Ac'Hadurta

storia fantasy originale (ovviamente yaoi)

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  1. nelith
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    Posso presentarvi la seconda storia fantasy-yaoi che ho scritto? :shifty:
    Non so cosa scrivere come presentazione...mmh Allora, è ambientata nell'Abisso (più precisamente negli Ac'Hadurta che sarebbero le montagne dove dimorano i diavoli). Il protagonista è un elfo che avrete modo di conoscere in questo capitolo se la leggerete. Mercì : hug:

    Prologo



    La battaglia infuriava da giorni nelle terre di Thril-Galinde, i demoni avevano devastato metà della regione di Nelebrion in pochissimi giorni.
    La pestilenza era iniziata nel sud: fu il primo indizio di ciò che si era abbattuto sulle loro terre. La peste si sparse a macchia d'olio per tutto il continente: non era una normale malattia, anche le piante ne erano colpite, e, un po' alla volta, marcirono anche loro. Intere foreste furono distrutte, e con esse i loro abitanti. Ora il terreno era solo un miscuglio di fango, carne in putrefazione e sangue marcio: non cresceva più nulla, nubi dense e minacciose oscuravano il sole impedendo alla sua luce d'illuminare il terreno ormai morente.
    I primi a morire furono i Silvani, gli elfi dei boschi, e tra essi i druidi furono le principali vittime; l'unico motivo per cui Talys resistette fu grazie al sangue di suo padre. Era un sangue misto metà: Silvano, da parte di madre, metà elfo dell'Ombra da suo padre. Dalla madre aveva ereditato l'aspetto esile e slanciato mentre dal padre l'abilità nel combattimento e nell'uso delle armi. Sopperiva alla scarsa forza dovuta al suo esile fisico, un’incredibile velocità e destrezza: quando avanzava, era inarrestabile.
    Nel bosco di Erial-Nár a Nelebrion, dove visse fino alla prima adolescenza, era circondato dalla gente della madre, Sendil, di cui non aveva i favori. Fu quello che lo portò a scegliere la strada e la via della spada. Il retaggio paterno gli aveva concesso un grande talento: da autodidatta, aveva imparato a usare con estrema facilità ogni tipo di arma in pochissimo tempo. Il suo amore era per la spada, anche se l'arco, in onore della madre, non abbandonava mai il suo bagaglio. Iniziò come cacciatore di taglie poi mercenario. Più avanti, quando la pestilenza iniziò a mietere le prime vittime, ritornò verso casa, trovando solo i corpi putrefatti e deformi, di quelli che per lungo tempo erano stati la sua famiglia, anche se non lo avevano mai accettato, e di sua madre. Talys ringraziò per la prima volta il sangue paterno, che lo aveva fatto sopravvivere alla rovina dei Silvani. Dopo aver visto quello sfacelo, decise di arruolarsi nell'esercito di Thril-Galindë; che aveva riunito tutte le razze che abitavano nei suoi confini, per affrontare le creature delle tenebre. Lo stesso esercito in cui combatteva il Mietitore: quel cavaliere era già considerato un eroe, era solo per merito suo che erano riusciti a recuperare buona parte dei territori conquistati dai demoni.
    Gli anni di guerra furono terribili, ma in un modo o nell'altro riuscì a sopravvivere, facendosi persino un discreto nome, ottenendo inoltre il titolo di cavaliere dell'Ordine di Nim’Cartel, la Rosa Bianca, ricevuto assieme al suo compagno di battaglie Adrycan, il mezz'elfo. Come Talys, anche Adrycan era un sangue misto, per metà elfo della Luna e per metà umano. Fu in quel frangente che incontrarono personalmente il Mietitore: era accanto al generale quando ricevettero l'investitura. Ricordava bene quell'elfo oscuro, i cui occhi viola erano impassibili. Dalla sua schiena, sporgeva l'elsa dell'enorme spadone a due mani; in molti si chiedevano come potesse un elfo dall'aspetto così esile, maneggiare con una simile maestria una spada così grande. Quell'incontro non lo avrebbe mai dimenticato, anche perché in seguito gli andò a parlare di persona.
    «Tu sei un sangue misto?» la sua voce era priva di ogni tipo d'intonazione: gelida. Tutti dicevano che quando combatteva, diventava come peggiore dei demoni: tutti lo temevano, e ormai nessuno pronunciava più il suo nome, tanto era il rispetto che incuteva. Non era un generale, era molto di più. Nonostante avesse solo il titolo di cavaliere. Talys sobbalzò quando lo vide arrivare, e lo sentì rivolgersi a lui: saltò sull'attenti prima di rispondere, balbettando leggermente.
    «S...s...si signore!»
    «Silvano ed elfo dell'ombra?»
    «Sì signore!»
    «Condividiamo parte dello stesso sangue. Anch'io sono per metà un Silvano; non combattere per coloro che sono morti, ma per quelli che sono sopravvissuti.» con quelle ultime parole si allontanò. Talys crollò per terra sfinito, neanche i combattimenti affrontati fino allora lo avevano stremato come quel breve dialogo: sostenere quello sguardo violetto era impossibile.
    «Uaoh.»
    «Oh Dei, è incredibile ... mi ha parlato.» Talys tremava leggermente, ancora scosso per quell'incontro.
    «Sono invidioso, anch'io voglio essere mezzo Silvano.»
    «Taci mezz'elfo della Luna.» scoppiarono entrambi a ridere, ma più che una risata divertita, era una risata nervosa.

    ***


    Quegli ultimi giorni erano stati devastanti, più di tutti i precedenti messi assieme: mai un solo momento di riposo. Combattevano su un terreno imbevuto di sangue demoniaco e non; una melma cosparsa di ossa e parti del corpo. Erano tutti feriti, chi più gravemente chi meno, ma tutti continuavano a combattere. Talys e Adrycan, non erano nel cuore della battaglia, ma nelle zone più lontane; L’epicentro, era nella città di Jerucah, capitale di Thril-Galinde. Loro invece, si trovavano oltre i mura esterne.
    Talys e Adrycan s'incrociarono ancora una volta sul campo di battaglia, schiena contro schiena.
    «Amico mio, per quanto tempo credi di riuscire a reggerti in piedi ancora? Ormai hai una certa età.»
    «Taci mezz’elfo, sono dieci volte più resistente di te, e lo sai bene.»
    «Sei anche dieci volte più vecchio, Talys.»
    «Non dire stupidaggini, non sono "così" vecchio. » mentre parlavano, il combattimento proseguiva; demoni dalle fattezze bestiali li avevano accerchiati, muoversi era difficoltoso, il terreno era cosparso di cadaveri di ognuna delle razze coinvolte in quella guerra. Talys trafisse con la sua lama argentata, ormai impregnata di sangue scuro, un demone rettiliforme, per poi tagliargli la testa di netto con un colpo secco. La testa del demone rotolò, schizzando sangue giallastro addosso al mezz'elfo che si era appena spostato.
    «Ti ringrazio.»
    «Non fare lo schizzinoso, sei sporco da far schifo. Cosa vuoi che sia qualche macchia in più.» Adrycan non riuscì a ribattere, un demone con i lineamenti di un facocero lo colpì con un randello togliendogli il respiro dai polmoni: indietreggiando inciampò in uno dei cadaveri, e finì a terra imprecando. Il demone lo sovrastava, stava per finirlo, quando Talys giunse in soccorso dell’amico, allontanando il demone con calcio e spostandolo di alcuni metri. L’elfo si mise in guardia e si preparò a ricevere l’assalto del demone. Evitò l’enorme randello scartando a destra, e riuscì a recidergli in parte il braccio: le lame elfiche erano estremamente affilate. Il demone urlò sia di dolore sia di collera e si avventò una seconda volta su Talys, che non si fece sorprendere. La terra iniziò però a tremare in quel momento facendogli perdere l’equilibrio, il cielo sopra di loro iniziò ad aprirsi, mentre nel terreno comparivano grandi macchie scure in cui precipitavano i demoni, richiamati nel loro oscuro mondo.
    Talys fissava estasiato il cielo e la luce che faceva pian piano il suo ritorno, non si accorse del demone che gli si avventava contro afferrandolo.
    «Non abbiamo ancora finito con te. Tu verrai con noi.» l'elfo cercò di divincolarsi, ma la stretta del demone era troppo salda e il terreno reso scivoloso dal sangue, non era certamente d’aiuto. Il portale si aprì sotto di loro; il cavaliere cercò di aggrapparsi al terreno, senza però trovare un appiglio. Adrycan corse verso di lui, ma non riuscì ad arrivare in tempo.
    L’ultima cosa che Talys vide mentre precipitava, fu il cielo terso di metà primavera, accompagnato dall’urlo disperato di Adrycan.


