Ac'Hadurta

storia fantasy originale (ovviamente yaoi)

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

    Group
    Wahlker
    Posts
    12,484
    Reputation
    +2
    Location
    Dalla camera da letto di Xewon *ççç*

    Status
    Offline
    ok, allora appena riesco lo leggerò sicuramente!!!!!!! :bav: grazie!!
    magari prima o poi mi iscrivo anche per commentare...
     
    .
  2. doitsu_chan
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Vergull è MIO *-* Tenete giù le zampe! Buahahahahha *____*
     
    .
  3. †Vampire†
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    spoiler x doitsu_chan xD

    non vi conviene aprirlo se non avete letto abisso ,altrimenti vi rovinerete la storia

    è stupendo quando si diverte a giocare con le alette di asdemus :luv: alla fine della storia la sua momentanea morte mi aveva shockata ç.ç (anche un certo demone sopraccitato ci era rimasto male anche se non lo ammetterà mai xD)
     
    .
  4. doitsu_chan
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    *gelosa* Mioooo *_____* Io stavo per picchiare una certa persona... ( Nelith) Per quello *__*
    Dire che lo ADORO è dire poco... Vero cara?? ^_______^ ( Guarda Nel)
     
    .
  5. nelith
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    *si sente in pericolo* :fear:

    Comunque mi fa piacere che tutti quelli che l'hanno letto abbiano apprezzato quel dettaglio
    Le alette stropicciate
     
    .
  6. nadine5
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    ho appena finito di leggere il capitolo .credo che il rito fatto dall arcidiavolo nasconde molte domande come il bacio finale ,spero che ci saranno spiegazioni su questo e notizie shock sul nuovo personaggio .grazie per il capitolo.
     
    .
  7. nelith
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Oh si.....in molti nascondono qualcosa come vedrete in questo :fufu:
    Per la spiegazione del bacio ci vorrà un po'...
    Sono felice che vi piaccia :tim:

    Capitolo XIII
    Erran



    Alla fine di quella bizzarra cerimonia, ci fu una specie di proclamazione davanti all’intero clan. Tutti e cinque uscirono dalla sala e si diressero verso una delle ale del palazzo, che Talys non aveva ancora avuto modo di vedere. Durante il tragitto, furono accompagnati da una decina di Yrrioth che mantennero la loro espressione neutra; ma l'elfo poteva sentire i loro occhi non allontanarsi mai dalla sua schiena. Ysrr si era appollaiato sulla sua spalla sinistra, la coda scendeva come a volergli guardare le spalle; le guardie osservavano proprio quel lungo filamento sottile con panico malcelato. Il piccolo rettile sembrava gongolarsi nel loro terrore, Talys poteva quasi sentirlo ridere mentre si strusciava affettuosamente contro la sua guancia. Scesero una lunga scalinata costruita interamente in una pietra rossiccia, con alcune venature grigie e cristalli di medie dimensioni, dalla colorazione rosata. Alla fine della scalinata, si trovarono dinnanzi ad un portone di metallo intarsiato, su cui era rappresentato il simbolo degli Hadramarrias, tinto con cupe tonalità di rosso e arancione. L'unico colore brillante della raffigurazione era l'oro. Kyrarsil aprì il portale senza difficoltà, nonostante dovesse essere molto pesante, considerati i suoi tre metri di altezza e lo spessore delle ante. Una volta fuori, Talys poté vedere una gigantesca terrazza di svariati metri quadrati, che circondava una buona parte dell'ala in cui si trovavano. Il terrazzo compiva una svolta attorno ad un torrione, poi spariva dietro di esso. Lo attraversarono per una decina di metri, fino ad arrivare al muretto che proteggeva dallo strapiombo. Il palazzo era arroccato su una parete di roccia e sembrava fuso con essa: da quella postazione si poteva scorgere per intero la città, che si snodava a perdita d'occhio per l'intera vastità della grotta. Sotto di loro, alcuni metri più in basso, si era radunata una piccola folla e tra di essi spiccavano gli Yrrioth in divisa. Talys rimpiangeva di non indossare una delle loro divise nere, anche se il fatto che i maschi girassero a torso nudo, con solo una placca di metallo sul petto come protezione, non lo convinceva più di tanto: gli Ac'Hadurta erano freddi, gli ci sarebbe voluto un bel po' prima di potersi ambientare, ma immaginava che si sarebbe adattato prima alla temperatura piuttosto che alla popolazione. La divisa che indossava ora non gli donava minimamente, ma almeno stava al caldo.
    Talys vide i diavoli comportarsi in modo strano; qualcosa che non aveva mai visto prima da nessuna parte del mondo. Mentre si ammassavano vocino al palazzo qualcuno perse l'equilibrio e finì a terra, rischiando di farsi calpestare; i diavoli che gli stavano attorno, invece di ignorarlo come avrebbe fatto chiunque Talys avesse conosciuto, si voltarono verso di lui, e lo aiutarono a rimettersi in piedi. Un diavolo si prodigò in innumerevoli inchini e scuse, probabilmente per averlo fatto cadere. L'elfo rimase molto colpito da quel completamento: quante persone aveva visto morire calpestate da una folla?
    Talys fu riscosso dalle parole dell'Arcidiavolo; non si aspettava che fosse lui a parlare, ma la sua sorpresa non fu nulla, rispetto a quella di tutti i diavoli presenti e a distanza d'orecchio. Molti di loro non avevano mai sentito la voce di Zaymesyath, infatti, appena pronunciò la prima parola, tutti s'inginocchiarono: dagli Yrrioth, ai diavoli comuni. Anche Radimaar e Vyckque fecero lo stesso, solo in tre rimasero in piedi, mentre l'intero clan si prostrava ai suoi piedi.
    «Un nuovo diavolo è entrato a far parte del nostro clan; non dimenticate che il clan protegge sempre i suoi figli.»
    Non fu un discorso lungo, ma la voce di Zaymesyath risuonò limpida e chiara tra le silenti volte di Hadramarrias; nessun diavolo osò proferire verbo. Solo pochi coraggiosi, alzarono lo sguardo e videro l'Arcidiavolo mettere una mano sulla spalla dell'elfo, prima di tornare all'interno del palazzo seguito da Kyrarsil. Talys rimase ad osservare per un po' la scena che gli si presentava intontito; era impressionante vedere un'intera città in ginocchio. Lentamente i diavoli si alzarono, uno alla volta; e anche l'elfo tornò all'interno del palazzo, ansioso di togliersi quegli orridi vestiti di dosso.

    ***


    «Perché lo hai baciato?! » Kyrarsil non sapeva cosa pensare, aveva impiegato un po' per riprendersi dalla sorpresa ed ora era quasi sconvolto.
    «Calmati Kyra, era solo un segno di benvenuto. »
    «Benvenuto?! Hai intenzione di baciare tutti i nuovi membri del clan? » Zaymesyath non poté più trattenersi e scoppiò in una fragorosa risata; si aprì la veste e la fece scivolare su una poltrona, mostrando il torace nudo, un paio di larghi pantaloni bianchi ed una coda dorata che si muoveva lentamente, rilassata. Il Danarm rimase a fissarlo per un po', passandosi la lingua tra le labbra, poi scosse nervosamente la testa per cercare di darsi un contegno. «Smettila! Lo so che lo stai facendo apposta. » l'Arcidiavolo si diresse verso una porta posizionata sulla parere sinistra, ed entrò nell'altra stanza.
    «Fare apposta cosa? Io voglio solo cambiarmi.»
    «Dimmi perché lo hai fatto... » la voce del diavolo moro stava quasi per sgretolarsi, Zaymesyath si affacciò dalla porta e gli andò in contro. Lo accarezzò gentilmente mentre la sua coda andava a cercare quella scura di Kyrarsil.
    «Kyra, Kyra, Kyra. Da quanto tempo mi conosci? Dovresti sapere che mi diverto a stuzzicarti. Ma non devi preoccuparti di quel bacio, serviva solo per stipulare un patto. Sento lo specchio stridere, e se non vado subito potrebbe rompersi; non sei l'unico a non aver apprezzato. Aspettami qui, mi farò perdonare.» l'espressione del Danarm si pietrificò, quando capì di cosa stava parlando l'altro.
    «Vuoi che venga con te? »
    «No. Saresti in pericolo, e non voglio che lui ti veda.» così dicendo il diavolo si avvicinò ad una parete sgombra del suo studio, sibilò un ordine e l'attraversò. Nonostante poco prima fosse entrato nella cabina armadio, non aveva indossato nulla; Kyrarsil fu costretto ad aspettare in silenzio, sapeva cosa c'era oltre quel muro, ma non era mai potuto entrare.
    Zaymesyath camminò con calma e grazia verso lo specchio, che occupava l'intera parete di quell'angusta stanza. La cosa strana di quello specchio, era che non rifletteva nulla, se non le pareti della stanza. Lo sfiorò con un dito e su di esso iniziarono a formarsi piccole increspature, finché non comparve il volto astioso di un demone.
    «Rowamorlusa, posso fare qualcosa per te?»

    ***


    Appena Talys rientrò nella sua stanza, vide che sul letto era stata sistemata la divisa degli Yrrioth; Zaymesyàth doveva aver pensato proprio a tutto, infatti la sua aveva in aggiunta anche una maglia a maniche lunghe dall’aria piuttosto pesante. Fu ben felice di cambiarsi e indossare quei vestiti. Questi, erano diversi da quelli che aveva usato durante il suo viaggio a Radok-skel; sembravano fatti apposta per lui, erano più pesanti e soprattutto non era stato ricucito il foro per il passaggio della coda. Ysrr saltò sul letto e fece alcuni giri su se stesso, prima di sdraiarsi comodamente proprio nel centro del comodo materasso.
    «Stai comodo?» in risposta, ricevette un languido sbadiglio. L’elfo sorrise, e si diresse verso la scrivania dove erano ammucchiati i libri, mettendosi poi a studiare, sperando di riuscire a fare qualcosa senza “l’aiuto” di Vyckque.

    ***


    Il giorno dopo, Vyckque e Talys ripresero le lezioni. Zaymesyath aveva lasciato che Talys utilizzasse un piccolo studio dimenticato da anni, dove poteva fare le lezioni in pace, senza subire troppe interferenze. Se lo avesse lasciato nella biblioteca principale, il viavai lo avrebbe distratto continuamente, e anche Vyckque avrebbe trovato tutte le scuse per fare altro. Prima del loro arrivo, lo studio consisteva in un paio di sedie, una scrivania e vecchi mobili vuoti, con solo qualche foglio sbiadito e corroso dal tempo. Adesso invece, i monili erano stati riempiti di libri e sulla scrivania erano sparsi molti fogli, scarabocchiati con uno stentato tentativo di ricopiatura delle rune infernali, con accanto un elegante scrittura elfica che ne spiegava il significato. L'Arcidiavolo gli aveva detto che possedeva numerosi libri in elfico, ma per il momento Talys doveva imparare la loro lingua, poi avrebbe anche potuto leggerli; la priorità ora che era diventato uno di loro, era apprendere l'infernale. Vyckque osservava divertito i goffi tentativi dell'elfo di riprodurre le loro rune, ma quando lo vedeva riportare il significato in elfico rimaneva a bocca aperta.
    «Vuoi provare a scrivere qualcosa in elfico? » il diavolo annuì timidamente e prese in mano il sottile legnetto appuntito che fungeva da penna, così Talys gli diede alcune lettere da ricopiare. I tentativi del diavolo nel ricopiare l'elfico furono, se possibile, più disastrosi di quelli dell'elfo: ma Talys non rise di quegli scarabocchi disordinati.
    Durante gli esercizi di scrittura l'elfo teneva l'orecchino; era durante i momenti di pronuncia che doveva toglierselo. Vyckque era costretto a fargli ripetere più e più volte la stessa parola o frase, finché non la pronunciava in modo quasi decente, e tra una tentativo e l'altro il diavolo lo sentì imprecare più volte in elfico ogni volta ne era quasi stordito. Aveva un modo di parlare strano e anche in quel frangente, Talys si offrì di insegnargli alcune parole; la voce dura del diavolo, provocò uno strano suono stridente che fece rotolare sul tavolo Ysrr.
    «Di al tuo amico di smettere di “ridere”!» Talys si infilò l’orecchino per cercare di capire meglio; anche aveva intuito cosa gli avesse chiesto, o meglio ordinato. «Ho detto: fai smettere a quel coso di ridere!»
    «Non è in mio potere. E poi non mi sembra molto fastidioso.» Ysrr sibilava ancora più compiaciuto per aver scatenato l’irritabilità del diavolo. La lezione proseguì in un clima più pesante del solito a causa dell’ilarità dell’Irght'nal'eyd, fortunatamente Talys venne salvato dall’ingresso di un diavolo che cercava Vyckque, e che sembrava anche molto nervoso, quasi sconvolto.
    «Mio signore, suo padre desidera parlarle.» il diavolo scattò in piedi e si allontanò di tutta fretta, lasciando Talys da solo nello studio insieme a Ysrr, che continuava a rotolarsi sul tavolo. Rimase nello studio per alcuni minuti, poi decise di andare a trovare Radimaar; magari lui gli avrebbe chiarito alcuni dubbi.

