Ac'Hadurta

storia fantasy originale (ovviamente yaoi)

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  1. nelith
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    Ecco l'aggiornamento...sto perdendo un sacco di venerdì... :huh:

    Capitolo VI
    La voce dei boschi risuona nelle tenebre



    Erano tornati a palazzo nel più totale silenzio, gli sguardi che i diavoli lanciavano verso Talys erano cambiati; la maggior parte degli abitanti della città non sapevano e non capivano se potevano fidarsi del nuovo ospite e adesso, dopo quello che era accaduto, erano ancora più inquieti. Quella sua apparente fragilità li aveva spaventati: come poteva un essere simile e disarmato aver sconfitto uno dei loro principi? La preoccupazione serpeggiava lungo le strade della città: e se molti erano felici di aver acquistato un nuovo alleato contro i demoni, la maggior parte era spaventata da una simile abilità. Le voci che giravano sulla sua vittoria erano le più svariate: dall'utilizzo di tecniche completamente ignote alla loro razza, all'ammaliamento. Un essere simile poteva farlo senza alcuna difficoltà e Vyckque non aveva avuto scampo.
    Erano tornati nella sala privata di Zaymesyath. Kyrarsil aveva accompagnato il prigioniero nei suoi alloggi: dopo la punizione, gli era stata concessa una stanza in cui avrebbe passato il tempo necessario per la sua guarigione, era un principe dopotutto. Non c'era nessuno nella sala oltre a Talys e all'Arcidiavolo, quindi l'elfo poté porre liberamente le sue domande.
    «Che cosa succederà adesso?» l'Arcidiavolo si versò da bere e si accomodò su una poltrona.
    «Innanzitutto verrà messa alla prova la tua abilità con le armi, poi a seconda del risultato, si deciderà che compiti affidarti.»
    «Posso avere una vaga idea di quello che dovrò fare per dimostrare la mia abilità?»
    «Devo ancora decidere, ma credo che ti manderò in una zona degli Ac'Hadurta ad affrontare o a cercare qualcosa. È la stessa prova che si richiede agli Yrrioth per la loro nomina.» bevve un lungo sorso della bevanda che si era versato poco prima. «Dopo, se sopravvivrai- cosa che auspico- verrai accolto nel clan.»
    «Poi potrò morire come uno di voi... » Zaymesyath rise, l'elfo aveva compreso alla perfezione il luogo in cui si trovava: l'Abisso non perdona.
    «Prima però dobbiamo risolvere il problema della comunicazione. »
    «Come? Imparare una lingua simile mi richiederà molto tempo. »
    «Non preoccuparti, ho già mandato un messaggio ad Ashestris, l'Arcidiavolessa con i capelli azzurri, quella con cui hai parlato. Lei provvederà a fornirti un oggetto che ti metterà in grado di capire e i diavoli capaci di comprenderti. Solo quando lo indosserai ovviamente. Come potrai ben intuire è una soluzione temporanea, dovrai apprendere la nostra lingua come si deve, ma hai bisogno di comprendere le indicazioni che ti saranno date per affrontare la prova. Come ti ho già detto, non potrò parlarti sempre io. Se tutto va come credo, penso proprio che affiderò a Vyckque la tua ...."istruzione" e sarà sempre lui ad accompagnarti al luogo in cui si terrà il tuo esame.» Talys lo guardò incredulo, prima di scoppiare in una fragorosa risata. Quando la risata finì, l'elfo si passò una mano sugli occhi, per eliminare le due piccole lacrime che erano scese.
    «Proprio l'individuo più adatto e ben disposto nei miei confronti. Il mio ritorno qui è assicurato.»
    «Proprio per questo motivo ho scelto lui. La sua sopravvivenza è legata alla tua: se tu mori muore anche lui. È per questo che ti difenderà al massimo delle sue potenzialità durante la tua prova.» Talys si voltò verso l'Arcidiavolo, che fissava sorridente il bicchiere con ancora un po' di liquore scuro.
    «Credevo che le probabilità della mia dipartita fossero elevate durante la prova. »
    «Non lasciamo mai andare i cadetti da soli, hanno sempre un maestro che li accompagna. Se lasciassimo morire tutti quelli che tentano, saremmo veramente in pochi. Ovviamente, se Vyckque dovesse intervenire, tu non avrai superato la prova e dovrai ritentare tra molti cicli.» l'elfo ripensò al diavolo con i capelli blu, aveva un aspetto molto orgoglioso, sicuramente non avrebbe gradito quel legame con lui.
    «In parole povere continuerà a punirlo affiancandolo costantemente a me.»
    «La punizione non avrà fine: Vyckque deve imparare a controllarsi, è troppo facile all'ira. È questo che lo porta a fallire; con te imparerà la pazienza. »
    «Se lo dice lei... Ma io non credo che funzionerà.»
    «Tu sei un individuo estremamente calmo. Mi hai raccontato parte della tua infanzia, e da quello che ho capito, sei stato abituato a sopportare ed a mantenere al calma. Ti userò per addestrare Vyckque, mentre lui insegnerà a te le nostre usanze e la nostra lingua.»
    -Verrò sfruttato ... spero solo che non provino più ad ammazzarmi, vorrei riuscire a sentirmi al sicuro almeno in città.- Talys sospirò rumorosamente e si accasciò su una poltrona seguito dallo sguardo attento dell'Arcidiavolo. Dopo alcuni minuti di silenzio, Zaymesyath parlò ancora.
    «È arrivata, e scommetto che non è sola.»
    «Di chi sta parlando? » l'Arcidiavolo si limitò a sorridere. Pochi minuti dopo entrò Kyrarsil annunciando le ospiti come si conveniva.
    «Sono arrivate Ashestris capo clan di Arewoncaradas e Yarlanee dei Belmorra; accompagnate da Eryah, Danarm Yrrioth dei Belmorra.» anche se l'elfo non aveva capito nulla, aveva intuito dal tono del diavolo la sorpresa riguardo a quelle visite. Talys era riuscito a riconoscere soltanto due nomi, gli stessi che aveva sentito poche ore prima dopo l'attacco di Vyckque. Talys le riconobbe senza difficoltà: la maga che gli aveva parlato, e la diavolessa dai capelli rossi che sembrava la più ansiosa a parlargli. Si alzò dalla poltrona e s'inchinò verso di loro. Ashestris gli andò in contro sorridente, imitata da Yarlanee.
    «È bello rivederti così presto. » il primo impatto con l'accento della maga era sempre agghiacciante ma questa volta era preparato.
    «La ringrazio, anche se credo che voi siate una delle poche a pensarlo in questo modo. »
    «In questa stanza direi che siamo quasi tutti ben lieti d'incontrarti, la più perplessa e incerta è Eryah.»
    «Ashestris! Che state dicendo? Lo voglio sapere!» la maga sospirò rassegnata, aveva detto alla guerriera di calmarsi e di limitare il suo entusiasmo, ma lei non ascoltava: come sempre.
    «Gli ho solo detto che sono felice di rivederlo così presto.» si rivolse nuovamente verso Talys, ignorando Yarlanee, ma presentando le due diavolesse che l'avevano accompagnata. «Lei è Yarlanee, Arcidiavolo del clan Belmorra mentre lei è Eryah, la sua Danarm Yrrioth. » l'elfo sobbalzò sorpreso da quell'ultima affermazione, l'Arcidiavolo gli chiese il motivo di quella reazione. Zaymesyath e Kyrarsil si limitavano ad ascoltare in silenzio.
    «Avevo capito che fosse Kyrarsil il Danarm Yrrioth.» Ashestris sorrise.
    «Ogni Arcidiavolo ha una guardia suprema, una per ogni clan; quindi ce ne sono sette, anche se Kyrarsil è probabilmente il più abile dei Danarm. » tutto quello che uscì dalle labbra di Talys fu un sospiro di meraviglia. «Ti hanno spiegato la gerarchia? »
    «A grandi linee: gli Arcidiavoli sono i capi clan, poi ci sono le guardie e il popolo. Immagino che i sacerdoti e gli arcanisti siano gruppi a parte.» la maga annuì, poi iniziò a spiegargli la gerarchia delle guardie: era sicuramente quella che interessava di più all'elfo, dato che sarebbe diventato uno di loro.
    «Ci sono tre tipi di guardie: le semplici, gli Yrrioth; gli ufficiali in seconda, i Darr; l'elite, i Tair e infine i sette Danarm.» Dopo questa piccola spiegazione, Talys si concentrò sulla diavolessa che aveva appena incontrato. La nuova arrivata poteva essere scambiata per un elfo del Sole, se non fosse stato per alcuni dettagli: la sua pelle non racchiudeva le sfumature dorate tipiche di quella razza, ma poteva sempre sembrare un sangue misto. Gli occhi rossi come due rubini e la lunga e sottile coda dorata, sottolineavano però la sua appartenenza ad un popolo ben diverso da quello elfico. Aveva un corpo minuto, e dei corti capelli biondi; tranne che per una lunga ciocca dietro all'orecchio sinistro che arrivava fino a mezza schiena, nella cui fine era assicurato un pendente rosso. Anche Yarlanee aveva una ciocca in cui era legato quello strano gioiello, solo che era dorato.
    Il diavolo dagli occhi scarlatti, si affiancò alla sua signora dopo che l'elfo si era girato per guardare lei; Talys vide la lunga e sottile coda dorata avvolgersi attorno a quella rossa di Yarlanee, e quando incrociò nuovamente lo sguardo con Eryah vide che continuava a fissarlo negli occhi con un'intensità disarmante. In quello sguardo di rubino, la curiosità e l'astio si alternavano senza requie; Eryah si spostò davanti alla sua signora come se volesse proteggerla. L'elfo si accorse che la guerriera lo osservava come se volesse prenderlo a pugni da un momento all'altro; aveva le braccia conserte sotto il seno, le sue mani erano ricoperte da degli strani guanti, sembravano quasi fatti di una sottile maglia metallica: ma Talys non riuscì a prestarci la dovuta attenzione, troppo impegnato a non abbassare la guardia verso la diavolessa. Fu Kyrarsil che cercò di porre fine a quella battaglia.
    «Calmati Eryah, è disarmato e non può fare nulla di pericoloso. »
    «Ha sconfitto Vyckque mentre era disarmato, e lui non è l'ultimo degli Yrrioth. Anche se sembra fragile e delicato è sola apparenza; scusa se non mi fido ancora del vostro nuovo ospite, non mi è piaciuto il modo in cui ha guardato Yarlanee. » Kyrarsil sbuffò contrariato, ma dovette darle ragione. Talys non aveva mai abbandonato lo sguardo della guerriera, che aveva fatto altrettanto.
    «Ha forse intenzione di prendermi a pugni? » Ashestris lo guardò sorpreso.
    «Hai già appreso alcune parole della nostra lingua? »
    «No, ma non devo comprendere la lingua per capire che mi ammazzerebbe volentieri se solo mi muovessi di un millimetro. E dalla posizione del suo corpo sembra che sia solita all'utilizzo dei pugni. Una fanciulla delicata.» Zaymesyath rise e fece un cenno al suo compagno chiedendogli di avvicinarsi; Kyrarsil annuì.
    «Fa i suoi complimenti per l'arguzia dell'elfo. » la maga tradusse per lui i complimenti dell'Arcidiavolo. -Dirlo da se era troppo complicato? A già "l'etichetta" ... Quale assurdità: un'inutile perdita di tempo.- Yarlanee si avvicinò alla sua compagna, passandole le braccia attorno alle spalle e abbracciandola da dietro. Era più alta di Eryah, anche se non di molto; le accarezzò le labbra con un dito, per poi sussurrarle qualcosa all'orecchio mentre ancora la accarezzava.
    «Non essere così malfidata, siamo in cinque contro uno, e uno di noi potrebbe eliminarlo solo schioccando le dita, rilassati.» Yarlanee le afferrò i capelli con la mano con cui le aveva accarezzato le labbra, e la costrinse a piegare la testa all'indietro. Il bacio fu lungo e passionale e l'elfo ne fu sconvolto. La pelle di Talys assunse sfumature di un rosso acceso e distolse lo sguardo molto imbarazzato, dopo averle fissate a bocca aperta per qualche istante. Nel suo mondo certe relazioni non erano mostrate così apertamente, si tendeva a restare nell'ombra: anche se il senso comune accettava più facilmente relazioni tra due femmine che tra due maschi. Comunque per lui fu un duro colpo vederle in quegli atteggiamenti, si voltò verso la poltrona da cui si era alzato poco prima e tornò a sedersi cercando di ignorarle. Ashestris gli si avvicinò e si sedette accanto a lui.
    «Ci sono problemi?» Talys scosse la testa, i lunghi e scompigliati capelli verde scuro gli coprivano il volto imbarazzato.
    «Dalle mie parti certe relazioni non vengono espresse così apertamente; non sono abituato. Per voi invece sembra una cosa piuttosto normale. »
    «Per noi non c'è problema se le relazioni sono miste o dello stesso sesso. Il nostro popolo ti sembrerà sempre più strano. Sei infastidito?»
    «No, ci mancherebbe. Vedrò di adattarmi in fretta, sono uno che si abitua presto alle novità, l'ho sempre fatto.»
    «Dovremo istruirti sulle nostre usanze: ma prima suppongo dovrai diventare un Yrrioth, e apprendere la lingua. Ti ho portato un oggetto che potrebbe esserti utile; ma è solo un rimedio temporaneo.» infilò una mano nella tasca della tunica bianca con ricami blu scuro che indossava e gli tese un piccolo orecchino: un semplice anellino con un luminoso cristallo bianco. «Quest'oggetto ha molti difetti: dovrai aggirarti per gli oscuri cunicoli degli Ac'Hadurta e risplenderà come un fuoco nelle tenebre. È abbagliante per le creature che dimorano nel buio, e tu non riuscirai a passare inosservato. Ogni passo che farai nelle profondità delle montagne sarà un rischio. Noi sappiamo muoverci nelle tenebre più fitte senza problemi: anche il tuo popolo ha questo talento? »
    «Posso muovermi con facilità se c'è un minimo di luce: di notte, con solo la luce delle stelle. Nelle profondità delle caverne sono cieco. Se questo produce un po' di luce per me è meglio, anche se attirerà strane creature; preferisco vedere cosa mi trovo di fronte.» Ashestris sembrava un po' scettica ma non si poteva fare in altro modo. «Comunque non capisco, in cosa consisterà questa "prova" a cui verrò sottoposto? »
    «Sarà il tuo Arcidiavolo a scegliere: Zaymesyath. Eri nei confini del suo territorio e ti hanno trovato i suoi soldati; sei stato fortunato.» Ashestris gli tese l'orecchino e l'elfo se lo rigirò un po' tra le dita prima di indossarlo.
    «Come funziona?»
    «Il suo potere ha un raggio limitato a pochi metri. Coloro che si troveranno sotto la sua influenza ti comprenderanno e tu li capirai a tua volta. Sarà come sentire un brusio di sottofondo nella nostra lingua, ma nella tua testa le parole saranno chiare; lo stesso varrà per i diavoli con cui dialogherai. »
    «Quindi più gente mi starà attorno e mi parlerà, più confusione avrò in testa? » Ashestris annuì.
    «Precisamente. È per questo che dovrai apprendere in fretta la nostra lingua; sarà più comodo e non ti danneggerà. Il suo potere durerà per circa trenta cicli di luce. » Notando la sua perplessità continuò la spiegazione. «Immagino che tu abbia visto il cristallo sulla cupola della caverna. » era una domanda retorica, ma lo vide comunque annuire e proseguì. «Un ciclo è il cambiamento totale del colore da bianco a rosso a bianco. »
    «Ho capito, un ciclo corrisponde ad un giorno, da alba a alba. Quindi durerà trenta giorni; ho un mese per superare la prova e per capire almeno le basi della lingua.»
    «Esattamente, ti conviene iniziare a studiarla mentre hai l'artefatto. Funziona solo se lo indossi, quindi potrai usarlo per ottenere dei chiarimenti.»
    «Tutto dipenderà da quanto tempo impiegherò a superare la prova, sempre se ci riesca, altrimenti il problema non sussiste.» Ashestris rise, mentre Zaymesyath sogghignava continuando a sorseggiare il suo liquore: non gli era fuggita una sola virgola di quella conversazione. Kyrarsil e Yarlanee sospiravano frustrati, loro avrebbero voluto partecipare, ma non comprendevano: l'unica a cui non sembrava importare nulla di quella conversazione era Eryah, che si era messa a giocare con una ciocca dei lunghi capelli rossi della compagna.
    «Non credo ti ci vorrà molto, sono prove che richiedono al massimo una settimana, sempre se si superano, altrimenti anche meno.»
    «Confortante.»
    «Hai sconfitto uno dei nostri guerrieri migliori, disarmato, non avrai eccessive difficoltà ad uccidere qualche bestia con un'arma. Forse saranno solo le tenebre a crearti dei problemi e il terreno sconosciuto: ma tu sei sopravvissuto a ben altre cose che a un po' di tenebre, giusto?»
    -Fino ad ora si; che Nyn, Signore dei venti e guida dei viaggiatori, mi assista.- Non rispose alla domanda, si limitò a sospirare: la sua espressione non era delle più convinte. Guardò ancora per qualche istante l'orecchino, poi si toccò l'orecchio destro con una mano e si tolse uno di quelli che già indossava, sostituendolo con quello che gli era stato consegnato. Nessuno parlava, si limitavano ad osservarlo; Yarlanee si avvicinò a lui portandosi dietro Eryah, che non sembrava molto convinta. Si sentì trafiggere dagli occhi verdi dell'Arcidiavolo, la sua faccia era a pochi centimetri da quella dell'elfo: sorrideva.
    «Mi capisci adesso? » la sensazione che provò Talys non fu delle più piacevoli, era come sentire un'eco dentro la testa formata da due voci sovrapposte che parlavano due lingue diverse, anche se appartenevano alla stessa persona. L'elfo strizzò gli occhi un paio di volte poi annuì.
    «Si.»Yarlanee s'illuminò.
    «Hai sentito Eryah? Ci capisce! » l'urlo scatenò in Talys una terribile fitta alla testa, Ashestris sibilò contro la guerriera intimandole di stare tranquilla e di parlare a bassa voce, se non voleva provocargli uno shock. Yarlanee sbuffò contrariata, ma cercò di controllarsi e di parlare con più calma e con un tono di voce più basso. Anche Kyrarsil si avvicinò, ansioso di conoscere senza il bisogno di intermediari, e gli chiese di descrivere con perizia di particolari il suo mondo, senza trascurare nulla nemmeno il dettaglio più insignificante.
    Talys fu costretto a raccontare la sua storia. Nessuno osò interrompere il suo racconto; iniziò dal principio parlando dei luoghi in cui era nato. Yarlanee lo ascoltava rapita, e dopo poco anche la sua compagna rinunciò all'astio, lasciandosi trasportare dal racconto di quei paesaggi luminosi e ricchi di suoni e colori; la voce di Talys dava nuova vita alla sua storia, ricreando i boschi e i loro odori.