    Spero che almeno il prologo vi sia piaciuto un pochino ^^ grazie per averlo letto :lov:
     
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  2. nelith
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    Ok, sembra che non piaccia ma voglio comunque mettere anche il primo capitolo ^^


    Capitolo I
    Hadramarrias


    Precipitava nel vuoto, intorno a lui le tenebre erano quasi fluide: sembravano scorrere sul suo corpo pallido, insudiciandolo. Mentre cadeva, ripensava alla battaglia appena vinta e a quello che era appena successo: era caduto. Credeva di essersi finalmente liberato dalle influenze dell'Abisso, e invece adesso stava per precipitarci dentro. Lo sapeva bene, nessuno poteva uscire dall'Abisso, nessuno poteva sopravvivere. Stava per dar voce a tutta la sua frustrazione, quando l’aria attorno a lui si fece meno densa e riuscì a intravedere un’ampia macchia scura, verso il suolo, pochi istanti prima di sprofondarci.
    L’acqua putrida gli riempiva il naso e la bocca, sapeva di erba marcia e fango, e ne aveva la stessa consistenza. Era più densa dell’acqua cui era abituato, quasi viscida. Cercò di ritornare verso la superficie, muoveva freneticamente sia le gambe che le braccia; aveva perso il senso dell’orientamento ma percepiva la spinta verso l’alto e cercò di assecondarla in tutti i modi possibili. Una volta uscito dall’acqua, intravide la riva dello stagno putrido ad alcuni metri di distanza: tossiva e gli occhi gli bruciavano, credeva sarebbe stato meglio una volta fuori all’aria, ma si sbagliava.
    Arrancava nel lago; era quasi giunto alla riva quando si sentì afferrare per una caviglia, il demone che lo aveva trascinato fino a li era alle sue spalle. La creatura si era avvicinata pericolosamente, trascinandolo sott'acqua; le zanne, ormai prossime alla sua gola, non le poteva vedere, ma sapeva che erano lì. Mentre cercava di divincolarsi, si rese conto che stava impugnando ancora la sua spada, e lentamente la mosse nell'acqua melmosa, trafiggendo il demone; il taglio non era profondo, ma permise all'elfo di raggiungere la riva e issarsi fuori dal lago. Il demone ringhiò furioso e lo raggiunse in fretta verso la riva: ma non riuscì ad agguantarlo. Talys fu più rapido, e conficcò la sua lama nel cranio delle creatura, facendola uscire dal mento. La estrasse trascinandolo verso l'alto e lo decapitò: dovette farlo uscire completamente dall'acqua per riuscire nell'impresa,lo colpì al collo come se stesse cercando di tagliare un tronco con un'accetta. La lama aveva perso completamente il suo filo; L'ultimo colpo che recise la colonna vertebrale, fu anche quello che spezzò in due la lama. Il frammento della punta volò nelle acque putride le lago, mentre Talys restava con l'elsa e ciò che restava della sua spada. Il suo lavoro non era ancora finito: cercò il cuore del demone e affondò ciò che gli rimaneva della spada, torcendola e cercando di spappolarlo il più possibile. Si accasciò al suolo, stremato e completamente fradicio, doveva riprendersi un po' prima di spostarsi.
    Forse era colpa dell’acqua putrida che gli era entrata nel naso e nella bocca, ma l’aria era nauseabonda. Si appoggiò ad una pietra vicino a lui per cercare di rimettersi in piedi, ma prima di riuscirci le braccia gli cedettero, e vomitò oltre la roccia i succhi gastrici e l'acqua marcia che aveva ingerito in precedenza. Con uno sforzo riuscì a rimettersi in piedi; lui era un cavaliere! non si sarebbe arreso per così poco. Lui sarebbe sopravvissuto a tutti i costi. Iniziò ad avanzare nelle tenebre; la spada era distrutta, e tutto quello che gli restava era un pugnale, ma anche quello si stava lentamente corrodendo. Sperava di non trovarsi veramente nell'Abisso, ma il plumbeo cielo che riusciva a scorgere tra le montagne, e la tetra luce crepuscolare che avvolgeva ogni cosa non gli lasciava molte speranze. Senza contare la strana reazione che aveva il metallo elfico, a contatto con l'acqua e l'aria fetida del luogo. Nonostante tutte le sue buone intenzioni, le forze iniziarono a venirgli meno, l’aria era sempre più nauseante, e respirare diventava sempre più difficile. Era quasi allo stremo delle forze, quando udì distintamente delle voci e il rumore dell’acciaio che cozzava contro altro acciaio. – Una battaglia, come sono fortunato.- pensò, cercando riparo tra le rocce, e serrando la presa attorno al pugnale, sperando di essere fortunato.
    Gli Dei non lo ascoltarono.
    Vide una sagoma scura apparire davanti a lui, provò a colpirla ma senza riuscirci: non era mai stato così lento, il guerriero davanti a lui gli puntò la lama alla gola, per poi allontanarla un attimo e affondare
    Una mano bloccò il movimento dell'arma, prima che la lama affondasse nella carne dell'elfo. Il primo guerriero sibilò contro chi lo aveva fermato, che a sua volta gli disse qualcosa. Talys non capiva la loro lingua, le voci erano strane sembravano ovattate. Il secondo guerriero gli si avvicinò: la metà inferiore del volto era coperta da una maschera di metallo, gli copriva naso e bocca, prima di svenire vide un paio occhi scuri che lo fissavano curiosi, poi furono ancora tenebre.

    ***


    «Perché lo avete fatto Kyrarsíl?» il guerriero si voltò verso il compagno, mentre ritornavano nel cuore delle montagne, trasportando la creatura che avevano appena trovato.
    «Noi uccidiamo i demoni, Melmoornos. Questo non è un demone.» prima di sollevare l'elfo gli aveva messo la sua maschera: ora respirava meglio, anche il battito cardiaco era più regolare.
    «Resta comunque un intruso nel nostro territorio. Merita la morte.»
    «Dubito che sia giunto da noi volontariamente. Credo che Zaymesyàth, prima di decidere della sua sorte vorrà fargli qualche domanda.» a quelle parole, il giovane soldato, non poté opporsi, il Danarm Yrrioth aveva ragione. Nessuno degli altri guerrieri aveva osato opporsi alla sua decisione, lo seguivano ciecamente, com’era sempre stato.
    Non impiegarono molto a ritornare nella loro città, scolpita nella pietra e nella luce, Kyrarsíl consegnò il ragazzo a uno dei suoi compagni ordinando di portarlo al tempio, lui sarebbe andato ad avvertire Zaymesyàth del ritrovamento.
    Il sacerdote si occupò immediatamente del ferito. L'Irt Draupour Sîng Viînd, l’arte del sangue e della carne, veniva utilizzata per la cura delle ferite, era una pratica sacerdotale utilizzata solo per fini curativi, raramente veniva usata per infliggere dolore e dolore. I sacerdoti e le sacerdotesse dediti all’uso di quest’arte difficilmente scendevano in battaglia, e se lo facevano era solamente come supporto, la loro era una tecnica di contatto, ed era raro che entrassero in corpo a corpo con i demoni. Dalle ferite del ragazzo iniziò a fuoriuscire il liquido nero del lago, le ossa si risaldarono tra loro e anche i polmoni furono ripuliti dall’aria tossica che aveva inalato. Il sacerdote non aveva fatto domande quando gli era stata consegnata quella strana creatura dalle orecchie appuntite, era stato Kyrarsíl a condurlo nella loro città i suoi ordini erano secondi solo a quelli dell'Arcidiavolo.

