Ac'Hadurta

storia fantasy originale (ovviamente yaoi)

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  1. nelith
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    :fufu: sono "fiera" dei miei parassiti :fufu: è l'Abisso devono esserci questo tipo di creature :mmh:
    ...i nomi impronunciabili... >_< chiedo venia, ma vi avevo avvertito >_<
    E in questo capitolo i nomi impronunciabili aumenteranno (si nota già dal titolo).:fiu:

    Mi dispiace...ma quello arriverà verso il capitolo XX :mmh:

    Buona lettura (spero)


    Capitolo XI
    Irght'nal'eyd



    «Stai bene Vyckque? Quel dannato intruso non ha messo a repentaglio la tua vita?»
    «No padre, è stato bravo, non abbiamo nemmeno avuto troppi problemi. Se non che...» Sayuragath digrignò i denti e l'energia iniziò a vibrare nella aria della stanza, ma Mosworvor intervenne per spiegare cos'era successo: il capo clan dei Darphyrer perdeva il controllo facilmente, proprio come suo figlio. Appena aveva saputo che erano tornati dal clan dei Radimardduan così in fretta, Sayuragath si era auto invitato a palazzo esigendo spiegazioni.
    «Sayura, lascia che ti spieghi io. Tuo figlio non ha corso rischi ma l'elfo... »
    «Non me ne frega nulla di quell'essere!»
    «Ascolta maledizione! E lasciami finire! Tu sai bene come la penso a tale riguardo, ma adesso sono...perplesso.»
    «Perplesso?!» l'Arcidiavolo era furioso, sembrava impossibile placarlo; ma se Vyckque era caduto in ginocchio, Mosworvor non si arrendeva e continuava a parlare ad alta voce, cercando di sovrastare la furia dell'amico.
    «Cazzo Sayura ascoltami! Quell'essere si è strappato un parassita dal corpo a mani nude! Era grande quanto il mio pugno, sono dovuto intervenire di persona per estrargli gli altri e curargli le ferite.» l'aria tornò a placarsi, come se nulla fosse avvenuto e l'Arcidiavolo fissò l'altro con occhi sgranati: era incredulo, credeva di aver capito male.
    «Che cosa ha fatto?!»
    «Hai capito bene. Quanti diavoli conosci che si sono strappati da soli un parassita? Io l'ho fatto, ma sono un maestro dell'Irt Draupour Sîng Viînd e tutti noi possiamo farlo senza correre rischi, ma gli Yrrioth? Gli arcanisti? Ne conosci molti capaci di una simile impresa?» Sayuragath rimase in silenzio per un po', riflettendo.
    «Sicuramente a Zaymesyath nemmeno si avvicinerebbero, ma sono sicuro che quell'effeminato di Kyrarsil lo abbia fatto in più di un'occasione. Sarebbe un comportamento tipico per lui, in questi ultimi giorni l'ho visto più equilibrato. Che sia la presenza dell'elfo?»
    «Padre...»
    «Lo so, lo so. Su Kyrarsil la pensiamo in modi diversi, questo non significa che non lo rispetti come guerriero, lo sai bene. Ma trovo irritante quei suoi comportamenti. Lo stesso vale per tua zia Vyckque, è talmente irritante: anche quella pazza sicuramente se li strappa da sola. La contatterei solo per chiederglielo.» Fece una pausa per meditare su quella possibilità, era curioso, ma non così tanto. «Meglio se glielo chiedi tu Vyckque, meno parlo con tua zia meglio è; come può tua madre avere una sorella come lei, è inconcepibile.» Vyckque e Mosworvor trattennero a stento le risate. «Smettetela di ridere, è la verità. Quella donna è insopportabile.»
    «Solo perché ti contraddice sempre padre.» gli occhi di Sayuragath si ridussero a due fessure mentre osservava suo figlio ancora in ginocchio.
    «Dannato mezzo Belmorra...» quando Vyckque sollevò lo sguardo sconvolto, vide suo padre sorridere. L'Arcidiavolo s'inginocchiò vicino a lui e gli accarezzò la testa. «Che cosa devo fare con te? Sotto certi aspetti assomigli fin troppo a Yarlanee, mentre sotto altri sei come me.» Sayuragath scosse la testa esasperato. «Quindi hai cambiato idea sull'intruso Mosworvor?»
    «No, ma credo che dovremmo studiarlo con attenzione. Suggerirei a Vyckque di apprendere quanto più possibile su di lui. Potrebbe tornarci utile. Un elfo è più sacrificabile di un diavolo, e non credo che rimarrà ancora per molto il legame di vita con Vyckque.» Sayuragath annuì, non l'aveva considerata sotto quest'ottica. Mentre tornava nel suo palazzo rifletteva su quello che gli aveva detto Mosworvor: bisognava solo aspettare, ma lui non era mai stato un tipo paziente.