    ***


    Sono nato nel bosco Erial-Nár presso una comunità di elfi silvani nell'estate del 1574 della quarta era: mia madre si chiamava Séndil ed era un druido di quella comunità. I druidi sono come sacerdoti della natura, seguono i precetti di Adraa, Signore delle foreste e dei suoi abitanti; sono i custodi dei boschi. Mio padre, da quello che mi raccontarono, era uno dei predoni nomadi della tribù di Ther-ban; quell'inverno incapparono nell'accampamento di mia madre a causa delle abbondanti nevicate che avevano chiuso i passi dei Walith, costringendoli a mutare il loro abituale percorso e attraversare Erial-Nár. Gli elfi dell'ombra sono un popolo di razziatori, dove passano portano morte, distruzione e rovina: sono come locuste, niente sopravvive al loro passaggio. Gli elfi dell'ombra sono una sotto-razza degli elfi oscuri, non più aggressivi, ma senza controllo e senza un codice d'onore. Verso la fine della terza era ci fu una battaglia all'interno degli elfi oscuri: divergenza all'interno della razza e questo portò all'origine degli elfi dell'ombra.
    La comunità di silvani venne dimezzata al loro passaggio e mia madre fu vittima delle attenzioni di uno di quei guerrieri. Non aveva un compagno, quindi fu ovvio che il figlio che portava in grembo fosse un mezzo sangue e quando nacqui le vane speranze che comunque avevano attraversato la comunità durante quei mesi vennero definitivamente annientate. Nonostante i miei colori e la mia corporatura siano ereditate dai Silvani, la mia pelle non ha nulla a che fare con quel popolo: le ombre che si muovono sotto la mia pelle sono una caratteristica della razza di mio padre.
    Per quasi trent'anni ho provato in tutti i modi a diventare uno di loro, sforzandomi di farmi accettare e di dimostrare che ero un Silvano; ottenendo in cambio solo odio. Io sono sordo alla voce delle piante e degli animali e questo non faceva che aumentare l'odio dei Silvani nei miei confronti. Mia madre era solita dirmi di non ostinarmi in simili tentativi, che io non ero un Silvano e dovevo smetterla di impormi certi comportamenti che non erano consoni alla mia natura. Io volevo solo farmi accettare dai Silvani ma loro continuavano a considerarmi un abominio. Fu per caso che scoprii il mio talento per le armi.
    Era l'autunno del 1590 ed io m'imbattei in un gruppo di bracconieri, avevo sedici anni. La mia è una razza longeva, si viene considerati adulti solo dopo aver superato il mezzo secolo; quindi a quel tempo ero considerato poco più di un lattante. Mi ero allontanato di molti chilometri dal campo, addentrandomi nel cuore della foresta. Sottili raggi di luce trapassavano i rami degli alberi e l'odore delle foglie umide che marcivano nel sottobosco, accompagnavano il mio lento cammino lungo i sentieri meno battuti della foresta. Ero vicino alle montagne, se mi fossi arrampicato su qualche albero avrei potuto vedere le cime grigie e leggermente innevate dei Walith, tinte dalla luce aranciata del sole: quel tipo di luce mi diceva che le giornate si stavano accorciando sempre di più, e avrei dovuto affrettarmi per trovare un riparo e una preda da portare verso l'accampamento. Sulle montagne la prima neve era già arrivata, ma per la foresta ci sarebbe voluto ancora del tempo, ma ormai mancava poco all'invero. Non ero mai stato un abile cacciatore, ma quel giorno sperimentai per la prima volta cosa volesse dire essere una preda, anche se per poco. Se fossi stato sveglio avrei notato l'assenza dei soliti rumori che si potevano ascoltare normalmente nel bosco; nessun cinguettio di uccelli, nessuno strusciare di serpenti o il lungo e acuto fischio delle aquile. Era tutto troppo silenzioso, ma io non mi accorsi di nulla troppo concentrato sul mio passo e sulle tracce di un cervo che mi era sembrato di scorgere alcuni chilometri prima e che mi sembrava conducessero in quella direzione.
    Come ho già detto io non sono mai stato in sintonia con la natura, non riuscivo a muovermi con il passo silenzioso dei Silvani e non sentivo gli avvertimenti che sicuramente gli animali avevano lanciato con il loro silenzio, quindi mi accorsi della loro presenza, quando ormai ero a solo poche decine di metri ci separavano gli uni dagli altri. Li sentì parlare quando effettuai una svolta lungo il sentiero che mi aveva fatto aggirare una piccola collina. Quando li vidi rimasi immobili per alcuni istanti, troppi istanti: uno di essi mi vide e attirò l'attenzione di tutti verso di me. La mia prima reazione fu scappare, lanciandomi in una fuga disperata attraverso il bosco. Gli anni che avevo trascorso in quei luoghi mi avvantaggiarono, anche se per poco: finì in una delle loro trappole. I bracconieri non si limitavano a catturare animali, erano anche schiavisti ed erano soliti catturare viandanti smarriti e venderli al mercato degli schiavi delle grandi città. Avevo sentito molte storie sugli schiavisti e sapevo piuttosto bene con cosa avrei avuto a che fare.
    Era una di quelle trappole stupide, che catturano gli animali e li lasciano penzolare agli alberi a testa in giù. Erano una decina e li vidi arrivare in gruppo, anche se come prima, li sentì prima di vederli: ridevano, congratulandosi con la loro abilità nella caccia e nella costruzione delle trappole perché erano riusciti a prendere un Silvano. Mi avevano mandato di proposito in quella direzione, sperano che non vedessi la trappola: erano stati bravi, mentre io ero stato uno stupido.
    La mia umiliazione fu enorme mentre mi tiravano giù dall'albero e mi legavano, prima di trasportarmi verso il loro accampamento. Ricordo bene come mi toccavano facendo osservazioni sulla mia strana pelle, dicendo che con un esemplare raro come il sottoscritto avrebbero guadagnato molte monete d'oro, che gli avrebbero permesso di sopravvivere all'inverno senza problemi. Iniziarono a discutere su come spartirsi il bottino; chi aveva piazzato le trappole esigeva di avere la fetta più grande di soldi, un altro s'intromise dicendo che era stato lui il primo a vedermi e aveva dato l'allarme permettendo agli altri di catturarmi. Nel giro di pochi istanti scoppiò una rissa: ognuno esigeva di avere la priorità sulla "preda". Quando mi catturarono avevo solo un pugnale e l'arco, non mi era nemmeno passato per la testa di affrontarli con quelle armi, non avevo mai pensato di uccidere degli umani, io non volevo essere come mio padre. Mentre si picchiavano uno di loro finì a pochi centimetri da me, con il collo spezzato; tra le mani stringeva una spada spuntata che non gli era servita a molto, era riuscito solo a sfoderarla. La presi io, approfittai della confusione e la usai per tagliare le corde che stringevano i miei polsi e le gambe. Stavo per allontanarmi quando venni agguantato per una caviglia da uno di loro. Aveva il viso pesto, gli erano saltati alcuni dei denti marci che aveva in bocca e un occhio non riusciva a tenerlo aperto tanto era gonfio: fui assalito dal panico e lo colpì con un fendente. La gola venne recisa di netto nonostante la lama non fosse delle più affilate. Il sangue rosso mi colpì in pieno viso ed io assaggia per la prima volta il suo sapore metallico. Fu una sensazione strana.
    Vedendo quello che avevo appena fatto, gli otto sopravvissuti smisero di combattere tra loro e si gettarono su di me. Non sono mai riuscito a capire cos'avvenne in quei lunghi secondi di lotta, il mio corpo si muoveva da solo, come se avesse una volontà propria. Mi accorsi che sapevo esattamente dove colpire, come muovermi e come parare i colpi. Quando tutto fu concluso ero circondato da cadaveri e ricoperto di sangue e interiora. Inspirai profondamente, e l'aria aveva lo stesso sapore del sangue; non ero mai stato così bene come in quel momento. Vagai per il loro accampamento, impadronendomi dei loro soldi e liberando gli animali che avevano catturato; approfittai del pasto che si stavano preparando prima della rissa. Non pensai nemmeno per un attimo di uccidere gli animali che quella gente aveva catturato. Presi uno zaino e lo riempii con le loro provviste: cercai la loro spada migliore, almeno secondo il mio sguardo inesperto, poi tornai verso casa lasciando i corpi dei bracconieri agli animali della foresta.
    Avevo sedici anni quando uccisi per la prima volta.


    ***


    Talys interruppe così il suo racconto, dicendo che avrebbe proseguito più avanti, non se la sentiva di continuare ancora. Ripensare a quegli anni era doloroso, era da molto tempo che non ripensava a quella parte della sua vita, la guerra lo aveva distratto dal ricordo di quel tempo; era dalla morte della madre che non ci ripensava più. Fece le sue scuse al gruppo di diavoli che lo aveva ascoltato in reverenziale silenzio e chiese se potesse tornare nella sua stanza, aveva bisogno di stare da solo. Zaymesyath annuì e gli sorrise, dandogli il permesso di uscire. Talys si scusò ancora una volta, prima di uscire ed andare a rinchiudersi nella sua stanza verde.
     
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    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

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    finalmente riesco a leggere l'aggiornamento!!! :gods:
    il racconto della vita di Talys...povero, deve ssersi sentito tanto solo :çoç:
    capitolo fantastico e anche bello lungo come piace a me :sing: e ora finalmente riesce anche a capire la loro lingua, anche se solo con l'orecchino...
    la cosa che mi è piaciuta di più è stata sapere che nella sua prova sarà accompagnato da Vyckque, si prospettano sviluppi interessanti :mmh:
    grazie infinite per il cap. ...al prossimo aggiornamento :chu: :chu:
     
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  3. nelith
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    Oggi non mi sono dimenticata! Buahahahahah :tsk: :grin:

    A quel povero disgraziato ne capiteranno delle belle :mmh: comunque proprio perché è sempre stato solo si adatterà in fretta alla vita con i diavoli u_u in fondo è la fortuna nelle sfortuna :ccvf: sono i diavoli che non si adatteranno in fretta a lui :flop:
    Grazie per i tuoi commenti :luluv:

    Buona(?) lettura ^_^

    Capitolo VII
    Rispetto!



    Mentre saliva le scale diretto alla sua stanza, Talys cercò in tutti i modi di fermare il flusso di ricordi che aveva iniziato a scorrere impetuoso nella sua mente. Aveva appena appoggiato la mano sulla maniglia, quando sentì un flebile gemito proveniente da una stanza accanto; decise di andare a controllare, almeno l'orecchino gli avrebbe permesso di farsi capire dai diavoli. Bussò leggermente alla porta, ottenendo un altro gemito che interpretò come una risposta ed entrò.
    Vide Vyckque sdraiato a pancia in giù sul letto, con la schiena sanguinante e alcune rudimentali bende che tamponavano le ferite più gravi. Entrò nella stanza senza farsi scrupoli; quando Vyckque lo vide entrare urlò furioso.
    «Che cosa vuoi da me?! Sparisci!» la voce del diavolo trapassò il cranio di Talys come una lancia affilata. Si massaggiò le tempie cercando di mitigare il dolore.
    «Ho sentito dei rumori e sono venuto a vedere che cosa stava succedendo.»
    «Non sta succedendo niente, adesso lasciami in pace! » Vyckque impiegò alcuni secondi per rendersi conto che lo aveva capito; quando ciò avvenne si girò di scatto gemendo e ringhiando. «Come posso capirti?! Che cosa significa?» Talys indicò l'orecchino.
    «Ma l'ha donato Ashestris, serve per permettermi di comprendere la vostra lingua e di farmi capire a mia volta.»
    «Così ti sei risparmiato la fatica di studiare la nostra lingua. Ma che bravo... »
    «È un rimedio temporaneo visto che, ha una durata limitata, mi serve solo per apprendere i rudimenti della lingua, e tutto quello che riguarda la prova che sarò costretto a subire.»
    «"Costretto?"» gli occhi del diavolo si ridussero a due sottili fessure, era furioso. «Tu, schifosissimo Drarbagh di caverna, dovresti solo ringraziare! È un onore diventare una guardia; un onore che verrà concesso anche a te nonostante tu non sia un diavolo, non hai idea di quanti di noi vorrebbero avere il privilegio di diventare uno Yrrioth, ma non è un titolo che possono conquistare tutti! Taci e ringrazia per il grande onore che Zaymesyath ti ha riservato, è stato fin troppo buono con te, Drarbagh. »
    «Non so cosa sia un Drarbagh, il mio nome è Talys.»
    «Me ne frego del tuo nome, sei solamente un intruso e meriteresti solo la morte.» Talys sorrise, si avvicinò al letto dove giaceva Vyckque e si chinò su di lui.
    «Sbaglio o la possibilità di eliminarmi l'hai avuta?» il volto del diavolo si tinse di rosso e nei suoi occhi ci fu solo collera. Dalle sue tempie iniziarono a crescere due piccoli corni dello stesso colore degli zaffiri, e sottili zanne candide sporsero dalle labbra; non era molto rassicurante. Capì che, per quanto i diavoli potessero rappresentare "l'ultima avanguardia della luce", in quei luoghi restavano comunque creature dell'Abisso; e l'Abisso era un mondo in cui l'unica moneta di scambio era il sangue. Vyckque si scagliò su di lui con un balzo, i suoi artigli puntati verso la gola dell'elfo; Talys lo afferrò per i polsi torcendoglieli sulla schiena e si trovò sdraiato per terra, con il viso quasi bestiale del diavolo a pochi centimetri dal volto. Vyckque non sembrava sentire dolore, troppo impegnato a tentare di sbranare il suo avversario; dopo la sorpresa iniziale Talys reagì, ribaltandolo e solo allora Vyckque urlò di dolore ritrovandosi la schiena premuta sia sulle sue braccia che sul pavimento di pietra gelido. Le corna sparirono, imitate dalle zanne.
    «Lasciami!» l'elfo si allontanò da lui, lo vide girarsi su se stesso e cercare di rimettersi in piedi, senza successo. Lo osservò tentare un paio di volte, poi cercò di aiutarlo, ricevendo in cambio solo un contrariato ringhio gutturale.
    «Smettila di agitarti tanto. Voglio solo aiutarti.»
    «Non ho bisogno del tuo aiuto, Drarbagh. » Talys sospirò esasperato. - Quant'è testardo. Stupido diavolo.- lo afferrò per i polsi e se lo portò sulle spalle, stando attento a non toccargli la schiena martoriata. Vyckque si dibatté senza troppa convinzione, non aveva abbastanza energie per opporsi e si ritrovò presto carponi sul letto. Continuò a ringhiare, fino a quando non lo vide sparire e non sentì la porta chiudersi.
    Talys tornò poco dopo, non era uscito dalla stanza, aveva solo aperto la porta del bagno, ma Vyckque non lo aveva capito. Solo quando si sentì premere della stoffa sulla schiena, si girò di scatto, incrociando gli occhi verdi dell'elfo.
    «Vedi di calmarti, ti si sono riaperte le ferite: se non te ne stai un po' tranquillo non guariranno mai.»
    «Lasciami in pace! » l'urlo lo fece barcollare e tornò a massaggiarsi le tempie.
    «Cazzo! Sei proprio testardo. Zaymesyath ha ragione quando dice che hai bisogno di imparare l'autocontrollo.» Vyckque spalancò gli occhi incredulo.
    «Che cosa?!»
    «Che il tuo Arcidiavolo ha detto che hai un pessimo carattere. »
    «Zaymesyath?» Talys si limitò ad annuire. «Tu gli hai parlato?!»
    «Sì, anche se non si è prodigato nei dettagli. Credo che sia l'unico insieme ad Ashestris a parlare e capire la mia lingua. Ha deciso di infrangere l'etichetta con me, solo per darmi alcune spiegazioni, sul luogo in cui mi trovo e poco altro. Non è molto loquace.» l'elfo mentì spudoratamente, dalla reazione di Vyckque, aveva capito che era veramente considerato una sorta di affronto parlare liberamente con l'Arcidiavolo: in quel momento capì quello che gli aveva voluto dire in una delle loro prime conversazioni.
    -Adesso che non è necessario parlare elfico, mi rivolgerà ancora la parola? Oppure userà il diavolo con la lunga e sinuosa coda scura per farmi sentire la sua volontà, come con tutti gli altri?- si limitò a sospirare rumorosamente e Vyckque lo guardò molto perplesso.
    «Bene, ti lascio ai tuoi lamenti in solitudine.» stava per uscire dalla stanza, quando il diavolo lo chiamò.
    «Ehi tu, Drarbagh.» l'elfo si voltò osservando con molto interesse il soffitto. «Hai detto che Ashestris ti ha appena dato quell'oggetto giusto?» annuì. «Quindi lei è qui. »
    «Non c'è solo lei. L'hanno accompagnata una certa... Eryah e Yarlanee? Possibile che siano questi i nomi? »
    «Sì, sono esatti. Ma tu devi imparare ad avere rispetto! Come hai anche solo osato rivolgerti a Zaymesyath?! Non puoi rivolgerti agli Arcidiavoli o a me in questo modo! Sei solamente uno straniero, devi imparare a stare al tuo posto.» l'aria attorno a Talys sembrò raggelarsi, eliminò con pochi e rapidi passi la distanza che lo separava dal letto e afferrò il diavolo per i capelli, chinandosi poi verso di lui e sussurrandogli ad un orecchio.
    «Io sono Talys di Erial-Nár, cavaliere dell'ordine di Nim’Cartel; il mio rispetto si guadagna. » gli occhi -verde smeraldo- dell'elfo erano diventati più foschi, assumendo sfumature tendenti al nero mentre parlava; Vyckque non vide la metamorfosi mentre avveniva, ma lo notò quando l'elfo si staccò da lui. Tre anelli d'ombra si erano formati in quegli occhi verdi; il diavolo li trovò inquietanti e affascinanti al tempo stesso. Talys lo lasciò cadere nuovamente sul letto e abbandonò la stanza.
    Vyckque fissò ancora per qualche istante la porta, prima di voltarsi verso la parete opposta.
    «Stronzo.»

