Ac'Hadurta

storia fantasy originale (ovviamente yaoi)

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  1. nelith
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    *tossicchia* Guardate un po' chi è tornato XD spero vi piaccia, e scusate per la lunga assenza :plea:

    Capitolo XL
    La battaglia prosegue




    Adrycan si rigirava il coltello tra le mani maneggiandolo con molta cura per non ferirsi.
    «Quest'arma è formidabile! Possiamo annientarli tutti con poca fatica». L'Ombra non gli prestava la minima attenzione troppo concentrato sulle energie circostanti, purtroppo il clan non era stato annientato. Un nuovo Arcidiavolo era sorto alla morte del precedente, ma era giovane non sarebbe stato un problema. «Ma Sua Eccellenza non potrebbe rivolgere le Sue attenzioni al capo dei diavoli? Se si ammazza lui gli altri saranno perduti». Quelle parole riscossero Shadrartas dal suo meditare.
    «Stiamo parlando del capoclan degli Hadramarrias?»
    «E di chi altro se no? Mi avete detto di stargli lontano, ma con un'arma simile lo potrò ammazzare senza difficoltà».
    «Credi veramente di poterti avvicinare a Lui senza che sia accorga di te? Questo è il SUO regno, poche cose sfuggono alla Sua vista. Noi siamo protetti dal Padrone ma qui i suoi poteri sono limitati». Adrycan lo fissò un po' spaventato, temeva di averlo fatto irritare seriamente.
    «Quindi io cosa faccio adesso?» l'Ombra si limitò a sorridere, un sorriso che era tutt'altro che allegro; sembrava più lo sguardo di un torturatore che si diverte ad ascoltare i lamenti delle sue vittime.
    «Cerca di sopravvivere e se ti capita l'occasione usa questa». Detto questo Shadrartas gli lanciò una boccetta poi si dileguò nelle ombre, lasciandolo solo a meditare su quello che aveva fatto e quello che sarebbe successo di conseguenza.

    Fuori dagli Ac'Hadurta qualcuno aspettava e l'Ombra sapeva esattamente dove trovarlo. Nonostante fosse certo che il suo Padrone avesse percepito buona parte del disastro avrebbe voluto sentire ulteriori dettagli, ma quando arrivò Rowamorlusa non era per nulla di buon umore.
    «Mio Signore, i Darphyrer sono caduti».
    «Stronzate». L'Ombra sobbalzò spaventato, quella voce carica di rabbia era troppo anche per lui, e si prostrò ai suoi piedi.
    «Mio Padrone, ho fatto come avere ordinato e il caduto ha ucciso l'Arcidiavolo».
    «Lo so Shadrartas, ma il clan non è caduto. Un nuovo Arcidiavolo si è insediato sul trono, anche se non ufficialmente». Il servitore fu sorpreso non credeva che quel ragazzino potesse creare qualche problema, non osò sollevare lo sguardo ma comunque provò a chiedere qualche informazione in più.
    «Credevo che il successore fosse solo un ragazzino».
    «Infatti». Adesso Shadrartas era terrorizzato, temeva di averlo deluso e sapeva bene che cosa succedeva a chi lo deludeva. «No, non è colpa tua. La colpa è della creatura che non sta cadendo, o meglio sta cadendo ma in modo sbagliato». Sbuffò Rowamorlusa. Anche se Shadrartas voleva sapere di più, non osò parlare un'altra volta. «Non capisci vero? La creatura che voglio adesso è parte del potere di questo popolo. La sua energia ha creato molto scompiglio, rompendo un equilibrio millenario e dando nuova linfa ai diavoli. In questo modo il ragazzino che doveva essere il primo a morire dopo l'Arcidiavolo è diventato il più potente. Abbiamo solo accelerato i tempi del suo insediamento».
    «Mi dispiace Padrone».
    «Ormai è tardi per dispiacersi. Avevi per caso sentito parlare di "marchi" quando hai origliato a quella conversazione?» la voce del Lord era diventata affilata come la lama di una spada. L'Ombra sapeva bene che la sua vita dipendeva da quella risposta, e sapeva anche che al suo Signore non si poteva mentire, quindi si prese qualche minuto prima di rispondere, doveva riflettere con molta attenzione.
    «No mio Padrone, la femmina ha solo detto che suo nipote sarebbe diventato il nuovo capoclan dei Darphyrer, e che era stato il vecchio Arcidiavolo a rivelarglielo. E l'elfo doveva aiutarlo a mantenere un certo controllo, dato che la sua influenza sul diavolo era elevata».
    «L'elfo influenza il comportamento del diavolo?» finalmente una notizia che parve migliorare l'umore del Lord.
    «Da quel che ho capito si. Lo ha anche preso a pugni davanti al capoclan dei Belmorra e al suo braccio destro e nessuno di loro a mosso un dito».
    «Questo si che è interessante. Voglio che sorvegli quei due, ma usa lo specchio, non è sicuro per te muoverti negli Ac'Hadurta adesso». Shadrartas rimaneva immobile prostrato, anche se era più tranquillo non si sarebbe alzato finché Lui non glielo avesse detto.
    «È successo qualcosa di particolare?» chiese a testa bassa, immaginando che adesso le difese dei clan fossero state semplicemente aumentate.
    «L'elfo, che non è più un elfo, ha richiamato un piccolo esercito di rettili ombrosi. Non potrai sfuggire al loro fiuto e tu mi servi vivo, la sorte dell'altro non m'interessa. Lo hai mandato per il secondo incarico?» Shadrartas annuì «Bene, allora alzati e datti da fare». L'Ombra tornò in ginocchio, strisciando verso il suo signore. Quando su sufficientemente vicino si ferì il palmo della mano destra e lo tese verso Rowamorlusa.
    «Quello che il mio Padrone desidera, il mio Padrone otterrà». Il Lord passò la lingua sulla ferita, soddisfatto da quel gesto di totale sottomissione. Shadrartas era uno degli elementi migliori che avesse avuto modo di conoscere; aveva avuto la possibilità di diventare un Lord, ma aveva preferito restare accanto a lui. Un fedele servitore, ma come ogni servitore poteva essere sostituito, la sua perdita però si sarebbe fatta sentire quindi era meglio evitare che ciò accadesse. Nel corso di quei secoli Shadrartas non lo aveva mai deluso una sola volta e aveva tutta la sua fiducia; il Lord sapeva bene che avrebbe fatto di tutto per mantenerla, come sempre. Lo vide alzarsi in piedi e indietreggiare di un passo per non incombere sul demone.
    «Mio Signore, cosa ne facciamo del caduto? »
    «Se riesce a fare anche il secondo lavoro tanto meglio, ma della sua sorte mi importa ben poco».

