Ac'Hadurta

storia fantasy originale (ovviamente yaoi)

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    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

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    Dalla camera da letto di Xewon *ççç*

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    :luluv: :luluv: :luluv: :luluv: :luluv: :luluv: aaaaaaaaaaaaaaaaaaah bello bello bello!!!! mi è piaciuto tanto questo cap!!! soprattutto la fine e la parte in cui Aryness viene usata come pungiball :yo:
    grazie per averlo postato così presto e grazie per il tuo lavoro : hug:
    devo dire che mi spiace per il suo amico però...che brutta fine, anche se quando ha fatto la sua comparsa avevo immaginato che fosse diventato malvagio (beh all'inizio pensavo fosse unìallucinazione XD )
    non vedo l'ora di sapere quanto (e QUANDO) il loro rapporto postrà migliorare :fufu: :bav:
     
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  2. †Vampire†
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    CITAZIONE
    Sembrava che dopo ogni discussione che avevano il loro rapporto subiva un piccolo miglioramento e Talys non ne capiva il motivo.

    pensieri perversi tra 5 ... 4 ... 3 ... 2 ... 1 ... :bav: :lov: :blo: :plurt:


    CITAZIONE
    :luluv: :luluv: :luluv: :luluv: :luluv: :luluv: aaaaaaaaaaaaaaaaaaah bello bello bello!!!! mi è piaciuto tanto questo cap!!! soprattutto la fine e la parte in cui Aryness viene usata come pungiball :yo:

    concordo pienamente con yuki u.u , quella ragazza è insopportabile

    non vedo l'ora dei leggere il continuo, un bacione :chu:
     
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  3. nelith
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    Cavolo, quella tro...ehm...povera ragazza sta sulle palle a tutti...ogni volta che compare istiga brame sanguinarie :mmh: comunque mi fa piacere...significa che i personaggi sono tutti diversi.
    Ecco qui un'altro capitolo ^_^ allora, avrei dovuto scriverci una poesia, ma visto che sono poetica quanto un cadavere in decomposizione (non che non sia poetico osservare il lento sfacelo del tempo sugli esseri viventi, ma comunque è poco apprezzato) vi ho risparmiati :flop:
    buon divertimento (spero)


    Capitolo XVI
    L’eco di Hadramarrias



    Quando ritornarono ad Hadramarrias la tensione era già notevolmente sfumata, e la prima cosa che Vyckque fece appena arrivarono, fu andare al tempio di Radimaar per farsi sistemare lo zigomo spaccato. Talys lo seguiva silenzioso, perso nei suoi pensieri e questo irritava il diavolo. Appena arrivarono il sacerdote li accolse subito, e volle anche sapere nel dettaglio cos'era accaduto per farli tornare entrambi ridotti in quello stato. Una volta che Vyckque ebbe raccontato il fatto Radimaar scoppiò a ridere e si mise a preparare quello che ormai Talys si era rassegnato a definire tè, ignorandoli; il Tair non era molto contento, era andato li solo per farsi sistemare lo zigomo ma il sacerdote stava deliberatamente ignorando le sue ferite. Nel suo clan non sarebbe mai accaduta una cosa simile, ma quello non era esattamente il suo clan e doveva adattarsi: sospirò frustrato e rimase in silenzio accanto al tavolo. L'elfo sembrava a suo agio all'interno della stanza di Radimaar, infatti fu lui a prendere due tazze bianche e una bordeaux da un mobiletto e disporle sul tavolo: il sacerdote quando vide che gli veniva appoggiata vicino la tazza scura non poté trattenere un sorriso e scambiar uno strano sguardo, quasi una silenziosa intesa, con Talys: e Vyckque ne fu irritato. -Con me non parla, ma a quello racconta tutto.-
    Pochi minuti dopo l'infuso di erbe fu servito e il sacerdote iniziò a chiacchierare con Talys, ignorando l'altro diavolo che non la prese molto bene, e rimase a borbottare in silenzio tra se.
    «Ti è piaciuto il viaggio esterno? A parte l'abbandono di Vyckque si intende.» il diavolo in questione arrossì, ma era troppo concentrato sulla sua tazza affinché gli altri due potessero accorgersene. Talys attese un po' prima di rispondere ripercorrendo con calma il tragitto esterno e tutti gli avvenimenti; Radimaar notò il cambio d'espressione ma non disse nulla, non poteva obbligarlo a parlare. Ysrr era sceso dalla spalla dell’elfo e si era messo a mangiare un frutto che il sacerdote aveva messo sul tavolo apposta per lui, ascoltava tutto con molta attenzione anche se sembrava più concentrato sul cibo che su altro.
    «Sinceramente non me lo aspettavo così. Non avrei mai pensato di sentirmi soffocare più all'esterno che all'interno. C'è più luce in queste caverne che fuori, è sconcertante. Per non parlare degli odori, è come se fosse tutto marcio, anche se c'era un odore dolciastro non ben definito che mi ha lasciato perplesso. »
    «Fatto brutti incontri?» l'elfo sospirò e Radimaar capì che era una risposta affermativa.
    «No. Nessun incontro.» il sacerdote sorrise, lui non ne voleva parlare, quindi non avrebbe insistito. Dubitava che avesse incontrato un demone, non avrebbe avuto problemi a raccontarlo; ma forse aveva visto qualcosa che lo aveva turbato profondamente.
    «Zaymesyath vorrà sicuramente sapere com'è andato il viaggio, ti conviene parlare con lui.» poteva sembrare una banale frase di circostanza, ma l'elfo colse l'allusione e annuì. Con l'Arcidiavolo doveva parlare, non poteva nascondergli qualcosa di simile: non dopo che lui lo aveva accolto in quel modo nel suo clan.
    Finirono di bere l'infuso in silenzio e una volta terminato il sacerdote risanò le ferite del loro piccolo alterco.
    Mentre uscivano Radimaar notò con piacere che Vyckque era diventato più tranquillo, o almeno, non scalpitava più come un Morkak appena catturato. -A Zaymesyath non sfugge mai nulla.- Il sacerdote sorrise tra se, domandandosi cosa mai avesse visto Talys per essere tanto turbato, e sperava che l’Arcidiavolo potesse aiutarlo.