    ***


    RISPETTO!
    Talys odiava quella parola, lo aveva perseguitato per tutto il corso della sua vita: dal villaggio nella foresta, agli anni di cammino lungo le strade al periodo di guerra. Tutti esigevano il rispetto, ma erano veramente in pochi quelli che lo meritavano e solitamente chi lo imponeva non ne era degno. E adesso anche qui, nel regno delle tenebre eterne, compariva qualcuno che glielo voleva imporre: un guerriero che per di più lui aveva sconfitto!
    Talys sapeva bene come comportarsi: non avrebbe mai offeso Zaymesyath, non solo perché lo aveva trattato subito con ogni riguardo, ma anche perché aveva intuito che sotto il suo sguardo gentile e i suoi silenzi c'erano cose che non poteva nemmeno immaginare. L'arcidiavolo aveva gli occhi di qualcuno che aveva vissuto infinite ere di guerre, e aveva visto cose che probabilmente lui non avrebbe mai potuto immaginare. La guerra che Talys aveva combattuto era stata terribile, ma le battaglie che si svolgevano in quei luoghi di sangue e di tenebra, dovevano essere di gran lunga peggiori. L'elfo entrò nella sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle; si rese conto solo in quel momento di aver trattenuto il fiato da quando aveva parlato l'ultima volta al diavolo. Inspirò profondamente; doveva calmarsi, doveva controllare l'Ombra. Zaymesyath aveva detto che lui sapeva controllarsi, lo aveva dovuto imparare, era stato costretto; non poteva permettere all'Ombra di prevalere, sarebbe stata la sua rovina, la maledizione del suo sangue non doveva prendere il controllo o sarebbe accaduto come a quei bracconieri, solo che adesso la sua abilità era notevolmente aumentata.
    Decise di farsi un bagno per cercare di calmarsi.
    S'immerse completamente nell'acqua calda concentrandosi sul suo respiro, cercando di reprimere l'istinto che lo avrebbe ricondotto in quella stanza per punire quel diavolo insolente; Vyckque sarebbe stato alla sua mercé, non avrebbe potuto opporsi a lui, lo avrebbe ucciso senza difficoltà alcuna. Andò sotto il pelo dell'acqua e osservò il soffitto sfuocato per alcuni minuti, per poi riemergere senza fiato.
    «Dannato diavolo. Insegnare a lui l'autocontrollo ne richiederà a me molto di più.» I capelli verde scuro si allargavano sul filo dell'acqua come lunghi fili d'erba. Osservando il liquido in cui era immerso, notò che era differente dall'acqua del suo mondo, aveva una consistenza diversa, ma era comunque pulita; non come quella in cui era precipitato al suo arrivo nell'Abisso. -Useranno sempre i cristalli per purificarla? Chissà quali altri utilizzi potrebbero avere, devo ricordarmi di chiedere.- Una volta che fu uscito dall'acqua, e dopo essersi asciugato e rivestito, andò a sedersi sul davanzale della finestra e osservò la città sottostante. C'erano molti diavoli in prossimità del palazzo, si aggiravano furtivi lanciando rapide occhiate alle torri: con estrema probabilità, stavano cercando si capire dove si trovasse, all'interno di quale torre fosse. Talys li osservò per un po', poi diresse il suo sguardo verso la città, era uno degli agglomerati cittadini più vasti che avesse mai visto, gli ricordava Viresse una città in cui era passato prima dello scoppio della guerra e anche dopo: era la capitale del Merethond. Ma Hadramarrias, contrariamente a Viresse, era abitata da un'unica razza, e lui era il solo straniero. Una sola cultura, una sola lingua. Portò automaticamente lo sguardo verso il cielo e incrociò solo la pietra scura della volta: nessuna nuvola, nessuna stella, nessuna luce, se non quella emanata dai cristalli.
    «Cerchi qualcosa di particolare nella città? » si voltò verso la porta, sorpreso e vide Zaymesyath a pochi centimetri da lui. -Quando cazzo è arrivato?!- l'Arcidiavolo gli sorrise, aveva capito perfettamente, dalla sua espressione, che cosa volesse chiedere. «Sono qui già da un po', non era mia intenzione spaventarti. »
    «Nessun problema. Non me l'aspettavo: sono veramente pochi quelli che riescono a cogliermi di sorpresa. » Zaymesyàth sorrise, e fu un sorriso molto strano, l'elfo intravide la punta acuminata di una zanna sporgere dalle sue labbra. Poi l'Arcidiavolo si sedette sul balcone accanto a lui.
    «Ashestris, Yarlanee ed Eryah sono appena andate via, estremamente soddisfatte. Yarlanee ritornerà presto per tua sfortuna, ti trova molto interessante e non vede l'ora di ascoltare il resto della tua storia. Lo stesso vale per Ashestris, ma lei è meno irruenta, Yarlanee assomiglia molto ad una cascata. »
    «L'ho notato.» dopo alcuni minuti passati ad osservare la città, Talys si voltò verso il diavolo. «Non credevo mi avreste parlato ancora.»
    «Per quale motivo? »
    «Perché adesso posso capire la vostra lingua. » si toccò l'orecchino, «Credevo avreste fatto parlare Kyrarsil, come con tutti gli altri.»
    «Tu non sei un diavolo ed io voglio imparare a parlare meglio la tua lingua. In più, come ti ho detto durante una delle nostre prime chiacchierate, non mi piace la cupola di silenzio dove sono stato collocato ormai da tempo immemore: io parlerei volentieri, ma i diavoli ne sarebbero sconvolti.» Zaymesyath sembrava stranamente divertito da quello che aveva appena detto. «Tu invece ti sei messo a tastare il terreno? » l'elfo si voltò verso di lui non capendo di cosa parlasse. «Mi riferisco al fatto che hai chiesto ad Ashestris in cosa consistesse la prova, nonostante te ne avessi già parlato io.»
    «Cercavo solo di raccogliere più informazioni possibili, non mi piace ignorare quello con cui ho a che fare. In fondo non so nulla su di voi. »
    «Nemmeno noi sappiamo niente su di te.» Talys sospirò.
    «Vi racconterò la mia storia, ma non tutta in una volta; ho bisogno di tempo.»
    «Non è mia intenzione farti pressioni, non mi sto riferendo alla storia della tua vita.» Zaymesyàth lo trafisse con i suoi occhi arancioni. «Credi che sia cieco? Pensi che non mi sia accorto di cosa stava per succedere prima, mentre eri nella stanza di Vyckque? » l'Arcidiavolo continuò a fissarlo e Talys sbiancò, diventando molto simile ad uno spettro.
    «I...i..io non gli ho fatto nulla, me ne sono andato prima di... »
    «Lo so. Ma vorrei sapere, perché lo stavi per fare? »
    «Il mio sangue è maledetto.» Zaymesyath sembrava molto interessato a quelle parole.
    «Un incantatore ti ha maledetto durante la guerra?»
    «No, ci sono nato. Gli elfi dell'Ombra l'hanno nel sangue, è una maledizione che risale al periodo dello scisma tra elfi Oscuri ed elfi dell'Ombra.» rimasero in silenzio per qualche minuto, Talys fissava il vuoto sotto di lui, e intravide con la coda dell'occhio i piedi pallidi dell'Arcidiavolo sporgere dai pantaloni, coperti dall'ampia veste che era solito portare.
    «Credi di riuscire a "lavorare" con Vyckque senza ucciderlo? »
    «Ho imparato a conviverci da molto tempo, non ho intenzione di cedere adesso.»
    «Ricordati che in questi luoghi regnano le tenebre e il sangue; la tua "maledizione" potrebbe diventare più incontrollabile. Credi veramente di riuscire a non uccidere Vyckque? »
    «Imparerò una seconda volta a controllarmi, l'ho già fatto dopotutto. Vedrò di non ucciderlo, ma non posso affermare con assoluta certezza che non lo prenderò mai a calci.»
    «Questo non è un problema. Ricordati solo che se lo uccidi Sayuragath non la prenderà bene, è il suo pupillo.»
    -Fantastico.- «Ha altri figli?»
    «Cinque: tre maschi e due femmine. Vyckque è il penultimo, nonché uno dei più promettenti. È diventato Tair Yrrioth molto giovane, ed è candidato a ben due cariche: Danarm Yrrioth o addirittura ad Arcidiavolo come il fratello maggiore. È molto amato dal suo popolo e da tutta la sua famiglia, stai molto attento a come ti comporterai con lui: se lo uccidi, io non potrò aiutarti.» Talys chiuse gli occhi e sospirò.
    «Farò del mio meglio. Quindi Vyckque è il mio esatto opposto. Ma diventa sempre così irascibile quando viene sconfitto? »
    «No, sono anni che nessuno è più riuscito a batterlo. A parte Kyrarsil ed Erran, il Danarm dei Darphyrer. Notando il grande talento di Vyckque, suo padre chiese a me di lasciare che fosse Kyrarsil ad allenarlo, infatti lui è diventato uno Yrrioth nel mio clan, porta il mio marchio oltre a quello del suo clan. Tu sei uno straniero, non sembri nemmeno un grande guerriero, e Vyckque è piuttosto incline a giudicare molto dalle apparenze l'abilità di un guerriero; dal suo punto di vista non saresti nemmeno dovuto riuscire a sentirlo, e quando ti sei spostato lui si sarà detto: "Come hai osato?! Me la pagherai!". »
    «Insomma l'ho offeso perché non mi sono lasciato ammazzare. » l'Arcidiavolo scoppiò a ridere.
    «Precisamente.»
    «Decisamente un tipo particolare. Ed io che credevo di aver già visto tutte le stranezze possibili.»
    «Questi sono gli Inferi Talys, qui le "stranezze" sono all'ordine del giorno.»
    «Inferi?»
    «Sì, Ac'Hadurta si potrebbe tradurre come “Inferi” nella tua lingua.» Talys si voltò verso la città di pietra osservando i suoi abitanti.
    «Sono precipitato nell'Inferno dell'Abisso.» sospirò. «Posso sapere in cosa consisterà la prova?»
    «Non ti arrendi eh? Ti manderò con Vyckque nella zona di Radok-skel, è un territorio verso il confine con il clan Radimardduan, ti manderò da Mosworvor quindi.» dall'espressione di Talys l'Arcidiavolo capì che non aveva idea di chi stesse parlando. «L'Arcidiavolo pelato, con un tatuaggio in testa; è il braccio destro di Sayuragath.» Talys lo fissò con gli occhi spalancati,non poteva credere a quello che aveva appena sentito.
    «Ha detto "pelato"?» Zaymesyath si limitò ad annuire e l'elfo scoppiò in una fragorosa e musicale risata. Impiegò alcuni minuti per riuscire a calmarsi, non avrebbe mai pensato che l'Arcidiavolo potesse usare certi termini. «Mi sembra d'intuire che non le stia molto simpatico.»
    «Mi è indifferente. Non mi piace fare troppi giri di parole, specialmente quando posso parlare senza problemi.» agitò la mano con noncuranza, per sottolineare che quel discorso non gli interessava.
    «E che andrò a fare li?» l'unica risposta che ottenne da Zaymesyath fu un bieco sorriso. «Ho capito, avrò un'arma almeno?»
    «Questo ci riporta al discorso di Kyrarsil sulle lance: ti andrebbe di misurarti con lui? Così avrò un'idea precisa sulle tue potenzialità e saprò esattamente cosa chiederti. Ovviamente non sarà un incontro all'ultimo sangue.» Talys annuì, non aveva nulla in contrario.
    «Se supero la fatidica prova,» guardò l'Arcidiavolo speranzoso, «mi insegnerete ad usare quella strana arma che compare nello stemma del vostro clan?»
    «Nel tuo mondo la doppia spada non c'è?» l'elfo scosse la testa, in quel momento a Zaymesyath ricordò molto un bambino, e in effetti lo era data la differenza d'età che li separava. L'Arcidiavolo gli passò una mano tra i capelli umidi e in quel momento entrò nella stanza Kyrarsil; il diavolo rimase impietrito sulla soglia, poi guardò imbronciato il suo compagno, sapeva che lo aveva sentito e si era fatto trovare in quel modo di proposito. «Ben arrivato Kyra, vuoi ancora combattere con il nostro piccolo ospite?» per Talys fu come ricevere un pugno in testa, quando Zaymesyath si rivolse al diavolo nella loro lingua. Kyrarsil si avvicinò rapidamente alla finestra, mentre l'Arcidiavolo si spostava e scendeva dal davanzale.
    «Certamente! Anche subito. Vyckque dice che picchi come un Drarbagh.» l'elfo aggrottò la fronte e sbuffò, non ne poteva più di sentir ripetere quel nome, voleva sapere cosa fosse, quindi chiese spiegazioni. «Sono creature che dimorano in questi luoghi, come degli ominidi, solo che al posto delle gambe hanno il corpo di un lungo e sinuoso verme. Possiedono quattro atri due dei quali sono artigli lunghi quanto due spade, mentre l'altra coppia è formata da mani con solo tre dita, e artigli molto adatti per sventrare. Sul cranio hanno aculei flessibili ripiegati all'indietro lungo la schiena, se sei a portata li usano come fruste: non sono solo affilati, sono anche velenosi. Vuoi che ti descriva anche la "faccia"? » Kyrarsil lo guardò sorridente e proseguì «La bocca sembra normale finché non la aprono: è verticale taglia il mento, la gola fino ad arrivare a questo punto.» si portò la mano sullo sterno. «Con denti molto affilati e tre tentacoli che si avvolgono attorno alla vittima e la trascinano verso la cavità toracica aiutandolo a divorarla. Non hanno occhi, qui non servono. Sono creature pericolose molto resistenti, aggressive e potenti, abbatterli è difficile: chi te ne ha parlato?»
    «Il diavolo blu, mi ha chiamato Drarbagh almeno un paio di volte; e io che mi sono offeso. Dovevo considerarlo un complimento, dopo vado a ringraziarlo.»
    «Hai parlato con Vyckque?»
    «Prima, mentre tornavo verso la stanza, abbiamo fatto una bella chiacchierata.» Si voltò verso l'Arcidiavolo «Dovrò affrontare uno di quei cosi?» Zaymesyath inarcò un sopracciglio.
    «Non è mia intenzione, e spererei che non ne incontrassi nessuno non adesso almeno, ma prima o poi t'imbatterai in uno di loro. Kyra, dopo manda a chiamare Radimaar, e digli che domani voglio Vyckque in piedi.»
    «Domani? Non è un po' presto?»
    «Vyckque lo dovrà accompagnare fuori, e in più voglio che assista al vostro scontro, domani. Adesso che ne dici di accompagnare Talys nell'armeria? Per fargli scegliere l'arma che userà nello scontro con te.» Zaymesyath si avviò verso l'uscita della stanza. «Ovviamente niente Láurfor.» con quelle ultime parole uscì lasciandoli soli.
    «Láurfor? Come le maschere?» Kyrarsil sorrise e anche lui si avviò verso la porta.
    «Vieni, ti porto in armeria.»

    ***


    Il diavolo condusse Talys attraverso i corridoi e le scalinate del palazzo, fino ad arrivare ad una stanza sorvegliata da due guardie. Appena videro Kyrarsil si misero sull'attenti e li lasciarono passare, aprendo per loro il portone. L'elfo lo sfiorò con una mano, cercando di capire di che materiale fosse fatto.
    «Sono fatte con i tronchi dei Mool, sono delle piante che si trovano da queste parti; e come tutte le piante dell'Abisso si nutrono di carne e sangue, ma non sono tra le più pericolose ce ne sono di peggiori. Vieni, l'armeria ci aspetta.»
    La stanza che si presentò davanti a Talys era piuttosto grande, e piena di rastrelliere; la sua guida lo condusse a passo sicuro verso la zona dedicata alle lame.
    «Queste sono alcune armi per gli Yrrioth, è possibile che durante alcune battaglie le armi si rompano, e nell'attesa di ricevere un'arma nuova utilizzano queste. Per alcuni tipi di missione vengono anche prestate armi di Láurfor, cosa che tu non potrai avere: questo tipo di armi sono preziose e il materiale con cui sono forgiate è molto raro. Quindi si possono ottenere come premio per una qualche impresa, oppure la tua famiglia ne possiede dei pezzi per poterla forgiare. Eryah l'ha ottenuta quando è diventata Danarm dei Belmorra, e lo stesso vale per me: mentre Vyckque lo possedeva di famiglia. Le armi forgiate con quel cristallo sono indistruttibili e per i demoni sono quasi velenose; un singolo graffio può farli soffrire per giorni e se sono deboli, muoiono dopo una lunga agonia.» Talys ne rimase abbagliato, se nel suo mondo ci fossero state armi simili la guerra sarebbe stata vinta nel giro di pochissimo tempo. Cercò di allontanare quel pensiero dalla mente e concentrarsi sulla rastrelliera che aveva davanti: le armi che vi erano contenute erano probabilmente le più strane che avesse mai visto. Erano quasi tutte come quella che aveva usato Vyckque, taglio semplice leggermente ricurva: alcune erano molto piccole, una via di mezzo tra spada e pugnale. L'elfo ne afferrò una e provò a saggiarne il peso e il bilanciamento. -Notevole.- Kyrarsil si limitava ad osservarlo da lontano senza lasciarsi sfuggire ogni suo gesto.
    «Non avete lame a doppio taglio?»
    «Le uniche lame a doppio taglio che abbiamo sono in alcuni tipi di spada a due lame, le nostre spade sono tutte taglio singolo, qui. I Darphyrer invece hanno spade di quella tipologia.»
    «Quindi dovrei chiederla a Vyckque?» Kyrarsil annuì, «D'accordo, vedrò di accontentarmi di queste. Ho chiesto a Zaymesyath se posso imparare a usare la doppia spada, se supero la prova ovviamente; ma non ho capito se mi ha detto si o no. Non è stato molto chiaro. »
    «Sarà sicuramente un "si", non c'è nessun motivo per cui non ti possa venir insegnato ad usare le nostre armi; dopotutto entrerai a far parte di questo clan una volta superata la prova. Dovrai attenerti scrupolosamente alle nostre regole, non tollereremo alcun errore da parte tua.» Talys si voltò verso il diavolo, era cambiato radicalmente. Indietreggiò e si ritrovò contro la rastrelliera, con gli occhi viola scuro di Kyrarsil puntati su di lui e non lasciavano presagire nulla di buono. «Spero di essere stato sufficientemente chiaro. Non abusare della nostra ospitalità; tu non sei un diavolo, non sei uno di noi e non lo sarai mai, vedi di non dimenticarlo. Mai.» Talys si limitò ad annuire e Kyrarsil tornò a guardarlo sorridente, come se non fosse successo niente. «Hai trovato qualcosa che potrebbe fare al caso tuo?» l'elfo inspirò profondamente, ma non si voltò verso la rastrelliera, non voleva dargli le spalle: continuò a fissare il diavolo che ora lo guardava allegro. Le sue dita sfioravano le else delle spade, come per cercare qualcosa con cui difendersi dal diavolo che aveva di fronte, poi entrarono in contatto con qualcosa, fu come una scarica d'energia, un brivido gli attraversò il braccio e afferrò senza esitazione l'elsa che aveva toccato. L'arma produsse un suono stridente mentre veniva sfilata dalla rastrelliera: era una spada molto simile a quella che aveva usato Vyckque contro di lui, stessa lama lunga e sottile, stesso tipo di elsa intrecciata con sottili strisce di pelle, solo che l'arma del diavolo aveva una lavorazione più accurata e sopratutto la lama era di cristallo. L'espressione di Kyrarsil cambiò per la terza volta, ma questa volta sembrava solo molto sorpreso. «Che strano, è la stessa arma che usava Vyckque quando si allenava da noi. Avete gusti simili.» si allontanò da lui e si diresse verso l'uscita. Talys rimase immobile per qualche tempo, rigirandosi la lama tra le mani. Il diavolo si era fermato sulla soglia, lo stava aspettando: agitò la mano verso di lui chiedendogli di seguirlo, solo allora Talys si allontanò dalla rastrelliera e uscì dall'armeria impugnando la sua nuova spada.
     