    ***


    Il ragazzo si svegliò alcune ore dopo. La luce filtrava attraverso la finestra priva di vetri, era sicuro che provenisse dall'alto: si guardò attorno cercando di ricordare dove fosse.
    Sono stato trascinato nel portale, ma a quanto pare non sono nell'Abisso.- scoppiò in una fragorosa e musicale risata, si sentiva sollevato. La risata attirò un'ancella, che entrò nella stanza proprio mentre lui provava di alzarsi, la ragazza cercò di fermarlo e rimetterlo a letto,e lui cedette senza opporre troppa resistenza, non ne aveva la forza non riusciva a reggersi in piedi. Non riconosceva il linguaggio della ragazza ma non se ne preoccupò, non poteva essere un demone; qualcosa in quella ragazza gli ricordava il suo popolo. Poco dopo arrivò quello che sembrava essere un sacerdote che mandò l'ancella fuori dalla stanza. Si occupò di Talys, cercando di fargli capire che non doveva muoversi. Il sacerdote aveva dei corti capelli tendenti all'arancione scuro e occhi verde pallido, sulla fronte portava uno strano diadema formato da un sottile intreccio d’oro rosso, o almeno gli assomigliava, e si avvolgeva attorno ad una placca ossea acuminata, come un piccolo corno. -Il simbolo della loro fede forse.- Il ragazzo assecondò il sacerdote e si sdraiò sul letto. La sua tunica era bianca con rifiniture tra il giallo e il rosso, le maniche ampie coprivano in parte anche le mani, e scendeva fin sotto le ginocchia, aprendosi dai fianchi in giù, con l’allacciatura sulla parte sinistra. I pantaloni erano identici alla tunica, non indossava scarpe. Quando si fu accertato che il ragazzo non aveva più intenzione di provare ad alzarsi, uscì nuovamente dalla stanza, mentre l'elfo si riappisolava osservando la luce bianca che filtrava dalla finestra.
    Passarono alcuni minuti, poi il ragazzo sentì una nuova presenza accanto a lui, che lo osservava: si voltò e vide due occhi arancioni con sottili venature dorate che lo osservavano, curiosi. Aveva lunghi capelli biondo oro con riflessi rossicci, labbra sottili e la carnagione molto pallida. Lo fissò a lungo prima di parlare, e quando lo fece la sua voce aveva un marcato accento gutturale, ma era gentile.
    «E tu chi saresti?» l'elfo non si scompose; era felice di essere vivo e di non trovarsi nell'Abisso, così si presentò.
    «Io sono Talys, figlio di Séndil di Erial-Nár, lieto di fare la vostra conoscenza. Grazie per avermi fatto curare.»
    «Non devi ringraziare me, ma Kyrarsíl.» indicò un guerriero alle sue spalle, con lunghi capelli viola scuro, legati in una treccia che arrivava fino a metà polpaccio, gli occhi erano dello stesso colore dei capelli, solo con qualche pagliuzza azzurrina. «E’ stato lui che ti ha condotto qui.» Talys fece un cenno di ringraziamento con il capo verso Kyrarsíl, che rispose con un lieve sorriso: c’erano solo loro tre nella piccola stanza del tempio. Poi tornò a rivolgersi verso quello che aveva appena parlato.
    «Posso conoscere il vostro nome?» il biondo spalancò leggermente gli occhi poi sorrise.
    «Ti chiedo perdono piccolo elfico, sono molto conosciuto e non sono più abituato a presentarmi. Sono Zaymesyàth capo clan degli Hadramarrias, ben arrivato nella mia dimora. Dimmi, cosa ti porta in questi luoghi maledetti, privi di luce e di calore?» Talys si voltò verso la finestra poi nuovamente verso il suo interlocutore, perplesso.
    «Mi sembra la luce non manchi.»
    «Solo qui e in pochi altri luoghi, non è naturale, qui siamo nelle profondità degli Ac’Hadurta, siamo in una caverna nel cuore delle montagne. Ti trovi nell'Abisso e vorrei sapere come mai sei giunto fino a qui.» il ragazzo sbiancò, saltò giù dal letto con gambe malferme, rischiando di cadere e si diresse vero la finestra. Vide alte case scavate nella pietra, come se avessero modellato gigantesche stalagmiti a loro piacimento; il soffitto di roccia leva impediva la vista del cielo e un enorme cristallo bianco al centro di esso che illuminava la città. La caverna si doveva estendere per chilometri, anche il soffitto era immenso. Cadde a terra in ginocchi e iniziò a tirare pugni contro il pavimento in preda alla disperazione. -Sono finito davvero qui, maledizione! Ma se sono nell'Abisso allora loro ....- Si voltò di scatto, spaventato, verso quello che gli aveva parlato e che ora lo guardava con un sorriso malinconico, sembrava aver intuito i suoi pensieri, o almeno aveva capito che non si trovava lì per un motivo preciso ma per uno sfortunato errore.
    «Voi siete demoni.» il sorriso sembrò allargarsi leggermente sul suo viso di Zaymesyàth; senza mai scoprire i denti.
    «No, noi non siamo demoni, siamo diavoli.»
    «Non sono due modi diversi per definire la stessa razza?» l'Arcidiavolo inarcò un sopracciglio e inspirò.
    «Non mi offenderò, solo perché vedo il dubbio e la paura nei tuoi occhi. No, demoni e diavoli sono due entità ben distinte, perennemente in guerra tra loro: li odiamo da sempre, generazioni di diavoli si sono scontrate contro generazioni di demoni. Noi amiamo definirci come l'ultima avanguardia della luce in questo luogo di tenebra, sangue e cenere.» l'elfo non sembrava molto convinto, conosceva bene le storie sull'Abisso, e mai aveva sentito parlare di simili creature se non come sinonimo di "demoni".
    «Faccio fatica a crederlo...»
    «Non sono sorpreso. Ma ora dimmi, sto ancora aspettando una risposta.» Talys lo guardò immobile ancora inginocchiato vicino alla finestra, cercando di capire se poteva fidarsi. -Non mi avrebbero curato se mi avessero voluto morto, e mi stanno trattando con ogni riguardo.- abbassò lo sguardo sul pavimento di pietra e inspirò profondamente prima di parlare.
    «C'è stata una guerra nel Thril-Galindë, uno stregone pazzo ha evocato uno dei signori dell'Abisso, ed io ho combattuto contro di loro. Anni di guerre e massacri: è stato un genocidio. L'ultima parte della battaglia, l'ho combattuta oltre le porte di Jerucah, poco distante dallo scontro principale con il demone maggiore. Quando il demone è stato sconfitto, anche quelli minori sono tornati nell'Abisso attraverso i portali. Uno di loro mi ha afferrato e trascinato nel portale con lui.» fece una pausa per cercare di controllare la voce, che sembrava spezzarsi. «Sono sprofondato in un lago putrido, e li l'ho affrontato e ucciso. Sono stato fortunato che fosse solo un demone bestiale, la mia spada si è distrutta: ora sono disarmato.»
    «Capisco. Quindi sei abile nell'uccidere i demoni?»
    «Sì, sono sopravvissuto per anni da solo con la mia spada e adesso non mi resta più nulla.»
    «La tua spada era un'arma elfica? O comunque incantata in qualche modo per essere più letale conto i demoni?» Talys annuì.
    «Era fatta apposta per i demoni, non capisco per quale motivo si sia spezzata.»
    «Questo è l'Abisso, armi simili hanno vita breve in questi luoghi. L'energia negativa e corrotta è troppo forte per lasciare illese armi simili. Anche tu stavi per morire, e solo per aver passato pochi minuti in questo mondo. Sei stato fortunato ad essere stato trovato da Kyrarsíl, un altro ti avrebbe ucciso al suo posto, come mi hanno detto che stava per accadere.» l'elfo deglutì rumorosamente, era sopravvissuto fino ad allora non poteva morire in un modo così inutile. Zaymesyàth prese una sottile striscia di cuoio, appoggiata su un piccolo comodino, a cui era annodato un anello. Era di semplice acciaio ma recava un'incisione elaborata di una rosa.
    «Questo che cos’è? Ti appartiene?» Talys sollevò lo sguardo e vide che osservava l’anello.
    «Sì, mi è stato donato quando mi hanno nominato cavaliere, pochi giorni fa. L’ordine di Nim’Cartel, la Rosa Bianca.» tese la mano verso di lui e l’Arcidiavolo glielo appoggiò sul palmo.
    «E’ un titolo importante?» Talys si rigirò l’anello tra le dita, e rimase in silenzio ad ammirarne i riflessi.
    «In un certo senso sì. E’ un titolo che viene concesso solo ai guerrieri migliori, è stato un grande onore riceverlo.» Zaymesyàth annuì e gli sorrise gentilmente.
    «Adesso torna a letto, riposati. Quando starai meglio riparleremo.» il diavolo si voltò verso la porta e si soffermò un istante prima di allontanarsi. «Ti consiglio di non uscire dal tempio, noi siamo una popolazione chiusa e solitamente non accogliamo estranei. Alcuni potrebbero non apprezzare la tua presenza qui. » uscì accompagnato dal suo compagno che si chiuse la porta alle spalle. Talys rimase a fissare la porta per qualche tempo prima di rimettersi in piedi e tornare vero il letto.