    ***


    Talys si svegliò in una stanza che non conosceva, con una strana sensazione di oppressione sul petto. Si coprì gli occhi con un braccio. Era esausto, completamente a pezzi: ogni muscolo del corpo gli doleva. Sentì la porta che si apriva delicatamente ma non si curò nemmeno di guardare chi fosse, non gli interessava. Percepì il nuovo arrivato avvicinarsi al letto e immobilizzarsi di colpo. Poté avvertire la sensazione di panico che stava crescendo nel diavolo appena entrato, ed incuriosito si voltò verso di lui, scoprendosi gli occhi.
    «Vyckque? Come mai sei così silenzioso? Mi sorprendi. Niente sfondamento di porte oggi?» il diavolo era sconvolto, continuava a fissarlo senza rispondere e il suo volto era terreo. «Che cosa ti prende adesso?» improvvisamente l'elfo si ricordò quello che era successo, forse il giorno precedente, e si alzò di scatto, portandosi una mano sul fianco. Una piccola cosa nera attorcigliata su se stessa scivolò verso il basso e finì tra le sue gambe, emettendo un piccolo sibilo contrariato. Dopo essersi accovacciata per la seconda volta sul suo grembo, sollevò la testa e si mise a fissare Talys con i suoi grigi occhi scintillanti. Era piuttosto piccolo, completamente nero, forse grigio scuro, sembrava quasi dello stesso colore del metallo annerito: aveva un collo lungo e sottile e il corpo piccolo, da cui spuntavano due delicate ali membranose ripiegate su loro stesse a coprire per intero la schiena. La coda era lunga e attorcigliata attorno al suo corpo acciambellato. Dalle piccole fauci, sporgevano zanne dello stesso colore dei rubini: non erano incrostati di sangue, erano proprio di quel colore, i denti sembravano quasi trasparenti, proprio come se fossero di cristallo. Talys avvicinò un dito alla testa della creatura, che era lunga quanto un pollice e gli sfiorò la parte sommitale del cranio, subito sopra quegli occhi penetranti che ricordavano il ghiaccio. L'essere gorgogliò contento e strofinò il muso sulla sua mano, la piccola e pallida lingua biforcuta gli sfiorò il palmo. Talys lo afferrò anche con l'altra mano e questi si sedette con naturalezza sul suo palmo, mentre con l'altra mano lo accarezzava. «Vyckque avevi ragione, ci sono anche creature amichevoli qui da voi. Mi sapresti dire cos'è?» il diavolo deglutì rumorosamente e avanzò di qualche passo: quando mosse la mano verso il rettile questi si voltò verso di lui ringhiando, sollevando la cresta che ricopriva la colonna vertebrale, spalancando le ali fumose e diventando leggermente più grande. Restava comunque piccolo, ma Vyckque lo guardò terrorizzato; ritrasse la mano immediatamente e scappò di corsa dalla stanza, lasciando la porta aperta dietro di lui. Non appena il diavolo sparì, il piccolo essere scuro tornò a rilassarsi, godendosi le carezze dell'elfo. «Ma che cavolo è successo adesso?» Talys fissò per un po' la porta poi tornò a osservare il rettile: era caldo, non poteva essere a sangue freddo. Mentre gli grattava il collo capì che lo aveva già incontrato, ricordava quegli occhietti chiari che lo fissavano nell'oscurità. «Tu sei la stessa creatura a cui ho dato la carne secca alcuni giorni fa vero?» non si aspettava una risposta, ma la creatura sibilò gentilmente e annuì. L'elfo lo guardò sorpreso e la creatura iniziò ad arrampicarsi sul suo braccio, per poi sparire in mezzo ai suoi capelli: solo la coda restava lunga e distesa sul suo torace, come se volesse abbracciarlo. I piccoli artigli del rettile si piantavano delicatamente nella sua carne per mantenere la presa e restare aggrappato dietro il suo collo, mentre la testa si strusciava contro la guancia di Talys: era quasi come avere una sciarpa viva appoggia alle spalle. «Molto strano, lo sai che non sono mai andato d'accordo con gli animali? » sentì il rettile scuotere le ali con noncuranza in mezzo ai suoi capelli. Rimase seduto ancora un po', controllando lo stato delle sue ferite, ma non vide nulla, solo un segno più chiaro nel punto in cui si era strappato quella cosa: come se la ferita fosse stata vecchia di decenni. Decise di alzarsi per andare a cercare Vyckque e scoprire cosa l'avesse terrorizzato in quel modo, non poteva essere stato quel piccolo rettile, doveva esserci qualcos'altro. Vide dei vestiti puliti appoggiati ad una sedia, e li indossò dopo essersi lavato rapidamente. La piccola creatura era sempre stata con lui, sulla testa o sulla schiena; si allontanò solo quando Talys si infilò la maglia, poi tornò ad appiattirsi sulla sua testa. Lo strano comportamento del rettile lo rendeva perplesso, ricordava bene i suoi scarsissimi tentativi nel relazionarsi con gli animali dei boschi, e adesso, qui nell'Abisso, aveva trovato un animale che gradiva la sua compagnia.
    Percorse un corridoio che non conosceva, anche le divise degli Yrrioth erano leggermente diverse ma le aveva notate anche al suo arrivo, quindi sapeva bene dove si trovava. Portavano il marchio dei Radimardduan: sette teschi demoniaci appesi ad un filo e disposti a cerchio, con una mano aperta nel suo centro.
    Arrivò in quello che doveva essere l'atrio ed una guardia lo condusse dal suo signore, dopo avergli lanciato strane occhiate. Il rettile si era nascosto in mezzo ai suoi capelli, lo sentiva respirare lentamente contro la sua nuca, l'aria gli sfiorava l'orecchio destro: si mimetizzava alla perfezione e non sembrava interessato a mostrarsi.
    Quando entrò nella sala trovò ad attenderlo sia Kyrarsil che Zaymesyath, i due erano già voltati verso di lui; dovevano averlo sentito arrivare. Anche Mosworvor lo guardava in modo strano, mentre Vyckque era ancora terreo.
    «Ti senti meglio adesso?» l'elfo annuì verso Kyrarsil che aveva appena parlato, ritornò col pensiero alla ferita e al parassita portandosi una mano sul fianco. «Non preoccuparti, Mosworvor ha provveduto a toglierteli tutti e ha purificarti, non ne hai più nessuno addosso. Non si direbbe, ma è uno dei nostri migliori guaritori, anche se non disdegna aprire ferite con armi pesanti. Sentiti onorato; in pochi possono vantarsi di essere stati curati da lui, sono molti di più quelli feriti per sua mano. Sei riuscito a portare a termine la missione in un tempo molto inferiore al limite consentito, complimenti.» il diavolo sorrideva mentre parlava, era felice che fosse sopravvissuto, anche se non era un diavolo.
    «Merito della guida di Vyckque e della fortuna: una fortuna con uno strano senso dell'umorismo visto quello che è accaduto.» Vyckque sembrò riscuotersi mentre li sentiva parlare, e si rivolse a Talys con voce quasi strozzata.
    «Dov'è? È ancora con te, oppure è fuggito?» i due Arcidiavoli e il Danarm si voltarono verso Vyckque non capendo di cosa stesse parlando, ma l'elfo invece sembrò capire senza esitazione.
    «È con me.»
    «Mostraglielo.»
    «Mi direte cos'è?»
    «Tu mostralo e Kyrarsil te lo dirà meglio di me.» Talys annuì e sotto lo sguardo perplesso dei diavoli si portò una mano dietro alla nuca: quando la riportò davanti a se, c'era il piccolo rettile comodamente appollaiato sul braccio con le ali spiegate, la cresta sollevata e i denti esposti. Talys gli accarezzava la testa distrattamente, mentre la coda del creatura era avvolta mollemente attorno al suo braccio. Mosworvor rimase a bocca aperta mentre Zaymesyath si limitò a sorridere. Il Danarm si voltò verso il suo signore dopo essersi allontanato dall'elfo e dalla piccola creatura che stava con lui.
    «Ma... ma... ma è un... Non è possibile!»
    «Che cos'è?» dato che nessuno rispondeva alla sua domanda, Zaymesyath fu costretto a parlare, ma sembrava molto felice di farlo.
    «Quello è un Irght'nal'eyd, una delle creature più pericolose che vivono da queste parti. Il suo veleno è letale. Anche se sono piccoli, sono estremamente aggressivi e un singolo graffio porta alla morte. Quello è ancora piccolo, ma non crescerà molto di più. Piccoli draghi crudeli che si avvicinano a qualcuno o qualcosa solo per uccidere... fino ad ora almeno. Dimmi Talys, come lo hai incontrato?» l'elfo raccontò quello che era accaduto, della carne secca che aveva mangiato, e anche del probabile aiuto che aveva ricevuto da lui mentre si trovavano nella sala dove avevano incontrato per la prima volta l'Ur'gar'toith; Talys sospettava anche che fosse stato sempre lui ha lanciare il grido che li aveva messi in guardia dalla creatura del lago, il suono era molto simile. Sotto lo sguardo stupito di quasi tutti i presenti l'Irght'nal'eyd annuì e sibilò, poi leccò la guancia di Talys, mentre l'elfo lo ringraziava per l'avvertimento; se non fosse stato per lui, non ne sarebbe uscito con solamente un graffio. Il rettile s'impettì felice del complimento e riprese a strusciarsi contro il suo viso. Le gambe di Mosworvor non riuscirono più a sostenerlo e dovette sedersi. Talys chiese il motivo di tutte quelle espressioni sconvolte all'unico che sembrava divertito e per nulla spaventato: Zaymesyath non si fece pregare e rispose.
    «Come ti ho detto non sono esseri socievoli, sono bestie demoniache molto pericolose, nessuno le ha mai viste comportarsi così, non si possono addestrare. Mentre tu a quanto pare riesci a comunicarci senza difficoltà: molto interessante.»
    «Molto strano direi. Sono sempre stato negato con gli animali, scappavano tutti terrorizzati da me, i cavalli mi disarcionavano, i lupi mi attaccavano e lo stesso valeva per i falchi.» scosse la testa mesto, ricordando quegli imbarazzanti disastri.
    «Questo è l'Abisso; ciò che spaventava le creature nel tuo mondo, forse esercita fascino in quelle di questo. Credo che ci saranno molte sorprese, sono veramente felice che diventerai un membro del mio clan a tutti gli effetti, Kyrarsil ha fatto proprio bene a portarti da me, dovrò ricompensarlo come si deve. » l'Arcidiavolo allungò una mano verso la coda del compagno e iniziò ad accarezzarla; il Danarm rabbrividì e arrossì vistosamente al primo contatto, poi socchiuse gli occhi estasiato dal tocco di Zaymesyath. Quando aprì gli occhi vide che l'elfo lo fissava attonito, Talys sollevò le mani in segno di resa e l' Irght'nal'eyd si spostò sulla sua testa. Allontanandosi dal Danarm, si diresse verso Mosworvor che fissava la creatura sulla sua testa sempre più pallido.
    «Volevo ringraziarla per avermi curato e per avermi concesso un letto in cui riposare.» s'inchinò leggermente e l'Irght'nal'eyd si appiattì tra i suoi capelli, si muoveva con lui in perfetta armonia. L'unica cosa a cui Mosworvor riuscì a pensare, fu la faccia di Sayuragath quando glielo avrebbe raccontato; al capo clan dei Darphyrer sarebbe venuto un colpo, esattamente come a lui.