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    nooooooo voglio leggere del combattimento!! :fire: me troppo curiosa!!!!!!!
    grazie infinite per l'aggiornamento!
    che strano che Talys abbia scelto proprio quell'arma :mmh: davvero moooolto interessante
    per qualche strana ragione mi immagino sempre Talys come un ragazzino e quando Zaymesyath lo accarezza sulla testa (facendo infuriare il povero Kyra :mmh: ) mi sembrava proprio un ragazzino XD
    non vedo l'ora di leggere il seguito, intanto grazie 1000, continua così : hug:
     
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  5. nelith
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    Beh devi considerare che Zaymesyath è leggermente più vecchio di Talys :ahah: quindi in effetti l'elfetto non solo è un ragazzino...è proprio un bambino :grin:

    Sono felice che ti piaccia, se riesco la prossima settimana anticipo u_u tanto per adesso ho scritto fino al XXI (che sto finendo :hero: )
     
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    Come ti avevo promesso ecco il capitolo successivo :mmh: spero che sia di tuo gradimento :luluv:

    Capitolo VIII
    Silenzio



    All'uscita dell'armeria Kyrarsil prese la spada e la consegnò ad una delle guardie, dicendole di portarla al campo d'allenamento, dove lui e Talys si sarebbero scontrati, il giorno successivo. Il Danarm Yrrioth chiese all'elfo se volesse accompagnarlo al tempio che ovviamente accettò e insieme attraversarono la città per la seconda volta.
    Impiegarono pochi minuti per arrivare al tempio e Radimaar li ricevette immediatamente; il sacerdote ignorò Kyrarsil e si mise a chiacchierare con Talys, offrendogli un infuso.
    «Quindi adesso avremo un po' di tempo per capirci senza problemi. Ero ansioso di sapere come avrebbero risolto il problema della lingua.» l'infuso che l'elfo stava sorseggiando era dolce, con un retrogusto di erbe selvatiche e di un intenso verde scuro, quasi nero: era una delle cose più saporite che Talys avesse mai assaggiato da quando era arrivato. Radimaar lo osservò con attenzione. «Ti piace?» l'elfo annuì.
    «Che cos'è?»
    «Infuso di Nyrr. Dimmi, quali sono i tuoi progetti per i prossimi giorni?» l'elfo rimase sorpreso da quelle parole.
    «Dovrò superare la prova di Zaymesyath di cui non conosco la natura, ma prima ancora dovrò affrontare Kyrarsil domani.»
    «Quindi ci aspetterà un bello spettacolo.» Radimaar sembrava piuttosto felice di aver appreso quella notizia. Kyrarsil s'intromise nella conversazione, chiedendogli di andare a curare Vyckque e il sacerdote non ne sembrò affatto sorpreso. «Lo immaginavo, Vyckque dovrà assistere per capire contro chi ha fallito.» finì di sorseggiare il suo infuso e si alzò pronto per andare dal diavolo. «Che cos'ha in serbo Zaymesyath per il sicario dei Darphyrer? Gli affiderà il nostro ospite? Diventerà la sua guida nel nostro mondo?» Talys inarcò un sopracciglio.
    «Come fa a saperlo?» Radimaar si voltò verso di lui sorridendo.
    «Conosco Vyckque e conosco Zaymesyath: posso immaginare quali possano essere le "punizioni" più appropriate per lui. Anche tu imparerai a conoscere l'Arcidiavolo, senza contare che sei avvantaggiato; tu la sua voce la conosci, io invece ho parlato poche volte con lui.» il sorriso del sacerdote sembrò allargarsi notando l'espressione sempre più sorpresa del suo ospite. «Non fare quella faccia Talys, non sarò come Zaymesyath, ma anche a me sfuggono poche cose. Ti consiglierei di stare attento a come ti comporti e a quello che dici: non tutti i diavoli hanno piacere che il nostro Arcidiavolo parli con qualcuno, specialmente se si tratta di "stranieri", e Vyckque è uno di loro.» Talys annuì, se ne era già accorto, prima o poi avrebbe dovuto chiedere maggiori informazioni riguardo il silenzio dell'Arcidiavolo, che sembrava provare sentimenti contrastanti a tale proposito.
    Insieme al sacerdote, i due ritornarono verso il palazzo con molta calma: non aveva alcuna fretta di arrivare da Vyckque.
    «Posso chiederti in cosa consiste la tecnica che usi per curare le ferite? Ho visto molti chierici nel mio mondo, ma nessuno sa utilizzare una tecnica simile. Solitamente pregano una divinità che infonde loro i poteri o qualcosa del genere, non me ne intendo molto.»
    «Metodi interessanti, ma qui difficilmente le divinità hanno poteri curativi, ed è meglio non fare troppe richieste: siamo nell'Abisso dopotutto, e ci sono sempre molte, troppe orecchie in ascolto. Noi abbiamo altri mezzi, si chiama Irt Draupour Sîng Viînd: l'Arte del Sangue e della Carne. È un dono che si ha dalla nascita, come la magia: e come la magia va coltivata. Non posso spiegarti come funziona, o la si ha o non la si ha, non si può apprendere o insegnare.» Talys sembrava piuttosto soddisfatto della risposta, ma era curioso.
    «Ciò che cura una ferita, può anche essere in grado di aprirle o no?» Radimaar cambiò espressione, non sembrava contento.
    «Sarebbe un grave crimine, le ferite vengono inflitte con questa tecnica solo raramente. È un'arte di contatto, se mi trovassi coinvolto in una battaglia contro i demoni sicuramente la utilizzerei, l'ho già fatto in passato e sicuramente ci saranno altre occasioni. Ma non si potrà utilizzare mai, ripeto mai per torturare o cambiare esseri viventi, anche i demoni non possono essere torturati con l'Arte del Sangue e della Carne. È considerato un sacrilegio: la pena è l'esilio.»
    «L'esilio? Non la morte?» Kyrarsil sospirò e questa volta fu lui a rispondere alla domanda.
    «Non si uccidono i diavoli. Nessuno di noi ucciderebbe un altro rappresentante del nostro popolo, l'esilio è terribile. Si priva il diavolo della protezione del clan, ed è di per se una condanna a morte. L'esiliato deve lasciare gli Ac'Hadurta e vagare per l'Abisso in mezzo ai demoni, da solo. Per noi è una punizione terribile.»
    Percorsero il resto del tragitto in silenzio, Talys rifletteva su quello che gli era stato detto: effettivamente per un popolo così unito, l'esilio doveva essere una punizione molto dura. Ci sono cose molto più orribili della morte, lui l'aveva appreso durante la guerra.
    Quando arrivarono davanti alla stanza di Vyckque, Talys appoggiò una mano sulla spalla del sacerdote, questi si voltò: prima osservò la mano dell'elfo poi lo fissò negli occhi.
    «Mi dispiace per quello che ho detto prima, non volevo offenderti. Non conosco niente di voi e tutto quello che so viene dalle domande che faccio e dalle risposte che ricevo.»
    «Lo so, è per questo che non mi sono offeso.» sorrise ancora. «Lascia che ti dica un'altra nostra usanza: il nostro popolo non apprezza il contatto fisico con estranei. I sacerdoti non si irritano facilmente per un contatto, ma altri diavoli si.» Talys allontanò di scatto la mano.
    «Mi dispiace, non lo sapevo. » abbassò la testa imbarazzato «E in più Zaymesyath poco fa mi ha toccato la testa; proprio non lo capisco.» Radimaar gli si avvicinò, sembrava aver capito appieno tutti i dubbi che assillavano l'elfo: tutte le contraddizioni in cui si stava imbattendo.
    «Scommetto che poco dopo è arrivato Kyrarsil.» l'elfo si limitò ad annuire, dopo aver sollevato lo sguardo mente il diavolo dai capelli scuri assumeva un'aria vagamente imbronciata; Radimaar vedendo la sua espressione scoppiò a ridere ed entrò nella stanza.
    Vyckque stava già osservando la porta, ma rimase molto sorpreso quando li vide entrare tutti e tre.
    «Che cosa ci fai qui Radimaar?» il sacerdote spiegò il motivo della sua visita e il sicario ne rimase molto sorpreso. «Non è un po' presto? Credevo che avrei dovuto aspettare che la "natura" facesse il suo corso.» Kyrarsil gli si sedette accanto, osservando con interesse le ferite sulla sua schiena.
    «Domani combatterò con il nostro piccolo elfo, lui vuole che tu assista per farti capire con chi hai fallito e con chi avrai a che fare. Lo dovrai accompagnare a Radok-skel per la prova, sarai tu a fargli da guida e sarai sempre tu a insegnarli le nostre usanze una volta che sarà tornato.» Vyckque impallidì, era sconvolto: non poteva parlare sul serio, non poteva averlo fatto veramente.
    «C...c...che cosa?! È uno scherzo vero?!»
    «Nessuno scherzo, è la tua punizione. Sai bene cosa ti succederebbe se lui non dovesse tornare vivo. Adesso la tua vita è legata alla sua, che ti piaccia oppure no.» Vyckque guardò Talys scoprendo le zanne, ma l'elfo non si fece impressionare.
    «Non guardarmi in quel modo, la penso esattamente come te: affidare la mia vita a qualcuno che ha cercato di togliermela non mi rende sicuramente felice, ne tanto meno mi rassicura. Ma da quello che ho capito in questi giorni, gli ordini di Zaymesyath non si discutono.» il diavolo stava per ribattere, quando Radimaar gli appoggiò le mani sulla schiena e iniziò a curarlo. L'elfo osservò con attenzione tutti i cambiamenti d'espressione del diavolo, fino a quando non nascose la testa tra i cuscini, allora si concentrò sulla coda blu che ondeggiava irrequieta a scatti. L'elfo sospirò, e si diresse verso la sua stanza lasciando i tre diavoli da soli. Radimaar osservò Talys che usciva dalla stanza sconsolato.
    «Sembra che il nostro ospite sia attratto dalle code e dai loro movimenti.»
    «Sembra proprio di si.» Kyrarsil e il sacerdote ridevano divertiti, mentre Vyckque sembrava tutt'altro che felice.
    «Quello mi fissa troppo.» nessuno degli altri due diavoli lo notò perché aveva la faccia contro il cuscino, ma era arrossito.

    ***


    La mattina successiva il campo d'allenamento si riempì rapidamente, molto prima che i due combattenti arrivassero: Yrrioth e diavoli comuni si erano disposti in attesa. La notizia del combattimento aveva fatto il giro della città; tutti volevano vedere all'opera lo straniero che aveva battuto Vyckque. Talys venne accompagnato dallo stesso diavolo che continuava a lanciargli occhiatacce, quello che Kyrarsil gli aveva rivelato la sera precedente non lo aveva reso per nulla felice.
    Quando l'elfo fu scorto in mezzo alla folla, i diavoli si spostarono per permettergli il passaggio. Alla fine raggiunse il campo e si trovò accerchiato da tutti gli spettatori che rimasero in silenzio ad osservarlo. L'arena era costituita da un ampio spiazzo, sul pavimento di roccia erano tracciati vari cerchi di diverse dimensioni, e vicino ad ognuno di essi, vi erano delle rastrelliere piene di armi. Attorno ad uno dei cerchi si era radunata la folla di spettatori e nelle sue vicinanze vi era collocata una rastrelliera con solamente due armi. Talys cercò di ignorare la folla e si diresse verso la rastrelliera: afferrò la spada che aveva scelto il giorno precedente e osservò quella che doveva essere una lancia. Non era una delle lance che era solito vedere nel suo mondo, questa aveva una lama piatta di circa trentacinque-quaranta centimetri, doppio taglio con la punta arrotondata, ma sempre molto affilata. Nel punto di giuntura tra la lama e il bastone sporgevano quattro speroni metallici simili a zanne, due delle quali s'incurvavano verso la lama, mentre le altre verso le mani del guerriero, ma erano piccoli non superavano i dieci centimetri. La osservò con attenzione, notando che era piena di graffi proprio come la spada: indicava che era stata utilizzata da mani inesperte. Erano molti anni che lui non graffiava più in quel modo una lama, ed era più che sicuro che per Kyrarsil fosse lo stesso, probabilmente da molto più tempo di lui. Avvertì una presenza alle sue spalle e quando si voltò vide il diavolo che lo osservava sorridente.
    «Ti piace la mia lancia?»
    «È strana, non avevo mai visto un'arma simile. Dalle nostre parti le lance sono diverse.» Kyrarsil afferrò la sua arma e si diresse verso il centro dell'arena. Talys stava per seguirlo ma cambiò idea e andò verso Vyckque che era in prima fila poco distante da lui.
    «Posso lasciarti l'orecchino? Se questa folla inizia a urlare va a finire che mi scoppia la testa e non riuscirei a mantenere la concentrazione per combattere.»
    «Senza invece ci riusciresti?» Vyckque sembrava molto sarcastico, sapeva che era molto difficile creare tanto interesse da scatenare le urla degli spettatori, ma ancora più difficile era lasciarli ammutoliti.
    «Sarebbero solo urla incomprensibili, quindi le posso ignorare senza problemi. Posso lasciarlo a te o devo cercare Radimaar?» Zaymesyath era seduto in disparte, affiancato dal sacerdote e da alcune guardie, osservava molto interessato la scena: il suo udito aveva colto ogni parola, non gli era sfuggito nulla del dialogo tra l'elfo e il diavolo. Vide Vyckque che tendeva la mano e l'elfo che si sfilava l'orecchino e glielo lasciava cadere sulla mano senza sfiorarlo. Mentre Talys si allontanava, il diavolo si accorse di essere al centro dell'attenzione, ma furono gli occhi di Zaymesyath a farlo rabbrividire. Decise di mettersi l'orecchino in tasca e aspettare, aveva notato la spada che aveva in mano l'elfo e ne era rimasto sorpreso: quella era la sua, o meglio, era quella che aveva usato per anni mentre si allenava ad Hadramarrias.
    «Pronto?» Talys lo guardò interrogativo e si portò la mano verso l'orecchio, Kyrarsil capì e s'inchinò indicandogli con un cenno di andare davanti a lui, stavano per iniziare. L'elfo si posizionò rigirandosi la spada tra le mani, saggiandone il perso e la lunghezza della lama. L'aveva toccata una sola volta e non la conosceva bene, ma aveva combattuto con armi peggiori. Questo non sarebbe stato un incontro all'ultimo sangue, ma non voleva sicuramente dire che il diavolo ci sarebbe andato leggero, tutt'altro: se volevano saggiare la sua forza avrebbero dovuto obbligarlo a dar il massimo, quindi si aspetto il peggio.
    Talys si mise in guardia: guardia media con la lama parallela al suolo, le ginocchia leggermente piegate e attese. Partiva svantaggiato: la lancia aveva una portata più ampia della sua spada, doveva essere veloce e deciso, dedicarsi alla difesa prima di partire all'attacco. Doveva innanzitutto capire come combattesse, intuire il suo stile, e solo allora avrebbe attaccato. Il diavolo lo fissava: la lancia appoggiata con noncuranza sulla spalla, sorrideva. L'elfo capì che il suo piano era fallito prima ancora di iniziare: Kyrarsil voleva che fosse lui a iniziare. Sospirò, spostò il piede destro in avanti e scattò puntando al torace del diavolo.
    Il movimento di Kyrarsil fu fulmineo, riuscì a pararsi quando la lama della spada era a pochi centimetri da lui. La folla che assisteva trattenne il fiato, erano veramente in pochi quelli che riuscivano ad avvicinarsi così tanto al Danarm Yrrioth: anche il diavolo sembrò piacevolmente sorpreso. La forza con cui allontanò l'elfo, fu tale che lo fece volare indietro di alcuni metri e cadere per terra. Il diavolo calò su di lui dall'alto e la lama della lancia affondò nel terreno a pochi centimetri dal suo braccio: si era spostato appena in tempo. Kyrarsil era inginocchiato accanto a lui e lo fissava sorridente. -Questo sorride un po' troppo per i miei gusti.- Tornò immediatamente in piedi e si rimise in guardia: il combattimento ravvicinato per uno con un'arma lunga doveva essere difficoltoso, ma non per il diavolo. Riusciva a usare quell'arma con una maestria incredibile, la faceva roteare allontanando i fendenti dell'elfo e allo stesso tempo lo colpiva con la base del bastone.
    Talys imprecava tra se, non riusciva ad avvicinarsi di un millimetro mentre l'avversario non gli dava tregua: possedeva una forza eccezionale ed era altrettanto veloce. Nella confusione della lotta Talys sentì che gli si erano rotte alcune costole: un colpo lo aveva centrato fin troppo bene e non riusciva a evitare la maggior parte degli attacchi. Riuscì ad allontanarsi dal diavolo sputando sangue, non lo perdeva mai di vista per quanto gli fosse possibile e si rimise in guardia. La coda di Kyrarsil si confondeva con la sua treccia, sembravano muoversi in sincronia. Tutte le volte che il diavolo avanzava per Talys significava lividi, contusioni e qualche osso rotto, ma non si tirò indietro; questa volta decise di tentare l'avanzata, andò in contro al diavolo che a sua volta era avanzato. S'incrociarono per l'ennesima volta sul campo, Talys cercò di forzare la sua guardia; Kyrarsil allontanò la spada e cercò di colpirlo con il piatto della sua lama. Questa volta l'elfo riuscì a spostarsi e contemporaneamente a dirigere un attacco verso l'avversario; lo ferì al collo, un unico singolo graffio, poi venne colpito e questa volta perse la presa sull'arma mentre rotolava per terra. Kyrarsil gli puntò la lama alla gola e si voltò verso il suo signore; Zaymesyath si era alzato, aveva una strana espressione dipinta sul volto, sembrava sorpreso, molto sorpreso. Si portò una mano sul collo e venne imitato dal diavolo, che quando l'allontanò la vide sporca di sangue: guardò Talys a terra che rantolava sputando sangue, spostò la lancia dalla sua gola e la conficcò per terra accanto a lui.
    Zaymesyath e Radimaar si avvicinarono ai due combattenti: il sacerdote ignorò completamente il Danarm Yrrioth e si inginocchiò accanto a Talys iniziando ad esaminare le sue ferite.
    «Molte fratture ma niente di serio.» la voce di Radimaar fu la prima cosa che si udì dopo il cozzare delle armi, la folla continuava a tacere. Vyckque si avvicinò in fretta e osservò il graffio che il maestro aveva sul collo.
    «Ma come ...» le ossa iniziarono a scricchiolare rumorosamente e si risaldarono provocando gemiti di dolore da parte di Talys, che si accovacciò su se stesso, esausto.
    «Le ferite sono a posto, ma suggerirei di accompagnarlo dentro. Qualcuno può aiutarmi?» Radimaar lo sollevò per un braccio e Vyckque fece altrettanto sul lato opposto dopo aver recuperato la spada. Non avrebbe permesso che fosse Kyrarsil a toccarlo, ne tantomeno l'Arcidiavolo.
    La folla non fiatava, Talys si ritrovò a fissare gli sguardi attoniti dei diavoli rivolti verso di lui: non capiva cosa fosse successo, dopotutto era stato massacrato, non era riuscito a fare assolutamente niente, lo aveva solo sfiorato.
    Impiegarono solo pochi minuti ad arrivare al palazzo e ad entrare nella sala privata dell'Arcidiavolo: lo fecero sdraiare sul divano e gli rimisero l'orecchino. Il sacerdote si era seduto per terra accanto a lui e lo osservava.
    «Un'impresa notevole.»
    «Quale impresa? Farmi massacrare senza riuscire a fare niente?»
    «Lo hai ferito.» l'elfo cercò di guardare Kyrarsil, ma non era visibile da dove si trovava lui.
    «Non è una ferita, l'ho sfiorato. E non sono durato più di alcuni minuti, forse anche meno.»
    «Per i diavoli è un'impresa notevole. Sono veramente in pochi quelli che riescono a sfiorarlo. Ti sei guadagnato un posto d'onore con quel graffio erano secoli che nessuno vedeva più il colore del suo sangue. Anche se forse qualcuno non apprezzerà la tua abilità.» si voltò verso l'Arcidiavolo che si limitò a sorridere e ad accarezzare il collo ferito del compagno.
    «Quando mio padre lo verrà a sapere non la prenderà bene.» Kyrarsil si appoggiò allo schienale del divano e guardò l'elfo, ignorando quello che aveva appena detto Vyckque, anche perché era più una riflessione personale.
    «Io sicuramente ho apprezzato. Non capita tutti i giorni che qualcuno mi ferisca. Sei stato bravo.»
    «Bravo?! Sono stato penoso. Conosco un guerriero che ti avrebbe staccato la testa con quel colpo.»
    «Amico tuo?»
    «No, non un amico. Ho parlato con lui una sola volta, ma l'ho visto all'opera. Lui non avrebbe fatto una figura così penosa.» si coprì gli occhi con un braccio e continuò a sospirare frustrato.
    «Non è stata una figura penosa: comunque sarei curioso di incontrare questo guerriero, ma dubito che sarà mai possibile.»
    Vyckque lo osservava da lontano non sapendo cosa pensare, anche se era abile restava comunque un intruso e l'idea di farlo diventare uno di loro non gli piaceva; ma capiva che un guerriero in più sarebbe stato utile, anche se non avrebbe certo fatto la differenza contro i demoni.
    Radimaar osservò con attenzione l'Arcidiavolo, che ascoltava silenzioso il dialogo.
    «Immagino che adesso avrete un'idea precisa su cosa chiedere al nostro ospite.» Zaymesyath si voltò verso di lui, sorrise e annuì: sì, aveva deciso.

