :plea: la sto lentamente ricontrollando. E' la prima storia seria che ho scritto e in cui non mi avvalevo neppure del betaggio di doitsu_chan...quindi è un po' piena di orrori
     
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    CITAZIONE (nelith @ 30/10/2012, 09:58) 
    Le code hanno un ruolo fondamentale in questa storia :ahah:

    :mmh:
     
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  14. nadine5
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    Abisso la trovi su EFP .che cos 'è ,potresti mettere il link .e quando l hai ricontrollato lo metteresti anche qui .grazie.
     
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  15. nelith
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    EFP è un sito di Fan Fiction
    Nelith Quello è il link della mia pagina su EFP, con tutti gli orrori che ho scritto XD
    (non so se lo metterò da qualche altra parte, sul forum de La Maschera dove lo avevo pubblicato lo fatto cancellare) :picci:
     
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252 replies since 11/9/2012, 21:12   3671 views
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