    ***

    Anche se non c'era molto da festeggiare il banchetto servito fu di tutto rispetto. Talys osservava gli enormi insetti meno schifato del solito, ormai si stava abituando sia alla loro vista che al loro odore. Ysrr invece non riusciva a stare fermo sulla testa dell'elfo, si muoveva in cerchio eccitato, scompigliandogli tutti i capelli mentre l'altro tamburellava le dita nervoso, esasperato da tutta quell'agitazione.
    «Ma cos'ha?» chiese Vyckque trattenendo a stento una risata.
    «Cibo e sangue: lo stanno facendo uscire di testa. Appena vedrà qualcuno iniziare a mangiare si tufferà nel piatto. Poi ovviamente tornerà sulla mia testa imbrattato d'interiora d'insetto e io dovrò lavarmi i capelli, di nuovo». Anche Leliath ridacchiava mentre vedeva il piccolo rettile girare in tondo contrariamente agli altri membri della famigli che sembravano sconvolti. Yarmargath era a bocca aperta, lui e la sorella ormai erano d'accordo sul far entrare Talys nel loro clan, anche per questo l'elfo era seduto alla loro tavola: erano tre contro due e Vyckque lo aveva fatto sedere al suo fianco. Erran non si era espresso, ma negli ultimi giorni sembrava avere la testa da tutt'altra parte e ormai tutti i diavoli del clan, ma anche quelli mandati da Mosworvor e da Yarlanee, sapevano a cosa stava pensano o meglio a chi. Radimaar fece il suo ingresso proprio in quel momento scusandosi per il ritardo e inchinandosi più volte verso Vyckque ignorando completamente Yaslanyr. L'espressione del vecchio Danarm, ora solo Tair, si rilassò scatenando un'altra risatina da parte di Leliath mentre il sacerdote prendeva posto a tavola di fronte ad Erran e accanto a Talys.
    «Come procedono le vostre cure?» s'informò l'elfo sperando di distrarre l'attenzione di tutti dai due.
    «A rilento, Zaymesyath continua a negarci l'uso della nostra arte. A quanto pare il veleno non è stato debellato completamente».
    «Quanto tempo ci vorrà?» il sacerdote guardò Vyckque e gli fece un cenno della testa.
    «Quando lui si insedierà sul trono del clan dei Darphyrer a tutti gli effetti, fino ad allora tutto questo continuerà. Siamo fortunati che Mosworvor ci abbia mandato i suoi guaritori». Si servì da bere poi tornò a rivolgere l'attenzione all'elfo. «Tu hai delle novità?»
    «No. Considerando la vastità dei territori ci vorrà un po'». Il sacerdote lo fissò alcuni istanti poi tese un braccio verso la sua spalla e spostò il tessuto che la ricopriva rivelando lunghi segni scuri che riprendevano il percorso del sangue nelle vene, ramificandosi suo collo. Ysrr aveva smesso di correre e adesso era seduto immobile con la coda avvolta attorno al corpo che fissava Radimaar. Erran stava per prendere le armi ma Vyckque glielo impedì, i movimenti bruschi avrebbero solo peggiorato la situazione che ora era in stallo; ma il sacerdote non era stupido, allontanò con calma la mano proprio quando Talys emise un forte sibilo di rimprovero verso il rettile, che ringhiò contro il diavolo e si buttò sullo scarafaggio che aveva puntato iniziando a divorarlo e schizzando interiora un po' ovunque. «Stupida lucertola permalosa»
    «Stai bene Talys? Quei segni non mi piacciono molto»
    «Credo dipendano dall'ascus e da quello che ho fatto, il torace e pieno e si stanno propagando». Si alzò dalla tavola dimenticando i modi dei diavoli e si tolse la maglia. La maggior parte dei presenti in un primo momento distolse lo sguardo, poi si mise ad osservare quel reticolo scuro che prendeva forma sul suo corpo formando strani disegni. Quelle lingue nere sulla schiena si erano disposte come a formare delle ali stilizzate dalla sua spina dorsale alle spalle, grandi ali di rettile aperte. Lungo la colonna vertebrale invece sembrava tracciata una lunga coda che spariva nei pantaloni e che si sviluppava dopo che le linee avevano abbozzato un corpo molto simile a quelli degli Irt'gal'eyd: sotto i capelli quasi neri dell'elfo doveva esserci la testa del rettile. Questo era solo la parte principale, il resto erano solo lingue scure che si arrampicavano sul suo corpo, anche se sembrava intravedersi altri piccoli rettili sparsi qua e là. Dopo aver coperto schiena e torace erano arrivate anche quasi ai gomiti e stavano salendo verso il collo. Radimaar lo osservò con attenzione e lo sguardo che Erran vide nei suoi occhi non gli piacque per nulla, c'era troppa ammirazione.
    «Prosegue nello stesso modo verso il basso?»
    «Si, sono arrivate più o meno qui». Indicò un punto poco al di sopra della metà coscia e tornò a sedersi. Vyckque stava per chiedergli qualcosa ma cambiò in fretta idea, iniziando a servirsi da mangiare, non era né il momento né il luogo appropriato per fare quella richiesta.
    «Comunque sia» intervenne Yarmargath «mi avevano detto che eri magro, quasi sotto peso, e invece direi che hai un fisico notevole». I suoi fratelli rimasero a bocca aperta mentre Leliath si mise a ridere, anche se era arrossita.
    «YARMARGATH!»
    «Andiamo madre, sono obbiettivo. Si guarda volentieri» anche Silath si unì alla risata insieme alla sorella, solo Vyckque rimaneva a guardarlo con occhi sbarrati.
    «Yarmargath dovresti solo vergognarti! Cosa direbbe tuo padre?!» lo reguardì Yaslanyr.
    «Papà è morto e non credo di aver detto nulla di male»
    «Vuoi forse portartelo a letto?» chiese ridacchiando Silath e l'altro rimase in silenzio meditando «Oh dei! Ci pensi anche?!»
    «Siete dei rompicoglioni. Ho solo fatto un apprezzamento e subito pensate al sesso». Yaslanyr scosse la testa e fulminò con uno sguardo l'elfo.
    «Rivestiti subito ed esci da questa stanza!»
    «Perché vuoi cacciarlo? Cos'ha fatto?» chiese il maggiore sconvolto dalle parole della madre.
    «Cos'ha fatto Yarmargath? Si è spogliato davanti a tutti!»
    «Madre non è un diavolo, non ci avrà pensato, dalle sue parti sarà diverso».
    «Qui non siamo dalle sue parti!»
    «E lui è qui da poco tempo, credi forse che abbia già appreso tutto o che stia sempre a pensare ai nostri modi? Bisogna dargli tempo, non ha avuto modo di apprendere con calma. Imparerà con il tempo» adesso anche Talys lo guardava a bocca aperta, il diavolo lo vide e si accigliò «Cos'ho detto che ti ha sconvolto tanto?»
    «Hai semplicemente tenuto in considerazione che sono un estraneo, tuo fratello lo dimentica sempre, o meglio si ricorda che non sono un diavolo solo quando gli fa comodo». Yarmargath guardò il minore poi scoppiò a ridere.
    «Immagino, Vyckque ha ereditato il pessimo carattere dai nostri genitori: ha preso il peggio di entrambi» non fece nemmeno caso alle occhiatacce che gli riservarono i diretti interessati, non gli importava.
    «Tu invece hai preso dai Belmorra?» l'altro ridacchiò e annuì, ormai era chiaro a tutta la famiglia: a Yarmargath l'elfo piaceva, e molto anche.

    ***


    L'attacco ai Belmorra non colse i diavoli alla sprovvista. Yarlanee vide uno dei piccoli rettili svolazzare in cerchio nella sala emettendo forti sibili verso una degli ingressi laterali. In un primo momento Eryah era tentata di buttarlo fuori dalla sala a pugni, ma la compagna la bloccò intuendo cosa volesse dire l'Irt'gal'eyd. La mandò a dare l'allarme mentre lei prendeva il tetsubo gemello a quello della sorella e si dirigeva verso l'ingresso indicato dal rettile che l'aveva accompagnata fuori indicandole la via, seguiti dai diavoli. Il clan non impiegò molto tempo a prepararsi, l'attacco ai Darphyrer gli stava facendo stare costantemente all'erta.
    Un piccolo gruppo di diavoli circondò la propria capoclan ma lei li allontanò tutti e, sotto lo sguardo agghiacciato della compagna, l'Irt'gal'eyd si sistemò sotto i capelli dell'Arcidiavolo. Yarlanee rimase impietrita, mai avrebbe pensato di sentire il peso di quell'essere sulle sue spalle come succedeva a Talys. Sentiva la sottile coda scura pendere mollemente contro la sua schiena, ma era rilassata solo in apparenza; sarebbe bastato un singolo graffio di quel aculeo velenoso per porre fine alla sua esistenza senza che nessuno potesse fare nulla. Il respiro tiepido dell'essere le sfiorava il collo facendola rabbrividire; era pronto per l'attacco. Eryah non sapeva come farlo andare via, ma dopo la sorpresa iniziale l'Arcidiavolo le disse di lasciar stare.
    «Non ti preoccupare, deve essere stato Talys». Il rettile sibilò piano in modo del tutto diverso e la diavolessa capì di aver indovinato. «Ricordami di ringraziarlo». Aveva appena finito di parlare quando il primo demone fece il suo ingresso nella grotta. Non era neppure riuscito a emettere un suono che la sua testa fu sradicata di netto dal collo da un colpo di mazza ferrata e scagliata contro una parete esplodendo come un frutto maturo, accompagnata dal ruggito furioso di un diavolo.
    Nel giro di pochi istanti dall’ingresso si riversarono una decina di demoni, molto più resistenti di quelli che erano soliti affrontare; ma i Belmorra erano avvantaggiati, le loro armi erano più adatte allo scontro rispetto ai Darphyrer. Nella città iniziarono a risuonare i lamenti e le urla dei demoni precedute dal rumore delle ossa frantumate e degli arti strappati. Anche i diavoli urlavano ma era per l’impeto della battaglia; facevano a gara a chi colpiva più forte il demone con cui erano coinvolti, strappando più parti del corpo, dedicandosi in cinque o sei a un unico nemico. Il demone cresceva sotto i loro colpi ma per i diavoli questo implicava solo un divertimento maggiore: li vedevano crescere senza però riuscire a rigenerarsi abbastanza in fretta e quindi le gambe dalle articolazioni maciullate non li sostenevano e ne impedivano i movimenti.
    Yarlanee si stava concentrando su un demone con la parte inferiore fatta come quella di un serpente. Colpì nel punto di fusione tra la parte umanoide e la lunga coda da rettile irta di aculei sulla parte superiore, e la creatura non si ripiegò su se stessa solo per poco. Il colpo dell’Arcidiavolo fu così violento che fece volare via alcune scaglie grigie dalla pelle del demone. Il diavolo lo colpì più volte, non voleva finirlo subito anche se avrebbe potuto ucciderlo solo schioccando le dita, voleva sfogarsi. Mentre i colpi si susseguivano calde lacrime segnavano il suo volto ricordando quello che era successo a Sayuragath poco tempo prima, non erano mai andati d’accordo su certi argomenti ma mai avrebbe pensato di vederlo morire in un modo tanto stupido. Il veleno era un’arma da vigliacchi.
    Anche se il demone sanguinava in più punti e molte parti di carne erano stati strappati via con violenza, riversando all'esterno interiora e sangue, continuava imperterrito a tentare di agguantare Yarlanee senza successo, le sue mani ormai erano un ammasso di carne maciullata ma non sembrava accorgersi di nulla. L'Arcidiavolo schivò all'ultimo momento un’artigliata che era giunta fin troppo vicino alla sua faccia, roteò su se stessa e si preparò ad attaccare. Stava per colpirlo ma lo vide tenersi una mano ringhiando di dolore, vide sottili linee fumose propagarsi sotto la pelle fino ad arrivare al cranio. La creatura smise di combattere contro il diavolo e iniziò ad attaccare i suoi simili lasciando Yarlanee a bocca aperta.
    In pochi minuti le pareti in prossimità dell’ingresso furono affrescate con il sangue e le interiora dei demoni, era rimasto solo il traditore. Il sopravvissuto iniziò a urlare portandosi le mani alla testa, dopo qualche momento sembrò iniziare a pulsare dilatandosi fino ad esplodere spargendo sui diavoli materia cerebrale, sangue e schegge ossee. In quello che restava del cranio sfondato il piccolo Irt’gal’eyd si stiracchiava pigramente ripulendosi con cura le ali e le scaglie scure come se nulla fosse successo.
    Yarlanee gli si avvicinò con cautela, tenendosi comunque a debita distanza e si accovacciò per terra per poterlo guardare, sostenendosi con il tetsubo.
    «Ti ringrazio per il tuo aiuto piccolo amico. Ringrazia Talys da parte mia, anche se provvederò a contattarlo al più presto di persona». L’Irt’gal’eyd sibilò soddisfatto e spiccò il volo andandosi a posare su una sporgenza rocciosa a una decina di metri dal suolo e lì proseguì la sua pulizia. «Quell’elfo si è rivelato un acquisto migliore di quanto credessi, Zaymesyath vede sempre più avanti di tutti» borbottò tra se guardando il rettile che continuava a togliere pezzi di materia cerebrale dal suo dorso.
    «Lui è il nostro signore dopotutto, è normale che sia così» Eryah le si era affiancata coperta di sangue e brandelli d’interiora, anche lei doveva essersi sfogata.
    «Liberatevi dei cadaveri. Bruciateli. Non voglio avere a che fare con scherzi negromantici!» urlò affinché tutti la sentissero e i diavoli si apprestarono a eseguire gli ordini senza indugio, soddisfatti di quanto avevano fatto. «Adesso vado a darmi una sistemata poi voglio parlar con Talys e Vyckque». La compagna la osservò con attenzione studiandone con cura ogni centimetro alla ricerca di un taglio o qualcosa di simile «Non ti preoccupare, non sono ferita, questo sangue non è mio».
    Mentre si allontanavano dirigendosi verso il palazzo i cittadini esultavano in preda all’euforia, congratulandosi per la vittoria lampo, anche se in fondo si sarebbero aspettati un risultato simile; avevano visto cos’era successo poco tempo prima ai Darphyrer e tutti i clan sarebbero rimasti all’erta per anni nel timore che l’evento si ripetesse.
    Una volta entrate nel palazzo e rimaste sole nei loro alloggi Eryah chiese alla compagna se avesse mai saputo che gli Irt’gal’eyd fossero in grado di fare una cosa simile. Yarlanee in un primo momento non rispose, si limitò a pulirsi la faccia dal sangue immergendola in una tinozza d’acqua, poi pulì rapidamente l’arma e solo dopo scosse la testa.
    «Non ne avevo assolutamente idea. Né tanto meno ho mai letto qualcosa a tale riguardo. Magari dopo ne parlerò con Ashestris». Rifletté in silenzio fissando l’arma «All’inizio credevo che lo avesse punto, e in parte sarà stato vero, mi sono accorta che non era più sulle mie spalle quando l’ho visto spuntare dai resti del cranio del demone». Si stiracchiò facendo scrocchiare le articolazioni e si diresse verso l’uscita, la sala del consiglio le aspettava. «Ignoriamo molte cose di quelle creature, è strano come l’arrivo di uno straniero ci abbia aperto le porte a una parte del nostro mondo che ci è sempre stata sprangata».
    «Non capisco come sia possibile, dopotutto lui non è mai stato qui, non ha sangue dell’Abisso nelle vene. Come può essere in sintonia con quelle creature?»
    «Credo sia stato un caso»
    «Come un caso?» chiese Eryah sgomentata.
    «Un caso che Talys abbia incontrato proprio un Irt’gal’eyd mentre vagava per gli Ac’Hadurta. Il nostro simpatico elfo era molto ricettivo al suo arrivo in mezzo a noi, l’Abisso e gli Ac’Hadurta hanno manipolato la sua natura, Ysrr ha solo indirizzato la sua energia in una direzione e Zaymesyath ha fatto il resto. Credo che Talys stia diventando una sorta di demone, i Lord sono stati sfortunati, il braccio di Zaymesyath è stato più lungo».
    «Non so quanto possa convenirci avere un demone tra noi». Borbottò il Danarm perplessa.
    «Ho detto demone perché non è uno di noi e perché esiste un gran numero di sottorazze demoniache».
    «Parli del popolo di Vartoith?» Yarlanee scosse la testa.
    «Non solo loro, i demoni differiscono tra loro in molti modi, noi diavoli ci assomigliamo un po’ tutti. Non cercare di trovare un termine per classificare Talys, non credo che esista. Conieremo una parola adatta quando la sua metamorfosi sarà completa». Eryah annuì sempre più confusa e insieme entrarono nella sala e si prepararono a contattare Vyckque.