    ***



    Consumarono la cena solo loro due in una saletta a parte, con suo enorme dispiacere a Talys fu risparmiato lo scarafaggio gigante e gli fu servito uno stufato di funghi e una carne non ben definita di cui l'elfo era ben felice di ignorarne la provenienza. Nell'arco di quella giornata Talys si sorprese a sentire il diavolo intavolare nuovamente un discorso per la seconda o terza volta, non lo ricordava; ma era comunque una cosa strana, molto strana. L’Irght'nal'eyd si era sistemato sulla tavola e aveva iniziato a mangiare un pezzo di carne cruda che gli era stata portata appositamente, ignorando gli altri due.
    «Tu parli molto con Radimaar? » la domanda lo sorprese come il fatto che fosse lui a rompere il silenzio. Talys rimase in silenzio per un po' prima di rispondere, stranito.
    «Si, vado spesso da lui a fare due chiacchiere. Risponde alle mie domande e alle mie curiosità. »
    «Non dovrei essere io il tuo "insegnante"? Non dovrei essere io quello a cui chiedi?» l'elfo aggrottò la fronte, qualcosa non quadrava.
    «Senza offesa, ma tu non sei un gran che come maestro. Ti irriti facilmente e dai per scontate cose che io ignoro. Nonostante ti piaccia ribadirlo di continuo, dimentichi sempre che io non sono un diavolo, io non appartengo a questo mondo, ma tu a questo non ci pensi. E in tutta sincerità, mi trovo più a mio agio a parlare con Radimaar.» Vyckque nonostante avesse iniziato a parlare non aveva mai sollevato lo sguardo dal piatto, continuava a giocare distrattamente con i piccoli avanzi di stufato che erano rimasti nel suo piatto.
    «Con lui si con me no? » -Che cosa sto dicendo?!-
    «Tu non hai proprio un carattere tranquillo, ti incazzi per niente e in più hai cercato di ammazzarmi tempo fa: non sono molto rilassato a parlare con te. Se poi vogliamo anche parlare del fatto che oggi mi hai mollato fuori da solo... Puoi forse darmi torto per il fatto che mi senta più a mio agio con Radimaar che con te? Ti sembra così strano che io parli con lui? Lui è sempre stato gentile fin da quando sono arrivato, esattamente come Zaymesyath e Kyrarsil. Non voglio offenderti, ma questa tua domanda non ha senso; noi non siamo amici, tu mi detesti. Perché dovrei parlare con uno che mi odia e che usa ogni pretesto per insultarmi?» il diavolo continuava a fissare il piatto imbarazzato, ma per qualche motivo non riusciva a starsene zitto.
    «Se non ci fossi stato, gli avresti raccontato quello che ti è successo fuori mentre io non c'ero? » Talys si allontanò dalla tavola appoggiandosi completamente allo schienale della sedia, le braccia pendevano come senza vita lungo i suoi fianchi: stava riflettendo. Aveva il collo completamente scoperto e stava guardando la parete alle sue spalle visto che anche la testa restava rilassata contro lo schienale. Dato che non rispondeva, Vyckque sollevò lo sguardo e vide il collo esposto dell'elfo, quella sua strana pelle pallida e allo stesso tempo ombrosa, scintillava debolmente alla luce dei cristalli; senza rendersene conto si passò la lingua sulle labbra e si accorse che le zanne erano cresciute. Quando lo notò cercò di serrare la bocca e di ricacciarle indietro. Anche il suo odore non aiutava, non era la prima volta che lo notava: era qualcosa che non conosceva, come acqua e foglie, ma non aveva nulla a che vedere con gli odori a cui era abituato, ma quella era l'immagine che aveva quando lo sentiva.
    «No.» il diavolo sobbalzò sorpreso, troppo concentrato nei suoi pensieri.
    «Cosa?»
    «La risposta alla tua domanda.» Talys si raddrizzò sulla sedia, osservandolo «Non glielo avrei raccontato, non mi va di parlarne. E gradirei che tu non me lo chiedessi ancora.» i suoi occhi erano tornati ad essere cupi e Vyckque capì che era meglio tacere, non voleva un nuovo scontro come quello del ritorno verso casa. Non fece in tempo a dire nulla che l'elfo allontanò la sedia dal tavolo, congedandosi.
    «Io vado a letto, buona notte.» e uscì dalla stanza. Il diavolo sentì i grigi occhi di Ysrr fissarlo attraverso i capelli verde scuro dell’elfo, ma non ci fece caso. Rimase seduto a tavola ancora per un po', poi anche lui si diresse verso la sua stanza.