    ***


    Talys seguì i diavoli verso il portale che li avrebbe ricondotti ad Hadramarrias, ma si fermò prima di attraversarlo. Picchiettò delicatamente l'Irght'nal'eyd, che restava seminascosto tra i suoi capelli e gli chiese se volesse veramente seguirlo; l'animale gli rispose con un sibilo d'assenso e si assicurò più saldamente all'elfo. Questi scrollò le spalle ancora incredulo, non poteva credere che quell'animale potesse essere così pericoloso come gli aveva detto Zaymesyath.
    I viaggi attraverso il portale non gli piacevano, gli davano la nausea e in più era ancora affaticato sia per la corsa attraverso i cunicoli che per i parassiti. Appena arrivò, o meglio cadde nella sala di Zaymesyàth, vide che Radimaar gli si avvicinava.
    «Ho saputo che hai avuto un piccolo incontro con i parassiti; come ti senti?» il sacerdote lo stava per toccare, ma Kyrarsíl lo bloccò prima che fosse troppo tardi. Radimaar si voltò verso di lui non capendo. «Credevo che Mosworvor lo avesse già purificato, volevo solamente fare un controllo.»
    «Non ti ho fermato per i parassiti, ma per qualcosa di molto diverso. Osserva i suoi capelli con molta attenzione.» il sacerdote fece come gli era stato detto, impiegò qualche secondo, ma vide qualcosa che si muoveva sotto i capelli verde scuro di Talys: qualcosa di nero e flessuoso. L'elfo si portò le mani sulla nuca, e dopo aver picchiettato un paio di volte, un lungo collo e due occhi grigi fecero la loro comparsa attraverso i suoi capelli. Radimaar rimase sbigottito nel vedere quella creatura, così piccola eppure così pericolosa.
    Talys continuava ad accarezzare il piccolo rettile dal sangue caldo, pensando a un nome più pronunciabile, non poteva chiamarlo in quel modo. L'Irght'nal'eyd sibilò contento, quel contatto doveva piacergli molto; Vyckque invece li seguiva da lontano, non osava avvicinarsi troppo, ma allo stesso tempo era curioso e non riuscì a contenere le domande.
    «Come ci riesci, si può sapere? Lo sai quanti diavoli sono morti nel tentativo di addestrarli?! Poi arrivi tu e come se niente fosse te ne fai amico uno.»
    «Non ne ho idea. Io non ho fatto nulla, sembra che sia lui a trovarmi simpatico.»
    «E quale sarebbe il motivo?»
    «Gli ho lanciato un pezzo di carne secca? » il diavolo lo fulminò con uno sguardo astioso e l'Irght'nal'eyd ringhiò contro di lui, facendolo arretrare spaventato anche se era ad alcuni metri di distanza. L'elfo si riportò la testa della creatura contro la guancia per distrarlo da Vyckque. «Veramente, non ne ho proprio idea. Magari gli piacerà il mio odore o qualcosa di simile. O forse è come ha detto Zaymesyath, quello che spaventava gli animali nel mio mondo, attrae quelli di questo. Comunque non deve valere per tutti; l'Ur'gar'toith non mi sembrava affatto socievole e lo stesso vale per quella cosa acquatica.» Radimaar li osservava tra lo sconvolto e il meravigliato.
    «Tu hai veramente uno di quegli esseri che gongola felice tra le tue mani?» Talys raccontò brevemente anche al sacerdote del suo incontro con il piccolo drago dal sangue caldo, e dopo lo shock iniziale, Radimaar scoppiò a ridere.
    «Per tutte le fiamme degli Abissi! Come ci riesci? Come ci sei riuscito?! Conoscevo una maga che provò ad addestrarne uno: dopo alcuni anni si avvicinò troppo e Irght'nal'eyd la colpì al braccio con l'aculeo nascosto nella coda. Morì dopo pochi istanti, e con la sua dipartita l'incantesimo che lo vincolava alla gabbia in cui era tenuto si dissolse , ed uscì. Gli arcanisti si accorsero subito di quello che era successo, le urla della maga furono terribili e si sentirono per tutta la torre: il suo veleno provoca una morte estremamente dolorosa. Quando cercarono di catturarlo per la seconda volta, vennero uccisi tutti quelli che erano entrati nella stanza. Caddero uno dopo l'altro; poi l'Irght'nal'eyd si dileguò. Uno dei pochi sopravvissuti corse a chiamarmi e vidi quello sfacelo, non c'era più nulla da fare.» l'elfo sembrava sorpreso, ma anche molto interessato.
    «Ha un aculeo nella coda?» Radimaar annuì.
    «Sì, lo può estrarre a piacimento.» iniziò a toccare la coda dell'Irght'nal'eyd distrattamente; Vyckque, il sacerdote e Kyrarsil trattennero il respiro quando lo videro, ma nessun aculeo venne estratto. Il piccolo rettile continuava ad emettere quel basso sibilo gorgogliante di piacere; non li avevano mai sentiti emettere un suono simile, di solito i loro versi facevano accapponare la pelle, mentre questo era quasi rassicurante.
    «È impressionante Talys, sei un elfo pieno di sorprese. Comunque preferirei che quella creatura non girasse per il palazzo.» il Danarm anche se era piacevolmente sorpreso dei talenti che stava mostrando l'elfo, non era per nulla felice di avere quell'essere a pochi metri di distanza da lui o da qualunque altro diavolo. La voce di Zaymesyath risuonò profonda e divertita, e fece sobbalzare per la sorpresa sia Radimaar che Vyckque, che lo sentì parlare per la terza volta nel giro di poco tempo.
    «Non preoccuparti Kyra, sono sicuro che non accadrà nulla. Quel cucciolo sembra molto più interessato alla compagnia di Talys, piuttosto che ai diavoli che dimorano nel palazzo. Non darà problemi, sempre che qualcuno non lo provochi.» le parole dell'Arcidiavolo sembrarono rassicurare tutti, tranne i diretti interessati che erano già più che rilassati.
    «Posso sapere cosa accadrà adesso? Cosa dovrò fare?» Kyrarsil si riscosse e rispose senza indugio.
    «Tra un paio di giorni verrai ammesso nel clan: diventerai una sorta di diavolo senza coda. Partirai dal livello più basso, anche se le tue abilità sono superiori agli Yrrioth; ma per il momento dovrai accontentarti. Vyckque resterà con te, sembra che la tua presenza abbia mitigato un po' il suo pessimo carattere. Mi fa piacere.» Talys inarcò leggermente un sopracciglio e venne imitato in qualche strano modo anche dal piccolo rettile, che prima fissò il Danarm, poi il diavolo dai capelli blu sibilando piano. L'elfo era sconcertato, aveva notato il cambiamento di Vyckque, che gli aveva spiegato a sua volta il motivo che lo aveva causato, ma non gli credeva o almeno non ci faceva troppo affidamento: mai avrebbe abbassato la guardia verso quel diavolo, anche se le loro vite erano state legate da Zaymesyath in un modo che non comprendeva. Sospirò, ormai non poteva fare altro.
    «In cosa consisterà la mia ammissione? Dovrò superare un'ennesima prova? » Kyrarsil sorrise divertito dal tono esasperato che traspariva dalla voce di Talys.
    «Non ti preoccupare, ne hai già superate a sufficienza. A tale proposito» aprì uno dei due tascapani che aveva, quello che era appartenuto a Talys durante il viaggio a Radok-skel, e ne estrasse la pianta tendendola a Radimaar «Eccola qui, sai cosa farci.» il sacerdote la prese quasi con reverenza e sorrise all'elfo, l'Irght'nal'eyd studiava la scena come se fosso ansioso di apprendere quanto più possibile, ma rimase rilassato e per lo più immobile. «Solitamente uno Yrrioth ha già un clan di appartenenza, mentre tu dovrai proprio entrarci; la cerimonia avverrà tra queste mura alla presenza di poche persone, mentre fuori ci sarà solo la tua proclamazione. Ognuno di noi ha il tatuaggio del proprio clan, e quello con cui è diventato Yrrioth; tu invece ne avrai solo uno. Il tatuaggio non racchiude nessun incanto di alcun tipo, è solamente il simbolo del clan; ma portarlo è come stipulare un contratto di sangue. Ci sono usanze e codici del nostro popolo che tu non conosci, e che spero Vyckque ti insegni in fretta. Non abbiamo mai accolto nessuno di altre razze, ma da quello che abbiamo potuto osservare, vogliamo fidarci di te; per questo è trascorso così poco tempo dal tuo arrivo alla tua ammissione. Ma anche per questo sarai strettamente sorvegliato. Le armi ti saranno date solo per allenarti e per uscire di pattuglia: per un po' dovrai accontentarti di questo, ma potrai allenarti con tutte le armi che desideri.» il Danarm passeggiava avanti e indietro mentre parlava, cercando di pensare a tutto quello che doveva dire. «Anche se la tua nomina sarà quasi immediata, impiegherai anni per farti accettare, non dimenticarlo. E non è detto che avvenga.»
    «Non sono mai stato accettato dai miei consanguinei, quindi non è un problema, mi accontenterò di venire tollerato, non chiedo di più. Non posso andar via da qui, ma vorrei riuscire a trovare una ..."base stabile".» Talys non aveva usato ne la parola famiglia ne tanto meno la parola casa, sapeva che sarebbe sempre stato un estraneo, non importava quanto valore potesse dimostrare o quanta abilità potesse avere: non sarebbe mai stato accettato completamente, esattamente come a casa sua.
    «Oltre al marchio, ci sarà la cerimonia in cui giurerai fedeltà a Zay ...mesyath» Kyrarsil arrossì leggermente, voleva essere formale, ma le formalità non erano mai state per lui. Tutti i presenti lo sapevano e furono sorpresi da quello strano atteggiamento; sembrava proprio voler fare una bella impressione a Talys. «Ti verrà spiegato cosa dire e cosa fare; in seguito Vyckque inizierà ad insegnarti la lingua. Non ti manderemo subito in pattuglia, aspetteremo qualche tempo: vogliamo che tu prima prenda dimestichezza con la città e con il nostro popolo. Devi imparare a leggere le mappe e a saperti orientare, questo uno Yrrioth lo dovrebbe già saper fare, ma tu non sei una normale guardia: quindi con te agiremo in altri modi. Stavamo anche pensando di darti un titolo particolare, ma ne parleremo più avanti. Domande?» Talys soppesò con cura quanto gli veniva detto, l'Irght'nal'eyd si crogiolava nel calore della sua persona, e sembrava la creatura più docile che si fosse mai vista.
    «Potrei fare una richiesta? » Kyrarsil annuì sovrappensiero, troppo concentrato nel notare che le sfumature delle scaglie dell'Irght'nal'eyd, erano quasi identiche alle ombre che si formavano sulla pelle dell'elfo, e che ne nascondevano alla vista la maggior parte delle cicatrici. «Ne ho parlato anche con Vyckque, e mi chiedevo se mai potessi dare un'occhiata al mondo esterno. Lo so che l'aria è irrespirabile, ma io ho comunque bisogno di vedere il cielo.» il Danarm si voltò verso il suo signore e lo vide annuire.
    «Dopo la nomina lo potrai fare, Vyckque ti accompagnerà, ma ti suggerirei di uscire dal clan dei Darphyrer; l'uscita è più vicina e la zona meno pericolosa, nonostante confini con un Lord. Ora vai nelle tue stanze; immagino che sarai distrutto.» l'elfo annuì, ma Radimaar non lo fece allontanare; voleva assicurarsi che stesse bene, anche se la presenza dell'Irght'nal'eyd lo intimoriva, e gli impediva di avvicinarsi quanto avrebbe voluto. I diavoli si scambiavano sguardi pensierosi, mentre Talys sussurrò due parole al rettile che si allontanò con un sibilo, andando ad accomodarsi sulla cima di un mobile lontano dalla portata di tutti. Il sacerdote si avvicinò con prudenza all'elfo, sentendo gli occhi glaciali dell'Irght'nal'eyd che osservavano ogni suo movimento; esaminò l'elfo da cima a fondo e non trovò tracce di contaminazione né di avvelenamento, sia Mosworvor che l'Irght'nal'eyd si erano comportati bene.
    Appena l'esame fu terminato, il rettile tornò ad accovacciarsi sulla testa di Talys. Si sedete con eleganza sulla sua sommità; con la coda che si mimetizzava tra i capelli, celandosi alla vista,leva come un serpente velenoso pronto a scattare in mezzo ad un prato.
    Dopo essersi guardato un po' attorno, ed essersi accertato che nessuno voleva più avvicinarsi all'elfo: l'Irght'nal'eyd si rilassò, sdraiandosi completamente tra i suoi capelli. Quando Talys sollevò lo sguardo, intravide la sagoma scura del piccolo cranio del rettile appoggiata sulla fronte, non poté fare a meno di sorridere; la sua presenza, il contatto con il rettile in qualche modo lo rilassava. La sensazione di oppressione provata nelle gallerie era calata, e ora si sentiva stranamente sollevato: quasi a casa.
    Dopo essersi congedato dai diavoli, uscì dalla stanza seguito da Vyckque.