    ***


    «Lo sapevo, sei un Lord inutile Bremorlos. Fai sempre fare il lavoro sporco al tuo sacerdote invece di provvedere da solo.» Banatrane era arrivata al tempio del Lord e lo osservava schifata.
    «Io non spreco il MIO sangue per corrompere due creature luminose. Senza poi contare che preferisco divorarle piuttosto che renderle parte del nostro mondo.» Banatrane lo osservava un po' divertita e un po' disgustata, era sempre così con Bremorlos.
    «E allora perché li hai portati da Ir'nysi, invece che buttarli sulla tua tavola dei banchetti?» Bremorlos ringhiò, non gradiva che qualcuno s'immischiasse nei suoi affari, specialmente lei.
    «Fatti gli affari tuoi! Senza poi contare che Ir'nysi può farli durare più a lungo rallentando l'avvelenamento. Ho più tempo per divertirmi e gustarli.»
    «Certo, come no. Sono sicura che il sacerdote ti serva per conservarli per più tempo, così potrai mangiarli un pezzo alla volta, sono una razza molto resistente, sopravvivono giorni dopo che li hai fatti a pezzi. Non sai nemmeno tu come impiegarli, cibarti di loro è uno spreco e la negromanzia renderà il loro sapore disgustoso. Ascoltami per una volta.» Bremorlos era esasperato, rasentava l'ira.
    «E cosa suggeriresti?» fu più un ruggito che una domanda, ma Banatrane capì e gli si avvicinò sorridente. Bremorlos era sempre più irritato: da lei e dalle sue critiche, ma doveva darle ragione, la negromanzia che li avrebbe tenuti in vita più a lungo avrebbe rovinato irrimediabilmente il loro sapore.
    «Ho in mente un giochino divertente.» il Lord appoggiato a una colonna del tempio la osservava perplesso, cercando di mantenere il controllo.
    «Non credo che i giochi che tu trovi divertenti siano gli stessi anche per me.» Banatrane lo ignorò, come se non avesse parlato e cambiò direzione, adesso stava osservando la pavimentazione del tempio intrisa di sangue rappreso. Gli dava la schiena ma si voltò leggermente verso di lui, osservandolo da sopra la spalla sinistra.
    «Questo ti piacerà. Lo potremmo chiamare "stana i diavoli".»
     
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  8. nadine5
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    grazie per questi nuovo capitolo mi piace sempre tanto leggere questa storia.,ma che cattiva .introdurre una nuova scena e lasciarla cosi in sospeso,,,,
     
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    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

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    grazie del cap!!!!! e in più così presto!!!! :luv: :luv:
    la trama si infittisce e ora è arrivato il momento della tanto attesa PROVA!
    bella la scena del combattimento, anche se immaginavo che avrebbe vinto Kyrarsil U.U è troppo abile quel diavolo, lo si capisce subito :tata:
    in attesa del prossimo...grazie 1000!!!!!
     
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  10. nelith
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    Lo so...ho la pessima abitudine di concludere sempre i capitoli lasciando qualcosa in sospeso :picci: mi dispiace...ma a me riesce "naturale" così :mmh: credo che sia la mia vena sadica che prevale...
    Comuqne ecco il nuovo capitolo! Spero vi piaccia :hero:

    Capitolo IX
    La Prova



    Talys era sdraiato sul letto con le mani intrecciate dietro alla nuca, e osservava interessato il soffitto. La stanza era stata rimessa completamente a nuovo dopo il passaggio di Vyckque: non si scorgeva nessuna traccia dell'assalto. Continuava a pensare a quello che era successo prima, per lui era stato un combattimento veramente penoso, non lo voleva nemmeno considerare tale, sembrava un'offesa: ma i diavoli la pensavano in modo completamente diverso. -Se Kyrarsil è il Danarm Yrrioth di questo clan, significa che è il capo del loro esercito: ma da queste parti, il generale è più "forte" dell'Arcidiavolo, o è l'Arcidiavolo ad essere in cima alla piramide sia come forza che come poteri? Se fosse così chissà come potrebbe essere uno scontro con Zaymesyath?- gli occhi dell'elfo divennero più scuri mentre pensava ad una simile possibilità, ma la scartò in fretta. -Quello non parla con i diavoli, figuriamoci se combatterebbe contro di me; in più de Kyrarsil mi ha distrutto in pochi minuti chissà cosa potrebbe fare l'Arcidiavolo. Senza contare che potrebbe essere un'offesa peggiore del rivolgergli la parola. Strano che non ci sia anche l'obbligo di tenere la testa bassa e non fissarlo negli occhi.-
    La porta si aprì con uno schianto e Vyckque fece il suo ingresso nella stanza: aveva un enorme rotolo tra le mani e si diresse verso il letto senza esitazione. Talys era sobbalzato per la sorpresa, ma rimase ancora più perplesso dalla visita del diavolo.
    «Non si usa bussare da queste parti?» Vyckque lo guardò assottigliando gli occhi irritato, ma lo ignorò. Stese il rotolo su letto, che si rivelò essere una mappa degli Ac'Hadurta; non era molto precisa, ma dava un idea approssimativa dei territori dei clan, anche se non dava idea di quanto fosse vasta la zona che comprendeva. Si sedette di fronte all'elfo e iniziò a parlare.
    «Noi siamo qui.» aveva entrambe mani impegnate per tenere srotolata la mappa, quindi indicò quel luogo con la coda. «Da quello che ho capito dovremo andare a Radok-skel che si trova qui, dai Radimardduan, clan comandato da Mosworvor.» la zona era spostata verso est rispetto a dove si trovavano.
    «Sai anche cosa dovrò fare?» Talys si sporse sulla mappa, cercando di studiare il tragitto tra dove si trovavano e il punto che gli veniva indicato, sforzandosi di non fissare la lunga coda blu, senza riuscire ad intuire nemmeno un minimo di morfologia del territorio: era uno schema piatto.
    «Certo che no! Kyrarsil lo dirà in tua presenza, io devo solo accompagnarti ed evitare che ti faccia ammazzare; anche se non ne capisco il motivo.»
    «Ti brucia ancora parecchio la sconfitta, eh?»
    «No!» la risposta fu un po' troppo rapida, e la voce troppo alta: Talys fu costretto a massaggiarsi leggermente le tempie per smorzare almeno in parte il dolore. Il diavolo distolse lo sguardo tornando a concentrarsi sulla mappa «Non dopo quello che ho visto poco fa. Mi duole ammetterlo ma sei abile.» l'elfo sbuffò, lui non si sentiva per niente abile. «Kyrarsil è uno dei nostri guerrieri migliori, anche tra i Danarm. Alcuni dicono che sia secondo solo a Zaymesyath, ma io non ne ho idea.»
    «Quindi Zaymesyath è un guerriero.» a quelle parole Vyckque s'indignò.
    «Lui non è un guerriero! Lui è l'Arcidiavolo!»
    «Scusa, mi sono spiegato male: volevo dire che sa combattere.» il diavolo si stava irritando sempre di più, quello straniero non aveva il benché minimo rispetto per Zaymesyath, anche se forse non capiva ancora il loro mondo; avrebbe dovuto spiegarglielo lui.
    «Tutti i diavoli sanno combattere, nessuno escluso. Solo che gli Yrrioth hanno un addestramento superiore, ma tutti posseggono delle armi e le sanno maneggiare, qui siamo nell'Abisso, bisogna sapersi difendere.»
    «Dalle mie parti non è detto che il "sovrano" sappia combattere: ero solo curioso di sapere come funzionava qui.» Vyckque non sembrava molto convinto, ma sorvolò anche su questo; quello a cui aveva assistito nell'arene lo aveva sorpreso e doveva ancora decidere come comportarsi nei confronti dell'ospite.
    «Gli Arcidiavoli devono sapere combattere, la sopravvivenza del clan dipende da loro.» Vyckque scosse la testa esasperato. «Ma da che razza di mondo vieni?»
    «Uno pieno di nobili grassi e laidi. Lasciamo perdere. Come ci arriviamo in quella zona?» dopo averlo fissato con espressione interrogativa per qualche istante, il diavolo ritornò ad occuparsi della mappa.
    «Arriveremo con un portale al clan ai Radimardduan e da lì ci sposteremo a piedi. Mosworvor non sarà felice di vederti, ma non si opporrà al volere di Zaymesyath, senza contare che è un grande amico di mio padre.» il diavolo si voltò verso di lui studiandone l'espressione. «Puoi considerarmi il tuo lasciapassare. Come sempre Zaymesyath vede più avanti di tutti.»
    «Avete tutti una grande ammirazione per questo Arcidiavolo.»
    «Lui è Zaymesyath, è con noi da tempo immemore. Ha suddiviso lui il nostro popolo in clan e ci ha sempre protetto.» nella sua voce si poteva distinguere senza problemi l'ammirazione che doveva provare per l'Arcidiavolo e Talys ne rimase sorpreso.
    «È sempre stato così loquace?»
    «Da quello che so è rimasto in silenzio per millenni; ha ripreso a parlare con l'arrivo di Kyrarsíl.» Talys inarcò un sopracciglio, non capendo cosa volesse dire: poi si ricordò di una cosa che gli aveva detto Ashestris qualche tempo prima e spalancò gli occhi sorpreso.
    «Vuoi dire che quei due ... » Vyckque era indignato e frustò con la sua coda la mano dell'elfo tesa verso di lui che lo indicava. «Ahi!» Talys si massaggiò la mano indolenzita, quella coda faceva male.
    «Vedi di farti gli affari tuoi! Non è cosa che ti riguardi!»
    «Scusa, è solo che sono rimasto molto sorpreso, non me lo aspettavo.»
    «Non vedo perché avresti dovuto aspettartelo. Non deve interessarti!» il diavolo era vistosamente arrossito, un po' per rabbia e un po' per imbarazzo.
    «È normale questo tipo di rapporto tra i Danarm e gli Arcidiavoli?» Vyckque inclinò la testa di lato, non capendo bene cosa volesse dire.
    «No, perché mi chiedi una cosa simile?»
    «Ho visto Yarlanee ed Eryah.» il diavolo si imbarazzò nuovamente e abbassò lo sguardo sulla mappa.
    «No, è solo un caso. Comunque il legame tra l'Arcidiavolo e il Danarm è molto forte, ma non è detto che sfoci in quel tipo di rapporto. Mio padre ed Erran sono come fratelli ma non c'è mai stato nulla.»
    «Come fai ad esserne sicuro.» questa volta la coda gli frustò una guancia.
    «Ahi! Ma che cazzo! Perché devi colpirmi? Ho solo fatto una domanda.»
    «Una domanda indecente! Come ti permetti di insinuare una cosa simile?! Stai parlando di mio padre e del mio Danarm!»
    «Che cosa c'entra? Le relazioni sono normali.»
    «Non so di che tipo di relazioni tu stia parlando, noi siamo un popolo fedele! Se scegliamo un compagno quello è per sempre! Non lo tradiamo. Mai!»
    «Ah. Non lo sapevo.»
    «Ma da che razza di mondo vieni?»
    «Uno diverso da questo. Te la prendi troppo, io sto solo facendo delle domande, non so nulla di voi se non quello che mi ha raccontato Radimaar, Ashestris e ... Kyrarsil.» gli occhi blu di Vyckque si assottigliarono, il suo umore stava peggiorando visibilmente.
    «Immagino che quello non fosse il nome che avevi in mente. Tu gli hai parlato?!»
    «Mi sembrava di avertelo già detto. Mi ha detto un paio di cose, non ci siamo intrattenuti a lungo. E comunque prima di ricevere questo.» si indicò l'orecchino sperando di averlo convinto, ma Vyckque non sembrava convinto.
    «Che non si ripeta più. Se hai domande da fare all'Arcidiavolo chiedi a Kyrarsil e lui ti darà le risposte. Non sei degno di sentire la sua voce.» Talys sospirò alzando gli occhi verso il soffitto.
    «Vedrò cosa posso pare.»
    «No! Non "vedrai" tu lo farai! Vuoi sopravvivere in mezzo a noi, inizia ad adeguarti!»
    «E se è lui a rivolgermi la parola? Lo devo ignorare? Oppure devo strapparmi le orecchie?» il diavolo sbiancò, Talys lo aveva preso alla sprovvista con quelle domande e sembrava molto soddisfatto per esserci riuscito.
    «Non so cosa ti chiederà Zaymesyath: nella regione di Radok-skel ci sono molti luoghi interessanti. L'unica cosa importante e non incappare nell'Ur'gar'toith.»
    «Cosa sarebbe?»
    «Una creatura che vive da quelle parti.» Talys attese che proseguisse con la spiegazione, ma il diavolo non ne sembrava intenzionato.
    «Potrei avere qualche dettaglio in più? Almeno capisco da cosa devo guardarmi le spalle.»
    «Non ti preoccupare, se lo incontriamo lo riconoscerai immediatamente.» l'elfo si stava innervosendo.
    «Hai intenzione di fare lo stesso anche quando mi spiegherai le vostre abitudini?» Vyckque sollevò lo sguardo dalla mappa non capendo cosa volesse dire. «Eviterai di rivelarmi informazioni indispensabili per mettere a repentaglio la mia vita? È la tua strategia?» il diavolo vide gli occhi di Talys diventare più scuri e arretrò di alcuni centimetri.
    «Una bestia corazzata con tre lunghe paia di zampe artigliate. Possiede grandi zanne ricurve e altre due teste attaccate a dei tentacoli che sporgono dalla schiena. Sono quelle le teste principali, ma non sono facilmente raggiungibili. Si trova nelle gallerie più ampie o lungo i crepacci: può attaccare anche dall'alto. Non so come sia il tuo mondo, ma quaggiù le creature arrivano da ogni direzione. In alcune caverne molto ampie si possono trovare anche creature alate. Stai lontano dalle sorgenti d'acqua, mai attraversarle specialmente a nuoto.» alla fine Vyckque deglutì rumorosamente e gli occhi di Talys tornarono di un luminoso verde smeraldo; le sue spalle si rilassarono e tornò a guardare quella strana mappa piatta.
    «Non ci sono mappe più dettagliate della zona?»
    «Sì, ma dipende dalla zona in cui dovremo andare. Gli Ac'Hadurta non si sviluppano solo orizzontalmente ma anche verticalmente: le mappe sarebbero troppo complesse, quindi le suddividiamo in zone. Questa da solo un'idea approssimativa dei confini, l'ho presa solo per farti capire più o meno dove siamo e dove dovremmo andare.»
    «E questo quando ci verrà rivelato?»
    «Quando Zaymesyath lo riterrà necessario. Comunque suppongo che non ci vorrà ancora molto; magari stasera, oppure domani.»
    «Grazie. Era così difficile?» Vyckque osservava l'elfo che lo guardava a sua volta sorridendo. Qualcosa scattò nel diavolo, era furioso e allo stesso tempo spaventato da quella strana creatura: voleva colpirlo. La coda sibilò nell'aria per la terza volta, sempre diretta al volto, voleva togliergli quel ghigno dalla faccia, si sentiva umiliato. Questa volta l'elfo non si fece prendere alla sprovvista e afferrò la coda poco prima che lo colpisse. La coda era calda e viva, a Talys ricordava quasi un serpente, ma allo stesso tempo era completamente diversa: era ricoperta da piccolissime scaglie ma al tatto era liscia. L'elfo fece scorrere il pollice su di essa, accarezzandola lievemente, la coda sembrò rilassarsi tra le sue dita mentre il diavolo socchiudeva gli occhi quasi estasiato, sembrava quasi che stesse facendo le fusa. Vyckque spalancò gli occhi di colpo, erano diventati completamente azzurri e sulle tempie iniziavano a crescere piccole corna dello stesso colore dei capelli. Lo schiaffo arrivò in un lampo e lo colpì in pieno viso: la coda gli sfuggì dalle mani e Talys vide il diavolo avvampare fino all'attaccatura dei capelli, si alzò in fretta dal letto e corse fuori dalla camera, completamente sconvolto.
    «Credo di aver fatto qualcosa d'imperdonabile.» l'elfo si massaggiava la guancia colpita con una mano, mentre fissava preoccupato la porta appena chiusa.