    ***


    Vyckque era venuto a conoscenza dello scontro nel momento esatto in cui il primo diavolo aveva sferrato il primo colpo all’invasore. Era rimasto immobile a fissare il piatto per tutta la durata della battaglia, vedeva quello che succedeva attraverso la maglia di energia che non era mai stata tanto nitida ai suoi occhi. Era come se si trovasse in mezzo a loro da spettatore esterno e allo stesso tempo come uno di loro, vedeva tutto quello che accadeva da molteplici punti di vista.
    Quando la battaglia finì si riscosse da quello strano torpore riprese a mangiare con calma. Talys precedette tutti gli altri nel chiedergli cosa fosse successo.
    «I Belmorra hanno appena finito di combattere contro un altro gruppo di demoni» disse prima di mettersi un pezzo di fungo in bocca «è stata una cosa rapida. Mangia in fretta Talys, dopo dobbiamo andare nella sala del consiglio per parlare con Yarlanee».
    «Ti porti dietro lo straniero per conferire con un Arcidiavolo?! Non puoi farlo! Erran, oppure uno dei tuoi fratelli ma non lui Vyckque, lui non è né il tuo Danarm né tanto meno un diavolo!» Più che consigli le parole di Yaslanyr sembravano, erano, ordini e il giovane Arcidiavolo non lo gradì.
    «Se è per questo io non ho un Danarm».
    «Ma Yarlanee potrebbe pensare…» Vyckque non la lasciò finire e sbatté con violenza le posate sulla tavola.
    «No madre, TU potresti pensare non Yarlanee. In più lei ha vinto grazie agli Irt’gal’eyd quindi vorrà parlare con Talys. Io ti sono grato per i consigli che mi darai, ma saranno per l’appunto consigli, non ordini. Tu sei stata la compagna di un Arcidiavolo, non un Arcidiavolo quindi io sarò disposto a prendere ordini solo da loro sei anche se so, con assoluta certezza, che nessuno di loro cercherà di imporre la sua volontà su di me come stai facendo tu». Yaslanyr avvampò rimanendo a bocca aperta come la maggior parte dei presenti. Talys si massaggiava distrattamente la mascella cercando di non mostrarsi troppo soddisfatto ma la mano destra, che pendeva mollemente al suo fianco, accarezzava la sottile coda azzurra stretta attorno al suo polso. Radimaar invece nascondeva un sorriso dietro un calice d’acqua, sarebbe stato più che felice di fermarsi in quel clan per come si stavano mettendo le cose e non solo per Erran. Vyckque si stava dimostrando più intelligente di quando mai avesse sperato, riusciva a mettere a tacere la furia della madre con poco, ma comunque il sacerdote sperava che Yaslanyr la smettesse di accanirsi contro l’elfo e che recuperasse in fretta il senno. Ma un altro pensiero molto più piacevole aveva fatto la comparsa nella sua mente e ormai era una certezza, l’unica cosa che restava era aspettare e lui sarebbe stato in prima fila ad assistere, pieno di entusiasmo.
     
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  2. †Vampire†
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    NEeeeel *le corre in contro e l'abbraccia piangendo* : hug: Sono così felice :luluv: Bentornata <3
    chiedo venia perchè a causa di una serie di cose (PC che vola in paradiso, vacanze al mare e adsl che decide di raggiungere il pc) non ho letto i tuoi ultimi capitoli dell'altra storia ,ma ti prometto che mi metterò in pari commentandoli Tuuuuuuttti (nel ps metto un regalino x farmi perdonare, indovina chi sono xD)
    A me il capitolo *.*
    Sembra che row-chan abbia intuito la vera natura della relazione tra talys e vy ... non mi piace, sento puzza di guai
    «Stupida lucertola permalosa» XD

    CITAZIONE
    Quelle lingue nere sulla schiena si erano disposte come a formare delle ali stilizzate dalla sua spina dorsale alle spalle, grandi ali di rettile aperte. Lungo la colonna vertebrale invece sembrava tracciata una lunga coda che spariva nei pantaloni e che si sviluppava dopo che le linee avevano abbozzato un corpo molto simile a quelli degli Irt'gal'eyd: sotto i capelli quasi neri dell'elfo doveva esserci la testa del rettile

    O mio dio che cosa figa *.*
    CITAZIONE
    Vyckque stava per chiedergli qualcosa ma cambiò in fretta idea, iniziando a servirsi da mangiare, non era né il momento né il luogo appropriato per fare quella richiesta.

    eeeee a cosa pensavi Vy :fufu:
    CITAZIONE
    «Comunque sia» intervenne Yarmargath «mi avevano detto che eri magro, quasi sotto peso, e invece direi che hai un fisico notevole». I suoi fratelli rimasero a bocca aperta mentre Leliath si mise a ridere, anche se era arrossita.
    «YARMARGATH!»
    «Andiamo madre, sono obbiettivo. Si guarda volentieri» anche Silath si unì alla risata insieme alla sorella, solo Vyckque rimaneva a guardarlo con occhi sbarrati.