    ***


    Percorsero in silenzio la strada che conduceva verso il palazzo; Zaymesyàth precedeva il compagno, quando passavano tutti abbassavano lo sguardo in segno di rispetto ma lui non ci faceva caso, non solo perché era abituato a quelle attenzioni, ma soprattutto perché continuava a pensare all'elfo. Il palazzo in cui entrarono era in pietra grigia; il pavimento era di qualche tonalità più scuro, subito dopo l'entrata, sulla pavimentazione stava lo stemma del clan Hadramarrias e altri sei simboli più piccoli disposti attorno,che rappresentavano gli altri clan infernali. Zaymesyàth si diresse verso un piccolo salotto, dove era solito passare la maggior parte del tempo, occupandosi dei suoi obblighi di capo clan. Non amava la burocrazia, tutt'altro; le contrattazioni e i vari consigli con gli altri clan lo esasperavano, ma li accettava per il bene del suo popolo. Kyrarsíl gli si sedette accanto, sul bracciolo della poltrona, dove l'arcidiavolo si era sistemato.
    «Non so se il nostro piccolo ospite sia stato fortunato o meno ad incontrarti.» Zaymesyàth appoggiò una mano sulla gamba del compagno e l'accarezzò con lentezza, soprappensiero.
    «È vivo, dovrebbe essere felice. »
    «È vivo, ma è anche rinchiuso in questa prigione. Non so quanto potrà resistere uno del suo popolo qui.»
    «Lo vuoi uccidere?» l'Arcidiavolo sorrise.
    «No Kyra, non farei mai nulla di simile. Sembra un tipo combattivo. »
    «Lo è, avresti dovuto vedere i suoi occhi, quando Melmoornos stava per affondare il colpo. Posso chiederti cosa ti ha raccontato? »
    «Mi ha parlato di una guerra contro uno dei Lord evocato al di fuori dell'Abisso, deve trattarsi di Asmodeus, è lui che è appena stato ricacciato in questa prigione. In nostro piccolo ospite, Talys questo è il suo nome, è stato condotto fino a noi da un demone minore che l'ha afferrato e trascinato con sé nella caduta.»
    «Non è stato molto fortunato... Comunque Radimaar mi ha assicurato che è pulito, non gli sono stati trovati addosso ne parassiti ne sangue demoniaco. A quale razza appartiene? Non è la prima volta che ti sento parlare quella lingua così melodica.» l'Arcidiavolo rise divertito.
    «Melodica dici? Paragonato al modo in cui parla lui, risulta quasi abominevole il mio accento. Potrei chiedergli d'insegnarmela un po' meglio, e in cambio potrei insegnargli la nostra: non credo potrà andarsene tanto presto. Comunque sia è un elfo, ma non so di quale razza, glielo chiederò la prossima volta. »
    «Ha dei begli occhi ... » Zaymesyàth sollevò lo sguardo e incrociò gli occhi del compagno.
    «È appena arrivato e ne sei già affascinato. Dovrò cercare di tenerti il più lontano possibile da lui. »
    «Esagerato, ho solo detto che è bello,non che voglio "giocare" con lui.»
    «Sarà meglio. Dovrò dare la notizia alla popolazione, anche se ormai sarà già noto a tutti. Staranno aspettando la mia conferma. » sospirò rassegnato. «Sarò costretto anche a convocare un consiglio per comunicarlo agli altri capo clan, poi decideremo cosa fare con il nostro ospite. »
    «Non permetterai che quegli stronzi dei Darphyrer lo uccidano, vero?»
    «Non ha fatto nulla per meritarsi la morte, anzi, ha ucciso il demone che lo ha condotto fino a noi. Se Sayuragath vorrà eliminarlo, avremo molto di cui discutere.»
    «Conoscendolo lo proporrà senza alcun dubbio.» Kyrarsíl era irritato, quell'Arcidiavolo non era molto incline al dialogo: se c'era un intruso doveva essere eliminato questo era il suo pensiero fisso, anche se non si fosse trattato di un demone.
    «Non è né un demone né un criminale, per adesso sarà sotto la mia protezione e nessuno dovrà torcergli un solo capello, o se la vedrà con me o con il mio Danarm Yrrioth.»
    «Speriamo di non dover arrivare a tanto per uno straniero.» l'Arcidiavolo sospirò, per quanto non desiderasse eliminare il nuovo arrivato, la pace tra i clan aveva la precedenza.
    «Potremo prenderlo e abbandonarlo da qualche Lord. Ti piace di più quest'idea?» Kyrarsíl spalancò gli occhi, sconvolto.
    «Oh Dei! Stai scherzando vero? Chissà cosa potrebbero fare i demoni a una creatura simile. Tremo al solo pensiero.»
    «Secondo te potrei parlare sul serio. Sai bene quanto i demoni mi siano ... Simpatici. Comunque ci penseremo durante il consiglio, adesso lasciamolo stare. »
    «Se sapessero che ti ha guardato e che ti ha parlato in quel modo, l'intera popolazione sarebbe favorevole ad eliminarlo.»
    «In quanti credi parlino l'elfico? In quale altro modo potevamo fare?» il Danarm Yrrioth sorrise maliziosamente.
    «Tutte scuse, solo perché volevi parlare con qualcuno che non ti conoscesse e che ignorasse la nostra etichetta.» l'Arcidiavolo sorrise a sua volta, non aveva tutti i torti. L'arrivo di quel ragazzo aveva portato un po' di novità nelle profondità degli inferi: da secoli ormai non facevano che scontrarsi sporadicamente con i soldati di Bremorlos e Banatrane. I due Lord mandavano i loro subalterni alla ricerca delle miniere di Láurfor e altri minerali preziosi, nelle profondità degli Ac’Hadurta e ovviamente i diavoli non volevano intrusioni demoniache nel loro territorio, specialmente se erano interessati sia ad eliminarli che a derubarli.
    «Lo confesso, ma sta comunque di fatto che io sia l'unico a parlare l'elfico.» Kyrarsíl sorrise compiaciuto. «Adesso è meglio che convochi il consiglio, prima li informo meglio è.» Zaymesyàth si alzò dalla poltrona e uscì dalla stanza, dirigendosi verso l'ala del palazzo dedicata alla convocazione degli altri Arcidiavoli: sarebbero state delle ore molto intense.
     