    ***


    «Lo abbiamo già fatto questo discorso Erran, non ho intenzione di andarmene da Hadramarrias per unirmi ai Darphyrer.»
    «Maledizione Maar! Io non posso lasciare Sayuragath.»
    «Lo so, e non è mai stata mia intenzione farti una proposta simile.» il sacerdote continuava a sorseggiare l'infuso dalla sua tazza bordeaux, così simile al colore dei capelli del Danarm dei Darphyrer, che ora camminava avanti e indietro per la stanza del tempio. La coda di Erran ondeggiava frustrata, mentre Radimaar sembrava impassibile.
    «Perché sei così ostinato?!»
    «Perché questo è il mio clan e qui c'è il mio Arcidiavolo, non riuscirei mai a sopportare per più di alcuni giorni Sayuragath, e lui difficilmente sopporterebbe me.»
    «Questo non è vero!» Radimaar lo guardò dal basso, sogghignando divertito, ed Erran arrossì «Forse... bisogna solo imparare a comprenderlo.»
    «Non sto dicendo che sia un pessimo Arcidiavolo, ci mancherebbe; ma dubito che saremmo compatibili. Io ormai sono abituato ai modi di Zaymesyath, che sono l'esatto opposto di quelli di Sayuragath. Senza contare il piccolo elfo: non ho alcuna intenzione di andarmene proprio adesso.» il Danarm s'irrigidì, e i suoi occhi nocciola leggermente ramati si ridussero a due fessure, l'altro furioso.
    «C... che cosa significa questo?!»
    «Nulla di ciò che hai appena immaginato Erran!» il sacerdote scoppiò in una fragorosa risata, mentre l'altro diavolo lo guardava offeso. «Quando fai così sembri un bambino, perché pensi subito a questo tipo di cose?»
    «Perché hai detto che è ha causa sua che non vuoi spostarti!»
    «No, io ho detto che non voglio cambiare clan a causa del tuo Arcidiavolo estremista, ed ora che è arrivato Talys, sono curioso di vedere come si evolverà la situazione. Non t'immagini nemmeno cosa sia successo durante la cerimonia.» Erran colpì il muro con un pugno e la parete si crepò, avvallandosi la dove era stata colpita direttamente dalla sua mano. Radimaar sembrava molto divertito dalla reazione eccessiva del suo ospite.
    «Dev'esserci qualcosa nel sangue dei Darphyrer che li rende così irascibili, e pensare che io ho sempre creduto che per usare un'arma con perizia, bisognasse mantenere sempre la calma. Come Talys, che è riuscito a sconfiggere il vostro sicario disarmato.» Erran ringhiò leggermente, anche se era abituato alle provocazioni del sacerdote, questa volta faticava a mantenere il controllo.
    «Perché mi provochi in questo modo Maar?»
    «Perché è divertente vedere le tue reazioni.» Radimaar si alzò, avvicinandosi di alcuni passi al Danarm. «Sei sempre stato .... passionale. Sono così tutti i Darphyrer?» il sacerdote gli accarezzò il viso, ma fece appena in tempo a sfiorarlo, prima che Erran gli afferrasse la mano portandosi le dita sulle labbra.
    «Non lo so, non mi è mai interessato scoprirlo.» la sua voce era poco più di un sussurro a malapena udibile. Radimaar si protese verso di lui, scostando le dita dalle sue labbra e baciandolo. Erran lo abbracciò stringendolo a se, la sua coda rossa andò a cercare quella dorata dell'altro, che si fece trovare subito intrecciandosi ad essa. Il Danarm fece scendere le sue mani lungo la schiena del compagno, arrivando fino al fondo schiena e sollevandolo per portarlo alla sua altezza; Radimaar avvolse le gambe attorno al corpo dell'altro, strusciandosi contro di lui percependo così la sua erezione.
    «Radimaar, posso disturbarti?» la porta si aprì lentamente e Talys fece irruzione nella stanza. Quando vide la scena che si presentò davanti a lui, l'elfo si voltò, trovando improvvisamente molto interessanti le pareti del corridoio. «Scusate l'intrusione, vado via subito.» Talys aveva già percorso alcuni metri, quando si sentì chiamare da Radimaar.
    «Torna indietro, ti offro un infuso di Shazat.»
    «Non sono di troppo?» il sacerdote sorrise e scosse la testa, lo invitò ad entrare tenendo la porta aperta.
    Quando Talys varcò la soglia, vide un diavolo con i capelli rosso scuro che lo osservava furioso, con le braccia incrociate.
    «Talys posso presentarti Erran, il Danarm dei Darphyrer? Erran non credo che ti servano spiegazioni su chi sia lui.»
    «No.» la sua non fu una risposta, ma un ringhio gutturale.
    «Chiedo scusa per l'intrusione; quando Vyckque ha saputo che suo padre era arrivato si è precipitato nella sala in cui era sicuro di trovarlo, e io invece ho pensato di venirti a trovare per fare due chiacchiere... non avevo idea... non volevo interrompere.»
    «Non hai interrotto nulla» Erran non la pensava nello stesso modo e ringhiò per la seconda volta, poi mise mano sulle due spade che portava intrecciate sulla schiena, e le sfoderò non allontanando lo sguardo dall'elfo. Talys indietreggiò spaventato, pensando che doveva avergli arrecato un offesa veramente terribile.
    «No, aspetta mi dispiace avervi disturbato. Non lo sapevo!» Erran stava per scattare, quando la coda di Radimaar andò ad intrecciarsi alla sua, bloccandolo.
    «Che intenzioni hai? Sei forse impazzito?!»
    «Ma hai visto cos'ha sulla testa quell'essere?!» Radimaar gli diede una piccola sberla sulla nuca, paralizzandolo dalla sorpresa.
    «Non ci posso credere. Vuoi dire che non hai sentito le voci che girano sul conto di Talys e del'Irght'nal'eyd?»
    «Non è mia abitudine prestare attenzione ai pettegolezzi.» Erran sembrava molto nervoso.
    «Talys puoi mostrargli Ysrr?» l'elfo osservò prima il sacerdote poi il Danarm, non era molto convinto, ma si fidava di Radimaar. Portò una mano alla spalla e Ysrr gli saltò delicatamente sopra, avvolgendogli la coda attorno al polso e strusciando il muso contro la sua tempia destra. Erran rimase a bocca aperta.
    «Che scherzo è mai questo?!»
    «Nessuno scherzo, dev'essere merito del sangue misto del nostro nuovo fratello.»
    «Non è un diavolo Maar, non chiamarlo fratello.»
    «Darphyrer estremista. Siediti Talys, non stare sulla soglia; Erran non ti attaccherà.» Talys guardava prima il Danarm poi il tavolino dove erano posizionati una teiera e due tazze, molto imbarazzato per l'intrusione. «Erran per favore prendi un'altra tazza dal mobile alla tua destra. Avanti Talys, vieni qui e smettila si stare sulla soglia.» l'elfo lanciò un'occhiata al Danarm, che sbuffando si era diretto verso il mobile che gli era stato indicato dal sacerdote, e stava già tirando fuori una tazza. Ysrr aveva abbandonato la mano di Talys, e si era arrampicato sulla sua testa sfruttando il braccio. Radimaar riempì la tazza con un po' del liquido contenuto nella teiera, e poi la riempì nuovamente con acqua e erbe, posizionandola un’altra volta sul piccolo braciere magico al centro del tavolo.
    Rimasero in silenzio per alcuni minuti, poi la voce gelida di Erran tornò a farsi sentire.
    «Quindi saresti un sangue misto.» l'elfo annuì «Questa cosa mi piace ancora meno, non abbiamo mai avuto fortuna con gli ibridi.»
    «Non capisco.»
    «I sangue misto creano problemi. Sono pericolosi.»
    «Non dire stupidaggini.» Erran sembrava sempre più furioso, irritato dalla calma del sacerdote.
    «Maar tu lo dovresti sapere meglio di chiunque altro! Come puoi essere così tranquillo alla presenza di uno straniero, che per di più gira con in testa un Irght'nal'eyd?!»
    «Lui non ha sangue demoniaco nelle vene, non ha nulla a che vedere con questo mondo. Lui non è Ysyannos.» il Danarm non sembrava pensarlo allo stesso modo, ma rimase in silenzio sorseggiando l'infuso e lanciando occhiatacce a Ysrr, che si burlava del suo odio nei suoi confronti.
    «Chi sarebbe Ysyannos?»
    «Era un sangue misto, metà diavolo e metà demone, sua madre fu stuprata da un Lord. Durante una battaglia fu fatta prigioniera, ma riuscì a fuggire dopo alcuni giorni. Ysyannos era sia un maestro dell' l'Irt Draupour Sîng Viînd, che un arcanista, questo probabilmente a causa del suo sangue misto; solitamente gli incroci sono molto più resistenti. Il sangue nuovo li rende più forti.»
    «Che cosa gli è successo?»
    «È stato bandito, fu Zaymesyath ad emettere la sentenza molto tempo addietro.» Talys ascoltava molto interessato, sorseggiando con calma l’infuso tiepido.
    «Che cosa aveva fatto per meritarsi un trattamento simile?» Radimaar si alzò e iniziò a slacciarsi i bottoni della sua tunica, scoprendo il torace e mostrando un enorme ustione che gliene ricopriva una buona parte. Talys poté vedere il Danarm guardare con bramosia il suo torace, prima di abbassare lo sguardo imbarazzato e tornare a concentrarsi sulla tazza.
    «Ysyannos, faceva esperimenti fondendo l'Irt Draupour Sîng Viînd alle tecniche arcane. Faceva esperimenti su esseri viventi cambiandone drasticamente l'aspetto. Come potrei spiegartelo ... Mutava le creature in piante o ne fondeva due per crearne una terza, che non aveva nulla a che fare con le precedenti. Fui io a scoprirlo; eravamo amici, o almeno lo credevo. Andai a cercarlo nel suo laboratorio, ma non c'era ed entrai comunque. Lui arrivò poco dopo, provai a parlarci, ma era talmente furioso che non mi lasciò emettere un alcun suono, disse che mi avrebbe usato per elevare la sua arte ad un nuovo livello. Fu la prima volta che utilizzai la mia arte per legittima difesa: mentre lui feriva me, io ferivo lui. Riuscì a liberarmi dalla sua morsa per miracolo, e uscendo venni soccorso immediatamente dalle guardie che pattugliavano l'accademia. Sono stato io la causa della sua rovina. Fu catturato, non con poca difficoltà, ferendo numerosi diavoli ed in seguito portato davanti al consiglio. Zaymesyath stabilì la sua sorte nonostante non appartenesse agli Hadramarrias, gli fu asportato il simbolo del suo clan, quello dei Voressadity, e di quelli presso cui aveva studiato, poi fu cacciato dagli Ac'Hadurta. Tutti i diavoli conoscono questa storia.» mentre parlava il sacerdote si era rivestito, ed era tornato a inginocchiarsi presso il tavolo. Tese un braccio per afferrare la teiera, e riempire la sua tazza e quella dei due ospiti.
    «Come l'ha presa la sua famiglia?»
    «Ysyannos non aveva una famiglia. La madre aveva un compagno, quindi fino alla fine aveva pensato, o sperato, che fosse suo figlio; ma quando nacque e si accorse che era un demone si uccise. Ysyannos era strano, nonostante avesse una lunga coda nera i suoi tratti erano quelli di un demone: i capelli erano di un rosso molto scuro, praticamente nero; mentre gli occhi dello stesso colore della cenere intrisa di sangue. Non erano i nostri colori, e poi crescendo la sua fame di carne e sangue crebbe. Non so cosa gli sia successo dopo aver abbandonato queste montagne, ma era un tipo molto abile; immagino sia diventato un Lord.»
    «Starà tramando alle nostre spalle, come faceva mentre era tra noi.»
    «Non tramava, lui si limitava a fare esperimenti, anche se aveva infranto molte delle nostre regole, lui si limitava solamente a percorrere nuove strade. Con questo non lo voglio difendere.» Radimaar si affrettò a spiegarsi, notando l'espressione sconvolta del Danarm. «Voglio solo dire che cercava di spingere la sua conoscenza oltre i limiti, non tramava.»
    «Ti ha quasi ucciso.»
    «Perché ha avuto paura, sapeva che quello che faceva andava contro la morale comune, ed è stato preso dal panico. Ha capito che era perduto e ha cercato di difendersi, eliminando l'unico testimone della sua opera. Solo che ha fallito e ne ha pagato le conseguenze.» Talys ripensò a come era stato curato da Mosworvor, e chiese perché non aveva fatto altrettanto con le sue.
    «Non è possibile curare questo tipo di ferite, sono state inflitte con l'Irt Draupour Sîng Viînd. Ysyannos aveva raggiunto un livello di conoscenza di quest'arte superiore ad ogni altro diavolo, infrangendo tutti i nostri dogmi. Queste cicatrici me le dovrò tenere a vita, ma per me non è un problema»
    «Di quanti anni fa stiamo parlando? » Radimaar rise, poi soppesò con lo sguardo il giovane elfo che sedeva di fronte a lui; nonostante Talys avesse visto molte cose che lo avevano fatto crescere in fretta, restava comunque un bambino. Non doveva essere molto più giovane di Vyckque. Paragonato a loro era un bambino, un lattante forse: e cosa poteva essere in confronto a Zaymesyath, visto che erano loro ad essere lattanti se paragonati a lui? Il sacerdote sospirò e scosse la testa.
    «Molti di più di quanto tu possa immaginare. Parliamo dell'ordine dei millenni Talys. Tu quanti cicli hai visto? » l'elfo sgranò gli occhi incredulo, nel suo mondo la gente non vivere millenni, secoli forse se erano fortunati, ma non tutte le razze: forse erano gli arcanisti e i chierici, quelli che potevano raggiungere età simili, ma non lui.
    «Io ho visto circa 120 inverni.» Erran si strozzò con l'infuso, che stava bevendo in silenzio ascoltando irritato il dialogo tra i due.
    «Ma per tutte le tenebre di Enmor-ath! Sei un bambino! Zaymesyath ha fatto diventare Yrrioth un bambino?!» era sconvolto.
    «Calmati Erran, tu ragioni pensando a lui come a un diavolo, ma Talys appartiene a una razza diversa, a un mondo diverso: con altre regole e altri cicli. Come ti vede il tuo popolo? Come un adulto?»
    «Secondo il calendario dei Silvani sono un adulto, ma secondo gli elfi dell'Ombra non saprei.» Talys omise che secondo il calendario del suo popolo, in verità poteva essere considerato a mala pena un adulto.
    «Ma tu sei cresciuto combattendo.»
    «Sì, sono andato via dal bosco di Erial-Nár che ero molto giovane. Ho vissuto come mercenario e cacciatore di taglie, ho viaggiato molto attraversando paesi, continenti ed oceani. Non mi sono mai fermato molto in un posto.»
    «Qui dovrai fermarti, anche se potrai viaggiare tra i clan. Sono sicuro che quando avrai preso dimestichezza con la nostra lingua e le nostre usanze, Zaymesyath ti manderà a visitare tutti i clan. Parlami un po' della tua razza, è molto longeva?»
    «Dipende dal popolo e dalla fortuna: chi combatte ovviamente ha più probabilità di morire di uno che passa tutto il suo tempo a studiare. In tutta sincerità, non mi sono mai domandato quanto potrebbe essere lunga la mia vita, ho sempre vissuto giorno per giorno, non facendo mai progetti a lunga scadenza.» Radimaar rise, l’elfo gli piaceva, aveva un carattere strano e ne era affascinato; doveva ancora riuscire ad inquadrarlo bene. Restarono in silenzio a sorseggiare l’infuso, poi anche quando la seconda teiera fu finita, tutti e tre si alzarono e si diressero verso il palazzo: sperando che Sayuragath fosse di buon umore.
     