    ***


    Proseguirono in silenzio lungo i corridoi del palazzo, arrivando ad una balconata: una grande mezza luna che si affacciava sulla città; il parapetto formato da piccole e lineari colonnine era stato scolpito in una roccia azzurrina. Talys si sedette su di esso e osservò la città ai suoi piedi; mentre il diavolo lo imitava, rimanendo però a distanza di sicurezza dall'Irght'nal'eyd.
    «Come me li sono presi i parassiti?» Talys interruppe il silenzio con quella domanda che lo tormentava da quando si era svegliato, e aveva ricordato l'accaduto.
    «Ci sono solo due ipotesi: o la creatura che ti ha ferito ne portava molti addosso, oppure si trovavano nei cadaveri della caverna in cui sei caduto, e con il taglio sono entrati prima di quanto avrebbero potuto fare in assenza di ferite. Sono entrambe ipotesi valide. Sai, anche il tuo nuovo amico è immune ai parassiti, è troppo velenoso.» rimasero in silenzio ancora per qualche tempo, ma Talys aveva molte cose da chiedere.
    «In cosa consiste questa nomina o ammissione, o quello che è?»
    «Per te credo che sarà un po' diversa, suppongo che sarà più simile alla mia, che a quella degli Yrrioth comuni. Sederai al tavolo delle cerimonie di Zaymesyath, dopo che ti sarà tatuato lo stemma del clan.»
    «È proprio necessario il tatuaggio?» Vyckque lo guardò quasi sconvolto «Non mi sono mai piaciuti.» la mano dell'elfo venne colpita da una leggera frustata con la coda. «Ahi! Cavolo, ma perché devi sempre fare così, si può sapere?» l'Irght'nal'eyd sibilò contrariato, ma non si mosse; percepiva la calma di Talys e capiva che non era affatto arrabbiato.
    «Taci e ringrazia! Ricevere il marchio di Zaymesyath è un onore! Tu non hai idea di quanti diavoli vorrebbero avere un qualche legame con lui e il suo clan. Non puoi nemmeno immaginare in quanti chiedano di essere addestrati qui, e tu non vuoi?! Se ti sentissero verresti frustato.» Talys sospirò, ormai era diventata un'abitudine, non poteva farci nulla.
    «Che meraviglia! Verrò tatuato finalmente! Erano anni che lo desideravo.» Vyckque sghignazzò, mentre l'elfo sembrava falsamente entusiasta.
    «Così va meglio.» si sentì un piccolo sibilo divertito provenire dalla testa di Talys; a quanto sembrava l'Irght'nal'eyd era divertito dal tono dell'elfo.
    «Devo trovarti un nome più facile.» gli grattò la testa e il collo sentendolo quasi fare le fusa: quel suono gorgogliante che emetteva quando era felice, ricordava il ribollire del metallo fuso. «Quindi prima il marchio, poi la tavola delle cerimonie?» Vyckque annuì. «E cosa succederà li? Verro servito come portata principale per qualche banchetto?»
    «Per chi ci hai preso? Per dei demoni?!» il diavolo era indignato, fremeva di rabbia e Talys avvertì il corpo del rettile irrigidirsi, come se stesse per fare un salto.
    «Quanto sei permaloso. Stavo scherzando. Tu mi dici sempre le cose a metà, sii più chiaro maledizione.» Vyckque sospirò e riprese a parlare.
    «Ti verrà offerta la Hufoll e tu dovrai berla.» l'elfo inclinò la testa da un lato, e l'Irght'nal'eyd si mosse con lui, ma sembrava essersi rilassato di nuovo.
    «Scusa?»
    «È la bevanda per sancire i patti ufficiali.»
    «Tutto qui?»
    «Che cosa ti aspettavi?»
    «Non ne ho idea, ma sicuramente non un tè con Zaymesyath.» la coda del diavolo iniziò a frustare l'aria nervosamente, ma la presenza di quella piccola creatura demoniaca lo dissuase dall'urlargli contro, e tentare di prenderlo a pugni. Anche Vyckque sospirò, e poco dopo la coda tornò ad ondeggiare calma e sinuosa.
    «Dovrò insegnarti come ci si comporta, altrimenti quando verrai dai Darphyrer potresti essere frustato al primo errore; Zaymesyath è molto più tollerante di mio padre. Lui farà di tutto per poterti punire... » Vyckque si bloccò quasi mordendosi la lingua. Talys lo osservava limitandosi a sorridere, non aveva bisogno di telepatia per capire a cosa stava pensando il diavolo, ma fece finta di niente; aveva già messo in conto di andare consultare Radimaar sulle loro usanze.
    Non si fidava di Vyckque, e difficilmente si sarebbe mai fidato di lui.
     