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    invece a me è piaciuto ^^
    devo ammettere che l'inizio mi è sembrato un po' confuso e non riuscivo a inquadrare bene il personaggio del protagonista, ma andando avanti a leggere le cose si sono fatte un pochino più chiare e anche la piega che ha preso la storia mi ispira intriga molto ^___^ sopratutto la parte finale in cui precipita nell'Abisso e incontra questi due nuovi personaggi, Zaymesyàth e Kyrarsíl (i nomi sono un po' impronunciabili ma comunque molto belli XD ) e non vedo l'ora di sapere come continua (e di vedere anche in che rapporti sono quei due diavoli, anche se si capisce vagamente ^_- ) e cosa farà il nostro protagonista!
    grazie per aver postato questi cap. ^^

    P.S. la frase che c'è nella tua firma... :gods: hai letto La maschera!!! grande!!!!!!! :lov:
     
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  4. nelith
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    Grazie! :luluv: Si il prologo è un po' caotico, ma per di più serviva ad introdurre il personaggio e la sua "mala sorte" XP
    Lo so i nomi impronunciabili sono il mio "forte". Quelle che hanno letto anche Abisso me lo ripetevano continuamente :plea: e questi sono solo i primi due capitoli...nei prossimi ci sarà un netto peggioramento sui nomi >_< avverto subito
    Certo che ho letto La Maschera! :gods: (ho anche estorto un'autografo alla scrittrice a Lucca l'anno scorso :yo: ) Abisso per l'appunto l'ho pubblicato nel forum de La Maschera (adesso non c'è più però, l'ho tolto. È solo su EFP )
     
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    peccato, mi sarebbe piaciuto leggere anche quello. non sono iscritta su EFP U.U

    un autografo??????????????? beata te!!!!!!!!! io sono in crisi d'astinenza da quel libro, se a gennaio non pubblica il 2° mi butto dalla finestra XD
     
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  6. nelith
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    Se vuoi leggere Abisso puoi farlo anche senza essere iscritta su EFP XD ma è pieno di errori, lo sto revisionando. Per questa ho trovato una beta (la ragazza che sta scrivendo "Quel diavolo di avvocato" e che ho conosciuto proprio su EFP) è lei che mi ha detto di pubblicarla anche su questo forum...(questa storia la sto scrivendo già da qualche mese ed è già piuttosto avanti in verità)

    Si un'autografo...mi sono sentita un'idiota mentre ero davanti a Paola con il libro in mano e quest'espressione :luv:
     
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    "Quel diavolo di avvocato" lo sto seguendo ^^

    anche io voglio un autografo di Paola!!!!! ma più di ogni altra cosa voglio leggere il 2° libro, uff
     
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  8. nelith
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    Ringrazio Yuki per aver commentato :luluv: ed ecco qua il secondo capitolo...i nomi, sfortunatamente, sono contorti...chiedo venia...ma li cerco difficili di proposito per adeguarmi all'ambiente di cui parlo >_<