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

    Group
    Wahlker
    Posts
    12,484
    Reputation
    +2
    Location
    Dalla camera da letto di Xewon *ççç*

    Status
    Offline
    aaaaaaaaaaaaaaaaaaah ma che sorpresa!!! il nostro sacerdote ha qualcuno che ama!!! :bav: interessante!! :fufu:
    grazie del cap!!! speravo tanto che aggiornassi oggi :lov:
    sempre più curiosa di scoprire chi è questo Rowamorlusa e che ruolo avrà :yo:
    in attesa del prossimo cap...ciao e grazie!!!! : hug:
     
    .
  9. nelith
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Già...Radimaar ha un partner dopotutto (me lo aveva tenuto nascosto <_<)
    Rowamorlusa è peggio del prezzemolo...è ovunque!! :fear: (nella mia testa)
    Ecco un altro capitolo delirante...spero vi piaccia :tau:

    Capitolo XIV
    Darphyrer



    Il viaggio nella città verso il palazzo di Zaymesyath, fu fatto nel più assoluto silenzio; il diavolo con i capelli rossi era furioso, e il suo cattivo umore si percepiva distintamente non solo attraverso il suo sguardo truce, che si poteva intravedere quando si voltava verso l'elfo, ma dalla sua intera persona. Talys camminava alle sue spalle, affiancato dal sacerdote che sorrideva divertito da quella atmosfera pesante: come e ci fosse abituato e sapesse che non c'era nulla da temere.
    «Non ti preoccupare Talys, i Darphyrer sono famosi per il loro pessimo carattere; tu dovresti saperlo bene, dati i tuoi rapporti con uno dei loro principi.» Erran sibilò qualcosa d'incomprensibile, ma non si voltò.
    Quando arrivarono al palazzo trovarono ad accogliergli i due Arcidiavoli, di cui uno sembrava furioso, Vyckque e Kyrarsil. Il Danarm dei Darphyrer, notando lo sguardo del suo signore si mosse rapidamente per capire cosa fosse successo; ma Sayuragath non lo degnò di uno sguardo, fissava invece l'elfo cercando di scorgere qualcosa. Talys comprese immediatamente.
    «Tutti vogliono vederti Ysrr, devono reputarti molto affascinante.» il rettile sibilò divertito, mentre si arrampicava sulla sua testa per esibirsi al meglio; una volta in cima si sedette comodamente arrotolando la coda attorno a lui, fissando l'Arcidiavolo con i suoi penetranti occhi grigi,emettendo poi un lungo suono acuto. Era impressionante come un esserino così piccolo, potesse emettere un suono simile ad una creatura grande alcune decine di volte più di lui. Sayuragath ed Erran arretrarono simultaneamente, ma il Danarm si posizionò davanti al suo signore, sfoderando le spade. Quando Ysrr vide il gesto, rise compiaciuto di se stesso, e ridiscese tra i capelli verde scuro di Talys, celandosi ai diavoli. Sayuragath lo guardò con un misto di disgusto e rabbia: Mosworvor glielo aveva anticipato, ma vederlo di persona era diverso.
    «E tu Zaymesyath vuoi tenerti una simile creatura dentro la città?!» l'Arcidiavolo era incredulo.
    «Ysrr non farà del male a nessuno, sempre che qualcuno non voglia provare ad avvicinarsi troppo. Se lo si lascerà stare, non creerà problemi.» quando Sayuragath sentì la voce del capo clan degli Hadramarrias non si sorprese molto, probabilmente era da quando era giunto alla città che ci parlava; ma lo stesso non si poteva dire di Erran, che spalancò gli occhi sentendo la sua voce dietro di lui e si chinò rispettosamente.
    «Non sto parlando dell'Irght'nal'eyd! Ma di quella cosa!» puntò il dito contro Talys in preda alla collera. «Quale essere può ammaestrare in questo modo una di quelle creature? Neppure i demoni ci riescono! Credi forse che non nasconda qualcosa?! »
    «Tutti nascondiamo qualcosa Sayura » Zaymesyath tese la mano e fischiò. Ysrr sbucò accanto alla guancia destra dell'elfo, gliela leccò prima di spiccare il volo, andando a posarsi sulla mano tesa dell'Arcidiavolo, che lo accarezzò con dolcezza. Ysrr non era molto a suo agio, sembrava teso; ma si lasciò toccare. «Torna dal tuo amico.» l'Irght'nal'eyd non se lo fece ripetere due volte: spiccò il volo e tornò da Talys. «Entriamo, è ora di cena.» Kyrarsil precedette il suo signore all'interno del palazzo, aprendogli la porta; ed insieme sparirono al suo interno. L'elfo li fissò in silenzio, grattandosi la testa perplesso.
    «È così impressionante sentire Zaymesyath parlare?» Vyckque lo guardava indignato, sapeva bene che suo padre non avrebbe gradito una simile insolenza.
    «Lui difficilmente parla. La voce di Zaymesyath si sentiva solo attraverso Kyrarsil, oppure in occasioni di grande importanza. La cosa ti crea qualche problema?»
    «Assolutamente nessuno; sono solo sorpreso. Da quello che ho visto gli altri Arcidiavoli parlano senza difficoltà. Perché anche lui non dovrebbe?»
    «Lui non è un semplice Arcidiavolo.» Vyckque parlava a denti stretti, trattenendo a stento la rabbia e la paura di una possibile reazione di suo padre.
    «Scusa ma cosa sarebbe?» fu Sayuragath a rispondere, con una voce talmente gelida che se avesse potuto uccidere, avrebbe congelato l'elfo all'istante.
    «Un Dio.» i tre Darphyrer si affrettarono a seguire Zaymesyath, lasciando Talys e il sacerdote da soli all'ingresso.
    «Ho parlato troppo.» l'elfo non prese alla lettera le parole di Sayuragath, aveva capito che i diavoli avevano un'altissima considerazione dell'Arcidiavolo, quindi esageravano nel definirlo tale.
    «Non hai parlato troppo, hai solo chiesto alle persone sbagliate. I Darphyrer sono famosi non solo per la loro abilità con le lame, ma anche per il loro pessimo carattere.» l'elfo sollevò gli occhi verso il soffitto della caverna, osservando i cristalli che si erano ormai tinti di rosso.
    «Bel compagno che ti sei scelto.» Radimaar sorrise divertito.
    «Non è il mio compagno.» Talys si voltò verso di lui, guardandolo perplesso.
    «Credevo... »
    «No.» il sacerdote scosse la testa tristemente. «Non siamo mai diventati compagni. Io non abbandonerei mai il mio clan per il suo, e lui ovviamente non può abbandonare il suo per il mio. Ma questo non è il posto più adatto per parlarne. Vieni Talys, o rischiamo di arrivare tardi, e i Darphyrer potrebbero pensare male.»
    «Quelli se la prendono male per qualsiasi cosa.» Radimaar entrò sorridendo nell'esatto momento in cui una pattuglia di Yrrioth svoltava per pattugliare l'esterno del palazzo. Talys rimase fuori per qualche tempo, accarezzando distrattamente Ysrr. «Tu hai capito qualcosa di quanto è successo?» sibilò come se volesse dire che non lo interessava. «Sei fortunato, io invece mi devo integrare, e non ho ancora capito come fare.» sospirò rassegnato e si avviò verso il palazzo. «Sai Ysrr, io ho sempre avuto difficoltà a relazionarmi con i "potenti"; dicono che sono troppo insolente e che non ho il minimo senso dell'etichetta.» il rettile rise e lo stesso fece anche l'elfo. Le ultime parole che pronunciò, furono poco più di un sussurro che solo Ysrr riuscì a sentire. «Non me ne è mai fregato un cazzo dell'etichetta. Manichini impagliati che non sono altro.»
    Quando entrò nella sala da pranzo, fu preceduto dal sibilo stridente e divertito dell'Irght'nal'eyd, che saltellava felice sulla sua testa. Sayuragath e il suo Danarm osservavano ammutoliti la scena, mentre gli altri presenti, Zaymesyath a parte, si limitavano a guardarli perplessi.
    Talys s'inchinò scusandosi per il ritardo e prese posto, mentre Ysrr saltava su una spalla per poi tornare sulla sua testa e scendere sull'altra. Non la smetteva di muoversi e sibilare, solo quando l'elfo prese un frutto rotondo dalla forma bombata e lo avvicinò alla creatura, questa si fermò avventandosi su di esso. Il frutto grigio era più grosso di Ysrr, ma lui non si fece intimidire, lo sventrò con coraggio e perizia: senza perdere il più piccolo pezzo di polpa. Talys lo osservava con un gomito appoggiato sul tavolo e la mano a pugno su cui aveva sistemato la testa; lo divertiva sempre guardarlo mangiare, sembrava che lottasse con qualunque cosa. Quando decise di rivolgere la sua attenzione altrove, vide l'abbondante banchetto preparato per la loro cena. Il cibo dei diavoli non era male; nonostante sapesse di poco e avesse quel vago retrogusto di polvere, Talys si stava abituando, anche perché non aveva scelta. La tavola era stata preparata con ogni attenzione, ma Talys capì non era stato fatto per Zaymesyath; lui non aveva mai mostrato simili velleità nei giorni in cui aveva mangiato assieme a lui. La tavola era sempre stata apparecchiata in modo semplice, mentre adesso era imbandita in modo quasi abbagliante.