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  2. †Vampire†
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    Ho appena finito di leggere tutti i capitoli postati fin ora e questa è la mia faccia... :luv: :luluv:
    la scena tra Zaymesyath e Kyrarsil :blo:
    o quando Talys ha accarezzato la coda di Vyckque :tim:
    è una storia stupenda, non vedo l'ora di leggere il continuo...
    ogni quanto posti??
     
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  3. †Vampire†
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    PS: anche io mi chiamo Fulvia xD
     
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  4. nelith
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    Ciao! Cerco di postare un paio di volte a settimana (almeno finché avrò capitoli u_u) una volta in pari dovrete accontentarvi di uno a settimana (sempre se abbia l'ispirazione...cosa che non ho negli ultimi giorni >_<) Sono felice che almeno fino a qui ti sia piaciuta :luluv:

    :wak: :wak: :wak: :wak: :gasp: :gasp: :gasp: un'omonima!!!! : hug: : hug: : hug: : hug: piacere di conoscerti :gods: :gods: :gods:
     
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    che capitolo fantastico!!!!!!!!! l'esserino che si porta in giro Talys poi, è dolcissimo :luluv: :luluv:
    mi piace tantissimo la piega che sta prendendo la storia, Talys che entra nel clan, il nuovo arrivato che si stabilisce sulla sua testa XD e Vyckque che mi sta sempre più simpatico, aspetto sempre con impazienza i tuoi aggiornamenti, grazie per il tuo lavoro :gods:
    al prossimo cap. : hug:
     
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  6. †Vampire†
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    CITAZIONE
    Cerco di postare un paio di volte a settimana (almeno finché avrò capitoli u_u) una volta in pari dovrete accontentarvi di uno a settimana

    farò la brava e aspetterò pazientemente ... :fear:

    Il piacere è tutto mio ^^ : hug: è difficile trovare qualcuno con il nostro nome infatti, compresa te, conosco solo 3 persone che si chimano fulvia
     
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  7. nadine5
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    grazie anche per questo capitolo ,il nuovo animaletto si comporta come un micino e credo che ci portera molte sorprese anche lui.infatti deve avere un qualche legame xcon talys ,infatti anche lui è aggressivo e uccide per natura.
     
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  8. nelith
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    Ahahahaha! Ormai quel rettile è diventato la mascotte della storia :fufu:
    Io invece non ne conosco altre di "Fulvie" :picci:
    Cavolo! Ma state aumentando! :tim: :luluv: : hug:
    Eccovi l'aggiornamento, spero vi piaccia ^^ (Qui compare un personaggio a cui sono molto legata...anche se mi picchia costantemente :hurt: non mi rispettano)