    Ammettilo Vy ,ti sei preoccupato da morire xD
    starà pensando :Non pensarci nemmeno, giù le mani dal MIO Talys xD

    Quella coda.. Vogliamo scene codose u.u

    Grazie mille per il capitolo un bacione :chu:


    PS:
     
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  3. nelith
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    :luv: :luv: :luv: :luv: sono bellissimi!!! Lo hai anche fatto in versione vampiro? :chu:
    Adesso le alternerò (se riesco a proseguire Ac XP). Comunque sia la finirò, non importa quanto tempo impiegherò...dovete solo avere un po' di pazienza :plea:

    Le scene codose arriveranno...è da quando ho iniziato questa storia che voglio scrivere una determinata scena *-*

    Sono felice che ti sia piaciuto :luluv: grazie ancora per i tuoi bellissimi disegni :luluv:
     
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  4.     +1   -1
     
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    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

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    sappi che ti adoro e scolpirò personalmente una statua in tuo onore!!!!!!!!!!!!
    non vedevo l'ora che proseguisse la storia, sono felicissima che tu sia tornata! (mi sono accorta un po' tardi dell'aggiornamento ma ce l'ho fatta u.u)
    cap. stupendo e già pieno di eventi!!!

    anche io voglio le scene codose :mmh: :mmh: *parte film mentale di code, di morsi e posizioni da contorsionista...va beh non continuo se no inizio a sbavare* :bav: :bav:

    la part in cui Vy risponde per le rime alla madre mi è piaciuta un sacco! vai Vy fatti valere! é_è
    non vedo l'ora di sapere cosa succederà in futuro *^*
    ancora ben tornata e grazie per non aver mollato : hug:
    al prossimo aggiornamento :chu:
     
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  5. †Vampire†
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    grazie :tim: e ancora una volta Bentornata : hug: :chu:
     
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  6. nelith
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    :tim: troppo buone :tim:
    non prometto aggiornamenti frequenti però :picci: ma farò del mio meglio :picci:
     
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  7.     +1   -1
     
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    siamo tutte come te!!! :hero:
     
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  8. nelith
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    Guardate chi è riuscita a tornare con aggiornamenti relativamente veloci XD
    Spero che vi piaccia :chu:

    Capitolo XLI

    Sibili e sangue



    «Hai intenzione di metterti contro tua madre per caso?» la voce di Talys era poco più di un sussurro, ma il palazzo quasi deserto dei Darphyrer faceva riecheggiare ogni rumore con un po' troppa intensità. Vyckque al suo fianco scrollò le spalle.
    «Non voglio mettermi contro di lei, ma non mi va che cerchi di comandarmi a bacchetta, è come se volesse avere il comando usando me come marionetta. Non mi piace. Non sono felice di questa situazione ma non ho intenzione di lasciare fare a lei, specie se è in questo stato. Forse dovrei mandarla dai Belmorra per un po'».
    «Perché qui ogni singola roccia le ricorda cos'è successo?» il diavolo annuì mentre con la coda sfiorava la mano del compagno.
    «La prossima volta però Talys, saresti così gentile da evitare di spogliarti davanti a tutti?»
    «Non ci stavo pensando. Non volevo offendere il vostro pudore» ridacchiò l'elfo imitato dal piccolo rettile sibilante sulla sua testa. «Comunque non capisco, gli Yrrioth girano a torso nudo, che problema c'è?»
    «Il problema è il gesto in sé».
    «Cercherò di ricordarmelo, ma per me è piuttosto normale. Se io iniziassi ad indossare la divisa degli Yrrioth sarebbe sconveniente?»
    «Cosa ci potrebbe essere di sconveniente? Sarebbe anche ora che lo facessi»
    «Per via di tutti questi strani segni. Io detesto i tatuaggi e adesso mi ritrovo quasi coperto di... Non so neppure io cosa sono». Talys si sollevò un lembo della maglia mostrando alcune linee scure che sparivano nei pantaloni, sotto lo sguardo incuriosito di Vyckque; il diavolo avrebbe solo voluto strappargli i vestiti di dosso e affondare le zanne nella sua carne.
    «Dopo mi fai vedere il resto?» l'elfo sollevò lo sguardo incrociando gli occhi azzurri del compagno e sorrise.
    «Con vero piacere. È un peccato che non sia un diavolo, sarebbe tutto più semplice». Gli afferrò la coda iniziando ad accarezzarla mentre entravano nella stanza. Yarlanee fece il suo ingresso proprio in quel momento e Talys fu costretto a lasciare la coda del diavolo sbuffando e incrociando le braccia, posizionandosi alle sue spalle.
    «Allora Vy, com'è stato assistere alla tua prima battaglia?» chiese la Belmorra trovandoselo davanti, vide subito l'elfo alle sue spalle in posizione di difesa e ne rimase colpita, era speculare ad Eryah alle spalle di lei.
    «È stato strano. Voi state bene?»
    «Si. Non ci sono stati problemi di alcun tipo» impiegò un po' ad allontanare lo sguardo da Talys per concentrarsi sul nipote. «Siamo stati avvistati da uno dei suoi piccoli rettili. Sei stato tu ha dirgli di proteggermi?»
    «Ho solo chiesto di proteggere gli Arcidiavoli, non vorrei che si ripetesse di nuovo quanto è successo qui».
    «Ti ringrazio. Gli Irt'gal'eyd sono più strani di quello che avessi mai immaginato»
    «Che vuoi dire zia?»
    «Quello che ha aiutato noi ha punto uno dei demoni e ha preso il controllo del suo corpo, combattendo contro gli invasori. Poi gli ha fatto esplodere la testa e se ne è andato via». Vyckque la guardava a bocca aperta, quello non lo aveva visto o meglio lo aveva visto ma non aveva capito cosa fosse successo veramente.
    «Tu lo sapevi?» chiese voltandosi verso Talys, ma questi si limitò a scrollare le spalle.
    «So che possono fare molte cose».
    «Non è una risposta».
    «È l'unica che posso darti. Non vogliono che le loro abilità vengano sparse ai venti. Sono un popolo riservato». Guardò i suoi interlocutori e sorrise «Mi ricordano tanto qualcuno». I diavoli impiegarono alcuni secondo per capire che parlava di loro.
    Vyckque gli rifilò una gomitata nel fianco, ma il compagno non sembrò risentirne limitandosi a ridacchiare.
    «Adesso che farete?» chiese il Darphyrer alla zia.
    «Continueremo a sorvegliare palmo a palmo tutti i nostri confini. Gli Irt'gal'eyd saranno un grandissimo aiuto. Possiamo fare qualcosa per ringraziarli?» Ysrr sibilò un po' e il suo compagno annuì.
    «Dice che non vogliono nulla, che sono soddisfatti di avere le carcasse demoniache». Yarlanee non sembrò soddisfatta ma non riuscì ad ottenere nulla di più dall'elfo. Si congedarono poco dopo lasciandoli da soli nella sala del consiglio.
    «Che facciamo?» chiese Talys stiracchiandosi, facendo schioccare le giunture. Vyckque lo squadrò da capo a piedi e avvicinò la coda alla sua gamba iniziando ad accarezzarla. «Ti sembra opportuno?»
    «Perché non dovrebbe?» il diavolo gli passò le braccia attorno al collo sollevandosi e premendo le labbra contro la sua bocca. Le mani dell'elfo si spostarono sulle natiche del compagno per sollevarlo un altro po' e schiacciarlo contro il suo corpo.
    Ysrr si spostò svolazzando sullo scranno dei Darphyrer, non aveva alcuna intenzione di finire in mezzo a qui due.
    La prima cosa che Talys sentì fu un sibilo sghignazzante da parte del rettile poi le zanne del compagno andarono a sfiorargli il collo; ma la cosa che lo fece impallidire fu la vista di Selevan, sulla soglia, che li fissava. Il diavolo rosso tossì un paio di volte per attirare l'attenzione del Darphyrer, dato che l'elfo lo aveva già visto. Vyckque si voltò come intontito verso la porta d'ingresso e si ritrovò davanti Selevan che li fissava a braccia conserte appoggiato ad uno stipite.
    «Finito? Ci sono delle cose da fare, non potete passare il vostro tempo ad amoreggiare» il Darphyrer avvampò e tornò con i piedi per terra cercando di nascondere l'imbarazzo, senza successo.
    «N-non è...» Selevan alzò una mano per far tacere Vyckque.
    «Per favore, non dire che non è come sembra perché ciò che ho visto non da adito a fraintendimenti. E comunque sia me ne ero già accorto». Il Darphyrer lo fissava sconvolto.
    «Da quella volta nelle gallerie?» chiese Talys senza apparire preoccupato. Il Raddimarduan lo scrutò per alcuni istanti, valutandolo con attenzione, poi annuì.
    «L'ascus non è servito a molto, ho il naso fino io. E tu hai un odore tutto particolare» li guardò entrambi poi scosse la testa «Gli altri non ci hanno fatto caso, se può interessarvi».
    «E cosa vorresti fare adesso?»
    «Mi piacerebbe andare a raccontarlo a tua madre e magari a mio zio. Si farebbero tantissime risate, o forse me le farei io dato che a loro verrebbe un colpo». Vyckque stava per caricarlo ma il compagno lo fermò, afferrandolo per una spalla e guardando il diavolo in questione sorridente. «Se tu fossi ancora un banalissimo principino sappi che lo avrei fatto immediatamente, ma sono cambiate un po' di cose. Anche se credo sarai un Arcidiavolo penoso» si passò una mano guantata tra i capelli rossi «Non dirò nulla né a tua madre e a Morsorwor né a qualcun altro. Dopo quello che è successo è meglio che tu li abbia tutti dalla tua parte, sei a rischio e hai bisogno di protezione».
    «Da quando ti interessi della mia incolumità?!»
    «Da quando sei diventato il capo clan dei Darphyrer stupido idiota irascibile!» Talys dovette serrare la presa sul compagno o gli sarebbe sfuggito.
    «Proteggi lui ma potresti comunque rovinare me» Selevan rispose con una scrollata di spalle.
    «Non vedo perché dovrei farlo. Stai proteggendo il suo clan e anche lui, per non parlare del fatto che lo sopporti, i miei più sentiti complimenti. Solo un consiglio, la prossima volta cercate un posto più appartato, pensate a cosa sarebbe successo se fosse arrivato qualcun altro» Vyckque strinse i pugni, voleva picchiarlo.
    «Ne riparliamo quando sarà finita la questione “assedio”?» l'elfo provò a informarsi per tempo potesse durare questo trattato di non belligeranza ma Selevan non sembrava interessato a rovinarlo.
    «Non c'è nulla di cui parlare, se non cercherai di fottere -e non in senso letterale- Vyckque, non avrai nulla da temere da me. Ma se per caso scoprissimo che stai agendo insieme al demone allora ritieniti morto». Il Darphyrer non aveva avuto voce in capitolo, era rimasto inerme ad assistere alla discussione senza sapere cosa pensare, né come comportarsi.
    «Da quando sei così...protettivo?» quell'ultima parola uscì a fatica dalle labbra del Darphyrer.
    «Da quando siamo tutti nella merda e tu più di chiunque altro hai bisogno di protezione. Dopotutto giri anche disarmato». Guardò il corridoio per accertarsi che non ci fosse nessuno e gli fece cenno di uscire «Andiamo? I sacerdoti volevano parlarti».
    «Cosa volevano?» chiese Vyckque soppesando la sua nuova spada che non poteva essere sfoderata.
    «Volevano parlare con te, mica con me» il Radimardduan scosse la testa esasperato e si incamminò lungo il corridoio seguito a Talys e Ysrr, che era tornato a prendere il suo posto tra i capelli dell'elfo. Vyckque rimase invece sulla soglia della stanza, osservandoli per alcuni istanti perplesso, poi si affrettò a seguirli.