    I piatti: di quello strano materiale non ancora ben definito, erano bordati in oro e finemente disegnati. Mentre la tovaglia, era fatta di un materiale che ricordava la seta, ed era di una tonalità di rosso tendente all'arancione, ricamata con motivi runici di cui l'elfo non riusciva a scorgere il benché minimo significato o ordine.
    Sopra alla tavola erano stati disposti più vassoi con diverse tipologie di carne. C'era anche una sorta di enorme scarafaggio di oltre trenta centimetri di lunghezza, e largo tra i venti e i venticinque centimetri, rivoltato sullo stomaco e pronto per essere aperto. Alla vista di quell'animale, Talys sbiancò e distolse lo sguardo da quel vassoio, cercando qualcosa di cui non capisse l'esatta provenienza. Attese che i due Arcidiavoli furono serviti, poi poté iniziare a prendere qualcosa anche lui insieme agli altri commensali: optò per quelli che dovevano essere funghi fatti sulla brace e una serie di "verdure" dall'aspetto fuligginoso. Radimaar cercò di essere gentile con lui, offrendogli una delle zampe dello scarafaggio, e per poco non si strozzò.
    «No grazie, preferisco le verdure. Questi sono funghi vero?»
    «Si, ma sei sicuro di non volerlo? È un ottimo piatto; una delle nostre specialità.» l'elfo deglutì cercando di non sembrare troppo disgustato: aveva mangiato molte cose in guerra, ma adesso non ne era costretto per sopravvivere, quindi preferiva fare lo schizzinoso finché poteva permetterselo, senza mancare di rispetto a nessuno.
    «Magari un'altra volta, oggi no.» sentì un debole sghignazzare e Talys pensò che si trattasse si Ysrr che si prendeva gioco di lui; ma l'Irght'nal'eyd era troppo intento a divorare il frutto che gli aveva dato poco prima per curarsi di lui. Alzando lo sguardo, vide che era Zaymesyath a ridacchiare mentre si portava alle labbra una coppa di liquido scuro. -A quello non sfugge mai nulla.-
    Oltre allo scarafaggio, c'erano anche alcuni tipi di pesce che aveva già avuto modo di assaggiare: quindi, una volta finite le verdure passò a quelli. Stava per mangiarne il primo pezzo, quando si sentì trafiggere da uno sguardo di ghiaccio; Ysrr lo fissava, aveva finito il frutto e ora voleva qualcos'altro e aspettava che fosse lui a darglielo. Osservò il cesto da cui aveva preso il primo frutto e ne vide uno violaceo che gli ricordava vagamente una pera. Quando lo afferrò lo senti molle come se all'interno fosse contenuto uno strano liquido: era disgustoso. Provò ad appoggiarlo su un piatto per vedere se al rettile potesse piacere: non fece nemmeno in tempo ad allontanare la mano che Ysrr gli si era già avventato sopra. Quando il rettile squarciò la pelle che lo ricopriva dal suo interno, ne uscì una sostanza gelatinosa e rossiccia dall'odore nauseabondo. Talys si alzò in piedi e si allontanò dal tavolo, coprendosi con una mano naso e bocca; Sayuragath scoppiò a ridere, mentre anche Vyckque si copriva il naso: nemmeno a lui piaceva.
    «Cosa accidenti è quella roba?!»
    «Raifa. Sono frutti particolari: o li si ama o li si odia. Io personalmente li apprezzo, proprio come Ysrr.» Radimaar osservava l'elfo schifato vicino ad una parete della sala. «Immaginavo che avessero un odore che a te non piacesse, solo per questo non te li ho mai offerti quando venivi al tempio a trovarmi.»
    «Quell'odore impiegherà ore a disperdersi.» Vyckque sembrava pensarla esattamente come Talys, infatti anche lui si alzò dal tavolo.
    «Mi dispiace, non sapevo cosa fosse. Altrimenti non glielo avrei mai dato.» l'elfo osservava l'Irght'nal'eyd che aveva buttato la testa dentro il frutto e lo stava divorando dall'interno; poco dopo estrasse la testa ricoperta di polpa rossastra e si voltò verso Talys, sibilando.
    «Te lo puoi scordare! Io quella roba non l'assaggio.» Ysrr sembrò quasi insistere, ma quando l'elfo rifiutò per la terza volta sibilò rassegnato e intristito tornando a concentrarsi sul frutto, mangiandolo molto lentamente. Talys sollevò gli occhi al cielo esasperato. «E va bene! D'accordo! Assaggerò quella roba, ma adesso non fare la vittima.» la coda dell'Irght'nal'eyd iniziò ad ondeggiare felice e si sedette accanto al piatto, invitandolo ad avvicinarsi con rapidi movimenti della testa. L'elfo riprese posto al tavolo sotto lo sguardo attonito della maggior parte dei presenti; come sempre solo Zaymesyath sembrava divertito. Ysrr si muoveva a scatti, cercando di far spostare il frutto verso di lui senza però farne rovesciare il contenuto; Talys avvicinò un dito e lo inserì nello squarcio che avevano aperto gli artigli del rettile, e quando lo estrasse lo ritrovò coperto da quella strana polpa gelatinosa dall'aria poco invitante. Ysrr lo guardava felice, sembrava che dicesse: "Dai! Dai! Assaggia! È buono!" e probabilmente lo diceva veramente, dato che l'elfo sospirava frustrato mentre avvicinava il dito alla bocca. Trattenne il fiato e si portò il dito alle labbra pulendolo.
    L'espressione di Talys mutò come il colore della sua pelle, che da pallida, virò verso il verde; poi accadde qualcosa, il disgusto fece spazio a qualcos'altro. I suoi occhi divennero più foschi, come se ci avessero versato dell'inchiostro. Ysrr saltava sulla tavola emettendo uno strano ululato che non avevano mai sentito, mentre l'altro si era alzato di scatto ed era uscito di corsa dalla stanza. Radimaar stava per seguirlo fuori per accertarsi che stesse bene, ma Zaymesyath lo fermò.
    «Lascialo stare, tornerà tra poco.» non poteva disobbedire, quindi tornò a sedersi.
    I diavoli avevano quasi terminato il loro pasto, quando Talys rientrò nella stanza con un'espressione stremata dipinta sul volto: guardò il suo Arcidiavolo con gli occhi sgranati, ma lui si limitò a sorridere e a indicargli di riprendere posto a tavola e di finire il pasto. Non mangiò molto, ma almeno finì quanto gli era rimasto nel piatto.
    L’elfo era sconvolto e per tutto il resto della cena rimase in silenzio, non allontanando mai lo sguardo dal piatto: a Sayuragath non dispiacque per nulla quell’atteggiamento da debole, e il suo umore migliorò notevolmente.
    «Come ti ho accennato prima Sayura, Talys sarebbe interessato a fare una piccola esplorazione estera. Ho pensato di fargliela fare entro i confini del tuo clan, Vyckque conosce bene quella zona, e se non ci si spinge troppo all'esterno, si corrono rischi relativamente bassi.»
    «Se si attiene alle regole non ho nessun problema ad accoglierlo per qualche ora. Ma non voglio storie: è il mio clan e vigono le mie regole.» l'elfo sollevò gli occhi e incrociò lo sguardo astioso dell'Arcidiavolo.
    «Sarebbero solo poche ore, non invaderebbe la tua città a lungo. La attraverserebbe solo per poi passare all'esterno.» Sayuragath si limitò ad annuire, non aveva mai sentito parlare così tanto il suo signore e ne era comunque scosso, anche se non lo dava a vedere: non voleva irritarlo, quindi dovette accettare e non protestare. «Talys, domani prenderai il portale per Darphyrer, vai nell'armeria e prendi la spada che hai usato contro Kyra. Userai quella per adesso; al tuo ritorno andrai da Rycaluse.» tutti i diavoli sussultarono nell'udire quel nome, ma questa volta invece fu Kyrarsil a sorridere: di quello ne avevano già parlato.
    «Chi sarebbe?»
    «Il mastro fabbro del mio clan, che provvederà a crearti un'arma adatta. Per adesso dovrai accontentarti di quella.» i Darphyrer ritenevano che fosse troppo presto, e soprattutto che Rycaluse creasse armi troppo belle per uno straniero appena diventato un banalissimo Yrrioth, ma nessuno osò dirlo ad alta voce. Invece Radimaar pensò che probabilmente nemmeno il fabbro sarebbe stato molto d'accordo di forgiargli un'arma, anche se a chiederlo sarebbe stato Zaymesyath, non avrebbe dissimulato il dissenso. Probabilmente però l'avrebbe presa come una sfida personale, forgiare qualcosa per uno straniero. Rycaluse era un fabbro particolare, il migliore dei clan: ma non si sapeva mai che comportamento aspettarsi.