    Capitolo II
    I sette di Ac'Hadurta



    Kyrarsíl, precedette il suo signore nell'entrare nella sala per convocare il consiglio. Zaymesyàth si accomodò sul suo scanno, disposto sul simbolo degli Hadramarrias: una doppia spada disposta verticalmente avvolta in fiamme, due lingue dorate si ripiegavano su loro stesse, torcendosi e formando un paio di corna. La sala del consiglio, era un'ampia camera circolare di pietra color grigio scuro: l'unica decorazione presente in essa, oltre allo scranno di Zaymesyàth, erano i sei simboli dei clan, disposti ad arco davanti al trono dell'Arcidiavolo. Quei simboli servivano come varchi d'accesso per condurre gli Arcidiavoli nel palazzo. Ognuno dei sette clan possedeva una di quelle sale, anche se quella del clan degli Hadramarrias era la più grande. Questi portali potevano essere attivati solo ed esclusivamente dall'interno, gli Arcidiavoli non potevano auto invitarsi nei palazzi altrui, dovevano essere convocati dal padrone di casa. Prima di chiamare gli altri capo clan, Zaymesyàth spiegò al compagno dettagliatamente, quello che Talys gli aveva raccontato. Una volta che la narrazione fu terminata, il Danarm Yrrioth sfiorò con la mano un globo di cristallo disposto al centro della sala, e dai rispettivi simboli iniziarono ad apparire gli Arcidiavoli. Nessuno si fece attendere, e questo poteva dire una sola cosa: già sapevano e stavano aspettando. Kyrarsíl diede loro il benvenuto e iniziò a parlare; era lui la voce di Zaymesyàth , l'Arcidiavolo difficilmente parlava in pubblico, per questo la notizia che aveva rivolto personalmente la parola all'elfo avrebbe potuto scatenare l'ira dei clan. Lui era uno degli antichi, il più vecchio dei diavoli ricordava che Zaymesyàth,era già sul trono degli Hadramarrias quando era bambino: nessuno conosceva la sua età, nemmeno Kyrarsíl. Zaymesyàth aveva istituito i sette clan dei diavoli molti millenni addietro, eleggendone i capi e sorvegliandoli da lontano: aveva proposto anche agli Hadramarrias un nuovo capo ma tutto il clan si era opposto e lui era rimasto lì, sedeva nel suo palazzo da millenni, più immutabile degli Ac'Hadurta, e nessuno se ne era mai lamentato.
    «Siete stati veloci, devo supporre che la notizia vi fosse già nota.»
    «Basta con queste inutili chiacchiere, cos'è questa storia di un intruso ad Hadramarrias?!» a parlare era stato un diavolo piuttosto alto, con corti capelli neri e occhi blu; era Sayuragath capo del clan Darphyrer.
    «Non essere sempre così bellicoso Sayuragath. Se l'hanno portato all'interno della città significa che non è un demone. Con la caduta di Asmodeus dai portali sono precipitate altre creature, non solo i servitori del Lord. Dimmi Kyrarsíl, è per caso una creatura luminosa?»
    «Si Yarlanee.» l'Arcidiavolo a capo dei Belmorra era una donna dai fluenti capelli rosso pallido con alcune ciocche dorate: i suoi luminosi occhi verdi, guardavano estasiati il Danarm Yrrioth che li aveva convocati. Lei e Sayuragath erano in disaccordo sempre, su ogni cosa.
    «Che notizia meravigliosa! Posso vederla?»
    «Mia signora, in questo momento si trova al tempio, ha riportato numerose ferite e il portale l'ha fatto precipitare nel lago di Tark'Dush. Non è proprio in buona salute.» l'Arcidiavolo sembrò molto preoccupata da quelle parole.
    «Si salverà,o è troppo tardi?»
    «Spero che sia troppo tardi, così ci libererà della sua fastidiosa presenza.» Yarlanee si voltò verso Sayuragath e ringhiò.
    «Taci! Voglio sentire la voce di Kyrarsíl.» il diavolo sorrise, era abituato ai violenti scambi verbali tra quei due: se avessero potuto si sarebbero assaliti.
    «Mi duole darle questa pessima notizia ma l'elfo sta bene, è solo molto stanco. Sembra piuttosto resistente; da quello che abbiamo capito, stava combattendo contro l'esercito di Asmodeus, quando un demone l'ha trascinato qui»
    «Quindi quest'essere non ha nulla a che vedere con i demoni?» Kyrarsíl si voltò verso la donna che aveva appena parlato e la salutò con un lieve segno del capo.
    «No Ashestris, è già stato controllato, nessuna traccia di contaminazione o corruzione, e dalle ferite che si portava appresso si capisce che non ha mentito.» Ashestris annuì, era colei che comandava gli Arewoncaradas, il clan degli arcanisti; lei era l'incantatrice più potente di Ac'Hadurta. Aveva lunghi capelli azzurri e occhi grigi, piuttosto bassa e minuta, ma era solo un'impressione. Due piccole e bianche corna ricurve si arcuavano all'indietro nascendo dalle sue tempie. Il clan degli Arewoncaradas, era l'unico in cui le arti arcane erano più sviluppate delle tecniche di combattimento. Ognuno dei clan era specializzato in un determinato tipo di tecnica, di cui aveva raggiunto i massimi livelli: dall'utilizzo delle armi pesanti tipico del clan dei Radimardduan, alle lame leggere e veloci dei Darphyrer. Quelle parole non fecero che aumentare l'ira di Sayuragath, vedendolo digrignare i denti Yarlanee si rivolse nuovamente a lui.
    «Non è un demone Sayuragath, perché dovremo ucciderlo?»
    «È un intruso! Non può stare entro i nostri confini!»
    «E dove lo vorresti mandare? Vuoi regalarlo a qualche Lord? Sono sicura che faresti un grande piacere al demone, sempre che il povero sventurato sopravviva all'esterno, e se non è corrotto dubito che ci riuscirà.» Zaymesyàth ascoltava in silenzio, Yarlanee e Sayuragath erano i leader dei sei clan. Il capo del clan dei Darphyrer venne messo a tacere con quell'ultima frase, mentre alcuni annuirono trovandosi d'accordo con Yarlanee: per l'elfo non c'erano altre possibilità di sopravvivenza. Mosworvor del clan dei Radimardduan lanciò una rapida occhiata al compagno, sapeva che l'Arcidiavolo non si sarebbe arreso, non per così poco e anche lui non voleva quell'intruso all'interno degli Ac'Hadurta; avrebbe affiancato l'amico in ogni decisione, e se lo avesse chiesto, sarebbe intervenuto personalmente. Si sentì scrutare da occhi indagatori, voltandosi incrociò lo sguardo dorato di Zaymesyàth e fu costretto ad abbassare la testa, preoccupato.
    «Hai detto che è un elfo giusto?» Kyrarsíl rispose con un lieve segno d'assenso con capo. «Quando potrò vederlo? Sono così curiosa!» Anche Ashestris era interessata a quell'argomento e s'intromise nella conversazione, sperano di qualche buona notizia.
    «Da quello che ho letto, tra gli elfi ci sono grandi arcanisti.» I suoi occhi s'illuminarono, all'idea di poter apprendere qualcuno dei loro incantesimi.
    «Mi duole deluderti Ashestris,ma lui è un guerriero: basta guardarlo muoversi per capirlo. Oserei dire che sia uno spadaccino.» l'Arcidiavolo s'imbronciò, leggermente contrariata: avrebbe preferito incontrare qualcuno abile nelle tecniche arcane piuttosto che un nuovo guerriero, mentre Yarlanee scoppiò in una fragorosa risata nel sentire pronunciare il termine "spadaccino".
    «Hai sentito Sayuragath? Potresti prenderlo nel tuo clan e condividere con lui le vostre tecniche, ovviamente l'elfo condividerà le sue.» il volto dell'Arcidiavolo fu distorto da un'espressione di disgusto: quell'idea non gli piaceva per niente. Ovviamente Yarlanee lo sapeva, e lo aveva proposto di conseguenza. Il capo del clan dei Darphyrer si voltò verso Zaymesyàth e parlò per l'ultima volta.
    «Io non sono d'accordo nel tenerlo qui, va eliminato visto che non può essere lasciato in mano ai demoni.» S'inchinò e svanì dalla sala, imitato a ruota da Mosworvor. Zaymesyàth sospirò, si aspettava un comportamento simile da lui, e si voltò verso Thresayskel che non aveva aperto bocca. L'Arcidiavolo del clan dei Voressadity era mediamente alto, i capelli scuri arrivavano fino alle spalle e aveva gli occhi dorati. Con quello sguardo Thresayskel, capì che era richiesta la sua opinione in proposito.
    «In tutta sincerità non m'interessa, un solo intruso all'interno del nostro clan più potente non sarà certamente un problema, chiedo solo che sia sorvegliato con molta attenzione; meglio non fidarsi troppo.» Thresayskel da sempre era il più neutrale, insieme a Loalyss del clan dei Fiquaenth, che si limitò ad annuire; nemmeno lei aveva proferito parola, si limitava sempre ad ascoltare, ma Zaymesyàth sapeva che anche lei la pensava come Yarlanee, anche se cercava di frenare il suo entusiasmo.
    Al termine di quella piccola assemblea, tutti gli Arcidiavoli tornarono nelle loro rispettive dimore, tranne Yarlanee che si trattenne ancora per alcuni minuti.
    «Se ci sono altre creature luminose disperse, forse dovremo mandare dei gruppi di ricerca fuori dai nostri confini.» il diavolo chiuse gli occhi e meditò per alcuni istanti prima di rispondere.
    «Dubito che potremo trovarli vivi. L'elfo...» si voltò verso il suo signore per avere la conferma «Talys?» Zaymesyàth annuì, ricordava bene quel nome, per loro così strano. «L'ho trovato agonizzante, anche se era caduto nel lago e il processo di avvelenamento è stato accelerato, non so quanti potrebbero essere ancora in vita. Se non gli avessi dato la mia maschera sarebbe morto.» l'Arcidiavolo lo guardò più sorpresa che sconvolta.
    «Hai fatto usare la tua maschera a una creatura che non solo non appartiene al tuo clan, ma che non è nemmeno un diavolo? Se Sayuragath lo venisse a scoprire, altro che esiliarlo dagli Ac'Hadurta, lo scuoierebbe con le sue mani e lo getterebbe nuovamente nel lago di Tark'Dush a nutrire le creature che vi dimorano. » Kyrarsíl sorrise, sicuramente Sayuragath si sarebbe comportato in quel modo, anche se prima avrebbe dovuto prendere l'elfo. «Tu stai bene?»
    «Ci vuole ben altro che pochi minuti all'esterno senza maschera per abbattermi, sai bene che sono uno dei più resistenti: potrei spostarmi anche senza se lo volessi, ma l'idea di respirare più del necessario quello schifo mi disgusta.» Yarlanee sembrò soddisfatta di quanto aveva appreso, anche se voleva comunque incontrare l'elfo. Il diavolo le promise che, non appena il loro ospite si fosse ripreso completamente, glielo avrebbe fatto incontrare. Il capo clan dei Belmorra salutò prima Kyrarsíl, poi si voltò verso Zaymesyàth e, portandosi la mano al petto si inchinò poi anche lei sparì tornando nella sua dimora.