    Capitolo XII
    Hufoll


    Talys era inginocchiato davanti ad un basso tavolo di legno bianco: gli avevano fatto indossare quella che doveva essere la divisa cerimoniale degli Yrrioth. Essa era costituita da un completo, con pantaloni rossi e una maglia bianca con bordature rosso-arancione: si potevano distinguere su di essa ricami più scuri, che rappresentavano delle fiamme e i simboli dei clan. Ogni disegno era bordato di nero per marcarlo e farlo risaltare meglio. Tra i vari stemmi, il più grande era ovviamente quello degli Hadramarrias, che si trovava nella parte anteriore sinistra della divisa, proprio sul petto; nel punto esatto dove il giorno prima gli era stato disegnato lo stesso simbolo anche sulla carne. Quella divisa non gli donava per nulla, contrastava fin troppo con il colore dei suoi capelli e della sua pelle; quando Vyckque era andato a chiamarlo nella sua stanza per portarlo nel luogo in cui si sarebbe tenuta la cerimonia gli era scoppiato a ridere in faccia senza alcun ritegno e Talys non l'aveva presa bene: era stato indeciso fino all'ultimo momento se metterla o meno, ma non poteva offendere con un simile gesto chi lo stava accogliendo nella propria casa. La risata del diavolo proseguì a lungo prima di disperdersi nella stanza.
    Avevano tentato di far scendere Ysrr dalla testa dell'elfo; non volevano che quella creatura potesse arrecare danno a Zaymesyàth o a qualcun altro, ma non c'era stato verso. La causa poteva anche essere attribuita agli scarsi e poco convincenti tentativi fatti fai diavoli, nell'allontanare la piccola ma pericolosa creatura. Ysrr, era il nome che Talys gli aveva dato il giorno dopo il suo ritorno ad Hadramarrias; non era un nome elfico, anche se aveva valutato attentamente quella possibilità. Aveva scelto invece un nome quasi onomatopeico, che ricordava i diversi sibili che emetteva; l'Irght'nal'eyd aveva apprezzato, e a volte sembrava quasi che lo ripetesse.
    Mentre Talys era lì, inginocchiato davanti al tavolo, Ysrr rimaneva comodamente accucciato su una spalla, mentre dall'altra scendeva la lunghissima coda del rettile che man mano andava ad assottigliarsi, mimetizzandosi con uno dei fili neri che adornavano i ricami della maglia.
    Sul tavolo c'erano due ciotole piuttosto grandi: ad una prima occhiata sembravano quasi fatte di porcellana, tanto erano bianche e lavorate in una forma rotondeggiante. Possedevano anche diverse incisioni più o meno marcate, con sottili linee dorate o rosse. Talys le fissò con attenzione, non poteva crede che lavorassero certi materiali negli Inferi, voleva toccare quella davanti a lui, ma non poteva farlo finché Zaymesyath non avesse versato il contenuto di quella che ormai Talys aveva definito una teiera, chiamata con il nome di Cralh, al suo interno. Il Cralh era appoggiato ad uno strano braciere dalle fiamme grigio perlacee; non emanavano calore, ma non erano per nulla invitanti,erano completamente diversi dai fuochi che Vyckque aveva acceso durante il loro mesto marciare nelle gallerie sotterranee di Radok-skel, o da qualunque altro fuoco avesse mai visto in vita sua. L'Arcidiavolo indossava un'ampia veste scarlatta, le fiamme arancioni che vi erano disegnate si mescolavano con i suoi capelli dorati perdendosi in essi. Sembrava quasi una versione più ricca e appariscente di quella che indossava Talys. La veste possedeva ampie maniche che Zaymesyath riusciva a gestire senza difficoltà, i suoi movimenti restavano sicuri e armoniosi mentre prelevava da alcune ciotole incastonate nel tavolo stesso, quelle che dovevano essere erbe, fiori, radici e qualcosa di non ben definibile. Vyckque gli aveva detto che l'Hufoll era composta da diversi ingredienti: varie parti di diversi tipi di piante. Gli aveva detto anche i nomi, ma Talys non ne ricordava nessuno, erano troppo impronunciabili per lui, probabilmente era ancora troppo presto per poter capire appieno la lingua, ma l'elfo sapeva che non c'erano solo vegetali all'interno della mistura. Ricordava che il diavolo gli aveva parlato anche di diverse parti animali, che venivano essiccate in precedenza, ed in seguito gettate in quella strana teiera trasparente, e lasciati a macerare. L'ingrediente fondamentale per completare il rito era il sangue. Accanto alla ciotola bianca vi era un piccolo ma affilato pugnale: la lama non superava i dieci centimetri. Avrebbe dovuto procurarsi una ferita sulla sua mano dominante e versare il sangue nella Hufoll, ma la cosa più sconvolgente era che l'Arcidiavolo avrebbe dovuto fare altrettanto, prima che entrambi bevessero dalle ciotole e stipulassero il patto: era uno strano patto di sangue, stretto attraverso rituali che non riusciva a capire, ma che sembravano puntare solo ed esclusivamente sulla parola di chi lo stringeva. Non c'erano incantesimi che vincolassero magicamente i due; nessuno di cui Talys fosse a conoscenza perlomeno.
    Nonostante l'orecchino, l'elfo non riusciva a comprendere le parole pronunciate dall'Arcidiavolo; Vyckque gli aveva detto che era una lingua antica e che erano in pochi a comprenderla: una sorta di preghiera benaugurale. Pregava per la buona sorte del contratto di sangue che si stava per stipulare. Radimaar alla sua destra osservava l'Arcidiavolo con attenzione, Talys non osava pensare a quante volte il sacerdote avesse assistito a quel rito, ma ne sembrava comunque affascinato come se fosse la prima volta che lo vedeva. Ysrr sbadigliava assonnato vicino al suo collo, ogni tanto apriva un occhio attratto da qualche odore proveniente dal Cralh, ma tornava sempre a rilassarsi contro il corpo dell'elfo; come se quello che stava accadendo non lo riguardasse più di tanto.
    La notizia della presenza dell'Irght'nal'eyd sempre accanto a lui si era sparsa rapidamente, ed erano in molti che, quando lo incrociavano lungo i corridoi, gli lanciavano occhiate meravigliate e cercavano di scorgere la presenza del rettile tra i suoi capelli; quando ci riuscivano la meraviglia veniva sostituita dal panico e i diavoli si allontanavano in tutta fretta.
    Nei due giorni che avevano preceduto il rito, Talys, aveva iniziato a studiare i rudimenti dell'Infernale, come era diventato solito chiamare la lingua dei diavoli. Era ancora alle prese con l'alfabeto sia scritto che pronunciato, ma aveva già imparato qualche parola; gli sembrava di essere tornato bambino. Vyckque non aveva pazienza come insegnante e perdeva spesso la calma. In quei due giorni aveva anche appreso alcune cose sulle loro usanze, ma non dal diavolo con i capelli blu; il discorso era capitato per caso, dopo una giornata di incomprensioni linguistiche era andato a rifugiarsi da Radimaar, nonostante la mattina stessa fosse comunque stato costretto a passare alcune ore al tempio.
    «Tempo fa mi hanno accennato qualcosa riguardo le relazioni, puoi dirmi qualcosa di più preciso?» il sacerdote lo guardò mentre sorseggiava senza fretta il suo infuso da una tazza cilindrica di un bordeaux lucente, il cui interno era bianco.
    «Perché non lo chiedi a Vyckque? Dopotutto, è lui la tua guida.»
    «Non mi fido di lui, sono convinto che mi nasconderebbe dettagli fondamentali.» il sacerdote sorrise; Talys era molto sospettoso, ma con molta probabilità era stata questa sua caratteristica a salvargli la vita più volte. Radimaar era felice di non avere su di lui lo stesso effetto che aveva Vyckque, ma dopotutto, lui non aveva tentato di ucciderlo.
    «Nemmeno Sayuragath farebbe una cosa tanto subdola: comunque sia dimmi, che cosa vuoi sapere? »
    «Tutto quello che c'è da sapere d'importante.» il diavolo inspirò a fondo l'aroma proveniente dalla sua tazza, prima di rispondere.
    «Allora .... noi siamo monogami, non importa se la coppia è mista o meno: un compagno resta quello per sempre. C'è un rito particolare per questo.»
    «Avete rituali proprio per tutto eh?»
    «Più o meno.» Radimaar sorrise, sapeva esattamente cosa volesse dire e il sarcasmo nella voce dell'elfo era palese «In ogni modo solitamente sono le femmine a scegliere il proprio compagno se la coppia è mista, se non lo è... puoi capirlo anche da solo come funziona.» Talys si grattò la testa perplesso e sentì Ysrr che si spostava verso la sua mano per intercettarne le carezze. L'elfo non aveva mai pensato a determinate situazioni, e impiegò alcuni istanti prima di capire di cosa stesse parlando.
    «Ma senza impegni ...diciamo permanenti?» Radimaar scoppiò a ridere, rischiando di strozzarsi con l'infuso.
    «“Senza impegni permanenti“ per usare le tue parole, non se ne parla. Se vuoi svagarti dovrai arrangiarti da solo.» il diavolo continuava a ridere, mentre la tazza tra le sue mani tremava.
    «Fantastico! Per tutto il resto della mia vita sarò costretto ad arrangiarmi; l'unica consolazione è che probabilmente non sopravvivrò a lungo in questi luoghi.»
    «Come mai così pessimista, ti sei comportato bene a Radok-skel.»
    «Non so per quanto durerà la mia fortuna.»
    «Non è fortuna Talys.» il sacerdote sembrava sicuro di quello che diceva, ma l'elfo non la pensava così. «Comunque se mai un giorno vorrai provare ad offrirti, anche se ne dubito fortemente, non mi sembri il tipo: sappi che dovrai scegliere qualcuno senza dei pendenti appesi ad una ciocca di capelli. Quegli oggetti indicano una relazione.»
    «Zaymesyath e Kyrarsil non li hanno.»
    «Zaymesyath a volte lo mette e a volte no; mentre Kyrarsil ...hai visto la sua treccia? Lui non li ha legati ad una ciocca ma a tutti: più chiaro di così.» Talys ripensò all'incontro con Yarlanee e la sua compagna, effettivamente Eryah aveva qualcosa appeso ad una ciocca più lunga, ma di Yarlanee non ricordava nulla e lo stesso valeva per Ashestris. Rimase in silenzio a pensare, poi appoggio la sua tazza bianca sul tavolo e fissò Radimaar.
    «E Mosworvor come fa?» il sacerdote lo guardò serio, quasi glaciale, come se si fosse offeso o avesse pronunciato qualcosa di osceno: ma quell'espressione non durò a lungo, s'incrinò quasi immediatamente e il sacerdote si mise a ridere seguito dall'elfo e dalla sua risata musicale.
    «Ti dirò, sai che non ci avevo mai fatto caso? Non ne ho idea, ma per gli Arcidiavoli la situazione è un po' diversa. Il compagno di un Arcidiavolo è noto a tutti.» quando la risata si disperse Talys lanciò occhiate furtive ai capelli del sacerdote, cercando i pendenti di cui gli aveva parlato.
    «Tu non li hai.»
    «No, io sono solo.»