    Mentre il Darphyrer parlava con i sacerdoti gli altri due stavano più indietro tenendo sotto controllo la zona.
    «Com'è sottomettere un Arcidiavolo?» bisbigliò talmente piano che anche l'elfo fece fatica a sentirlo.
    «Non saprei, non sono mai stato con un Arcidiavolo» Selevan lo fissò serio poi scoppiò a ridere.
    «Fammelo sapere quando lo scopri»
    «Credevo che voi diavoli non parlaste di queste cose. Pensavo che li riteneste imbarazzanti».
    «Infatti io voglio saperlo per mettere in imbarazzo lui» indicò con un cenno del capo Vyckque.
    «Mi era sembrato di capire che voi non foste mai andato d'accordo, perché sei così disponibile? Dubito che sia solo per l'invasore che vi minaccia». Il diavolo si avvicinò di più mettendosi spalla a spalla con lui.
    «Vyckque è un idiota. Combatte bene finché non si “irrita”, tanto per usare un eufemismo, poi perde la testa e colpisce come Drulig pieno di parassiti» con la coda dell'occhio vide Talys che si grattava la testa perplesso, o almeno ci provava dato che sotto le sue dita si era sistemato Ysrr. «Sono dei piccoli animali che quando vengono infettati dai parassiti, iniziano a lanciarsi contro le pareti di roccia finché non si ammazzano. Ogni tanto quando vaghi per i tunnel senti dei gemiti e dei colpi sulla roccia, oppure vedi direttamente delle grandi macchie di sangue sulla parete con il cadavere accasciato per terra, se non è passato qualcuno prima a mangiarselo». L'elfo si mise a ridere a quella descrizione calzante.
    «Avete delle creature interessanti dalle vostre parti» Selevan annuì sghignazzando «Comunque posso capire bene quelle creature, la sensazione di quegli esseri che si muovono sotto pelle è qualcosa di ripugnante».
    «Ho sentito che te ne sei strappato uno. Sei stato fortunato che fosse nel fianco e non sulle ossa, altrimenti si sarebbe dovuto strappare tutto e poi rigenerarlo e ti assicuro che è fastidioso, a me è successo in una gamba». Talys stava per dire una cosa ma ci ripensò.
    «Perdona la domanda me se succede sulla spina dorsale come si fa?»
    «Si strappa tutto e si ricostruisce»
    «Ed è possibile fare una cosa simile?»
    «Pochi possono. Mio zio ad esempio o Radimaar. E credo che ci sia almeno un altro paio di sacerdoti capaci di compiere un'impresa simile». Talys si mise a riflettere, vagando con lo sguardo sulla cupola di roccia che li sovrastava.
    «Radimaar apparteneva al vostro clan oppure è sempre stato un Hadramarrias?»
    «Non vorrei dire una stronzata ma credo che fosse per metà dei nostri e per metà un Hadramarrias. Ma dopo l'incidente con Ysyannos non è stato più visto molto bene nel nostro clan e Zaymesyath lo ha accolto definitivamente».
    «Mi hanno accennato di questo diavolo, ma non ho ben capito cosa sia successo»
    «Non chiederlo a me, non ne ho idea e non mi interessa» Talys sorrise e scosse la testa facendo scivolare Ysrr da un lato, che per evitare di cadere gli morse la punta dell'orecchio facendogli emettere un piccolo gemito.
    Selevan vide il rettile riprendere il suo posto sbuffando infastidito, mentre il compagno si massaggiava l'orecchio indolenzito.
    Che razza di tipo. «Senti un po' orecchie a punta, ma lo sai che il tuo amichetto è velenoso? Anche i denti, non solo la coda». L'elfo annuì.
    «Si lo so, ma mi ha morso in più di un'occasione. Per non parlare di quando ho chiamato lo stormo, lì mi hanno assaggiato un po' tutti».
    «Sei immune quindi» non era una domanda e l'elfo si limitò a scuotere le spalle, non avrebbe saputo cosa dirgli.
    Poco dopo Vyckque ritornò verso di loro fissandoli irritato, non aveva gradito vederli in una situazione tanto confidenziale.
    «Cos'avevate da dirvi di così interessante?»
    «Niente di straordinario» rispose Talys «Che cosa volevano i sacerdoti?»
    «Dato che non possono usare l'Irt Draupour Sîng Viînd chiedono delle componenti. Dicono che hanno mandato un messaggio ad Ashestris tramite uno stregone e lei fornirà tutto il necessario, ma chiede se qualcuno dei nostri può andarlo a prendere qui di direi...»
    «Possiamo andarci io e Rasil»
    «Si, possiamo andare noi tre, è la stessa cosa che ho pensato io». Disse Vyckque guardando di sbieco Selevan, che restava in silenzio in disparte.
    «Non noi tre Vy, tu resti qui. Fuori è pericoloso e per adesso tu devi essere sorvegliato, Netymoon sicuramente si offrirà di accompagnarci e sarà sufficiente. Tu resterai qui mentre tu -indicò Selevan- ti occuperai della sua protezione». Vyckque Stava per ribattere ma il Radimardduan fu più rapido e acconsentì senza problemi al piano; il giovane Arcidiavolo dovette adeguarsi, anche se avrebbe preferito che fosse stato il contrario.
    Talys emise un sibilo che risuonò per tutta la città, appena l'eco fu disperso un'altra serie di sibili risposero al suo richiamo indicandogli la direzione da seguire e l'elfo si allontanò di corsa, lasciando soli i due diavoli.
    «Che cosa stai tramando Selevan?»
    «Sei fortunato, non tramerei mai alle spalle di un Arcidiavolo, neppure a quelle di uno idiota come te».

    ***


    Rasil e Netymoon stavano sorvegliando uno degli ingressi quando sentirono i sibili propagarsi per la cupola si roccia. La Belmorra spostò la compagna contro una parete e afferrò più saldamente la morningstar, poi dal nulla comparve uno dei Irght'nal'shu che si sedette dall'altra parte dell'ingresso e rimase a fissarle.
    «Che cazzo succede adesso?!»
    «Non ci faranno del male Talys...»
    «Lo so, o almeno lo spero, ma comunque non mi fido. Cos'erano tutti quei suoni?» Rasil scosse le spalle e rimase in silenzio per un po' stringendo tra le mani pallide il suo bastone, fino a quando non vide un picco rettile svolazzare vicino a loro.
    «Ysrr!» poco dopo anche Talys arrivò di corsa, ma prima di riuscire anche solo a dire una parola l'Irght'nal'shu gli saltò addosso esigendo attenzioni. Le due donne rimasero a bocca aperta in un primo momento, poi l'arcanista scoppiò a ridere.
    «Come sei riuscita a riconoscere quel coso? Sono tutti uguali!» chiese Netymoon mentre osservava l'elfo che cercava di spostarsi dal rettile affettuoso. Ysrr non parve gradire essere chiamato in quel modo e le ringhiò contro. «Scusa, non volevo offenderti» cercò di rimediare la Belmorra. La compagna non rispose, preferendo concentrarsi sull'elfo.
    Netymoon rimase ferma a fissare il rettile sullo sperone di roccia, non sembrava essere intenzionato a distogliere lo sguardo e lei avrebbe fatto altrettanto; non aveva alcuna intenzione di correre dei rischi.
    Alla fine della chiacchierata con Talys, l'arcanista si voltò verso la Belmorra sorridente annunciando che sarebbero tornati tutti e tre dagli Arewoncaradas.
    «Per me non c'è problema, ma Vyckque?»
    «Lui resterà qui, non è sicuro esporlo più del necessario».
    «Erran si occuperà di lui?»
    «Tutto il clan lo farà. Muoviamoci, prima andiamo prima torniamo» l'elfo sibilò verso l'Irght'nal'shu che, dopo essersi preso qualche altra carezza, svanì dalla vista dei diavoli, mimetizzandosi alla perfezione con le tenebre e la roccia. Anche Ysrr si allontanò dal trio dirigendosi verso Vyckque; non li avrebbe seguiti al clan di Ashestris.