    †††


    Mentre uscivano dalla stanza il diavolo si stiracchiò sollevato: era andato meglio del previsto.
    «Direi che non ci possiamo lamentare per l'esito di questa riunione.»
    «Fai intensificare la sorveglianza su Talys.» Kyrarsíl inarcò un sopracciglio, ma annuì.
    «Consideralo già fatto, ma posso chiederti: per quale motivo?»
    «Sayuragath vorrà eliminarlo.»
    «Non oserà tanto. Non manderebbe mai uno dei suoi sicari da noi.» l'Arcidiavolo gli sfiorò una guancia con la mano e sorrise.
    «Hai una considerazione troppo elevata di lui.» il diavolo ringhiò frustrato e la mano del compagno andò a cercare tra i suoi vestiti, la sinuosa coda nera che aveva iniziato a muoversi nervosa. Appena fu afferrata, il ringhio collerico si trasformò in un urletto di tutt'altro genere, Kyrarsíl si portò le mani alla bocca per mettersi subito a tacere: quando si voltò, incrociò gli occhi del compagno che lo osservavano divertiti. «Andiamo piccolo, ho voglia di "giocare" un po'.» Kyrarsíl arrossì come succedeva ogni volta; nonostante la loro relazione proseguisse ormai da secoli, e fu trascinato per la coda verso i loro alloggi. La mano dell'Arcidiavolo sapeva toccare quella coda sensibile senza provocare alcun dolore, tutt'altro.

    †††


    Sayuragath camminava nervosamente avanti e indietro per la sala dei consigli del suo palazzo, Mosworvor si era materializzato li, subito dopo essersi congedato da Zaymesyàth; il compagno lo aveva convocato immediatamente. Il capo del clan dei Radimardduan, era un diavolo massiccio e molto alto, sfiorava quasi i due metri, ed aveva un corpo che esprimeva forza e violenza; ma anche se tutto in lui emanava pericolo, temeva sia Sayuragath che Yarlanee. Era perfettamente rasato, con un intricato tatuaggio rosso che copriva buona parte del cranio, i suoi freddi occhi neri, guardavano l'altro inespressivi.
    «Non voglio quell'intruso nel nostro territorio! Non me ne frega niente se non è un demone, sta di fatto che non è un diavolo, ed è questa l'unica cosa che conta.» la voce di Sayuragath era un ringhio gutturale carico d'ira.
    «Sai bene che la penso come te. Sappi che avrai il mio appoggio qualunque cosa tu abbia intenzione di fare. Se posso aiutarti lo farò.» il capo clan dei Darphyrer sembrò calmarsi, inspirò profondamente un paio di volte prima di parlare di nuovo, e questa volta la sua voce fu più controllata.
    «Tu non puoi infiltrarti nel clan di Zaymesyàth passando inosservato: la tua gente non è famosa per questo...talento.»
    «Hai ragione, noi abbiamo altre doti, ma tu puoi. Ricordati però che andare contro Zaymesyàth è estremamente pericoloso, ti conviene scegliere con molta cura il sicario da mandare.»
    «È un singolo elfo per di più ferito, dubito che sia pericoloso.» Sayuragath non prestò particolare attenzione a quell'affermazione.
    «La collera ti acceca, ricordati che ha combattuto contro i demoni e ha ucciso quello che l'ha trascinato in questo mondo con un'arma che, con estrema probabilità, si stava corrodendo. In più ora è al tempio, vuoi forse farlo uccidere lì?» l'Arcidiavolo si passò la mano tra i corti capelli scuri, esasperato.
    «Non potrei mai commettere un simile crimine nel tempio di Zhyawtan-ser, bisognerà aspettare che ne esca.» Mosworvor sospirò.
    «Dove pensi che sarà alloggiato?»
    «A palazzo, dubito che Zaymesyàth voglia allontanarlo dal suo attento sguardo o da quello del Danarm Yrrioth.»
    «Per penetrare in quel palazzo servirà il tuo sicario migliore, scegli con attenzione perché se fallisci, non avrai una seconda opportunità: almeno non così presto.» Mosworvor si congedò con quelle ultime parole tornando dal suo clan e lasciando Sayuragath a meditare sul da farsi. L'Arcidiavolo uscì dalla sala e si ritirò nel suo studio privato. La stanza era piuttosto piccola, ma riccamente arredata; sul pavimento vi era una grande pelle di animale davanti ad un camino incassato nella parete e due poltrone dall'aspetto molto comodo. Davanti a esse, stava un tavolo di un materiale simile al legno, di una tonalità molto più scura. Sopra di esso vi erano diverse un paio di bottiglie trasparenti, contenenti vari liquori; Alle pareti erano appesi numerosi arazzi, raffiguranti alcune scene di battaglia contro i demoni. L'unica parete libera, era quelle con un ampia finestra che dava sulla sua città.
    Sayuragath, versò il contenuto di una delle bottiglie in un calice, e si accasciò su una delle due poltrone presenti nella stanza, sprofondando poi in un lungo silenzio. Meditando su quale diavolo potesse fare al caso suo, molti nomi si alternavano nella sua mente, poi ebbe l'illuminazione. Si alzò di scatto e aprì la porta della stanza; la guardia che lo aveva accompagnato fino a lì, dopo essere uscito dalla sala del consiglio, e che all'andata non aveva nemmeno notato, sobbalzò e si mise sull'attenti, non appena sentì la porta spalancarsi.
    «Chiamami Vyckque.» la guardia spalancò gli occhi preoccupato, s'inchinò e corse lungo il corridoio sperando di trovarlo in fretta: il suo signore non amava aspettare. L'Arcidiavolo tornò a sedersi sulla poltrona, questa volta in maniera più composta, e continuò a sorseggiare il suo liquore sogghignando. Alcuni minuti dopo sentì bussare alla porta. Un diavolo dal passo marziale fece il suo ingresso nello studio; non appena il nuovo arrivato fu davanti al suo signore, s'inginocchiò, nel frattempo la guardia chiuse la porta alle sue spalle, lasciandoli soli.
    «Ho un lavoro per te.»
     