    ***


    Per tutta la durata della cena Vyckque non sollevò mai la testa dal piatto, rimanendo in completo silenzio, mentre Talys faceva il possibile per non sembrare a disagio. All'Arcidiavolo non sfuggì la strana atmosfera che si era formata; Vyckque non era mai stato così silenzioso. Kyrarsil li osservava perplesso ma lasciò perdere e iniziò a discutere con l'elfo del combattimento e della sua tecnica con la spada.
    Appena la cena fu conclusa, Vyckque si alzò congedandosi e si ritirò in camera seguito poco dopo da Talys. L'elfo entrò nella stanza senza bussare e incrociò immediatamente lo sguardo del diavolo seduto vicino alla finestra. Vyckque non fece in tempo a inveire che Talys si era messo in ginocchio.
    «Ti chiedo scusa, non era mia intenzione toccarti; non l'ho fatto di proposito, volevo solo evitare di essere colpito di nuovo e quando me la sono trovata fra le mani non ho resistito. Ti chiedo perdono.» il diavolo era impietrito, non si aspettava una cosa simile. «Mi avevano avvertito ma è stato più forte di me. Non succederà una seconda volta.»
    «D'accordo, lasciamo perdere.» Talys sollevò lo sguardo e vide il diavolo di spalle che guardava fuori, la coda era avvolta attorno alla gamba sinistra sembrava trattenuta a forza, non voleva che si muovesse. «Ma ti avverto, se lo fai un'altra volta giuro che ti faccio amputare la mano e Radimaar non potrà fare nulla per sistemarla.» l'elfo si alzò e sospirò sollevato.
    «Mi sembra giusto. Grazie per la comprensione.» Talys uscì senza guardare Vyckque che al contrario si era voltato verso di lui osservandolo uscire. Srotolò la coda che iniziò subito a muoversi irrequieta, se la prese e toccò il punto che qualche ora prima era tra le mani dell'elfo arrossendo ancora.
    «Dannato elfo.»

    ***


    La mattina successiva Talys e Vyckque vennero accompagnati nello studio di Zaymesyath: trovarono L'Arcidiavolo sedeva in silenzio davanti ad una grande scrivania che sembrava scolpita nella pietra, il suo sguardo si posò prima su Talys poi su Vyckque assorto nei suoi pensieri. Quando ebbe preso la sua decisione annuì e sorrise verso il diavolo con i capelli blu, ma si rivolse a Talys.
    «Voglio che tu vada a Radok-skel e mi porti una pianta.» Vyckque sbiancò nel udire la voce di Zaymesyath e anche Kyrarsil sembrò molto sorpreso. «Il suo nome è Shyliss. È una pianta molto rara che cresce in quelle zone, è un antidoto per molti veleni.» c'era un libro aperto sulla scrivania e lui lo spostò verso l'elfo e glielo girò per rendere più facile la visione dell'immagine. Sembrava una piantina piuttosto piccola, ma Talys sapeva di non dover sottovalutare quel disegno, quello era pur sempre l'Abisso. -Come minimo è una pianta carnivora.- i suo fiori ricordavano molto le rose e sembrava che anche su alcuni delle sue foglie fossero presenti dei piccoli aghi acuminati. L'elfo osservò attentamente l'immagine per cercare di carpire più dettagli possibili, accanto ad essa c'era una lunga e accurata descrizione ma per lui erano solo scarabocchi: non capiva la lingua parlata figuriamoci quella scritta.
    «Posso sapere quant'è grande in verità e quali sono le sue caratteristiche?» Zaymesyath sorrise e con un cenno della mano fece capire a Vyckque che avrebbe dovuto rispondere lui alle sue domande.
    «Di per se non è una pianta pericolosa, bisogna solo stare attenti agli aghi presenti su alcune foglie che sono velenosi, così come lo sono i fiori completamente schiusi: vanno colti quando sono ancora boccioli. Solitamente si trovano in piccoli cespugli di circa una decina di piante, sono piuttosto piccole non aspettarti piante gigantesche: le più grandi non superano i trenta centimetri. Dai fiori i chierici riusciranno a distillare alcuni degli antidoti più importanti, anche le foglie su cui si trovano gli aghi possono essere molto utili. Fioriscono raramente e hanno una colorazione bianca con sottili venature tra il giallo e il grigio scuro; il bocciolo invece tende ad essere di un giallo molto intenso.»
    «Perfetto, dov'è la fregatura?» Vyckque sospirò, non poteva dargli torto, quella era una prova difficile.
    «Ti ricordi della creatura di cui ti ho parlato ieri?» vedendo che l'elfo annuiva proseguì anche se aveva capito che Talys intuiva dove volesse arrivare. «Quelle piante si trovano solo nella prossimità della sua tana, oppure oltre i confini dei Radimardduan, ma li finiremo in un territorio molto più pericoloso, è una zona vuota, priva delle influenze di un clan.»
    «I vari clan non confinano tra loro?» Vyckque scosse la testa.
    «Alcuni si, ma non tutti: anche il clan dei Belmorra confina con l'esterno affacciandosi sul territorio di Bremorlos e anche di Banatrane.»
    «Chi sarebbero?»
    «Due Lord che confinano con quella zona degli Ac'Hadurta, le loro incursioni sono frequenti.» Talys lo guardava, sembrava non scorgere più alcun astio nei suoi confronti, nonostante quello che era successo ieri.
    «Quando consigli di partire?»
    «Prima dobbiamo procurarti un'arma, poi una maschera e devo farti vedere la mappa accurata di quella zona e solo allora potremmo andare.» Kyrarsil intervenne per la prima volta da quando erano entrati nello studio.
    «Per quanto riguarda l'arma direi che può usare quella di ieri, mentre per la maschera abbiamo quasi risolto. Mentre per le mappe tu sai bene dove sono, prendila e istruiscilo.»
    «Quanto tempo abbiamo?»
    «Un giorno per prepararvi, partirete domani.»

    ***


    Vyckque aveva ragione, le mappe non erano le solite a cui era abituato, erano molto più complesse da leggere e da disegnare: avrebbe dovuto imparare a decifrare anche quelle. Si ritrovò a ringraziare Zaymesyath per avergli dato una guida, senza non sarebbe riuscito sicuramente a tornare indietro. Aveva notato l'espressione che aveva fatto il diavolo quando Zaymesyath aveva parlato: ma non aveva capito se fosse dovuta al fatto che l'Arcidiavolo avesse parlato o per la prova in se. Tentò la seconda, non aveva voglia di tornare sul discorso avuto ieri, sentiva ancora il calore della coda nella sua mano.
    «È così terribile quello che mi ha chiesto?» il diavolo sollevò lo sguardo dalla mappa e incrociò gli occhi verdi di Talys poco lontani da lui; dovette sforzarsi per non arrossire.
    «Credo che questa sia una richiesta molto rara, non è tra le prove classiche, ma dopotutto tu non sei uno dei normali diavoli che tentano la prova.»
    «Qualche consiglio?»
    «Ti fidi dei miei consigli? Non credi che potrei fare di tutto per farti sparire?»
    «Non posso fare altro, la mia vita è nelle tue mani.» Vyckque arrossì leggermente e tornò a osservare la mappa.
    «Solitamente gli Ur'gar'toith hanno la tana nelle zone più ricche di Shyliss, ne apprezzano l'aroma e sono immuni al loro veleno.»
    «Devo intrufolarmi per forza nella sua tana?»
    «È sicuramente il posto più ricco, ma immagino che si possano trovare anche da altre parti, ti suggerirei di utilizzarla come ultima risorsa. Quelle bestie non sono tra le più pericolose, ma non sono nemmeno le più amichevoli.»
    «Perché ci sono creature amichevoli da queste parti?» Vyckque tonò a guardarlo e lo vide sorridere: non poté trattenersi e ricambiò anche se non troppo convinto.
    «A parte i diavoli? Qualcosa dovrebbe esserci anche se ora come ora non mi viene in mente nulla.»
    «Magnifico.» sospirò rassegnato, lo immaginava ma fu sorpreso di ricevere una risposta dal diavolo: era stranamente disponibile nonostante quello che era successo. Vedeva che era imbarazzato, ma faceva il possibile per non sembrarlo. «Ho un tempo limite per riuscirci?»
    «Non ti ha detto nulla riguardo al tempo, quindi direi sette cicli.»
    «Sette cicli per andare e tornare o solo per portare a termine la missione?»
    «L'ideale sarebbe andare e tornare ma non è indispensabile, io mi assicurerò che tu riesca a prendere la pianta nel tempo stabilito, se impieghiamo più tempo non preoccuparti.» Talys lo osservava incerto anche se doveva fidarsi non era detto che gli riuscisse facile. «Comunque dopo ne parleremo con Kyrarsil per averne la certezza.» l'elfo annuì sembrando molto più sollevato.
    «Come faccio a capire che sono trascorsi sette cicli mentre vaghiamo per le profondità delle montagne? Non credo di riuscirmi a orientare bene senza luce.»
    «Te lo dirò io e cercheremo di mantenere una certa regolarità per sonno e pasti così non dovresti avere problemi.» Talys annuì e tornò a studiare la mappa. Avvertiva che Vyckque era nervoso, non riusciva a stare immobile e sentiva la coda frusciare; gli chiese se c'erano dei problemi ma il diavolo attese qualche minuto prima di parlare. «Com'è il tuo mondo? Come vi spostate?» Vyckque era imbarazzato, lo vide arrotolarci la coda attorno al polso per cercare di tenerla ferma, a quanto pare non riusciva a sistemarla nel solito modo.
    «Dalle mie parti il tempo è scandito dalla luce, nel nostro cielo splende qualcosa che potrebbe assomigliare ad un gigantesco fuoco, il sole che attraverso la variazione della sua luminosità scandisce i periodi della giornata. Quando scompare scende la notte, ma è difficile che le notti siano completamente buie: nel cielo notturno splendono due lune e una miriade di stelle. Non so come potrei spiegartelo: le stelle potrebbero assomigliare a tanti puntini luminosi, come i cristalli che risplendono nella vostra città, ma molto più lontane, mentre le lune sono due globi luminosi, ma la luce che emanano è più fredda. È difficile da spiegare a qualcuno che non li ha mai visti.
    Il cielo è di tutte le sfumature del blu e dell'azzurro a seconda del momento della giornata: all'alba quando il giorno ha inizio, può assumere anche sfumature tra il rosa e il giallo mentre al tramonto si tinge di rosso e una volta che la luce è sparita il cielo diventa di un blu molto scuro, quasi nero.
    La maggior parte del mio mondo è ricoperto da grandi mari, mentre nelle terre emerse si possono trovare grandi foreste o immensi deserti: dipende dalla zona. La luce dell'alba fa risplendere le gocce di rugiada che si sono depositate durante la notte, come piccole stelle sulle foglie degli alberi o negli steli d'erba. Pianure, colline e montagne immagino che ci siano anche qui, non so come sia il mondo esterno non ho visto molto mente cadevo: ma suppongo che le uniche differenze risiedano nella luce e nell'aria respirabile.» Talys era perso nei suoi ricordi, era precipitato nell'Abisso da pochi giorni, ma gli sembrava di essere lì da mesi, se non addirittura anni. Quando sollevò lo sguardo dalla mappa vide che Vyckque lo osservava estasiato, rimase sorpreso, non si sarebbe mai aspettato uno sguardo simile. «Tutto bene Vyckque?» il diavolo annuì imbarazzato e cercò di guardare da qualche altra parte. «Per quanto riguarda la tua seconda domanda: ci spostiamo e piedi o usufruiamo di animali che possono essere cavalcati oppure possono trascinare dei carri. Dipende tutto da quanti soldi un individuo possiede. Io solitamente giravo a piedi, oppure a volte chiedevo a dei mercanti un passaggio in cambio della mia protezione dai briganti.» il diavolo lo osservava in silenzio.
    Guardarono ancora la mappa più grande, poi Vyckque prese quella più trasportabile e l'arrotolò portandola fuori dalla stanza. Erano appena usciti dalla stanza, quando Talys sentì un'altra volta la voce del diavolo.
    «Il tuo mondo è strano, ma dev'essere bello o almeno particolare. Come ti sembra questo? Almeno fino ad ora.»
    «Buio, e confesso che questa cupola di roccia che sovrasta la città è un po' opprimente. Vorrei vedere com'è l'esterno, ma non so quando potrei averne l'occasione.»
    «Dubito che il paesaggio potrebbe piacerti, ma vedrò cosa possiamo fare. Non so se ci riusciremo in questi giorni, ma magari al nostro ritorno possiamo andare dal mio clan e da lì verso un'uscita.» mentre lo diceva iniziò a scuotere la testa come se quello che aveva appena detto fosse un'assurdità. «No, non posso portarti dai Darphyrer, non gradirebbero la tua presenza. Potremmo contattare Yarlanee lei sicuramente farebbe i salti di gioia, per te non per me. Ne parlerò con Kyrarsil, vediamo cosa ne dice.»
    «Dai Darphyrer rischio la vita io, dai ....ehm... Belmorra?» Vyckque annuì, almeno iniziava a conoscere i nomi. «Insomma da loro sei tu che rischi la vita.»
    «Io non rischio la vita in nessun clan e nemmeno tu. Ma i Darphyrer potrebbero dimostrarsi poco amichevoli, conosco mio padre e non credo gradirà la tua presenza nel suo territorio. Ne parleremo dopo aver superato la prova, adesso andiamo a prendere una spada, bisogna sistemarla un po' prima di iniziare il viaggio.»
     
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  11. nadine5
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    grande la scena della coda .si puo dire un colpo di fulmine per il diavolo anche se non l ha ancora capito.
     
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    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

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    aaaaaaaaaaaaaaaaah la scena della coda.... :blo: :blo: :blo: è...è...stupenda!!!!! :luv: :luv: :luv: pensavo succedesse anche dell'altro ma vedo che vuoi proprio tenerci sulle spine :gr:
    grazie del cap, molto bello e ricco di...momenti interessanti :mmh:
    non vedo l'ora del seguito, grazie ancora :luluv:
     
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  13. nelith
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    Per quello ci vorrà ancora molto tempo per voi...ve la farò desiderare parecchio :mmh:
    Ora vi propongo un capitolo eterno...è uno dei più lunghi che abbia mai scritto...spero non vi risulti noioso :picci:


    Capitolo X
    Radok-skel



    Stavano percorrendo dei cunicoli molto stretti, Talys non riusciva a camminare dritto tanto il soffitto era basso. Appena erano arrivati dai Radimardduan, ci mancò poco che l'elfo venisse incenerito dallo sguardo astioso dell'Arcidiavolo. Vyckque si affrettò a porgere i suoi saluti a Mosworvor e a ringraziarlo del passaggio attraverso le sue terre. Fu soltanto una formalità, era stato Zaymesyath a ordinarlo e doveva lasciarli passare per forza, ma ringraziarlo per la cortesia non poteva che fargli piacere e sottolineare la sua importanza in quanto capo clan. Vyckque fu trattato con tutti gli onori nel poco tempo in cui si fermarono nel palazzo dell'Arcidiavolo mentre Talys veniva guardato da tutti come se fosse stato l'ultimo dei parassiti. L'elfo non ci prestò troppa attenzione, era abituato a quel tipo di trattamento, inoltre era stato avvertito da Vyckque: fece come gli era stato detto, mantenne lo sguardo basso e non proferì verbo. Il suo accompagnatore si era dimostrato molto più tollerante nei suoi confronti dopo l'incidente della coda e Talys non ne capiva il motivo. Lo osservava camminare con passo sicuro e silenzioso davanti a lui: la tenue luce dell'orecchino gli permetteva di vedere dove camminava e di avanzare di buon passo senza rallentare il diavolo. Gli era stata fornita la divisa degli Yrrioth composta unicamente da pantaloni, maglia, guanti e stivali interamente neri e con essi la maschera di cui l'Arcidiavolo gli aveva parlato. La maschera che Kyrarsil gli aveva procurato era di semplice metallo ma al suo interno, nelle fessure in cui filtrava l'aria c'erano dei piccoli frammenti di Láurfor: era la maschera tipica della maggior parte delle guardie anche Vyckque ne aveva una identica. All'interno della maschera vi era una piccola rete metallica che bloccava i cristalli al loro posto e permetteva il flusso regolare dell'aria. Per quanto riguardava il limite massimo della prova, il Danarm era stato chiaro: Vyckque si sarebbe dovuto accertare che Talys compisse la missione in sette cicli, ma non avevano l'obbligo di tornare entro tale data.
    Le gallerie che dovevano percorrere si aprivano sulla parete settentrionale del clan Radimardduan, vennero accompagnati li da alcuni Yrrioth ed in seguito si addentrarono da soli nell'oscurità perenne degli Ac'Hadurta.