    ***


    Il giorno successivo, Talys fu buttato giù dal letto da Vyckque che con poca, nessuna grazia, spalancò la porta della stanza sbraitando che doveva alzarsi e di muoversi. Ne l'elfo ne Ysrr gradirono la sveglia, infatti una volta scesi nella sala principale, il rettile non staccava i gelidi occhi grigi dal diavolo, che cercò di mantenersi il più lontano possibile, rendendosi conto dell'errore.
    Il viaggio attraverso il portale, fu esattamente come i due precedenti che aveva fatto. Una volta arrivato a destinazione, a Talys sembrava di avere lo stomaco al posto del cervello e viceversa. Si stava ancora riprendendo, quando sentì una serie di risatine divertite provenire da attorno a lui: alzando gli occhi, vide molti Yrrioth dei Darphyrer che si prendevano gioco di lui. Li ignorò, non gli interessava quello che pensavano: si alzò barcollando poi ritrovò l'equilibrio. I diavoli furono zittiti dalla comparsa di Ysrr attraverso i capelli dell'elfo; lui non aveva gradito il divertimento dei diavoli e sibilò furioso, facendoli indietreggiare tutti. L'Irght'nal'eyd era di pessimo umore, ma quando fu soddisfatto del panico scatenato, sparì nuovamente tra i capelli di Talys molto più allegro.
    Erano appena usciti dalla stanza, quando una ragazza si fece strada urlando tra le guardie. Arrivò in una nuvola vaporosa dorata, travolgendo Talys e mandandolo contro una parete del corridoio.
    «Vy!» saltò letteralmente addosso al diavolo, gettandogli le braccia attorno al collo. L'elfo e l'Irght'nal'eyd osservavano attoniti la scena, mentre la ragazza cercava di baciare Vyckque che non sembrava per nulla contento: piuttosto molto contrariato.
    «Quante volte te lo devo ripetere che non voglio che mi salti addosso?!» mentre cercava di sciogliere l'abbraccio in cui era stato avvinghiato, Vyckque vide l'elfo appoggiato alla parete con le braccia incrociate, che lo osservava sorridente. Il diavolo arrossì di colpo e saltò via dalle braccia della ragazza che non avendo più il sostegno del suo corpo, cadde a terra. «Non devi toccarmi in quel modo! Non ne hai alcun diritto.» passò accanto a Talys per condurlo attraverso il palazzo. «Seguimi senza dire una parola.» l'elfo faceva fatica a trattenere una risata, e rispose sarcasticamente con un sussurro.
    «Come il mio signore desidera.» vide le orecchie del diavolo tingersi di rosso attraverso i capelli azzurri.
    «Vy! Dove stai andando?» la ragazza era nuovamente in piedi e si era avvinghiata al braccio destro del diavolo allontanando Talys.
    «Devo andare a Ess-hat. E smettila di toccarmi! Sai bene che non lo sopporto!»
    «Ma Vy ...»
    «Niente Vy! Allontanati subito!» il diavolo sentì Ysrr che sibilava, si stava prendendo gioco di lui. La ragazza si voltò verso Talys, non capendo cosa fosse quel suono: e finalmente l'elfo riuscì a vederla in faccia. Aveva lunghi capelli dorati leggermente mossi e occhi dello stesso colore, era piuttosto minuta e non molto alta. Indossava un lungo e vaporoso abito azzurro, con alcuni ricami violetti che ricordavano dei fiori. L'elfo ripensò a una cerimonia a cui aveva assistito qualche anno prima dello scoppio della guerra, quando era ancora un mercenario ed era stato assoldato da un nobile come guardia del corpo: gli ricordò lo sfarzo esagerato di quella festa nobiliare e la trovò immediatamente irritante. La ragazza lo osservava dall'alto in basso, nonostante lui fosse più alto di lei: era disgustata.
    «Cos'è quest'essere Vy?»
    «Lui è Talys, è uno Yrrioth degli Hadramarrias.» la ragazza iniziò a ridere coprendosi con una mano la bocca, mente con l'altra stringeva con maggior vigore il braccio del diavolo. La coda dorata di lei cercava di intercettare quella azzurra di Vyckque che però rimaneva strettamente arrotolata alla gamba sinistra del suo proprietario.
    «Quindi sarebbe quello lo straniero? Oh dei, è orribile! Veramente disgustoso.» Talys inarcò un sopracciglio.
    «Dannazione Aryness taci!»
    «Perché? È la verità.» il suo tono era talmente irritante che Talys avrebbe voluto prenderla a sberle, ed era più che convinto di non essere il solo.
    «Perdonala Talys, è abituata a dar fiato alla bocca senza pensare.»
    «Si vede che può permetterselo.» gli occhi dell'elfo erano diventati più scuri, la tracotanza dei nobili l'aveva sempre irritato.
    «Ah ma capisce? Non credevo. Pensavo che esseri simili fossero come animali.» la voce squillante della ragazza era divertita, per nulla preoccupata per aver offeso l'elfo. «Perché l'hai portato qui Vy?»
    «Non chiamarmi Vy! Sono venuto qui per portare Talys ad Ess-hat.»
    «Vuoi abbandonarlo lì e farlo morire all'esterno, dandolo in pasto ai demoni?» Vyckque avvampò nuovamente, ma questa volta non era solo per l'imbarazzo, era furioso.
    «Per gli dei Aryness taci! Non hai nulla di meglio da fare che restare qui a dire stupidaggini?»
    «No, sono così felice che tu sia tornato Vy!»
    «Non sono tornato! Sono qui solo per accompagnarlo fuori, questa notte tornerò ad Hadramarrias.» con quell'ultima parola sciolse l'abbraccio e si allontanò in fretta. «Muoviti Talys, non abbiamo tutto il giorno.» mentre le passava accanto l'elfo le sorrise, ma fu un sorriso tutt'altro che amichevole.
    Aryness rimase ammutolita nel corridoio, era raro che qualcuno riuscisse a zittirla.
    Durante il percorso attraverso il palazzo e successivamente verso l'uscita nord della città, Vyckque non proferì parola e Talys non provò nemmeno ad intavolare una discussione, si limitava ad osservare in silenzio la città. La struttura era simile alle altre due che aveva visto, ma questa sembrava più fredda, più militare. Le pattuglie di Yrrioth che giravano per la città incutevano un certo timore; gli Yrrioth di Zaymesyath incutevano rispetto, questi sembravano assassini.
    Appena iniziarono a camminare nella galleria, entrambi indossarono le maschere per non avvelenarsi con l'aria esterna. Durante il tragitto, che non durò più di un paio d'ore, non incontrarono alcun tipo di creatura, solo guardie: dopotutto se la città era così vicina all'esterno, i rischi di incursioni demoniache dovevano essere elevati.
    Talys capì che erano ormai vicini all'esterno, quando sentì un vento fresco sfiorargli la pelle. L'uscita era costituita da un lungo e stretto cunicolo che dovettero percorrere strisciando; l'unico che fece il viaggio in tutta comodità fu Ysrr, anche se in un paio di occasioni fu costretto a spostarsi per non venire colpito da sporgenze rocciose.
    L'elfo pensava di sentirsi meglio una volta uscito: che nonostante il cielo plumbeo, quella sensazione di soffocamento che aveva provato durante il suo viaggio a Radok-skel venisse cancellata. La prima cosa che fece una volta all'esterno, fu inspirare profondamente e fu l'idea peggiore che potesse avere.
    L'aria, nonostante la maschera, aveva un odore terribile: un misto di carne decomposta, foglie marce e muffa, con qualcosa in più di indefinibile, Talys non aveva mai sentito nulla di così nauseante. Attorno a loro non c'era nulla, se non la nuda roccia grigia cosparsa di aloni sia più chiari che più scuri: potevano essere una qualche strana forma di vegetazione, ma anche tracce di sangue data l'enorme quantità di ossa e carcasse che si trovavano a pochi metri da loro. Enormi animali dalle ossa spolpate restavano a monito dell'ingresso, come un macabro avvertimento per coloro che volevano avvicinarsi troppo. Alcuni cadaveri umanoidi erano più freschi rispetto agli altri: molti di essi erano divorati da piccole creature che si muovevano sotto la loro pelle sbucando verso l'esterno dalle ferite, dagli occhi e dalla bocca. Il rumore umido che producevano mentre si cibavano di quei corpi era raccapricciante: nell'assoluto silenzio delle montagne, riecheggiava tra le pareti rocciose aumentando l'intensità del suono. Quando Talys si voltò per cercare di allontanare lo sguardo dal ripugnante banchetto, vide la sua guide osservare con soddisfazione quel cimitero in decomposizione. L'elfo aveva visto molti campi di battaglia, molti morti, ma in quel luogo c'era qualcosa di diverso.
    «Chi sono questi?»
    «Demoni che si sono avvicinati troppo ai nostri confini. È successo qualche giorno prima del tuo arrivo.» indicò una zona a sud «Là c'è il territorio di Bremorlos, mentre spostato più a est quello di Banatrane. Sono due Lord che confinano con noi e con i Belmorra. I nostri due clan sono gli unici ad avere un confine diretto con territori demoniaci.» camminò in mezzo al massacro calciando una testa recisa. «Da queste parti le incursioni non sono rare, di solito non riescono ad avvicinarsi al nostro territorio. Questi li abbiamo portati qui noi, lo scontro si è tenuto molto più a sud.»
    «Li avete trasportati voi qui?»
    «Certamente. Sono trofei.» Talys aveva visto molti guerrieri prendersi delle parti del corpo dei propri avversari sconfitti: occhi, orecchie, dita, lingua e tutto quello che poteva essere asportato con facilità. Aveva visto guerrieri che correvano in carica in battaglia, portandosi al collo collane fatte di orecchie e corna demoniache, probabilmente pensavano che in quel modo si sarebbero spaventati, ma ai demoni non importava nulla dei proprio compagni. C'era una sola persona che riusciva a spaventarli con la sua semplice presenza, e non portava addosso trofei di alcun tipo: solo una spada e un anello con un drago. Il suo arrivo non spaventava solo i demoni, ma anche quelli che combattevano al suo fianco. Talys sospirò, avrebbe voluto parlarci una seconda volta. Sentì Vyckque che si spostava e si affrettò a seguirlo.
    Camminarono per qualche minuto per allontanarsi dal cimitero, poi si sedettero su una piccola sporgenza rocciosa che dava su un precipizio e si misero a fissare il vuoto. Sotto di loro la nebbia stava salendo, illuminata dalla tenue luce crepuscolare; era quel tipo di luce che Talys era stato solito vedere nelle fredde mattine di tardo autunno, ma ormai doveva essere quasi l'ora del pranzo e la luce era sempre uguale. All'interno delle città dei diavoli c'era più luce, e se si pensava che fossero state costruite nel ventre delle montagne, la cosa risultava molto strana.
    L'elfo non aveva ancora osato guardare verso l'alto, aveva paura di quello che poteva vedere, di quello che avrebbe potuto provare: sentiva come una presenza opprimente sopra la sua testa, come se qualcosa di pesante stesse per schiacciarlo. Fu il diavolo a distoglierlo dai suoi pensieri, attirando la sua attenzione verso alcuni punti luminosi che si potevano intravedere nella nebbia, molti chilometri più a est.
    «Quelle sono le Tamoran, te ne avevo parlato ricordi?» Talys impiegò un po' a scorgerle, ma non appena le vide le riconobbe immediatamente.
    «Quindi voi le chiamate così.» il diavolo fu sorpreso del fatto che le conoscesse, quindi gli chiese come le chiamassero nel suo mondo. «Ovviamente non c'erano prima dell'arrivo dei demoni, ma la loro energia ha contaminato buona parte della natura, ferendola molto in profondità. Molti animali e piante sono mutate al loro arrivo. Noi le chiamavamo Orchidee, non chiedermi per quale motivo, non ne ho idea: so che per anni le ho sentite chiamare in quel modo. E pensare che non hanno nulla a che vedere con quei fiori.»
    «Sicuro che stiamo parlando delle stesse piante?» Vyckque non sembrava troppo convinto.
    «Tenue languore rosso violaceo, possono spostarsi, anche se lo fanno molto lentamente: afferrano le prede con dei viticci che si trovano sotto le grandi corolle iridescenti. Hanno una specie di nido a cui tornano dopo essere andate a caccia, creato con le ossa delle vittime precedenti. Il loro profumo è ipnotico, ti fa credere cose che in realtà non ci sono e quando ti risvegli dall'inganno, sei già vicino alle loro mostruose fauci che si stanno spalancando per divorarti.» il diavolo lo guardava sorpreso.
    «Te ne hanno parlato con molta cura.»
    «Non me ne hanno parlato, ne ho vista una. Eravamo un piccolo gruppo di venticinque soldati, dovevamo verificare quali fossero le condizioni di un villaggio di cui non si avevano notizie da svariate settimane. Siamo sopravvissuti in tre.»
    «L'avete uccisa?»
    «Io sono riuscito a recidere una corolla, ma no, non l'abbiamo uccisa la prima volta: siamo fuggiti. Quando siamo tornati per fare rapporto, ho accompagnato un gruppo di cinquanta soldati, due arcanisti e quattro chierici per epurare quel villaggio. Quella volta è andata meglio: solo una decina di vittime, ma siamo riusciti ad eliminarla.»
    «Impressionante. Io non ne ho mai vista una.»
    «Non ti sei perso nulla, meglio stargli il più lontano possibile.» ritornò a calare il silenzio, poi Talys non riuscì più a trattenersi. «Senti un po' ma ...quella ragazza?» il diavolo s'irrigidì, e mentre si voltava verso il suo interlocutore vide Ysrr che si spostava per poterlo guardare in faccia. Sospirò profondamente prima di rispondere.
    «Si chiama Aryness, è un'amica d'infanzia.»
    «"Amica"?» sia l'elfo che il rettile stavano sghignazzando, e Vyckque non lo gradì.
    «Si prende troppa confidenza, è irritante. Non credere che a me stia simpatica.»
    «Sembravate ... intimi.» il diavolo si alzò in piedi furente, rosso di collera e d'imbarazzo. Iniziò a sbraitare insultandolo in modi che non riusciva a capire, e che l'orecchino non riusciva a tradurre a causa della velocità con cui parlava. Alla fine della sfuriata, Talys era stordito e di Vyckque non c'era più alcuna traccia.
    -Fantastico! E adesso? Posso tornare all'ingresso senza problemi, ma dopo?- iniziò a spostarsi ritornando sui suoi passi. Si stava lamentando con Ysrr del diavolo e della sua mancanza di autocontrollo, quando si accorse che avrebbe dovuto essere già da molto tempo nei pressi del cimitero, ma non ce ne era alcuna traccia: si era perso. Era finito in un piccolo spiazzo che non aveva mai visto.
    -Merda! Ero sicuro che fosse da questa parte.- guardandosi attorno si accorse che la zona in cui era stato condotto era una specie di labirinto naturale.
    «Maledizione! Dov'è il mio senso dell'orientamento?! Sono un dannato Silvano, cazzo!» Nonostante la frustrazione riusciva a tenere il tono di voce basso, niente di più che un sussurro; Ysrr sibilò vicino al suo orecchio, non sembrava d'accordo con quello che aveva appena detto. «Va bene, sono un mezzo Silvano, ma questo non cambia il fatto che mi dovrei saper orientare senza problemi.»
    Provò a percorrere alcune direzioni, ma si accorse che si stava allontanando sempre di più dal picco da cui era uscito. Stava imprecando tra se, ricordando cos'aveva detto la ragazza con i capelli biondi: " Vuoi abbandonarlo li e farlo morire all'esterno dandolo in pasto ai demoni?" Non pensava che Vyckque potesse fare qualcosa di simile, ma tutto era possibile con quel diavolo. Ysrr lo distolse dai suoi pensieri quando lo senti irrigidirsi sopra la sua testa, la coda aveva smesso di ondeggiare sinuosa ed emetteva un piccolo sibilo. Talys sguainò la spada, e cercò di capire da dove stessero per ricevere una visita. Qualche istante dopo, fece la sua comparsa un'ombra scura tra alcuni picchi, poco più in alto di lui. Fu la prima volta che vide il cielo dopo il suo rovinoso tuffo nel lago. Era grigio scuro e immobile: sembrava morto. Alcune strane creature volavano in ampi cerchi sopra la sua testa. Guardare verso l'alto gli dava il voltastomaco, e Ysrr gli strattonò delicatamente i capelli per ricordargli che stava arrivando qualcuno. La prima cosa che Talys pensò fu che il diavolo era venuto a cercarlo, quindi attese di sentirsi insultare. Ma qualcosa lo mise sul chi vive: il modo di muoversi dell'ombra non era lo stesso di Vyckque, e il rettile, per quanto non apprezzasse la sua compagnia, non si era mai comportato così con lui. C'era qualcosa di familiare nel modo di muoversi di quel tizio, qualcosa che non riuscì ad afferrare fino a quando non se lo trovò di fronte.
    «Adrycan?»
    «Ciao Talys.»
     