    ***


    Appena arrivarono dagli Arewoncaradas trovarono Demosgath ad attenderli sorridente.
    «Avete fatto presto». Disse amichevole.
    «Si, ma sarebbe meglio che ci sbrigassimo, ho lasciato Vyckque con Selevan e non vorrei iniziassero a pestarsi a sangue» il Danarm inarcò un sopracciglio poi li condusse in fretta verso la torre di Ashestris.
    Non trovarono ad attenderli l'Arcidiavolo ma alcuni arcanisti che stavano sistemando le componenti richieste in alcune scatole. Mentre Rasil si mise a parlare con loro, Demosgath cercò di avere qualche informazione in più su quello che stava succedendo da Darphyrer.
    «Per adesso tutto bene, tranne per qualche lite intestina alla famiglia; Yaslanyr non mi vuole avere in mezzo ai piedi ma i fratelli di Vyckque iniziano a trovarmi utile».
    «Tu sei utile se controllato. Spero che la tua collera non si scateni come quando ci siamo scontrati». Talys sorrise, non era stato male quello scontro.
    «Sto imparando, adesso, non dico di essere più controllato perché è troppo presto per dirlo, va meglio. L'ascus mi aiuta più di quanto potessi pensare. Mi sento quasi libero ed è una bella sensazione ,dato che non lo sono mai stato veramente». Appoggiò la mano sull'elsa della spada e il piccolo drago sembrò muoversi sotto il suo tocco.
    «Un'arma splendida». Anche Netymoon abbassò lo sguardo verso la spada, ma scrollò le spalle.
    «Sarà anche bella ma è troppo leggera per i miei gusti». Il Danarm scoppiò a ridere.
    «Belmorra, tutti uguali voi».
    I loro discorsi furono interrotti dal sibilo stridente di un Irt'gal'eyd che risuonò nella città. Talys corse verso la finestra della torre ascoltando con attenzione, poi emise un suono molto più profondo e gutturale e un piccolo stormo di rettili si diresse verso il varco da cui proveniva il primo richiamo.
    «Che cosa succede Talys?» Rasil stringeva tra le mani il suo bastone, mentre Netymoon prendeva posizione davanti a lei: ormai era diventata un'abitudine. L'elfo non le considerò, aveva appoggiato un piede al davanzale e sembrava quasi che volesse saltare di sotto, da almeno una decina di metri d'altezza. Demosgath stava per bloccarlo ma l'ingresso di un altro diavolo attirò l'attenzione di tutti. L'arcanista compì qualche passo barcollante nella stanza, con il volto imbrattato di sangue, riuscendo ad arrivare vicino ad un tavolo. Appena vi appoggiò una mano per sostenersi si piegò su se stesso, rigettando una grande quantità di liquido denso e nero sul pavimento, poi si accasciò per terra, mormorando una singola parola “Ashestris” prima di spirare.
     
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    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

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    e ora cosa succede???????
    *suspance...*

    uffa ma Selevan doveva proprio entrare in quel momento?? :gr: e quei due...ma prendetevi un camera no?! u.u
    *continua a sognare i momenti codosi*

    grazie 1000 per l'aggiornamento *-* davvero bello! mi hai risollevato il morale :gods:
    non vedo l'ora di leggere il seguito! :chu:
     
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  10. †Vampire†
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    Lo sapevoooooo, sapevo che Selvan sapeva !!! (che frase contorta xD)
    concordo con yuki *la raggiunge nel mondo dei momenti codosi* :bav:
    Cos'è successo a Ashestris?! no , non dirmi che è successo quello che penso...
    anche lei è rimasta vittima del pugnale ??
    Non puoi lasciarmi così con il fiato sospeso per 2 settimane :waa:

    Un bacione :chu:
     
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  11. nelith
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    Buon dì XD
    Per il prossimo mese non ci saranno aggiornamenti XP ho dei problemi a casa con la connessione (anche adesso ho fatto una discreta fatica per riuscire a collegarmi) sorry :plea:

    Capitolo XLII
    Veleno



    Quando si avvicinarono per soccorrere il diavolo era già troppo tardi.
    La sua pelle iniziò a scurirsi e su di essa comparvero piccole bolle violacee, da cui fuoriusciva un materiale scuro e dall'odore nauseante. Netymoon si coprì il volto con una mano, mentre obbligava la compagna ad arretrare dal corpo dell’arcanista.
    «Dov'è Ashestris?» Talys si era spostato dalla finestra e adesso stava accanto a Demosgath. Il Danarm non rispose neppure, sparì subito dopo che l'elfo ebbe finito di parlare. I diavoli si allontanarono dal corpo e solo Talys provò ad avvicinarsi per vedere cosa stesse succedendo.
    «S-secondo te cosa gli è successo?» Rasil parlava da dietro la schiena della Belmorra, appoggiata ad essa in cerca di conforto.
    «Non ne ho idea. Sembra quasi che si stia corrodendo dall'interno».
    «Un veleno dunque» disse uno degli arcanisti presenti nella stanza.
    «Mai visto un veleno fare così».
    «Questo è l'Abisso, elfo». Talys sollevò lo sguardo verso di lui, ma non fece in tempo a rispondere che Ashestris comparve nella stanza seguita dal suo Danarm. L'Arcidiavolo stava per avvicinarsi di corsa al caduto, ma né Demosgath né Talys la lasciarono avvicinare e lei non parve gradirlo.
    «Come osate?!»
    «Pensa a Sayuragath. Vuoi che la storia si ripeta?» alle parole di Demosgath l'incantatrice si portò le mani sul volto e arretrò di un passo.
    «Cos'è successo?!»
    «È arrivato, ha detto il suo nome ed è caduto» Talys si spostò davanti a lei, accanto al Danarm. Ashestris chiuse gli occhi e inspirò profondamente.
    «Sigillate il corpo. E andate a chiamare Zaymesyath!» appena il suo Arcidiavolo smise di parlare, Rasil afferrò la compagna per un braccio e sparì, eseguendo il suo ordine, mentre gli stregoni presenti iniziarono a tracciare rune arcane attorno al corpo per sigillarlo ed evitare contaminazioni esterne.
    «Gli Ac'Hadurta non sono più sicuri». Bisbigliò Ashestris mentre fissava il corpo del diavolo che marciva sotto il suo sguardo.
    «Bisogna scoprire chi fosse e cosa facesse prima di avvertire i sintomi» Talys sospirò esasperato osservando quel corpo devastato.
    «Si chiamava Hadrapasar, la sua specialità era l'alchimia. La sua torre si trova nella zona est».
    «Appena Rasil e Netymoon torneranno con Zaymesyath vedremo come muoverci». L'incantatrice annuì, non poteva fare altro per il momento, non voleva correre rischi troppe vite dipendevano da lei.

    ***


    Rasil era corsa nella sala udienze e aveva contattato Hadramarrias, senza preoccuparsi del protocollo: Zaymesyath che Kyrarsil accorsero immediatamente.
    L'arcanista non aspettò neppure che entrassero nella sala; si inginocchiò tenendo la testa bassa e inizò a parlare.
    «Il clan Arewoncaradas è stato attaccato. Uno dei nostri è entrato in una sala alla ricerca di aiuto ed è morto. Non poteva essere il fallimento di un suo incantesimo, la traccia di potere era diversa, per non parlare dei sintomi. Veleno probabilmente».
    L'Arcidiavolo fece un cenno con la mano e il portale si aprì per la seconda volta verso gli incantatori.
    Furono condotti direttamente nella sala dove era morto il diavolo.
    Il capoclan vide Talys accovacciato vicino al corpo che cercava di studiarlo standone però a distanza, senza toccarlo; Zaymesyath ignorò gli altri e si avvicinò a Talys accovacciandosi al suo fianco.
    «Cos'è successo adesso?»
    «È entrato barcollando, ha pronunciato il nome di Ashestris ed è caduto per terra vomitando sangue. Pochi istanti ed era morto, forse addirittura prima di toccare il pavimento» l'elfo si voltò verso il suo signore e incrociò il suo sguardo preoccupato. «È lo stesso veleno che ha ucciso Sayuragath?»
    «No. Questo agisce sul corpo non sullo spirito. È un veleno, potrei definirlo, normale»
    «Sarà anche normale ma bisogna comunque scoprire come sia stato avvelenato, o si rischia lo stesso una strage» l'Arcidiavolo annuì e Talys poté vedere una sfumatura di colore differente nelle sue iridi, un rosso cupo che aveva già avuto modo di notare tempo prima, quando aveva parlato di Rowamorlusa la prima volta. Era un colore che nei diavoli non aveva ancora notato.
    In qualche modo quello sguardo gli provocò un effetto simile all'assunzione del raifa; fu solo per un istante ma sentì una gran sete di sangue ma la sua furia non era rivolta al diavolo davanti a lui, molto più probabilmente era l'Arcidiavolo che gliela stava trasmettendo. Mentre osservava Zaymesyath le sue labbra si incresparono in uno bieco sorriso e gli occhi assunsero strane sfumature fumose.
    L'Arcidiavolo sorrise e in un primo momento fu un sorriso crudele che solo Talys riuscì a vedere. Appoggiò una mano sul pomo della spada dell’elfo, il piccolo rettile si agitò sotto la sua mano ma non lo ferì in alcun modo, nonostante questo Talys sentì che aveva appena fatto qualcosa all'arma.
    «Vai alla sua torre e trova cosa l'ha avvelenato. Voglio delle risposte nel più breve tempo possibile» Talys si alzò in piedi e s'inchinò davanti all'Arcidiavolo.
    «Ciò che il mio signore desidera, il mio signore avrà». Si voltò verso Rasil ignorando il capoclan degli Arewoncaradas «Portami alla torre di Hadrapasar» la ragazza annuì e appena l'elfo le fu accanto assieme a Netymoon svanirono in un lampo di luce.
    «Non mi sarei mai aspettato una frase simile da lui». Kyrarsil si avvicinò al compagno perplesso, più per la frase di Talys che per l'avvelenamento.
    «È colpa dell'ascus. Sta cambiando». L'Arcidiavolo non aveva intenzione di parlare di quell'argomento, specie in quel clan.
    «Se non è Hon'ghao, allora potrebbe esserci un antidoto…» Ashestris si era avvicinata al suo signore speranzosa.
    «Forse. Bisogna scoprire con esattezza la formula e il tempo di azione. Lo sai meglio di me come funzionano i veleni» l'incantatrice sbiancò, quell'ultima frase non le era piaciuta per nulla. «Non guardarmi così Ashestris, non volevo insinuare nulla, non mi permetterei mai di farlo. Volevo dire che tu e i tuoi alchimisti siete molto più esperti in pozioni e tempi di reazione di ogni altro clan». La sentì sospirare ora sollevata, dimenticando che il suo signore era lì solo come supporto e non avrebbe mai interferito, se loro avessero avuto le capacità necessarie per porre rimedio alla situazione. Si limitava sempre a dare consigli e a guidarli.
    «Mi spiace, è solo che...» ma Zaymesyath non la fece finire e la zittì con un cenno della mano.
    «Ho qualche sospetto sul veleno. Ma preferisco aspettare Talys con delle risposte. Se è quello che penso, allora esiste l'antidoto, ma dobbiamo trovare la zona infetta e anche trovare tutti gli ingredienti necessari non sarà facile».
    «Noi qui abbiamo molte reagenti rari, il clan li fornirà tutti senza esitazione» gli arcanisti annuirono più che convinti alle parole del loro Arcidiavolo, nessuno si sarebbe tirato indietro, non importava quanto potesse essere raro l'elemento in questione.
    «Se è quello che temo, non avrete quelli principali».