    ***


    Nella prima parte del viaggio non incrociarono nessun tipo di creatura, e solo quando si fermarono per la cena Talys osò parlare.
    «Posso chiederti una cosa? » la sua voce fu poco più di un sussurro, ma nell'assoluto silenzio da cui erano circondati le parole che risuonarono erano chiare, nonostante la maschera sulla bocca. Vyckque annuì, continuando però a tenere tutti i sensi all'erta, pronto a scattare a ogni rumore sospetto. «Fino all'altro giorno non mi avresti mai rivolto la parola gentilmente adesso invece mi dai anche dei consigli di tua spontanea volontà. Perché? Dopo quello che è successo , credevo che non volessi più avere nulla a che fare con me.» Vyckque arrossì leggermente, l'elfo poteva scorgerlo attraverso il piccolo fuoco che scoppiettava in mezzo a loro.
    «Ti sei scusato.»
    «Tutto qui?»
    «È stata anche colpa mia, non avrei dovuto usare la coda per colpirti, me la sono cercata. È stato estremamente imbarazzante, ma tu comunque ti sei scusato in modo impeccabile, non posso infuriarmi con te quando non sai nulla o quasi di noi. Questo non significa che tu adesso di punto in bianco mi stia simpatico, sto cercando di comportarmi bene per non far irritare Zaymesyath, ci tengo molto alla sua approvazione e a quanto sembra lui tiene molto alla tua presenza nel clan.» sospirò «Come potrei dargli torto dopo che ho visto il modo in cui combatti? Ci sarai utile e mi sono ripromesso di sopportarti. Non parleremo più della mia coda.» L'argomento coda sembrava imbarazzarlo molto, ma Talys voleva sapere.
    «Senti so che dev'essere un argomento imbarazzante ma non è che mi spiegheresti questa cosa della coda? Mi è stato detto che è molto sensibile e delicata, ma dal modo in cui mi hai frustato non mi sembrava.» Vyckque lo guardò esitante per alcuni istanti prima di rispondergli.
    «Non c'è molto da dire, è sensibile al contatto prolungato specie se con le mani, ma non solo. Soltanto il tuo compagno o la tua compagna possono toccarla.»
    «Perché tu l'hai usata per colpirmi?»
    «Perché avevo le mani impegnate, e solitamente la usiamo come arto secondario: afferriamo oggetti se abbiamo le mani occupate, oppure colpiamo chi fa domande insolenti.» il diavolo stava giocando distrattamente con alcuni sassi vicino al fuoco, cercando di non considerare troppo il suo compagno di viaggio.
    «Anche tu sei stato colpito dalla coda di qualcuno?» Talys lo vide annuire.
    «Soprattutto da mio padre quando ero piccolo. Anche Kyrarsil oppure Erran l'hanno fatto mentre mi allenavano, ma più raramente.»
    Il discorso si concluse così, senza scoprire nulla di nuovo e Talys evitò altre domande, quello non era ne il momento ne il posto appropriato per affrontare quella discussione. Vyckque stabilì dei turni di guardia, il primo sarebbe toccato a lui poi all'elfo.
    Durante il suo turno Talys rimase quasi stordito dall'assoluto silenzio di quei luoghi, gli unici rumori presenti erano il respiro lento e regolare di Vyckque, e il crepitio sommesso delle braci. In quel momento sembrava che loro due fossero gli unici esseri viventi per chilometri: Talys aveva attraversato il deserto, ma non era niente paragonato a quel territorio. Il buio e la quiete degli Ac'Hadurta erano quasi opprimenti, soffocanti.
    Il diavolo aveva trovato un posto perfetto per accendere il fuoco: c'era una leggera corrente d'aria che spostava il fumo ma dalle tracce era piuttosto ovvio che non fossero i primi a far sosta in quel piccolo spiazzo; probabilmente era uno dei punti di riposo per i diavoli che sorvegliavano quella zona del confine.
    Quando Vyckque si svegliò fu un sollievo per l'elfo, perché segnava la fine di tutto quel silenzio opprimente. Il diavolo notò la sua agitazione, ma non ne riuscì a comprendere il motivo dato che non era successo nulla durante il suo periodo di riposo.
    «Tutto bene?»
    «No, per niente. C'è troppo silenzio qui; nelle notti che ho passato in città qualche rumore c'era, qui il nulla più assoluto. È inquietante. Ho attraversato molti luoghi silenziosi nel mio mondo, dove non ci doveva essere una singola forma di vita senziente, ma mai come questo. Questo luogo sembra una tomba.»
    «Il tuo mondo dev'essere veramente strano. Non esiste il silenzio da voi? » Vyckque non riusciva a capire di cosa stesse parlando, per lui era normale, non aveva mai nemmeno pensato che potesse essere diverso in qualche altro modo.
    «Dalle mie parti anche il silenzio ha un suono: il fruscio del vento attraverso gli alberi o lo scorrere di un fiumiciattolo in lontananza, oppure l'incresparsi delle onde sulla spiaggia. Questo posto invece è morto.» Talys cercava di concentrarsi sulla preparazione della colazione mentre parlava. «È così ovunque fuori dalle città?»
    «Direi di sì. Ma fuori dalle montagne di rumori ce ne sono in abbondanza.»
    «Non vedo l'ora di uscire. Non importa se il cielo sarà un'unica massa grigia, non importa se la luce è quasi assente o se l'aria è velenosa; io ho bisogno di uscire, anche se solo per pochi minuti.» Vyckque lo guardava preoccupato, riusciva a scorgere i segni dell'angoscia sul suo volto pallido.
    «Appena finiamo qui ti porto fuori. Devo solo decidere a quale clan chiedere.»
    «Non si può ad Hadramarrias? Se sono finito in quel clan è perché mi hanno condotto lì dall'esterno, e ciò significa che hanno un affaccio sull'Abisso. Perché non lì?»
    «Perché è più pericoloso delle altre zone e l'uscita è molto più lontana: dal mio clan impiegheremo poche ore, da Hadramarrias forse uno o due giorni. Non so quanto possa convenirci uscire da lì, a meno che non voglia accompagnarci qualcuno. Ma adesso pensiamo alla tua missione.»

    ***


    Anche il successivo giorno di marcia proseguì senza intoppi, se non per l'incontro con un Vark. A Talys ricordò un enorme ratto cieco con zanne molto più lunghe e strane escrescenze sulla schiena: sarà stato lungo quasi mezzo metro, coda esclusa, e alto più di trenta di centimetri. Vyckque lo eliminò prima ancora che l'elfo lo potesse vedere con chiarezza e non poté far altro che esaminare il cadavere.
    «Non lo toccare!» il diavolo mise la lama della sua spada tra le mani di Talys e la creatura. «Questo non è un semplice Vark, vedi quelle strane escrescenze che ha sulla schiena? Sono parassiti, possono trasformarti in qualcosa di veramente schifoso se entri in contatto con loro.» Talys balzò indietro inorridito, mentre si spostava gli sembrò di vedere muoversi le escrescenze sulla schiena dell'animale. La lama di cristallo percorse un ampio arco prima di colpire nuovamente la creatura che emise un orribile stridio nonostante fosse morto. Mentre la lama affondava nella carne, essa si tinse di luce rossa e poco dopo del Vark non rimasero che le ceneri. «Devi stare attento a quegli esseri, ti divorano dall'interno e si moltiplicano fino a quando il tuo corpo non si trasformerà in un sacco di pelle pieno di parassiti.»
    «Disgustoso... Come faccio a sapere se una creatura è infetta?» avevano ripreso a camminare, ma Talys non riusciva a rimuovere quel suono stridente dalla sua testa.
    «Solitamente si possono riconoscere dagli occhi. Negli Ac'Hadurta le creature che ci vedono sono rare: se l'essere ha più escrescenze o anche solamente dei tagli, da cui fuoriescono occhi di colori differenti completamente indipendenti, vuol dire che la creatura è infetta.»
    «Come si prendono?»
    «Per contatto. Ma non tutte le creature possono essere infettate, ad esempio l'Ur'gar'toith ne è immune; ha una corazza troppo spessa per essere perforata dai parassiti, mentre il Drarbagh ha un tipo di sangue velenoso per loro. Ma ce ne sono anche altre, questi sono solo un paio di esempi. Io una volta me ne sono preso uno, è stato terribile.» Vyckque scosse la testa per allontanare il ricordo e proseguirono in silenzio.
    Anche durante quella che doveva essere la seconda sera tutto trascorse tranquillamente e Talys ne fu molto sorpreso.
    «È normale che ci sia sempre tutta questa quiete? Ho sempre creduto che fosse più movimentato fuori dalle città. »
    «Siamo ancora nelle vicinanze del clan in più ci stiamo addentrando nel territorio di caccia dell'Ur'gar'toith, le creature sono poche intorno a lui. Domai arriveremo alla sua tana.»
    «Niente più fuochi quindi. »
    «Perché? L'Ur'gar'toith è cieco, non lo vede il fuoco. Anche se ha pensarci bene percepisce il calore, quindi forse è meglio evitarli comunque. Ottima idea. Ricordati che noi non lo dobbiamo affrontare, dobbiamo solo prendere una pianta. Rapidi e silenziosi. Domani faremo solo un sopraluogo per vedere quanto dovremo addentrarci nel suo territorio. L'ultima cosa che dobbiamo fare è affrontarlo.»
    «Magnifico, ed io come riuscirò a vedere?» Vyckque rimase in silenzio a pensare per un po', aveva dimenticato l'impossibilità di vedere dell'elfo nelle tenebre più fitte.
    «Terremo sguainata la mia spada, questa e il tuo orecchino dovrebbero renderti abbastanza luce.»
    «Meglio di niente.» sospirò rassegnato. Non aveva scelta.

    ***


    Durante la seconda "notte", se così si poteva definire dato che il buio era perenne, Talys continuò a rimuginare sull'assenza della luce e l'oppressione diventava sempre più soffocante. Toccò a lui il primo turno di guardia, ma non sapeva se essersene contento o meno, anche se forse era meglio in questo modo: se fosse riuscito a dormire durante il turno di Vyckque il "mattino" successivo sarebbe stato più reattivo. Avrebbe tanto voluto togliersi la maschera, ma nei rari momenti in cui lo faceva durante i pasti, sentiva l'aria venefica entrargli nei polmoni, e sapeva che non avrebbe provato alcun sollievo nel respirarla, sarebbe stato solo peggio. Stava camminando avanti e indietro vicino al fuoco, quando si accorse di essere osservato, il primo impulso fu quello di voltarsi verso Vyckque, ma questi dormiva profondamente: sguainò silenziosamente la spada e iniziò a scrutare le tenebre. Osservò con attenzione attorno a lui ma non riuscì a scorgere nulla, c'era solo quella sensazione; poi qualcosa scintillò nell'oscurità a pochi metri da lui. Talys si concentrò su quel punto e vide qualcosa di piccolo che lo osservava con luminosi occhi chiari. -A quanto pare non tutti gli abitanti degli Ac'Hadurta sono ciechi.- La creatura sembrava molto piccola, l'unica cosa che s'intravedevano erano gli occhi, a fatica riuscì a distinguerne i contorni; sembrava una sorta di lucertola, con il muso leggermente allungato e il collo lungo e sottile. Qualcosa si muoveva poco lontano dalla creatura, era sicuramente la coda, lunga quasi quanto il suo corpo se non di più. Non sembrava ostile, ma Talys non aveva mai avuto buoni rapporti con gli animali: era lo zimbello del villaggio quando era piccolo, l'unico mezzo Silvano completamente incapace con gli animali. Talys sospirò e si sedette dando le spalle al fuoco con la spada piantata davanti a se, senza perdere di vista quella piccola sagoma curiosa. Vedeva i suoi occhi chiari inclinarsi prima da una parte poi dall'altra: lo stava studiando. Vide con la coda dell'occhio un pezzo di carne secca che aveva avanzato dalla cena, lo prese e lo lanciò verso la creatura. La vide saltare e indietreggiare di alcun centimetri, per poi avanzare di nuovo lentamente, quasi strisciando per terra: poi la strana lucertola mangiò il pezzo di carne con voracità, solo dopo averlo annusato sospettoso per alcuni istanti. Per poco Talys non scoppiò a ridere, ma si trattenne, non poteva fare rumore in quel luogo. Rimasero a fissarsi a lungo, fino a quando il turno di Talys si concluse.
    La creatura si allontanò nel momento esatto in cui il Vyckque si svegliava. L'elfo sprofondò nel sonno pensando che almeno, grazie a quella lucertola, non si era lasciato soffocare dalle tenebre che lo circondavano.

    ***


    Nell'aria si avvertiva un aroma diverso, Vyckque lo aveva avvertito prima di partire: avrebbe capito che si trovavano in prossimità della tana dell'Ur'gar'toith dall'odore dell'aria. I fiori in cui amava sistemarsi, nascondevano l'odore della carne in putrefazione delle sue vittime. Talys non credeva fosse possibile una cosa del genere, non c'era odore naturale che conoscesse capace di nascondere decine di cadaveri in decomposizione.
    «Questa è una tecnica usata da molte piante demoniache, quelle più abili in questa tecnica illusoria sono le Tamoran, ma non devi preoccuparti di loro, non se ne trovano all'interno delle montagne, ma in alcune parti dei confini esterni sì. Si riconoscono dalle luci rosse,brillano sempre per attirare le vittime, spera di non imbatterti mai in quelle piante. Sono degli immensi fiori rossi che ti attirano per poi avvolgerti e portarti verso le loro grandi bocche. Riposano su cumuli di cadaveri. Sei fortunato che in queste regioni siano rare, ho sentito parlare di terre che possiedono intere foreste di Tamoran. Io le ho viste solo da lontano, ma mi hanno raccontato cose terribili su di loro.»
    Le parole del diavolo gli tornavano alla mente, in quei luoghi anche le piante erano più pericolose che nel suo mondo. Ripensando alla descrizione che aveva fatto Vyckque delle Tamoran, con estrema probabilità si era imbattuto in qualcosa di molto simile durante la guerra, a Taur Mori, il Bosco Cupo. Lì Talys aveva rischiato grosso. Scacciò quel ricordo, non aveva tempo per pensare a certe cose, doveva concentrarsi solo sul fiore da recuperare e tornare ad Hadramarrias, la sicurezza della città gli mancava per non parlare dei cristalli che la illuminavano.
    Vyckque lo condusse in un'ampia caverna, da cui si diramavano diverse gallerie; l'odore dei fiori proveniva da una di quelle se non da tutte.
    «Bene elfo, tu da quale parte suggerisci di procedere?»
    «Io?! Ma se non vedo più in là di un paio di metri.»
    «La prova è la tua mica la mia, io l'ho già superata.» Talys fu costretto a dargli ragione, doveva decidere lui. Inspirò profondamente e cercò di concentrarsi sullo spostamento d'aria e sull'odore. Da quello che poteva intuire, quelle gallerie erano molto simili ad un labirinto. Questa era la prima volta che doveva basarsi solo sull'olfatto, ma poi gli venne in mente una cosa: si appiattì per terra, portando la spada dietro la schiena e iniziò ha cercare segni sulla roccia. Se la creatura era grande come gli era stata descritta e aveva tutti quegli artigli, doveva per forza lasciare tracce del suo passaggio. Seguire le impronte era stata l'unica cosa che i Silvani erano riusciti a insegnargli. Non impiegò molto a trovare quello che cercava: c'erano molte incisioni sulla roccia, più o meno profonde e indicavano direzioni diverse. Il diavolo lo osservava strisciare per terra, divertito da quello strano comportamento. Poi Talys si alzò di colpo, allarmato.
    «Dobbiamo andarcene! Sta arrivando!» Vyckque sbiancò anche se il suo compagno non poteva vederlo. Iniziarono a guardarsi attorno alla disperata ricerca di una via d'uscita; il terreno iniziava a vibrare sotto i loro piedi, sembrava che non fosse una creatura soltanto. L'elfo fu attratto da un rumore verso la parete sinistra; afferrò Vyckque per un braccio e dopo averlo condotto alla parete lo fece salire seguendolo subito dopo. Si arrampicarono per alcuni metri fino ad arrivare ad una sporgenza di roccia sopra una delle gallerie.
    Pochi secondi dopo videro, l'elfo si limitò a intravedere, la sagoma scura dell'Ur'gar'toith precipitarsi fuori da una delle gallerie laterali, inseguendo un'altra creatura molto più grande di lui, ma che urlava terrorizzata. Rimasero in silenzio ad assistere alla scena, Talys poté solo sentire gli artigli dell'Ur'gar'toith lacerare la carne della sua prede, che si dimenava terrorizzata. La lotta durò pochi istanti, poi tornò il silenzio, interrotto solamente dal rumore umido del sangue che gocciolava e dai brontolii soddisfatti del predatore. L'odore penetrante dei fiori venne mitigato dal sangue quasi rancido della vittima; era un miscuglio di aromi nauseabondo.
    Alcuni minuti dopo l'Ur'gar'toith sparì, trascinandosi dietro la preda in quella che doveva essere la galleria principale; ma loro rimasero in silenzio per quasi in ora prima di tentare di parlare.
    «Direi che abbiamo trovato il nostro amico.» fu Talys il primo a parlare, avvicinandosi all'orecchio del diavolo e parlando nel modo più sommesso possibile.
    «Come facevi a sapere che stavano arrivando?» il diavolo fece altrettanto, non voleva rischiare più del necessario.
    «Stavo cercando di capire la direzione principale con l'aiuto delle impronte; quando ho sentito la terra tremare, ho immaginato che fosse lui. Cos'era l'altra cosa? Non sono riuscito a vederla.»
    «Si chiama Moonark, è un enorme verme con alcune centinaia di zampe. Non sono eccessivamente aggressivi, ma lo possono diventare se istigati a dovere; con l'Ur'gar'toith non aveva possibilità.»
    «Come ha fatto a non sentirci?»
    «Come puoi percepire da solo, l'odore del sangue del Moonark è molto intenso, inoltre ci sono i fiori: non proteggono solo le sue carcasse e noi eravamo con il vento a favore. Siamo stati molto fortunati. Faremo meglio a spostarci, tra un po' la corrente potrebbe cambiare.»
    «Perlustriamo una delle altre gallerie?» Vyckque annuì, era la scelta migliore, almeno adesso sapevano dov'era entrato e per alcune ore sarebbe stato impegnato. Tornarono nell'atrio in cui era avvenuto lo scontro, la roccia era resa scivolosa dal sangue fetido della creatura, i due cercarono di evitarlo, ma era ovunque: sembrava quasi che il Moonark fosse esploso. Iniziarono ad addentrarsi in una galleria laterale più piccola, in questo modo l'Ur'gar'toith avrebbe avuto più difficoltà a seguirli e a muoversi se li avesse percepiti. La via era indicata dalla lama di cristallo del diavolo, che risplendeva debolmente davanti a loro. Talys continuava a lanciare occhiate nervose alle sue spalle, continuava a sentire una presenza dietro di loro, ma non vedeva mai niente. -Starò diventando paranoico.-
    La galleria diventava sempre più stretta: in alcuni punti furono costretti ad appiattirsi contro una parete per riuscire a proseguire. Fu un sollievo quando trovarono uno slargo attraversato da un torrente. Dovettero quindi proseguire attraversando l'acqua, Vyckque non era contento, ma era inutile tornare indietro. Proseguendo per alcune centinaia di metri arrivarono in un'altra camera, molto più grande della precedente, ma la sua superficie era completamente occupata da un lago sotterraneo, solo una piccola riva vicino alle pareti era priva di acqua, anche se piccole onde la lambivano delicatamente.. Talys vide il diavolo irrigidirsi, poi lanciare occhiate nervose alle pareti della caverna, alla ricerca di un riparo. Si diresse verso un anfratto situato a circa tre metri dal livello del lago, poco più avanti da dove si trovavano loro. Vyckque osservava il lago preoccupato cercando di avanzare il più rapidamente possibile, verso il riparo e allo stesso tempo cercare di non avvicinarsi più del necessario all'acqua. Il diavolo rinfoderò la spada e si arrampicò in fretta lungo la parete costatando successivamente che anche quell'anfratto faceva parte delle numerose gallerie secondarie che si diramavano in quei luoghi.
    «Questo posto è un dannato labirinto.» Talys era appena salito e osservava sconsolato la galleria che si perdeva nell'oscurità.
    «Addentriamoci, non mi va di restare vicino all'acqua, ci possono essere cose ben peggiori dell'Ur'gar'toith dentro al lago.» l'elfo non si oppose e lo seguì senza fiatare. L'odore dei Shyliss era diventato più leggero, sparendo quasi completamente. «Ci dobbiamo essere allontanati dalla tana dell'Ur'gar'toith, se la galleria non cambia direzione più avanti ci conviene tornare indietro, ma per adesso proseguiamo ancora un po'; non voglio dormire vicino all'acqua. Non abbiamo più il vento a favore, forse è per questo che non sentiamo più l'odore dei fiori.»
    Loro stavano camminando lungo il percorso principale, ma Talys vide durante il tragitto almeno altre quatto gallerie secondarie che si diramavano verso altre direzioni. Quella che stavano percorrendo si ripiegava su se stessa, formando un'ampia curva che aggirava il lago, prima salendo poi cambiando nuovamente pendenza. Tutto questo Talys lo apprese alla "sera" quando si fermarono per la cena, lui aveva perso completamente l'orientamento, contrariamente a Vyckque che sapeva esattamente in quale direzione si erano mossi e dove si trovavano.
    «Proseguiremo in questa direzione anche domani, dovremmo essere tornati indietro e magari troviamo anche un'uscita. Preferirei non dover riattraversare l'acqua, ma se non c'è un'uscita agibile dovremo tornare indietro. E di corsa anche.»
    Quella "notte" c'era qualcosa di diverso nell'aria, si sentivano profondi ruggiti gutturali che provenivano dalla fine della galleria: riecheggiavano tra le pareti senza sosta. Era un suono profondo, quasi gracchiante, ma aveva due toni distinti, le due teste dell'Ur'gar'toith avevano voci diverse: una più profonda e una leggermente più stridente. Quella fu una conferma, la galleria proseguiva verso la tana principale della creatura, bisognava solo scoprire se l'uscita fosse sufficientemente larga da permettergli il passaggio, ma soprattutto che fosse in un punto abbastanza nascosto da impedire all'Ur'gar'toith di accorgersi di loro. Anche l'odore dei fiori era tornato dopo che il vento aveva cambiato nuovamente la sua direzione.