    .
  10. †Vampire†
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    evviva un nuovo capitolo *.* :chu:


    CITAZIONE
    l'elfo osservava l'Irght'nal'eyd che aveva buttato la testa dentro il frutto e lo stava divorando dall'interno; poco dopo estrasse la testa ricoperta di polpa rossastra e si voltò verso Talys, sibilando.
    «Te lo puoi scordare! Io quella roba non l'assaggio.» Ysrr sembrò quasi insistere, ma quando l'elfo rifiutò per la terza volta sibilò rassegnato e intristito tornando a concentrarsi sul frutto, mangiandolo molto lentamente. Talys sollevò gli occhi al cielo esasperato. «E va bene! D'accordo! Assaggerò quella roba, ma adesso non fare la vittima.» la coda dell'Irght'nal'eyd iniziò ad ondeggiare felice e si sedette accanto al piatto, invitandolo ad avvicinarsi con rapidi movimenti della testa.

    La "conversazione" tra ysrr e talys mi ha fatta morire dal ridere :ahah:

    Aryness :tch: è insopportabile ...

    Cosa ci fa Adrycan nell'abisso :waa: :wak:

    non puoi lasciarci con il fiato sospeso in questo modo :fear: dov'è il continuoo :fire: xD


     
    .
  11.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

    Group
    Wahlker
    Posts
    12,484
    Reputation
    +2
    Location
    Dalla camera da letto di Xewon *ççç*

    Status
    Offline
    oh no!!! trovare il suo amico nell'abisso???? la cosa mi puzza :fear: e dove cavolo si è cacciato Vyckque??????? :gr:
    ma una cosa non mi spiego...cosa è successo esattamente quando Talys ha assaggiato qul frutto e si è allontanato dal banchetto? :uhm:
    comunque grazie 1000 per l'aggiornamento, lo aspettavo con ansia : hug: : hug:
    ah! un'altra cosa...posso strangolare Aryness? solo un pochino... :motose: :motose:
     
    .
  12. nadine5
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    quoto vampire .il frutto credo che abbia risvegliato il suo lato oscuro e stava per perdere il controllo .ai interrotto nel momento peggiore ,voglio l seguito
     
    .
  13. nelith
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Ragazzuole ma io sono commossa! :gods: tutti gli altri che hanno letto quel pezzo hanno dato per scontato che Talys fosse uscito a vomitare... :fufu: cosa falsa :flop: magari voi scoprirete alanche altri indizi non notati dagli altri :hero:

    Di "conversazioni" tra quei due ce ne saranno molte altre *rotola*
    Aryness..."povera" disgraziata! Cos'ha fatto per meritarsi tutto questo odio? è solo una povera mentecatta :ahah:

    Grazie mille ragazze! :luluv: :luluv: :luluv: sono felice che vi piaccia :lov: il capitolo successivo lo avrete domani :chu:
    (quanto amo queste faccine ahahahah)
     
    .
  14.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

    Group
    Wahlker
    Posts
    12,484
    Reputation
    +2
    Location
    Dalla camera da letto di Xewon *ççç*

    Status
    Offline
    CITAZIONE (nelith @ 6/12/2012, 10:06) 
    Ragazzuole ma io sono commossa! :gods: tutti gli altri che hanno letto quel pezzo hanno dato per scontato che Talys fosse uscito a vomitare... :fufu:

    all'inizio l'avevo pensato anch'io, ma da quello che hai scritto si capiva che c'era qualcosa in più (io credevo che gli avesse dato alla testa tipo afrodisiaco...*pensieri perversi* :mmh: :mmh: )
    colpa della mia parte perversa XD XD

    CITAZIONE (nelith @ 6/12/2012, 10:06) 
    Di "conversazioni" tra quei due ce ne saranno molte altre *rotola*
    Aryness..."povera" disgraziata! Cos'ha fatto per meritarsi tutto questo odio? è solo una povera mentecatta :ahah:

    Grazie mille ragazze! :luluv: :luluv: :luluv: sono felice che vi piaccia :lov: il capitolo successivo lo avrete domani :chu:
    (quanto amo queste faccine ahahahah)

    primo: sono felicissima che ci saranno altre conversazioni del genere, sono divertentissime XD
    secondo: si si si merita anche peggio!!! :tch: definire Talys disgustoso e simile ad un animale... :gr: :fire:
    terzo: evviva un aggiornamento anche domani *saltella felice* :sing:
    grazie non vedo l'ora :chu:
     
    .
  15. nelith
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Eccolo! Come vi avevo promesso :flop:
    Cercate di capire i personaggi...sono due poveri idioti :ahah: :ahah: (mi riverisco a quello che leggerete in questo capitolo)

    Finché ho la mia riserva di capitoli non è un problema mettervene 2 a settimana (non ve ne metto di più perché mi sembra un po' eccessivo)...ma quando sarò in pari dovrete accontentarvi di uno (se la mia ispirazione permane ovviamente)

    Spero vi piaccia : hug:

    Capitolo XV
    Sotto un cielo morto



    Il vento trasportava con se l'odore della polvere, e qualcos'altro di dolciastro e non ben definito. Piccoli mulinelli di detriti si alzavano dal suolo, vorticando per qualche metro per poi disperdersi nuovamente sul terreno; creando una strana sensazione di attesa. Il silenzio di quei luoghi era spezzato solo dai versi gutturali delle creature alate che sorvolavano il cielo sopra le montagne, anche se a Talys sembrava che il martellare frenetico del suo cuore fosse diventato assordante. Molti chilometri più a ovest ,le tenebre stavano diventando più intense e il cielo veniva attraversato da sottili lampi di luce rossa.
    Adrycan rideva felice con una luce folle negli occhi, mentre osservava l'amico in piedi davanti a lui, incredulo.
    «Finalmente ti ho trovato Talys, sono giorni che vago tra queste montagne per cercare un segno del tuo passaggio. Lei me lo aveva detto che eri precipitato in questa zona. Lei non mente mai.» l’elfo fissava sconvolto quell’essere così simile al suo amico, ma non poteva essere lui: non poteva essere veramente qui.
    «Non è possibile! Tu eri a Jerucah!» Adrycan sogghignò, soddisfatto della sorpresa che era riuscito a fargli.
    «Ti ho seguito, non potevo lasciarti precipitare qui da solo.» c'era qualcosa di terribilmente sbagliato in tutto questo, Talys lo sapeva bene. Ricordava le parole di Zaymesyath durante il loro primo incontro: l'aria era velenosa e senza maschera non si sopravviveva. Lui l'aveva sperimentato di persona, sia all'interno delle montagne che fuori, poco prima; ma Adrycan non la portava e poteva esserci solo una ragione per qui quello era possibile. Il mezz'elfo sorrise sfoggiando una serie di denti acuminati che fecero rabbrividire l'altro: gli occhi un tempo nocciola, ora erano diventati rossi e la pupilla si era allungata e assottigliata.
    «Perché hai fatto una cosa simile?»
    «Perché siamo amici.» Adrycan avanzò di un passo e Talys indietreggiò di conseguenza, voleva mantenere le distanze e Ysrr era d'accordo con lui. Appena il nuovo arrivato si era avvicinato, l'Irght'nal'eyd era tornato a nascondersi tra i capelli dell'elfo: non per vigliaccheria o perché era spaventato, ma per tendere un agguato se "quello" si fosse avvicinato troppo.
    «Cosa ti è successo? Che cosa ti hanno fatto?» più Talys lo osservava più ne era disgustato; non poteva essere veramente lui.
    «Nulla amico mio. Mi hanno solo dato una nuova forma e una nuova forza, vieni con me e la mia Signora ti renderà potente come non lo sei mai stato.» Adrycan sollevò le braccia al cielo e guardò il panorama quasi estasiato. Inspirò profondamente come per assaporare meglio gli odori portati dal vento, che a quanto sembrava erano di suo gusto. «Questo mondo è meraviglioso Talys, basta accettarlo.» l’elfo non poteva credere alle sue orecchie. Lui aveva dato tutto per combattere i demoni, aveva sacrificato ogni cosa e aveva fatto di quella guerra l'unica ragione della sua vita. Ed ora si ritrovava a parlare con il suo vecchio amico di diventare un demone. Li aveva visti anche nel suo mondo, le vittime della corruzione dell’Abisso; non sapeva come funzionava, ma ne aveva visti gli effetti e non ci voleva avere nulla a che fare.
    «Non stai parlando seriamente vero? Non puoi esserti lasciato abbindolare in questo modo! Come hai potuto fare una cosa simile? Come hai potuto cedere?!»
    «Io sono venuto qui per te! Perché noi siamo sempre rimasti assieme.» Adrycan sembrava non capire, non riusciva a comprendere dove fosse il problema: nemmeno lo vedeva.
    «Non ti ho mai chiesto di seguirmi! Non avrei mai voluto che tu finissi in questo mondo. Eri come un fratello per me e ora guardati. Quanti demoni abbiamo ucciso durante la guerra? E adesso sei come loro.» sorrise, ma fu più un’esposizione di zanne, una minaccia.
    «Bisogna sapersi adattare Talys, è solo in questo modo che si sopravvive. Ma se avessi saputo che si stava in così bene, che si provavano queste sensazioni, ti posso assicurare che avrei ceduto prima: non avrei opposto resistenza.»
    «Non ti riconosco più fratello, non puoi essere diventato veramente così...»
    «Parli in questo modo solo perché non hai ancora assaporato il potere che deriva da questa forma. Il potere è nell'aria stessa che si respira, trasuda dalla terra e da tutto ciò che ci circonda.» l'elfo scosse la testa, non voleva ascoltarlo. «Tu non hai sempre voluto entrare in comunione con la terra e le piante? Adesso ne avresti la possibilità. Se rinunci alla vecchia vita per la nuova, potrai ottenere cose che nemmeno immagini. Cose che la tua piccola e limitata mente di mezz'elfo non potrà mai comprendere.» Talys non sapeva cosa pensare, era confuso, ma rimase sicuro nelle sue convinzioni; dopotutto era sopravvissuto fino a quel momento grazie a quelle.
    «La mia piccola mente di mezzo sangue sta bene così com'è Adrycan. Sono sempre stato ben disposto verso i cambiamenti e le novità: ma non a questo. Sarebbe rinnegare tutto ciò per cui ho lottato fino ad ora.»
    «Ma quale altra possibilità hai? Per sopravvivere in questo mondo QUESTA è l'unica soluzione possibile. Non hai scelta.»
    «C'è sempre un'altra scelta. Io non mi abbasserò mai a un livello simile, una volta il potere avrebbe potuto sedurmi, ma sicuramente non avrei mai ceduto a quello demoniaco. Ricordo come se fosse ieri l'inizio della pestilenza; non ho mai dimenticato quello che l'energia demoniaca ha provocato al nostro mondo e tu adesso mi chiedi di lasciarmi corrompere? Sei pazzo.» nella mente di Talys ritornò l'immagine dell'ultimo incontro con la madre, la creatura deforme che era diventata. I lunghi artigli, le zanne ricurve e il corpo ricoperto da piaghe da cui fuoriusciva materiale suppurato. Lui si era convinto a forza che la pestilenza aveva ucciso sua madre prima; che quella cosa non era più lei, ma un cadavere rianimato. Lui non aveva più rivisto Séndil dopo che era partito da Erial-Nár; al suo ritorno, lei non esisteva più. Non era riuscito a salvarla, era arrivato troppo tardi. Erano tutti morti quando era tornato all'accampamento, non era stato lui a ucciderli; lui aveva distrutto solo demoni. Ricacciò indietro a forza quei ricordi, non li voleva: non adesso.
    «Questo non è quel mondo. Questo è l'Abisso e noi dobbiamo attenerci alle sue regole per sopravvivere.»
    «Io non voglio sopravvivere Adrycan: io voglio vivere.» quello che una volta era un mezz'elfo emise un profondo ruggito gutturale: era molto contrariato.
    «Sono stati loro vero? Sono stati quegli esseri a metterti contro di me! Lei mi aveva avvertito, Lei me lo aveva detto che se ti avessi trovato non ti avrei più riconosciuto. Che quelli ti avrebbero ingannato.» le parole uscivano dalla sua bocca a fatica: probabilmente quei denti, la nuova conformazione della bocca e la rabbia non lo aiutavano a parlare l'elfico. Talys lo guardava incredulo, ascoltava quello che stava blaterando,- perché le sue parole non potevano essere definite in altro modo, senza riuscire a dire una parola, e pensava al suo soggiorno in mezzo ai diavoli. Avevano tentato di eliminarlo, lo avevano costretto ad una prova che dal suo punto di vista era stata inutile: ma lo aveva capito, si sforzava di capire quel modo di vivere, e quello era l’Abisso, i deboli non sopravvivevano a lungo e loro non volevano farsi carico di un peso inutile. Erano un popolo unito e lui era l'intruso straniero, quello diverso; era solo per questo che alcuni lo temevano e di conseguenza lo odiavano. Radimaar gli aveva raccontato la storia del mezzo diavolo il giorno prima: accoglievano senza riserve tutti i loro figli, anche i sangue misto; poi stava a loro decidere come comportarsi. Era più che sicuro che Zaymesyath non fosse stato felice della decisione presa nei confronti di quel diavolo, era convinto che si fosse sentito in colpa, ma la sua priorità era proteggere i clan, non poteva correre rischi. L’Abisso non perdona. Loro non avevano nulla a che vedere con i demoni, erano una cosa completamente diversa. Lui i demoni li conosceva fin troppo bene e non aveva mai visto analogie tra quelle due razze. Persino la furia di Vyckque e quella di suo padre non era minacciosa quanto quella demoniaca: i diavoli avevano un loro codice, i demoni no. Forse non sarebbe mai stato un diavolo, ma sicuramente non avrebbe mai voluto essere un demone, neanche se ne avesse avuta la possibilità. Adrycan prese quel silenzio come una vittoria e si avvicinò verso di lui tendendogli la mano, in attesa. «Vieni con me e non sarai più alla mercé di quegli esseri. Con me tornerai a essere libero!» Talys non reagì nel modo sperato e sollevò la spada verso di lui.
    «Io sono già libero. Non costringermi a farlo, fratello.» il demone era allibito, non poteva crederci. L’espressione sorpresa che comparve sul suo volto, fu la più umana che Talys vide da quando era arrivato.
    «Stai puntando la tua lama contro di me Talys? Dopo tutto quello che abbiamo passato? Dopo che io sono venuto fin qui per te?! Come puoi fare una cosa simile?!»
    «Non farmelo fare. Vattene. Vattene e lasciami in pace. Non ti ucciderò solo per il ricordo di ciò che è stato, ma ora tu non sei più quello di allora, lui è morto e tu lo hai ucciso.»
    «Io sono venuto qui per te!»
    «Non te l'ho chiesto io!» Adrycan iniziò a ringhiare sommessamente poi si fermò di colpo, osservò una zona alle spalle di Talys e dopo tornò a guardare il suo vecchio amico.
    «Questo discorso non è finito, è solo sospeso.» indietreggiò di qualche passo, poi saltò in mezzo ai picchi da cui era sbucato poco tempo prima.