    ***


    Rasil e i suoi due compagni comparvero davanti ad una torre a pianta esagonale di uno strano materiale traslucido molto elaborata, ricca di colonnine e statue. Sembrava che su di essa si arrampicassero strane creature e piante.
    «Come entriamo?» chiese Talys mentre cercava una via d'ingresso alla torre. Nessuna porta era presente sulla superficie dell'edificio, non nella zona che vedevano almeno.
    «Di solito bisogna chiedere all'arcanista in questione il permesso di entrare, ma qui dobbiamo agire in modo differente» iniziò a percorrerne il perimetro esterno seguita dai compagni.
    Talys sbuffò, non aveva intenzione di perdere altro tempo. Guardò verso l'alto e vide una terrazza, studiò attentamente il percorso e una volta sicuro della via sguainò la spada, iniziando ad arrampicarsi sulla torre senza alcuna difficoltà, leggero e veloce. Arrivò a metà della sua altezza trovando il balcone con la rispettiva finestra.
    Rimase immobile senza saltare sullo spiazzo, tendo la spada con la lama rivolta verso il basso e il pomo fatto a Irt'gal'eyd puntato verso l'ingresso. Sibilò e la sua spada fece altrettanto. Il pomo si tinse di una flebile luce che sfumava tra il nero e il grigio con qualche sfumatura rossa scura. Qualcosa si frantumò attorno alla torre e l'elfo saltò sul terrazzino con agilità, rinfoderando la spada e accarezzando il piccolo rettile di metallo che si muoveva felice.
    Rasil e Netymoon lo raggiunsero pochi istanti dopo, sollevate dal potere dell'arcanista.
    «Come ci sei riuscito?» tutti e tre fissavano quella spada viva.
    «È una chiave. Me l'ha data prima Zaymesyath, anche se non sapevo a cosa servisse. L'ho capito quando ho avvertito la barriera».
    «Prima quando?» Rasil non si era accorta di nulla.
    «Quando parlavamo accanto al corpo del diavolo; ha toccato la spada e mi ha detto di andare».
    «Credevo che quella spada non potesse essere toccata da nessuno se non da te» intervenne la Belmorra.
    «Lui può, l'ha già fatto e la spada non si ribella al suo tocco. È l'Arcidiavolo in fondo».
    «Ti ha fatto un dono immenso» l'arcanista non sembrava felice da quella notizia, tutt'altro.
    «L'ha fatto per permettermi di scoprire cosa sta accadendo. Sbaglio o anche Demosgath ha una chiave per entrare in tutte le torri?»
    «Tu non sei un Danarm»
    «E mai lo diventerò» si voltò verso l'ingresso «Andiamo o volete restare qui?» si diresse verso la soglia senza aspettare una risposta.

    La stanza in cui era entrato era semplicemente una biblioteca, piena di volumi polverosi e dalle pagine consumate. In alcuni tomi aperti vide la rappresentazione di alcune piante e, accanto, la loro descrizione e le relative proprietà: non doveva saper leggere l'infernale per riconoscere un libro di erbe.
    «Questa è la sua biblioteca, il laboratorio è da tutt'altra parte» la voce di Rasil alle sue spalle non era per nulla rilassata.
    «Allora conducimi nel laboratorio. Oppure non ti piace l'idea di vedermi girare nel tuo clan con una chiave?»
    «Mi fai paura» non si fece scrupoli a pronunciare quelle parole «Stai acquistando troppo potere, anche grazie a Zaymesyath. Mi fido di lui, ma questo non cambia il fatto che i tuoi cambiamenti mi spaventino»
    «Fai bene, anch'io mi temo. Sento qualcosa di diverso scorrere nelle mie vene, qualcosa che non posso spiegare. Ogni volta che bevo questa roba» appoggiò una mano sulla borraccia assicurata al fianco «questa "cosa" cresce e aumenta il suo potere. Rimango sempre io ma allo stesso tempo non lo sono più» si voltò verso l'arcanista esasperato «Dubito di essermi spiegato»
    «È il potere. Spero solo che tu rimanga dalla nostra parte»
    «Perché? Non dovrei?»
    «Non si può mai essere sicuri». Talys scrollò le spalle, non poteva darle torto; non doveva essere facile avere a che fare con uno come lui.
    Rasil li condusse fuori dalla biblioteca verso una scalinata a chiocciola, ignorando le varie porte che trovavano a distanze regolari su ogni livello, fino ad arrivare sulla sommità della torre.
    «Il laboratorio è meglio tenerlo in cima: se scoppia qualche esperimento non si corre il rischio che crolli la torre».
    «È mai successo?» l'arcanista annuì.
    «Le esplosioni sono all'ordine del giorno da queste parti, ma a volte tanto potenti da abbattere i muri. Gli arcanisti si proteggono, ma non sempre le difese del laboratorio sono altrettanto forti. Non è raro che uno del nostro clan muoia durante un esperimento».
    «Anche dalle mie parti circolavano certe voci sui maghi. Siete strani voi incantatori». Netymoon sghignazzò, stranamente l'atmosfera si era alleggerita rispetto a poco prima.

    Il laboratorio era pieno di alambicchi disposti su piccoli fuochi magici. L'odore che permeava la stanza era quasi nauseante: un insieme di odori differenti che non avevano niente in comune tra loro, alcuni dolci, altri acri o acidi, altri ancora addirittura nauseanti. L'insieme di tutte quelle essenze dava il voltastomaco.
    Rasil prese da una delle tasche della sua tunica, la maschera che avrebbe dovuto proteggerla dalle esalazioni mefitiche dell'atmosfera esterna. Netymoon e Talys si affrettarono ad imitarla.
    «È più utile di quel che pensassi» borbottò l'elfo che immaginava di poterla usare solo durante i loro viaggi fuori dalle città.
    «Non ci avevo pensato» si scusò l'arcanista. Con quelle indosso la situazione era migliorata, adesso potevano muoversi senza distrazioni olfattive.
    Rasil studiò con attenzione tutte le pozioni che ribollivano e scosse la testa: non c’era nulla di strano.
    «Magari è successo da un’altra parte» la ragazza guardò la Belmorra in cerca di sostegno, ma lei non aveva conoscenze in materia, non poteva esserle di alcun aiuto. Cercò Talys per la stanza ma non lo vide da nessuna parte «Talys?»
    «Sono qui» la voce dell’elfo proveniva da dietro un tavolo e le due diavolesse si apprestarono a raggiungerlo.
    «Hai trovato qualcosa?»
    «Non ne ho idea» Talys stava osservando i frammenti di una brocca di terracotta e di quello che poteva essere un bicchiere.
    «Che si sia sentito male mentre beveva?» domandò Netymoon osservando i cocci e la poca acqua rimasta.
    «O magari si è sentito male per colpa di qualcosa presente nell’acqua…»
    «Non ti sembra banale?»
    «Forse, ma non credo sia il caso di lasciarci sfuggire anche una sola opzione, non credi Rasil?» disse sollevando lo sguardo verso l'arcanista.
    «A me sembra improbabile» Rasil incrociò le braccia e scosse la testa. «Lui non faceva mai entrare nessuno nel laboratorio, se ti faceva entrare o lo incontravi in biblioteca o davanti a questa porta, ma non al suo interno. Era molto riservato, lo so bene, venivo da lui spesso per conto del maestro».
    «Non si può essere introdotto nessuno a sua insaputa?» chiese Talys per nulla convinto da quelle spiegazioni.
    «Non credo. Dopo l’irruzione nel clan dei Darphyrer le nostre difese sono state intensificate: non solo quelle della città, quelle di ogni singola torre. Senza contare gli Irt’gal’eyd»
    «Quindi? Ce ne andiamo senza degnare di considerazione questo?» si alzò in piedi indicando i frammenti sparsi, per nulla d'accordo con lei.
    «Non ho detto questo, ho solo detto che non so se si troverà qualcosa. Ma del resto non ho trovato nulla fino ad ora, tanto vale cercare in tutto il laboratorio e poi dirigersi in un'altra zona». Talys annuì, almeno non aveva rifiutato subito la sua proposta. L'arcanista si era chinata sulla pozza e aveva appena iniziato e recitare un incantesimo di rivelazione sull'acqua, quando un sibilo ruppe il silenzio della città, penetrando all'interno nelle torri. L'elfo si portò prima le mani alle tempie poi cascò per terra. Per sostenesti allontanò le mani dalla testa appoggiandone una al pavimento, vicino ai cocci, mentre l'altra se la portò al petto artigliando la maglia nera. Rimase in quella posizione fino a quando il sibilo non si disperse nell'aria.
    «Talys? Stai bene?» l'arcanista gli si avvicinò appoggiandogli una mano sulla spalla, attirando la sua attenzione. L'elfo si voltò fissandola con gli occhi che avevano assunto la stessa colorazione di quelli degli Irt'gal'eyd, ed erano altrettanto crudeli e furiosi. Emise un nuovo sibilo che la maschera metallica non riuscì ad attutire. Rasil e la Belmorra indietreggiarono spaventate, mentre l'elfo correva fuori dal laboratorio. Lo seguirono poco dopo ma non fecero in tempo a raggiungerlo, videro solo ne saltava giù dal balcone.
    «Cosa cazzo succede adesso?!» Rasil non rispose alla sua domanda, l'afferrò per un polso e iniziò a borbottare un incantesimo alcuni pochi minuti dopo sparirono, percorrendo la scia di Talys come un piccolo globo luminoso.