    «Hai perso qualcuno?» Radimaar rise. Il ragazzo era curioso, ma a lui non dava fastidio, tutt'altro.
    «No. Non ho mai trovato nessuno, anche se... » scosse la testa come per scacciare il pensiero che si era appena formato, e accarezzò con delicatezza la tazza bordeaux.
    «Ti prego, non dirmi che si tratta di un maschio.» il diavolo sollevò lo sguardo e fissò i suoi occhi verde pallido in quelli di Talys.
    «Trovi l'idea così ripugnante?»
    «Non la trovo ripugnante, ci mancherebbe. Ma... è strano. Non sono abituato a vedere cose di questo tipo, non così esplicite almeno. Mi lascia un po' frastornato.»
    «Sei qui da poco Talys, ti sei appena affacciato al nostro mondo e il viaggio che ti aspetta sarà lungo e difficile. Queste sono solo informazioni di poca importanza, sono ben altre le cose di cui devi preoccuparti.»
    Mentre osservava il lento ribollire dell'Hufoll, Talys ripensava al dialogo avuto la sera precedente con il sacerdote. Quella stessa mattina era stato torturato da Radimaar che, con un ago di un non ben definito materiale, del inchiostro e un piccolo martello, gli aveva disegnato il marchio di Zaymesyath. A Talys non era piaciuto per nulla, ancora adesso quel disegno prudeva in modo indescrivibile sul suo petto e faceva fatica a trattenersi dal grattarsi; non aveva mai apprezzato i tatuaggi, pensava che fossero simili alle marchiatura degli animali da allevamento, specialmente per quanto riguardava i diavoli, visto che loro portavano addosso il marchio dei rispettivi clan. Adesso il suo "allevatore" era diventato l'Arcidiavolo degli Hadramarrias; e Talys ed era tutto tranne che contento. In gioventù li aveva apprezzati quei disegni sulla pelle, ma dopo aver avuto una brutta esperienza con gli schiavisti, non ne aveva più voluto sapere. Quella volta, quando era riuscito a fuggire, si era rifugiato in un tempio di Ziratha; ben sapendo che non apprezzavano la schiavitù, se lo era fatto asportare con una buona parte di carne su cui era stato impresso; adesso, al suo posto, c'era solo un alone leggermente più scuro, ma grazie alla sua strana pelle e all'abilità del guaritore era diventato invisibile: a volte anche Talys faceva fatica a vederlo.
    L'elfo aveva perso la nozione del tempo, mentre restava seduto in ginocchio davanti a quel tavolo ad ascoltare il sommesso cantilenare dell'Arcidiavolo; non poteva far a meno di pensare ad altro, di lasciare che la sua mente vagasse fuori da quella stanza. Anche Ysrr sembrava sempre più addormentato, e gli odori presenti nella sala non lo attiravano più. Sapeva bene che per questo genere di "cerimonie" ci voleva molto tempo, ma non si sarebbe mai aspettato una cosa tanto lunga, e dal suo punto di vista, tanto inutile. Ogni tanto Vyckque gli lanciava occhiate furtive e iniziava a sghignazzare silenziosamente; era fortunato ad avere tutta quella pazienza, o il diavolo non sarebbe sopravvissuto in quei due giorni. Aveva dato il peggio di se quasi in ogni momento. Non aveva pazienza, dava per scontate cose e informazioni che per Talys non lo erano: in parole povere, era un pessimo insegnante. L'elfo aveva ringraziato più e più volte sua madre, che lo aveva costretto ad apprendere i fondamenti della scrittura e della lettura; senza quello che gli era stato insegnato non sarebbe riuscito a capire assolutamente nulla di quelle lezioni incoerenti. Séndil lo aveva obbligato ad andare a studiare da un monaco eremita, che viveva non molto lontano dal loro accampamento, ed in cambio lo aiutava durante i rigidi inverni nei boschi di Erial-Nár: portandogli viveri e pellame. Il vecchio Roin era stato un insegnante di gran lunga migliore di Vyckque, che dalla sua poteva vantare solo il bell'aspetto. Talys sollevò gli occhi verso l'alto; non doveva nemmeno pensare ad una cosa simile, ma il discorso che aveva fatto il giorno precedente con Radimaar lo stava facendo riflettere su argomenti di cui, fino a poco tempo prima, ignorava l'esistenza. Ad ogni modo, non era cosa che lo riguardasse, lo attendevano anni di astinenza e se lo sarebbe dovuto far andar bene, quindi non avrebbe mai sperimentato un certo tipo di relazione, nemmeno come tentativo a sé.
    Zaymesyath gli tese una mano, allontanandolo dalle sue riflessioni; finalmente era arrivato il momento. Prese il pugnale dalle mani dell'arcidiavolo con la mano sinistra, e s'incise il palmo destro; fu un taglio piuttosto profondo. Chiuse la mano a pugno per favorire il sanguinamento e la posizionò sul Cralh, facendoci cadere il piccolo rivolo di sangue scarlatto.
    «Il mio sangue per il sangue del clan.» quella frase l'aveva imparata a memoria, Vyckque non aveva sentito ragioni: la doveva pronunciare in Infernale. Talys vide Zaymesyath sorridere e sperò di non aver fatto errori, ma i presenti non dissero nulla; Radimaar annuì leggermente con la testa, anche se l'accento di Talys era una delle cose più strane che avessero mai sentito. Il connubio tra la lingua dura e gutturale dei diavoli e quella musicale di Talys, creavano uno strano conflitto mentre pronunciava quelle parole. Non era stato percepito in precedenza a causa dell'orecchino, che traduceva perfettamente e senza nessun tipo di accento la voce dell'elfo. Kyrarsil fu l'unico a guardarlo con stupore, aggrottando leggermente la fronte nell'udire la sua voce; il Danarm sperò che quello strano accento non mutasse nel corso degli anni in cui lui si sarebbe dovuto adattare alla vita in mezzo a loro. L'Arcidiavolo aspettò qualche minuto prima di fare lo stesso; l'Hufoll aveva cambiato colore quando era entrato in contatto con il sangue di Talys diventando un misto tra verde e blu scuro, un colore che non si era mai visto negli Inferi, né tantomeno nell'Abisso. Appena tornò ad assumere il colore della terra bruciata, Zaymesyath fece altrettanto: afferrò il coltello e s'incise il palmo sinistro, ripetendo gli stessi gesti che aveva compiuto poco prima l'elfo.
    «Il sangue del clan per il nuovo sangue.» al suono di quelle parole i diavoli presenti sussultarono, e questa volta non era per la sorpresa nell'udire la sua voce; Zaymesyath aveva cambiato il rituale, non si era limitato a farlo entrare nel suo clan come Yrrioth, aveva fatto molto di più. Non lo aveva fatto diventare una specie di "diavolo senza coda" come ormai quasi tutti avevano iniziato a definirlo con scherno; lo aveva accolto per quello che era, uno straniero venuto da un mondo lontano. Senza alcun tentativo di cambiarlo, senza aver sottolineato la superiorità dei diavoli; ma piuttosto dando valore e importanza al suo stato di "straniero". Non gli avrebbero più affidato un titolo diverso da quelli degli Yrrioth; alla conclusione di quel rito, Talys sarebbe potuto diventare anche un Danarm. Zaymesyath non aveva informato nessuno, non ne aveva bisogno; agli altri capo clan la cosa non sarebbe piaciuta, ma nessuno di loro avrebbe mai avuto il coraggio di opporsi alla sua decisione. Sayuragath probabilmente avrebbe sbraitato per giorni, ma lui sbraitava sempre. L'Arcidiavolo lo aveva legato a loro in modo indissolubile; la voce di Zaymesyath aveva un'enorme potere, e in quelle parole si era manifestato in tutta la sua potenza. Non era un potere legato al suo status, era un potere antico e molto più importante; qualcosa che andava oltre alla comprensione e la memoria dei diavoli. Appena la prima goccia del suo sangue toccò la superficie dell'Hufoll, questa diventò di un giallo dorato, con sottili sfumature arancioni là dove le piccole gocce di sangue scuro toccavano il liquido. Lo lasciò ribollire per alcuni secondi poi afferrò il contenitore e gli fece compiere piccoli movimenti circolari per mescolarlo; in seguito lo chiuse con il suo coperchio e ne versò una parte nella ciotola di fronte a Talys e il resto nella sua. L'elfo la toccò con le mani tremanti e la ruotò di 180° gradi in senso antiorario, e poi di 270° in senso orario. Poi come gli era stato insegnato la sollevò tenendola dal basso, portandosela sopra alla testa e tendendola verso l'Arcidiavolo, inchinandosi. La ciotola fu presa e ruotata nuovamente di 270° gradi; in questo modo Talys poté vedere la parte centrale del disegno che era stato fatto su quell'oggetto. La scena si ripeté nello stesso identico modo, anche per la ciotola che prima si trovava davanti a Zaymesyath. Quando anche quel passaggio fu concluso, Talys sollevò la ciotola e se la portò alle labbra, imitando ogni movimento dell'Arcidiavolo. Doveva berla tutta, ed era disgustato all'idea, ma anche un po' spaventato visto i suoi precedenti con il sangue. Ysrr continuava a stare tranquillo sulla sua spalla, ma sembrava essersi svegliato completamente; poteva percepire i suoi occhietti grigi che osservavano ogni movimento. Entrambe le ciotole si erano sporcate durante il passaggio di mano a causa della ferita ,e l'elfo poteva sentire una traccia umida e calda su quella che teneva tra le mani; il sangue di Zaymesyath doveva essere molto difficile da vedere. Inspirò profondamente, prima di inclinare la ciotola e berne il contenuto. Al primo sorso restò sorpreso: era buono, aveva un gusto simile alla corteccia profumata di alcuni alberi in cui si era imbattuto durante i suoi viaggi. Sapeva di piante ancora umide a causa della rugiada notturna e di sole. Ma dietro quei sapori c'era anche qualcosa di amaro, come se il sole fosse stato coperto da alcune nubi, non era un buio piacevole. La bevve senza farsi domande fino all'ultima goccia, e lo stesso fece Zaymesyath.
    Talys aspettò che l'Arcidiavolo si alzasse in piedi, prima di farlo a sua volta; le ginocchia erano intorpidite e le gambe addormentate, doveva essere rimasto in quella posizione molto a lungo. Gli altri diavoli presenti si alzarono subito dopo senza alcuno sforzo. Zaymesyath si mosse con eleganza, la lunga veste si muoveva sinuosa attorno al suo corpo: quando gli fu abbastanza vicino gli afferrò la mano che ancora sanguinava e vi appoggiò sopra la sua, mescolando ancora una volta il sangue. Quando allontanò la mano sporcò il suo indice destro con il nuovo sangue e lo passò sulle labbra dell'elfo; Talys si irrigidì, questa parte non gli era stata spiegata, ma lui non fu l'unico ad avere quella reazione. Solo Ysrr restava tranquillo, con la coda che ondeggiava mollemente sul suo petto. All'elfo parve di sentire il rumore delle mascelle dei diavoli che cadevano a terra, quando l'Arcidiavolo si protese verso di lui e lo baciò.
    «Benvenuto a casa.»