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    catsoup

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    Leggo solo ora la tua opera, veramente carina!
    i nomi sono veramenti contorti, ma una volta che ci si fà l'abitudine..........
    L'opera dici che è abbastanza avanti? è possibile avere un idea della trama, io adoro le trame mi danno un idea di come sarà il libro....
    Dalla storia mi sembra un racconto intrigante e complesso, sono curiosa di vedere come proseguirà
     
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  10. nelith
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    Ciao!
    Allora, per adesso sono arrivata a scrivere il 15esimo capitolo ^_^
    Per quanto riguarda la trama...non ne ho idea! :fuggy: Io scrivo veramente da poco tempo (ho iniziato il dicembre scorso) e sfortunatamente non progetto una trama (anche perché LORO, i personaggi, non mi ascoltano e fanno come vogliono, ignorandomi), inizio con un'idea che solitamente è appunto L'INIZIO. Poi da li i personaggi mi raccontano e io scrivo...si lo so, non è normale ma l'altra storia l'ho scritta così >_< e ho capito come andava a finire solo a circa 10-20 capitoli dalla fine :gos: (ed erano 112 capitoli...)
    mi ritrovo a combattere costantemente con il mio subconscio che non mi elargisce mai spoiler sulla trama :bam: (sono anche perseguitata dai miei personaggi, uno in particolare... <_< )

    Ti posso dire che per adesso Talys si trova costretto ad interagire con un popolo che non lo vuole (anche se qualcuno è dalla sua parte e cercherà di farlo integrare); sarà costretto a superare delle prove che reputa inutili solo per cercare di avvicinarsi a loro (anche perché o si adatta o muore). Sarà costretto ad affrontare un viaggio nelle profondità delle montagne per cercare appunto una cosa che lo aiuti ad integrarsi (la prova che deve superare per essere accolto nel clan di Zaymesyàth).
    Ti posso anche dire di aspettarti un fantasy con tutto quello che ne segue (magie, battaglie ecc...) più lo yaoi ovviamente :fufu: ma ci vorrà un po' per trovare a Talys un compagno, c'è bisogno di tempo per farli conoscere e fare in modo che interagiscano...sarà una cosa lunga...mi rendo conto che tendo a dilungarmi molto, e poi cerco anche di dare un idea dell'ambiente e della società dei diavoli...mi sto sforzando di descrivere un mondo con tutto quello che rappresenta. In più mi sto cercando di descrivere lo smarrimento e il disagio di Talys nel trovarsi in un mondo buio dove l'aria stessa che respira gli è letale.

    Spero di non averti spaventata :picci:

    Per quanto riguarda i nomi...lo so...tutti quelli che mi leggono conoscono questa mia mania e mi "odiano" :D e pensare che io li trovo pronunciabilissimi...con un po' di difficoltà iniziale s'intende :P
     
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    CITAZIONE (nelith @ 5/10/2012, 16:39) 
    Ringrazio Yuki per aver commentato :luluv: ed ecco qua il secondo capitolo...i nomi, sfortunatamente, sono contorti...chiedo venia...ma li cerco difficili di proposito per adeguarmi all'ambiente di cui parlo >_<

    prego, è un piacere commentare questo racconto che mi intriga sempre di più ^^
    per i nomi, ormai ci sto facendo l'abitudine :uk: ma quando nei commenti mi riferirò a qualche personaggio in particolare, credo che farò un bel copia incolla con i nomi così evito gli errori :yo:

    ma veniamo al commento.
    la storia si fa sempre più interessante e si prospetta già un complotto all'orizzonte, povero Talys (1° copia incolla XD )
    e la scena in cui descrivi i due diavoli che escono dalla sala riunione e vanno a "giocare"? fantastica :blo: (anche se mi aspettavo descrivessi anche i particolari del "gioco" :picci: )
    non vedo l'ora di leggere il seguito, grazie 1000 :luluv:

    CITAZIONE (nelith @ 6/10/2012, 20:49) 
    Per quanto riguarda la trama...non ne ho idea! :fuggy: Io scrivo veramente da poco tempo (ho iniziato il dicembre scorso) e sfortunatamente non progetto una trama (anche perché LORO, i personaggi, non mi ascoltano e fanno come vogliono, ignorandomi), inizio con un'idea che solitamente è appunto L'INIZIO. Poi da li i personaggi mi raccontano e io scrivo...si lo so, non è normale ma l'altra storia l'ho scritta così >_< e ho capito come andava a finire solo a circa 10-20 capitoli dalla fine :gos: (ed erano 112 capitoli...)
    mi ritrovo a combattere costantemente con il mio subconscio che non mi elargisce mai spoiler sulla trama :bam: (sono anche perseguitata dai miei personaggi, uno in particolare... <_< )

    ahahahah allora non vedo l'ora di sapere cosa il tuo subconscio deciderà di creare!!!!!! :mmh:
     
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  12. nelith
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    Su su che Talys è probabilmente il nome più semplice di tutta la storia :shifty:
    Se vuoi posso anticiparti che ci sarà una piccola scena hot tra Kyra e Zay a breve :mmh:

    Anch'io non vedo l'ora di scoprire cos'ha in mente...dannato bastardo <_< io amo gli spoiler...ma il mio inconscio è sadico e non me li concede :fire: Sta anche usufruendo di un pg come guardiano che non appena mi avvicino per cercare di scoprire qualcosa inizia a frustarmi :çoç: (anche quel personaggio comparirà in questa storia, ma è stato "creato" nella precedente.)
    Mi perseguita!!! :wha:

    (si sono completamente fuori di testa...non fateci caso)
     
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  13.     +1   -1
     
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    CITAZIONE (nelith @ 6/10/2012, 20:49) 
    Per quanto riguarda la trama...non ne ho idea! :fuggy:

    praticamente stai ancora scrivendo la storia, forse è proprio cosi, prima si finisce il racconto e poi si crea la trama, percui non preoccuparti :P praticamente sei agli inizi della storia, mi piace la tua ambientazione, sembra un mix tra un urban fantasy e un fantasy vero e proprio.

    CITAZIONE (nelith @ 6/10/2012, 20:49) 
    mi ritrovo a combattere costantemente con il mio subconscio che non mi elargisce mai spoiler sulla trama :bam:

    percui è come se tu stessi leggendo il libro con noi ^_^ mi sembra giusto, il tuo subconscio non vuole fare favoritismi :tch:

    CITAZIONE (nelith @ 6/10/2012, 20:49) 
    Spero di non averti spaventata :picci:

    non mi spavento per cosi poco, ti dirò, guardo sempre con favore un libro voluminoso :uk:


    ora sono curiosa di sapere di più sull'altro tuo racconto, è sempre ambientato nello stesso mondo? chi sono i protagonisti?
     
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  14. doitsu_chan
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    Ahahaha Nell'altra FF ( Abisso) ci sono un sacco di personaggi strambi! Ma c'è anche il mio amoruccio <3 <3 <3 (Vergull) Che è MIO *_* ( Sono gelosa di un pg... rinchiudetemi..) Potete prendervi tutti gli altri ma NON lui *-*
    Cmq parla dei demoni! Ed è ambientata molti anni dopo.. ( da quello che ho capito)

    CITAZIONE (nelith @ 6/10/2012, 20:49)
    mi ritrovo a combattere costantemente con il mio subconscio che non mi elargisce mai spoiler sulla trama.

    Ci credo Nel!! xDD Sfrutti solo metà neurone ahahaha xDD ( Te l'ho detto che condividere non è sano..) xD
     
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  15. nelith
        +1   -1
     
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    Ehi! che ci fai anche qui!?!? (doitsu_chan?!? mi è venuto un colpo :fufu: )
    Allora l'altra storia è sempre ambientata nell'Abisso, ma in un altra zona, con altri pg (anche se qualcuno comparirà anche qui) mentre altri come il tuo "amoruccio" doitsu_chan, non sono ancora nati... :mmh:
    Uno dei protagonisti è Asmodeus, il demone di cui si parla già nei primi capitoli. (Questa storia è ambientata in un tempo antecedente ai fatti narrati in quella).

    Il mio subconscio è uno st...ehm...lasciamo perdere che poi arriva l'altro e mi frusta :hurt:

    Esattamente, è proprio come se io la leggessi insieme a voi, solo che io so cosa succederà con qualche giorno d'anticipo...sai che roba...
    Dici che ti ricorda anche un Urban? Boh, possibile...leggo anche quelli dopotutto...anche se è da molto tempo che non riesco a leggere quanto vorrei...dato che se non scrivo qualcuno mi minaccia di morte <_< (una a caso doitsu_chan la mia sadica beta :trag: )
     
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252 replies since 11/9/2012, 21:12   3671 views
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