    ***


    L'uscita era larga poco più di mezzo metro nella parte più ampia, e era una semplice crepa che correva lungo la parete. Vyckque si sporse dall'apertura e osservò con attenzione la camera che si apriva sotto di loro Quando ritornò verso la galleria, sembrava soddisfatto.
    «Sei fortunato, siamo più in alto rispetto al pavimento della caverna, siamo verso metà dell'altezza complessiva. Riesci a vedere qualcosa?» Talys si sporse, ma tutto quello che riusciva a vedere erano ombre sfuocate, se non si contavano le cose a pochi metri da lui illuminate dalla flebile luce dell'orecchino. L'unica cosa che riusciva a intuire, era che la camera era ampia ed il profumo degli Shyliss era molto intenso.
    «Vedo a pochi metri dal mio naso, praticamente nulla.» Vyckque si appoggiò alla parete meditando, c'era una sola possibilità. Si sfilò la cintura a cui era assicurata la spada e la tese all'elfo.
    «Facciamo un cambio, solo per adesso. Ti presto la mia per illuminarti il percorso, ma dopo la voglio indietro. Per adesso l'Ur'gar'toith non c'è, ma potrebbe tornare, e noi non abbiamo tempo per tornare indietro e percorrere un'altra strada. Per certi versi abbiamo avuto fortuna, per altri no; non avrei voluto che arrivassimo proprio qui. Purtroppo questa è una zona che non conosco bene.» si scambiarono le spade e Talys si assicurò la lama di cristallo sulla schiena priva del fodero, in questo modo avrebbe avuto una luce più intensa a disposizione, mantenendo allo stesso tempo le mani libere.
    La crepa si apriva direttamente sulla parete; anche se non era perfettamente liscia, presentava pochi appigli. L'elfo si concentrò sull'odore, il profumo era ovunque, ma alla sua destra sembrava più intenso. -Tanto vale tentare.- si appiattì contro la parete e con una mano iniziò a cercare un appiglio.
    L'avanzata fu di una lentezza esasperante, e un paio di volte rischiò di cadere di sotto; impiegò quasi un'ora per vedere e raggiungere una di quelle piante, probabilmente ne aveva superate tantissime, ma non le aveva viste, non poteva allontanarsi troppo dalla parete o rischiava di cadere. Arrivò a quella dannata pianta e riuscì a strapparla con le mani coperte dai guanti, così facendo i piccoli aghi sulle foglie non sarebbero stati un rischio, e infilarla nel tascapane assicurato alla cintura.
    -Metà del lavoro è fatta. È andata meglio di quanto pensassi.- i muscoli del suo corpo erano tesi in modo doloroso a causa della posizione in cui era costretto a muoversi. Era arrivato a metà strada, quando perse la presa e precipitò di sotto.
    Cadde con un leggero tonfo in piedi; poi le gambe cedettero e si ritrovò per terra in un lago di sangue putrefatto, pezzi d'interiora e ossa. -Maledizione!- Talys si guardò attorno preoccupato, ma per il momento sembrava che non stesse arrivando nessuno. Si mosse il più silenziosamente possibile, la spada continuava ad illuminargli la strada. Sentì un fischio leggero e capì che Vyckque gli stava dando un indicazione per la direzione da seguire. Non aumentò il passo, il terreno era scivoloso e rischiava di cadere su alcune ossa; era stato fortunato per il momento, meglio non rischiare troppo facendo rumori inutili. Iniziò ad arrampicarsi solo quando pensò di essere sotto la crepa. Aveva appena iniziato a salire, quando dalle gallerie iniziò a provenire il rumore degli artigli dell'Ur'gar'toith che stridevano sulla roccia: si stava avvicinando. -Merda!- Cercò di aumentare la velocità, sperando che non lo sentisse. La creatura iniziò a muoversi irrequieta per la sua tana, percependo che qualcosa non andava, ma non riuscendo a capire cosa fosse. Talys ringraziò l'aroma dei fiori e il sangue fetido in cui era caduto: per il momento sembrava non vedere la traccia di calore del suo corpo. L'elfo aveva superato la metà della scalata, ed era quasi arrivato alla crepa, quando la sporgenza in cui era appoggiato il suo piede destro cedette e rotolò lungo la parete, fino ad affondare in una pozza di sangue putrido. Le teste dell'Ur'gar'toith si voltarono simultaneamente nella sua direzione, non le vedeva, ma le sentiva fiutare l'aria e avvicinarsi a lui. -Merda!!- Non aveva più importanza fare in silenzio, voleva solo tornare al sicuro nella galleria. Mentre saliva gli ultimi metri, piccoli frammenti di roccia continuavano a staccarsi dalla parete, rotolando sul putrido pavimento, facendo ringhiare la bestia. Le pesanti zampe frantumavano le ossa che calpestavano, Talys si sentì afferrare per una mano e trascinare verso l'alto, mentre la roccia sotto di lui si sgretolava, all'impatto con la spessa corazza dell'Ur'gar'toith. Sentì una delle due teste, o forse entrambe, sfiorargli i piedi, ma Vyckque lo stava aiutando a salire, trascinandolo verso la galleria. Con la mano libera dalla presa del diavolo, Talys si sfilò la spada dalla schiena per agevolare il passaggio verso l'apertura. Fu in salvo in pochi istanti. Si accasciò per terra, in un lago di sudore, stremato. Con gli arti che gli tremavano, mentre all'interno della caverna la bestia continuava a colpire con violenza la parete di roccia.
    «Dobbiamo muoverci Talys, non possiamo restare qui.» l'elfo si alzò a fatica, recuperò la sua spada e insieme iniziarono ad allontanarsi.
    «Cosa facciamo se ci aspetta all'ingresso?»
    «Ci pensiamo quando e se succederà. Sono creature irascibili, potremmo restare nascosti per un paio di giorni, ma ci conviene allontanarci il più in fretta possibile.»
    «Se è furioso non è meglio evitare?»
    «No, se è furioso significa che non starà attento e potremo aggirarlo.»
    «Ho capito. Se io sono un Drarbagh tu sei un Ur'gar'toith.» Vyckque si voltò verso l'elfo e lo vide ridere. Il suo primo impulso fu quello di prenderlo a pugni, ma alla fine scoppiò a ridere anche lui: una risata nervosa, per scaricare la tensione accumulata fino a quel momento.
    Fecero esattamente come aveva suggerito il diavolo, proseguirono a passo forzato fino ad arrivare all'uscita sul lago. Stavano camminando sul bordo di roccia vicino all'acqua, il diavolo avanzava veloce, mentre Talys lo seguiva affaticato; il sangue putrido in cui era caduto sporcava l'acqua ad ogni passo che faceva. Sentirono uno strano sibilo; la prima reazione dell'elfo fu di guardare l'acqua, mentre Vyckque cercava di capire da che creatura provenisse quel suono.
    «Merda!» il diavolo si voltò verso Talys, che guardava sconvolto la superficie del lago che iniziava ad agitarsi. Lunghi tentacoli uncinati uscirono dalle scure acque e si diressero verso di loro.
    «Corri!» Vyckque scattò non appena le vide e Talys lo seguì non facendoselo ripetere due volte. Riuscirono a immettersi nel corridoio, saltando e schivando la maggior parte dei tentacoli: Talys fu colpito comunque al fianco da uno di essi, mentre stava per buttarsi nel tunnel. I lunghi arti della creatura li seguirono per quasi dieci metri, poi non riuscì più a proseguire. L'acqua era aumentata nella galleria per colpa dell'inseguimento di quella cosa, ma nonostante quello l'essere acquatico non riuscì a inseguirli oltre. Quando furono sufficientemente al sicuro, i due, stremati, si fermarono per riprendere fiato.
    «Che cos'era quella cosa?!» la voce di Talys era quasi un rantolo, era distrutto.
    «Non ne ho idea, poteva essere un Gumogh o una Kelshcirr. Difficile da dire, non sono stato a guardare i tentacoli con attenzione. Deve averlo attirato il sangue che impregna i tuoi vestiti, sono stato un'idiota a non pensarci. Stai bene? Sei ferito?»
    «Non è niente, solo un piccolo graffio. Che ne diresti di mangiare qualcosa, per poi darci nuovamente alla fuga?» Vyckque era d'accordo. Estrasse dal tascapane un po' di carne secca e iniziarono a mangiarla al buio e in completo silenzio; adesso oltre ad essere esausti erano persino fradici. Fortunatamente le due sacche erano impermeabili e l'acqua non aveva contaminato il loro contenuto. Talys prese la pianta che aveva recuperato e la osservò con attenzione: l'aveva strappata senza troppe cerimonie, ma non sembrava eccessivamente rovinata. -Tutto questo casino solo per un fiorellino! Cazzo! E non è ancora finita.-
    Si rimisero in marcia poco dopo, cercando di muoversi il più rapidamente possibile; sentivano l'Ur'gar'toith che ruggiva e scalpitava in preda ad una furia cieca, e proprio come aveva previsto Vyckque, riuscirono a evitarlo proprio ascoltando i suoi ruggiti e il suono stridenti degli artigli sulla pietra che gli indicavano quale direzione aveva preso. Non si riposarono fino a quando non arrivarono al campo della prima sera; Talys era distrutto, aveva perso il conto dei giorni, ma sapeva bene che non poteva essere passata una settimana. Il graffio gli bruciava in modo impressionante, ma stringeva i denti e avanzava, non vedeva l'ora di tornare al sicuro, fuori da quei cunicoli oscuri.
    Erano quasi arrivati in prossimità della città, quando incontrarono una pattuglia che li riaccompagnò. I diavoli parlavano con Vyckque, chiedendo cos'era successo e com'era andata la prova, ignorando completamente l'elfo. Solo dopo aver sentito il resoconto di Vyckque iniziarono a lanciare occhiate sorprese verso Talys, che li seguiva silenzioso, continuando a premersi una mano sul fianco.
    Quando entrarono in città incontrarono subito Mosworvor; l'Arcidiavolo era molto sorpreso di vederli tornare così presto.
    «Avete fatto in fretta.»
    «Sì Mosworvor, siamo stati fortunati.» Vyckque s'inchinò salutando l'Arcidiavolo che gli sorrise caldamente. «Posso chiederti di far chiamare un tuo sacerdote? Talys è stato ferito o da un Gumogh o una Kelshcirr.» l'Arcidiavolo lo guardò con astio, ma annuì. Se l'elfo fosse morto nel suo clan, perché non gli aveva prestato i dovuti soccorsi, Zaymesyath si sarebbe incazzato in modo indescrivibile; meglio non rischiare.
    Talys si sollevò la maglia per vedere come procedeva la sua ferita; non l'aveva guardata durante la corsa e quando la vide si raggelò. Dal taglio si apriva un occhio nero che iniziò a fissarlo dal basso. Cadde per terra sconvolto.
    «Cos'è questo schifo!? Toglietemelo!» Vyckque andò a vedere cosa stava succedendo e imprecò.
    «Parassita!» Mosworvor si avvicinò all'elfo seduto per terra. Con un occhio che gli sporgeva dal fianco. «Devi stare tranquillo. Tra un po' arriverà il sacerdote e te lo toglierà.»
    «Devo stare tranquillo?! Sei diventato completamente idiota?!»
    «Non serve a nulla agitarsi.» Talys lo ignorò, si strappò parte la maglia scoprendo l'occhio, e affondò la mano nel fianco. Le dita avvolte nel guanto, entrarono nella carne aperta sotto lo sguardo attonito dei presenti. Il parassita emise uno dei suoi lamenti stridenti, e iniziò ad agitarsi all'interno del corpo del suo ospite, che però non si fece intimidire. Con un urlo, Talys afferrò completamente il bulbo oculare e tutto quello che ci stava attorno, e lo strappò dal suo corpo; il parassita gli rimase a contorcersi nella mano per un po', prima che Vyckque si riprendesse dallo shock, colpendo prima la mano dell'elfo con il piatto della lama, per far cadere il parassita e inseguito trafiggerlo con la punta della sua lama.
    Mosworvor non attese l'arrivo del suo sacerdote: posizionò le mani sul torace dell'elfo ed iniziò a controllarlo. Ne trovò altri tre. Affondò le mani nel corpo di Talys senza troppe cerimonie, e li estrasse; erano più piccoli del primo, ma comunque non erano da sottovalutare. Vyckque procedette a eliminarli, mentre Mosworvor li estraeva. Quando ebbe finito controllò ogni centimetro del corpo dell'elfo: dalla tesa ai piedi, senza trascurare nulla, poi rimarginò la ferita principale. Quelle che lui gli aveva inferto per strappargli i parassiti si erano rimarginate non appena aveva estratto le mani. La sacerdotessa che era stata mandata a chiamare arrivò pochi attimi più tardi, non riuscendo a capire cosa fosse successo: vedeva solo alcune chiazze bruciate vicino allo straniero sdraiato per terra e sovrastato dal suo signore.
    «Bisogna purificarlo Ryntiadra; aveva quattro parassiti addosso. Pensaci tu.» l'Arcidiavolo vide Talys che si spostava, cercando di allontanarsi dai diavoli e di rimettersi in piedi. «Dove credi di andare tu, ragazzino?»
    «Devo vomitare.» così dicendo Talys si appoggiò a un muretto poco distante da lui, rigettando sul pavimento quel poco che aveva mangiato in quelle ultime ore, prima di collassare.
     
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  14. nadine5
        +1   -1
     
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    che capitolo avvincente.le descrizioni sono fatte bene ,la parte piu bella è la sorpresa finale dei parassiti.spero che il seguito non sia da meno.l autrice sarà da noi tartassata.
     
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  15.     +1   -1
     
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    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

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    ok, la parte dei parassiti era un po' rivoltante, ma il capitolo mi è piaciuto molto e non è stato per niente noioso, anzi, quando Talys è caduto nella tana di quella cosa (il cui nome è impronunciabile e non me lo ricordo >.<''' ) ero col cuore in gola e avevo paura pe lui :fear:
    non vedo l'ora di sapere come continua e vedere come reagirnno Zaymesyath e Kyrarsil quando quei due ritorneranno ^^
    grazie 1000 per il cap. : hug: al prossimo aggiornamento :luluv:


    CITAZIONE (nelith @ 20/11/2012, 20:17) 
    Per quello ci vorrà ancora molto tempo per voi...ve la farò desiderare parecchio :mmh:

    sigh :çoç:
     
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252 replies since 11/9/2012, 21:12   3671 views
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