    ***


    Nel frattempo nelle profondità Inverhan ‘Ocksartha, Rowamorlusa sorseggiava uno strano liquido in un calice di cristallo. Quando percepì quello che stava accadendo, il calice gli sfuggì dalle mani e cadde a terra riducendosi in piccolissimi frammenti. Il Lord uscì di corsa dalla sua stanza, accompagnato dallo sfrigolio del liquido che si era versato sul pavimento e che lo stava corrodendo. Si precipitò nella stanza dell'Arazzo e una volta dentro lo osservò con attenzione. Nel continente di Dalívanlòr, nella zona di confine tra Bremorlos e Banatrane, si allargava l'enorme catena montuosa nelle cui profondità dimoravano i diavoli. Gli Ac'Hadurta ricoprivano una metà abbondante di quel terreno, ed ora risplendeva di una luce tra il dorato e l'arancione: il Lord conosceva bene quel colore. All'esterno della fortezza, le tenebre diventarono più fitte e il vento iniziò a soffiare minaccioso, mentre le nebbie che avvolgevano il Dalízarg; il labirinto che bisognava attraversare per giungere al suo palazzo, sembrarono animarsi di vita propria, come lunghi tentacoli che si protendevano fino a catturare le poche creature che osavano avvicinarsi a quel luogo. La tempesta iniziò ad aumentare, mentre lampi scarlatti solcavano il cielo oscuro. Il rombo dei tuoni non servì a soffocare l'urlo di Rowamorlusa, che risuonò per chilometri carico d'ira e di odio.
    «ZAYMESYATH!»
     
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    ma lo sai che ormai aspetto i tuoi aggiornamenti con impazienza!!!!!
    e tutte le volte non rimango mai delusa :luluv:
    questo cap. è stato molto importante, finalmente Talys è entrato a far parte del clan!!! ma qual bacio proprio non me lo aspettavo :gasp:
    ma non ho capito una cosa: chi è il personaggio a cui sei tanto affezzionata? (e che ti picchia O_o )
    grazie infinite del cap!!!!!
     
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  10. nelith
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    Ahahahah! il personaggio che mi frusta sempre è quello che compare alla fine XD Rowamorlusa :fear: *si nasconde*
    Quel bacio ha creato non poco scompiglio...non solo tra i diavoli presenti :mmh:
     
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  11. †Vampire†
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    ti ho beccata su efp e mi sono letta tutti i capitoli di abisso (kyaaaaaa :luv: Asmodeus x Vergull *.*) ma non ho letto gli altri cap di ac'hadurta perchè li segurò qui ^^
    credo che Vyckque (ehee qui secondo me gatta ci cova :mmh: ) e Kyrarsil siano quelli che sono rimasti maggiormente sconvolti dal bacio
    grazie per il cap :chu:

    Ps: Rowamorlusa avrà un ruolo importante in questa storia?? e Asmodeus?? :picci: ho una cotta per quel pazzo masochista xD
     
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  12. nelith
        +1   -1
     
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    Noooooo! Hai letto quella storia stracolma di errori?!? :wak: :trag: :tonk:
    Asmodeus non credo avrà un ruolo (all'inizio non doveva nemmeno esserci...poi mi hanno rimescolato le carte in tavola come sempre :scara: stupidi personaggi)
    Rowamorlusa si :mmh: :mmh:
     
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  13. †Vampire†
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    CITAZIONE
    Rowamorlusa si :mmh: :mmh:

    *.* :flop:
     
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  14.     +1   -1
     
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    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

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    Dalla camera da letto di Xewon *ççç*

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    CITAZIONE (nelith @ 28/11/2012, 09:45) 
    Ahahahah! il personaggio che mi frusta sempre è quello che compare alla fine XD Rowamorlusa :fear: *si nasconde*

    avevo pensato a lui in effetti, ma è uno dei cativi o dei buoni? :who:

    ok, ora però mi avete messo voglia ancora di più di leggere Abisso!!!!!! :gr:
    ma su EFP per leggere le storie bisogna iscriversi e per commentarle?
    se si parla di masochisti io ci vado a nozze :yo:
     
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  15. nelith
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    User deleted


    Allora, su EFP puoi leggere tutto senza problemi tranne quelle rosse (che richiedono la conferma della maggiore età, perché solitamente violente, o con contenuti sessuali moooolto espliciti quindi bisogna essere iscritti) u_u Abisso è arancione, quindi non hai problemi ^_^ ma ti avverto che straripa di errori e orrori ortografici >_< :wha:
    Anche per commentare devi essere iscritta.

    Rowamorlusa è Rowamorlusa :ccvf: alla fine di Abisso compare come si deve...
     
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252 replies since 11/9/2012, 21:12   3671 views
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