    L'elfo sollevò una seconda volta gli occhi a cielo e vide la copertura plumbea di nubi che non gli diede nessun conforto, la poca luce che c'era stava lentamente svanendo, lasciando il posto alle tenebre. La spada continuava ad essere sguainata, ma ora la punta sfiorava il suolo come esausta. Era troppo perso nei suoi pensieri per accorgersi della presenza che si stava avvicinando: Ysrr però non ebbe alcuna difficoltà nel vederlo, ma non disse nulla, si limitò a strusciarsi contro il suo collo. L'elfo si accorse di non essere più solo solamente quando sentì una mano sfiorargli il braccio. Si voltò di scatto, colpendo il nuovo arrivato con l'impugnatura della spada. Vyckque volò per terra mentre un alone violaceo iniziava a formarsi sul suo zigomo, probabilmente rotto.
    «Sei diventato completamente pazzo?!» Talys lo guardò con occhi sgranati balbettando una marea di scuse dopo essersi ripreso dalla shock. Si avvicinò verso di lui tendendo una mano e il diavolo gliela colpì con una schiaffo alzandosi da solo. «Dannato bastardo.»
    «Io?! Tu mi sei comparso alle spalle senza dire nulla!» Vyckque arrossì e dopo essersi tolto la maschera sputò un po' di sangue, per poi rimettersela.
    «Ne ho abbastanza dell'esterno, torniamo a casa. Mi auguro che tu abbia visto abbastanza, non ne posso più di questo schifo.» Talys lanciò un‘ultima occhiata alle montagne e al cielo tetro che le sovrastava.
    «Credevo che te ne fossi andato.» il diavolo si voltò a guardarlo ma l’elfo gli dava le spalle, fissava ancora il cielo nero.
    «Non posso abbandonarti qui, Zaymesyath mi ammazza se ti dovesse succedere qualcosa.»
    «Quindi se fossi libero di scegliere mi lasceresti qui.» la coda di Vyckque si muoveva nervosa, era in preda al panico: questa conversazione non gli piaceva per nulla.
    «Tu … tu non sei uno di noi, non importa se Zaymesyath ti ha accolto nel suo clan.» lo vide annuire ma non poté vedere il suo volto. «E’ successo qualcosa?»
    «Niente che possa interessare a un diavolo. Torniamo indietro, inizio ad avere freddo.» Talys si voltò verso di lui, ma non lo guardò in faccia. «Mi faccia strada mio signore.» il diavolo sbiancò, ma non fece commenti, sentiva una strana tensione nell’aria: si avviò seguito dal suo silenzioso compagno che non gli chiese più nulla.
    Vyckque non era abituato a questo comportamento e dopo alcuni minuti di silenzio provò ad intavolare una discussione, una vera novità da parte sua.
    «Quando non ti ho più trovato sulla roccia ho iniziato a cercarti. Non dovevi allontanarti.» aveva previsto una certa risposta a quell’affermazione“Tu ti sei allontanato, non io!” anche perché era l’unica possibile. Ma quella che ottenne andò contro ogni sua aspettativa.
    «Le chiedo scusa.» la coda del diavolo smise di ondeggiare e iniziò a penzolare inerte, come se fosse senza vita. Avanzò ancora per qualche metro poi si fermò voltandosi di colpo.
    «Si può sapere che ti è preso?! Da quando sei così remissivo?» l’elfo era immobile, aspettava che riprendesse il cammino, ma Vyckque gli si avvicinò prendendolo per un braccio. «Che cosa ti è successo?» gli occhi foschi di Talys lo trafissero come due lame di ghiaccio, non disse una parola, non ce ne era bisogno e il diavolo non poté far altro che indietreggiare e rimettersi in marcia.
    Ysrr non aveva detto nulla per tutto il tempo, era rimasto tranquillo aggrappato al collo dell’elfo; si limitava ad osservare le rocce alle loro spalle, tenendo sotto controllo la figura che ancora osservava dalle ombre.