    ***


    L'elfo correva senza preoccuparsi di ciò che aveva intorno, la città era solo una macchia indistinta di colori sfumati e luci. Il richiamo si faceva sempre più debole e lo stesso valeva per il dolore che, per interminabili secondi, aveva attraversato il suo corpo. Doveva fare in fretta.
    Arrivò in una zona periferica del clan, vicino a una struttura in pietra e cristallo, da cui sgorgava acqua. A terra c'erano tre rettili in fin di vita, circondati da alcuni compagni che li annusavano e davano piccoli colpi con il muso.
    L'elfo s'inginocchiò accanto ad essi e ne prese uno in braccio. Questi emise un piccolo sibilo, prima di vomitare sangue nero e spirare tra le sue mani. L'urlo di Talys risuonò per tutta la cupola di roccia, entrando in risonanza con gli altri Irt'gal'eyd spaventando tutti gli abitanti del clan.
    Rasil e Netymoon lo trovarono inginocchiato con la testa piegata indietro, la bocca ancora coperta dalla maschera nascondeva i denti ormai diventati zanne. Appena l'urlo si disperse Rasil si fece avanti.
    «C-che cosa succede?»
    «Sono morti» la sua voce era diversa, stridente e lo sguardo che riservò all'arcanista, dopo essersi voltato verso di lei, non aveva nulla di amichevole, proprio come quello dei rettili sopravvissuti che lo imitarono.
    «T-Talys… » la Belmorra spostò indietro la compagna mettendosi in difesa con la morningstar. Tra le mani dell'elfo l'Irt'gal'eyd si stava decomponendo nello stesso modo di Hadrapasar e lo stesso valeva per gli altri due stesi sulla pietra. Talys stava per scattare contro le due ragazze ma la mano di Zaymesyath sulla sua spalla lo bloccò, facendolo rimanere inginocchiato per terra. L'Arcidiavolo s'inginocchiò accanto a lui iniziando a sussurrargli alcune parole all'orecchio, che per tutti i presenti erano solo fruscii indistinguibili. In alcuni istanti Talys riacquistò il controllo, e appoggiò ciò che restava del rettile sul pavimento.
    «Mi dispiace»
    «Veder morire un fratello fa male e difficilmente in questi momenti si distingue un nemico da un amico; Yaslanyr ne è la dimostrazione» Zaymesyath parlò con voce rilassata passandogli una mano tra i ciuffi di capelli ormai neri che stavano iniziando a riprendere le sfumature delle squame degli Irt'gal'eyd. «Credo che abbiamo appena scoperto com'è morto Hadrapasar, anche se avrei preferito scoprirlo in un altro modo». Talys emise un sibilo verso i rettili ancora in vita e loro gli risposero a loro volta. La città fu attraversata da una nuova ondata di sibili e piccoli ruggiti che mettevano in allarme i rettili nei confronti dell'acqua.
    Quando l'eco si disperse Rasil ritrovò la voce.
    «Eravamo da Hadrapasar quando è successo. Talys aveva trovato i frammenti di una brocca sparsi per terra e in un primo momento avevamo pensato che fosse stato male mentre beveva. Io non credevo che fosse per l'acqua».
    «Hai già scoperto che veleno è?» l'arcanista scosse la testa.
    «Stavo per studiarla quando c'è stato quell'urlo e Talys è uscito di corsa dal laboratorio»
    «Bene» si intromise Ashestris, che né Rasil né Netymoon avevano ancora notato «Allora mi occuperò io di capire cosa hanno messo nelle nostre fonti. Tu Demosgath, vai a dare l'allarme: che nessuno beva da nessuna delle nostre sorgenti». Il Danarm annuì e si allontanò in fretta dal resto del gruppo.
    L'incantatrice mise una mano sopra il pelo dell'acqua, senza sfiorarla, iniziando a recitare a bassa voce il suo incantesimo di identificazione. Notò subito che l'acqua era contaminata, ma lei cercò di spingersi più in profondità negli elementi estranei, cercando di capire almeno che origine avesse il veleno.
    Per lei fu come sfogliare mentalmente tutti i volumi che aveva studiato nel corso di tutti quei secoli, cercando un minimo accenno alla formulazione che ora si trovava ad esaminare. Alla fine scosse la testa esasperata
    «Non ho idea di che cosa sia» si voltò verso Zaymesyath «Non ho mai visto una formulazione simile, e alcuni ingredienti non sono riuscita a riconoscerli».
    «Non sono sorpreso. Talys, fammi un favore: versa qualche goccia di ascus nell'acqua». L'elfo si alzò senza dire una parola e si staccò dalla cintura la borraccia. Quando il tappo fu asportato l'odore del liquore travolse in pieno sia Talys che i rettili, questi ultimi si arrampicarono sul corpo dell'elfo per avvicinarsi il più possibile al liquido scuro. Talys sibilò un avvertimento e gli Irt'gal'eyd rimasero immobili; non si sarebbero avvicinati all'acqua. Poche gocce scivolarono nella fonte e in un primo momento rimasero ben visibili in prossimità della superficie; non precipitarono e nemmeno si mescolarono al liquido trasparente. Dopo qualche secondo l'acqua iniziò a ribollire e a muoversi come se fosse viva. Le gocce di ascus, che sembravano essere solide, vennero smembrate e divorate da ciò che si trovava nell'acqua.
    I rettili sibilavano furiosi verso la fonte mentre l'elfo si allontanava. Ashestris era allibita e lo stesso valeva per tutti i presenti.
    «Cos'è questa cosa?! » Rasil non avrebbe potuto definirlo in altro modo, non era un veleno.
    «Innaymiss» Zaymesyath chiuse i denti per rilassarsi.
    «Mai sentito. Che tipo di veleno è? » Ashestris credeva di conoscere la maggior parte dei veleni esistenti ma questo nome non lo aveva mai sentito.
    «È una sostanza che viene prodotta da una bestia demoniaca e in seguito lavorata, unendo altre componenti tra cui la linfa delle Tamoran».
    «Tamoran? »
    «I tuoi arcanisti le hanno?» l'incantatrice scosse la testa.
    «Nessuno è così pazzo da tenerle. L'ultima volta che uno ha provato a tenere un fiore di piccole dimensioni immerso in un liquido, si è ritrovato il laboratorio infestato. Nessuno ha più tentato dopo quell'episodio. Quelle piante sono difficili da uccidere».
    «Quasi impossibile. Consulta i tuoi libri, sono sicuro che troverai qualcosa a riguardo. Appena saprai cosa serve per dissolvere la sostanza manda Talys a cercare gli ingredienti» l'Arcidiavolo si voltò verso l'elfo che stava dando piccole gocce di ascus agli Irt'gal'eyd, ma che non aveva perso una sola parola di quanto si erano detti lui e il capoclan degli Arewoncaradas. «Dovrai fare un giro all'esterno»
    «E Adrycan? »
    «Adrycan è la missione di Vyckque, tu ti occuperai di questa» Talys annuì, combattuto tra il desiderio di restare e vedere l'esterno delle montagne, ma non avrebbe disobbedito a quell'ordine e Vyckque non era solo.
    «Come il mio signore desidera».
     
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    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

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    waw! Talys sta proprio cambiando un sacco!!! O_O
    scommetto che è stato Adrycan ad avvelenare l'acqua é_è sempre a mettere i bastoni tra le ruote!
    grazie 1000 per il cap.! sarà dura aspettare fino a settembre ma ne varrà la pena! ^^
    al prossimo aggiornamento *^*
     
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  13. nelith
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    :picci: oddio! Ho appena letto! :picci:
    Si Tal sta evolvendo parecchio...spero di riuscire a farlo cambiare in modo coerente XP
    Ne varrà la pena? :fiu: Oddio...non saprei... :fiu: speriamo
     
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  14. †Vampire†
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    ecco qua ^^
     
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  15. nelith
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    AAAAAAAAAAAHHHHH!! :luv: :luv: Asmody sexy e pucciosetto! che carrrrrino :luv:
    è bellissimo!! :chu: :chu: Grazie!! : hug: : hug:
    Stasera correggo il quarto cap e domani l'aggiorno :luluv: grashie mille
     
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252 replies since 11/9/2012, 21:12   3671 views
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