    ***


    Il viaggio di ritorno fu più silenzioso dell’andata e molto più opprimente. Vyckque si era abituato a sentire gli occhi dell’elfo che osservavano sempre la sua coda muoversi e adesso gliela stava praticamente sventolando sotto il naso: ma lui non dava alcun segno di interesse. Si limitava a guardare la galleria in cui camminava, attento a dove metteva i piedi, senza prestare attenzione alla sua guida se non per accertarsi di non averla persa. Il diavolo era sicuro che fosse successo qualcosa: aveva pensato all’incontro con un demone, ma non c'erano tracce di sangue sulla spada ne sull’elfo, ne tanto meno cadaveri in giro; e nessun demone se ne sarebbe andato via senza attaccarlo. Pensò che si fosse offeso perché lo aveva lasciato solo, o con molta più probabilità per quello che gli aveva detto; ma era la verità, lui non sarebbe mai diventato uno di loro. Non era la prima volta che glielo diceva, ma a quanto sembrava questa oggi si era offeso più del solito. -Gli passerà. Ed è meglio che ci faccia l'abitudine, nessuno lo accetterà mai completamente.-
    Erano quasi arrivati all'ingresso della città, quando Vyckque raggiunse il limite della sua sopportazione, che non era elevato, e voltandosi di scatto spinse l'elfo contro la parete della galleria,dentro una piccola nicchia naturale.
    «Adesso mi dirai cos'è successo! Vuoi fare il rispettoso e darmi del signore? Bene, allora rispondimi!» il diavolo sibilava a denti stretti a qualche centimetro di distanza dalla sua faccia, ma Talys non si scompose.
    «Io ti ho già risposto: non sono cose che riguardano un diavolo.» Ysrr si era sistemato sulla sua testa e sibilò, ma per la prima volta Vyckque rimase dov’era, si limitò a deglutire e serrare la presa sulle braccia dell'elfo.
    «Prima vuoi farti accettare dal clan, poi dici che non sono cose per diavoli?!»
    «Tu per primo hai detto che non entrerò mai a far parte del clan.»
    «No, io ho detto che non sarai mai un diavolo. Nel clan degli Hadramarrias sei già stato accolto.»
    «Perfetto, allora non riguarda i Darphyrer.» per la prima volta da quando avevano abbandonato il labirinto di roccia, Talys sollevò lo sguardo trafiggendolo nuovamente con gelidi occhi neri. Il diavolo li aveva visti così solo un'altra volta, e non fu felice di rivederli.
    «Tu sei stato affidato a me! Mi devi delle spiegazioni, le esigo.» Vyckque si fece coraggio e insistette, anche se l'unica cosa che voleva fare era allontanarsi.
    «No, tu sei stato affidato a me affinché io ti insegnassi un po' di autocontrollo e in cambio tu mi avresti insegnato la lingua. Questa è la volontà di Zaymesyath. Ma tu non sai cos'è l'autocontrollo, non sai nemmeno cosa sia il rispetto per gli altri e per la loro privacy. Sei solo un piccolo nobile viziato, abituato ad averla sempre vinta solo perché i suoi sudditi non hanno le palle per opporsi. Tu sai solo esigere e pretendere, ma non capisci il significato della parola "rispetto" che tanto ti piace. Sei solamente un moccioso viziato a cui piace giocare al gran capo.» in quel momento gli occhi di Talys gli ricordarono quelli di suo padre, non riuscì a ribattere, non riusciva a dire nulla. Indietreggiò di qualche passo prima di voltarsi e correre verso la città, accompagnato da un'ultima frase dell'elfo. «Bravo scappa. Tanto è l'unica cosa che sai fare.»
    L'elfo rimase immobile nell'ombra per qualche altro momento, chiuse gli occhi e inspirò profondamente per cercare di calmarsi. Sentì Ysrr che sibilava sopra la sua testa, quando riaprì gli occhi erano tornati verdi come sempre. «Lo so, ho esagerato, ma quello mi stava esasperando.» il rettile emise un basso brontolio e Talys sospirò «Si, lo so mi toccherà scusarmi, ma non adesso. Non sono dell'umore adatto per sentirlo sbraitare. Senza poi contare che se mi scuso dovrei pure spiegargli cos'è successo.» Ysrr iniziò a giocare con una ciocca dei suoi capelli, mentre l'altro riprendeva a camminare lungo la galleria fino all'ingresso della città.
    Appena varcò la soglia, trovò ad attenderlo un gruppo di Yrrioth che non sembravano molto felici di vederlo.
    -Fantastico, oggi sono proprio fortunato.-
    «Che ci fai tu qui?»
    «Sono appena rientrato.» iniziò a guardarsi attorno cercando una via di fuga sicura, percepiva senza problemi l’ostilità che proveniva dal piccolo gruppo.
    «E chi ti ha dato il permesso di farlo?»
    «Il vostro Arcidiavolo.»
    «A Sayuragath non piacciono gli stranieri, quindi dubito che lui sia d'accordo nell'averti qui.» Talys stava per ribattere quando una voce lo precedette.
    «Infatti è stato Zaymesyath. E adesso levatevi dai piedi.» gli Yrrioth si voltarono verso il loro principe vedendolo a pochi metri da loro, con le braccia conserte, gli occhi socchiusi e una guancia tumefatta: non era di buon umore. I diavoli iniziarono a scusarsi, ma lui non li degnò di considerazione. «Muoviti. Ho fame e voglio tornare a casa.» l'elfo non si oppose, e lo seguì senza dire una sola parola verso il palazzo di Sayuragath. Talys decise che gli doveva almeno qualche scusa; dopotutto era tornato indietro a riprenderlo. Erano appena entrati nel palazzo, quando l’elfo aumentò il passo fino a superare la sua guida bloccandolo con un braccio.
    «Senti, per quello che ho detto prima ... mi dispiace. L'esterno mi ha turbato e quando mi hai mollato lì da solo non sono stato molto contento. Credevo che le caverne fossero claustrofobiche, ma fuori è peggio. Non mi ero mai sentito così soffocato sotto il cielo. Non lo credevo possibile. Io sono abituato alla luce e al vento, eppure dentro ad una grotta sto meglio che fuori: questo mi ha sconvolto. In più la tizia di prima ... quello che aveva detto... mia ha fatto venire molti dubbi.» Vyckque sembrava ancora furioso, ma cercava di trattenersi, una cosa rara.
    «Aryness parla a vanvera solo per dare fiato alla bocca. Che cosa avrebbe detto che ti ha sconvolto?» l’elfo sospirò rassegnato.
    «Che mi avresti lasciato fuori in pasto ai demoni. So che non avresti problemi a farlo, ti servirebbe solo l'occasione appropriata.» il pugno arrivò veloce, Talys aveva percepito il movimento, ma non si era spostato: uno zigomo rotto forse lo avrebbe fatto stare meglio, avrebbe pensato ad altro. L'impatto lo scaraventò contro una parete e Ysrr volò via non appena Vyckque colpì la sua guancia, sibilando irritato: non era contento, ma non sembrava nemmeno troppo arrabbiato.
    L'elfo si accasciò contro la parete e chiuse gli occhi: lo zigomo non era rotto, ma probabilmente lo erano alcuni denti. Sentiva il sapore del suo sangue in bocca ed era piacevolmente caldo. Ysrr tornò al suo posto poco dopo, appena si fu accertato che non arrivasse un secondo pugno; il suo lieve peso gli era ormai diventato familiare e la sua presenza rassicurante. Anche qualcun altro si sedette accanto a loro, ma per un po' nessuno parlò.
    «Punto primo: Aryness non va mai ascoltata, dice solo delle fesserie. Punto secondo io detesto i demoni, non li sfrutterei mai come arma, mi fanno schifo. Se mai un giorno volessi liberarmi di te, sappi che lo farò con le mie mani e con la mia spada, non abbandonandoti in qualche luogo deserto. Io m'irrito facilmente, ma l'argomento Aryness per me è insopportabile; la conosco fin da quando eravamo piccoli e tutti hanno sempre insinuato qualcosa. No. Non m'interessa, la trovo insopportabile.»
    «Lei la pensa diversamente.» l’elfo fu sorpreso da tutta quella loquacità, non si aspettava questo dialogo: credeva di ricevere soltanto degli insulti, mentre Vyckque sembrava tranquillo, per quanto lui potesse definirsi tranquillo.
    «Lo so, non hai idea di quante volte io l'abbia rifiutata.»
    «Rifiutata?» il diavolo sospirò esasperato.
    «Sì, tutte le volte che sono qua lei arriva e di notte si offre. Succede almeno una volta ogni quaranta - cinquanta cicli, come se io in quaranta giorni cambiassi opinione su di lei. Va avanti così da anni e inizio a non poterne più.»
    «Scusa l’ignoranza, ma continuo a non capire questa cosa dell'offerta. Radimaar me ne ha parlato, ma non capisco come funziona.» il diavolo ripiegò le gambe e si abbracciò le ginocchia affondandoci la faccia.
    «Detto brutalmente arriva in camera mia e si spoglia.» Talys non capì subito poi spalancò gli occhi e si voltò verso il diavolo; vide la punta delle sue orecchie diventare rossa e non poté fare a meno di mettersi a ridere. Vyckque lo guardò furibondo sentendosi offeso, ma la sua collera non durò molto, scoppiò a ridere anche lui. Fu una risata liberatoria, servì a scaricare la tensione accumulata nelle ultime ore. Dopo essersi asciugato le lacrime, l'elfo si mise in piedi tendendo una mano al compagno per aiutarlo ad alzarsi.
    «Certo che voi diavoli siete strani.»
    «Anche voi elfi.» accettò la mano che gli veniva tesa per la prima volta e anche lui tornò in piedi. La mano del diavolo era piena di calli per aver impugnato per innumerevoli volte la spada, ma era fresca e piacevole al tocco.
    «No, io sono un caso strano. Non credere che tutti gli elfi mi assomiglino.» avevano ripreso a camminare, quando il diavolo si voltò di nuovo verso di lui.
    «Comunque tu non me l'hai raccontata tutta.» Vyckque lo trafisse con i suoi occhi azzurri indagatori «Ti deve essere successo qualcos'altro.»
    «Cosa te lo fa credere?»
    «Ti ho visto mente ti strappavi un parassita di dosso a mani nude, dopo esserti calato in una tana di un Ur'gar'toith e il giorno dopo non hai fatto una piega. Potrò avere anche un pessimo carattere, lo so bene, ma non sono stupido.» Talys abbassò lo sguardo, non se lo aspettava da lui: il diavolo riservava delle sorprese.
    «Non adesso per favore. Non ancora.» Vyckque sbuffò contrariato.
    «La tua vita è legata alla mia, vedi di non dimenticartelo. Non voglio sorprese.» Talys annuì, ma non disse più nulla. «Muoviamoci, voglio arrivare al portale prima che ritorni quella rompipalle.»
    «Non c'è nessun altro che vuoi vedere adesso che siamo dal tuo clan?» il diavolo lo guardò aggrottando la fronte, non capiva cosa volesse dire. «Non vuoi approfittarne per vedere nessuno?»
    «Posso tornare qui quando voglio, non sono mica prigioniero degli Hadramarrias, e comunque non mi va di vedere nessuno. I miei fratelli romperebbero perché ho fallito la mia missione e adesso sono costretto a stare in tua compagnia.»
    «Scusa tanto se non mi sono fatto accoppare in silenzio.» Vyckque lo fissò per un po' poi riprese a camminare, dirigendosi velocemente verso il portale.
    «Scuse accettate.» Talys rimase a bocca aperta stava per ridere ma non disse nulla, si limitò a seguirlo in silenzio; ma qualcun altro non la pensò come lui.
    Nei corridoi del palazzo dei Darphyrer risuonò per molti secondi il sibilo acuto di Ysrr, estremamente divertito da quello che era accaduto.

    ***



    Camminarono senza incrociare nessuno, il sibilo gli aveva aperto la strada; come se avesse spaventato tutti gli abitanti del palazzo, sgombrando in questo modo il tragitto verso il portale. Ma qualcuno non era stato spaventato da quel suono, al contrario lo aveva usato come guida.
    Aryness arrivò come la prima volta: correndo e urlando. Ma questa volta l'elfo fu pronto; si spostò qualche metro più indietro e attese che la ragazza smettesse di urlare.
    la diavolessa si era avvinghiata addosso a Vyckque come qualche ora prima e mentre blaterava di cose che a Talys non interessavano, l'elfo la vedeva che gli lanciava occhiate disgustate.
    «Perché quello è ancora qui? »
    «Perché dobbiamo ancora tornare da Zaymesyath, siamo appena rientrati.»
    «Ma perché non lo hai mollato fuori? » la coda di Vyckque allentò leggermente la presa attorno la sua gamba e la sottile estremità appuntita ebbe uno spasmo. La ragazza non se ne accorse, quindi non approfittò del momento per toccarlo con la sua coda.
    «Smettila, lui appartiene agli Hadramarrias, se non fosse tornato indietro Zaymesyath non sarebbe stato felice.»
    «Zaymesyath di qua, Zaymesyath di là. Inizia a stufarmi quell'Arcidiavolo, sarebbe ora che venisse deposto, è su quel trono da troppo tempo. Potresti pensarci tu Vy …» Talys inarcò un sopracciglio senza dire nulla, ma poté vedere distintamente la schiena del diavolo che s'irrigidiva mentre qualcosa iniziava a crescere attraverso i ciuffi azzurri: all'inizio le piccole corna erano dello stesso colore dei capelli, ma crescendo diventarono più scure, tendenti al nero. Il movimento fu tra i più fulminei che l'elfo avesse mai visto, la ragazza fu colpita in pieno volto e scaraventata conto una parete; Talys la vide fissare il diavolo con occhi sbarrati, sconvolta.
    «Muoviti Talys, dobbiamo tornare a casa.» non se lo fece ripetere due volte, accelerò il passò e sentì Ysrr emettere un lungo fischio di approvazione. L'elfo volle approfittarne, sapendo bene di rischiare, ma lo voleva vedere in faccia ora: affiancò il diavolo e incrociò i suoi occhi, erano diventati di un azzurro cupo tendente al grigio, le pupille si erano assottigliate diventando bianche e dalle labbra sporgevano le punte di quelli che dovevano essere i canini. In risposta all'espressione curiosa dell'elfo, Vyckque sorrise scoprendo una fila di lunghi denti affilati. Ma stranamente non ne era spaventato, aveva visto molti demoni, ma non riusciva a vederci delle somiglianze: cera qualcosa di completamente diverso tra i due popoli.
    «Impressionante. Devo supporre che con me non ti sia mai arrabbiato così tanto.» le corna nere si ripiegavano all'indietro compiendo un piccolo arco, e non appena chiuse gli occhi e iniziò a respirare più lentamente tornarono a sparire tra i capelli. Quando li riaprì, erano tornati azzurri e i denti quelli di sempre.
    «Prega che non succeda.»
    «Mi piacerebbe sapere perché, dopotutto mi hai insultato in un'infinità di modi tutte le volte che sbagliavo qualcosa.»
    «Tu non hai mai detto una simile oscenità.»
    «Eppure ho saputo che tu sei in lista sia come Arcidiavolo che come Danarm.» Vyckque arrossì, non pensava che qualcuno gliene avesse parlato.
    «Si, ma non stiamo parlando degli Hadramarrias, nessuno può aspirare a quel clan, e nessuno lo vorrebbe.»
    «Solo i Darphyrer quindi.»
    «No, anche dei Belmorra.» Talys s’immobilizzò in mezzo al corridoio.
    «Perché dei Belmorra? Loro cosa c’entrano con te?» Vyckque sospirò.
    «Mia madre è la sorella maggiore di Yarlanee.» l’elfo si massaggiò la testa incredulo.
    «Chi se lo sarebbe mai immaginato. Non so come siano i clan, ma i due Arcidiavoli sono completamente diversi.» il diavolo sorrise, non poteva che essere d’accordo.
    «Anche i clan sono diversi. Il clan rispecchia l’Arcidiavolo e viceversa. C’è un legame molto stretto tra diavoli e Arcidiavoli, comandare un clan non è semplice. Non so come potrei spiegartelo, se tu fossi un diavolo sentiresti l’energia che si muove attraverso la città.»
    «Anche questa sarà una delle cose che non potrò mai capire data la mia natura straniera.» Talys sospirò, non poteva certamente credere che fosse diventato gentile così in fretta.
    «No, nemmeno i diavoli di rango inferiore la percepiscono, come Aryness. Lei è cieca e sorda a molte cose. Ma gli Yrrioth la sentono e tu sei uno di loro. Se fossi un diavolo la sentiresti.» rimasero in silenzio a lungo, l’elfo rifletteva su quanto gli aveva appena detto, ci mise un po’ a capirlo, ma gli era stato fatto un complimento, anche se in modo velato.
    Ormai erano arrivati al portale, a sorveglianza c’erano solo quattro guardie che non appena videro Vyckque s’inchinarono e gli fecero spazio. Nessuno disse una parola sull’ospite.
    Vyckque toccò alcune rune posizionate su un piedistallo, poi si fermò e disse a Talys di avvicinarsi.
    «Attraverso queste rune si comanda il portale scegliendo la destinazione. Si può decidere se aprirlo per visitatori oppure aprirlo per permetterne il passaggio. Quando si apre ovviamente bisogna specificare chi si è, e da dove si arriva. Non sono permessi due viaggi contemporaneamente, è pericoloso.» l’elfo annuì visibilmente sorpreso. Sembrava che dopo ogni discussione che avevano il loro rapporto subiva un piccolo miglioramento e Talys non ne capiva il motivo.
    Varcarono il portale senza difficoltà dopo che Vyckque lo aprì e insieme tornarono da Zaymesyath.
     
    .
252 replies since 11/9/2012, 21:12   3671 views
  Share  
.