    ***



    Talys rimase a lungo immerso in una vasca piena d'acqua calda, mentre Ysrr si era impossessato come sempre del letto. Quando uscì dal bagno fu accompagnato da una piccola nuvola di vapore che lo seguì per alcuni passi nella stanza, mentre si dirigeva verso l'armadio per prendere qualcosa da mettersi, prima di andare a dormire. Era esausto, quando si avvicinò al letto il rettile si spostò da una parte per fargli spazio e lui riuscì a sdraiarsi.
    Nonostante la stanchezza non riusciva a prendere sonno, Ysrr sibilava nervoso perché non faceva altro che rigirarsi nel letto; alla fine sospirò sollevato quando l'elfo decise di alzarsi.
    Talys si allontanò dal letto sbuffando e si diresse verso la finestra, sedendosi poi sul davanzale e osservando la città avvolta nella luce rossa che gli ricordava un nebbioso tramonto autunnale, iniziando poi a cantare.

    La voce melodiosa dell'elfo si mescolò alle tenebre della caverna e alla luce rossa che la illuminava debolmente. La canzone parlava di luce e alberi, acqua e terra. Parlava delle luminose giornate primaverili avvolte nella luce e dell'odore degli alberi in fiore. Raccontava del cielo e delle nuvole; del profumo dei boschi dopo un temporale e del rumore del vento attraverso i loro rami. Parlava di terre lontane e strade mai percorse.

    Quando fu terminata il silenzio sembrava essersi fatto più pesante, come se l’intera città si fosse zittita. Erano molte le orecchie in ascolto, prime tra tutte, quelle del diavolo che stava in una delle stanze più vicine a lui; Vyckque era rimasto seduto sul letto a lucidare la sua spada di cristallo dopo aver fatto un bagno veloce, ma quando sentì le prime strofe della canzone abbandonò l'arma sul letto e si diresse verso la finestra scostando le tende. Aveva ascoltato con attenzione senza capire una sola parola, ma la voce particolare dell'elfo era bastata a ricreare le immagini di cui parlava la canzone nella sua testa.
    Talys rimase in silenzio alla finestra per qualche minuto, immobile ad osservare il grande cristallo rosso sulla sommità della grotta, poi si allontanò tirando le tende con un sospiro e tornò a letto. Ysrr lo guardava seduto sul materasso con i suoi penetranti occhi grigi e muoveva la coda tranquillo. Quando lo vide avvicinarsi saltò felice sul letto girando un paio di volte su se stesso prima di spiccare il volo e andargli su una spalla. Talys sorrise e gli grattò la testa sentendolo gorgogliare contento, poi si sdraiò con Ysrr che si appallottolava sul suo stomaco, come la prima volta che era andato da lui; non si era accorto che molti metri più in basso, sotto la sua finestra si era radunata una piccola folla.

    ***



    Il giorno dopo, quando scese per fare colazione fu seguito da Vyckque che era uscito dalla sua camera pochi secondi dopo di lui. Il diavolo mugugnò un buon giorno dopo che Talys lo ebbe salutato, ma rimase a testa bassa, molto interessato ad osservare la pietra della pavimentazione del corridoio e delle scale.
    Nella sala trovarono ad attenderli sia l'Arcidiavolo che il Danarm.
    «Dormito bene? » Zaymesyath aveva il suo solito sorriso compiaciuto; Vyckque sobbalzò come la prima volta, quando sentì la sua voce mentre si avvicinavano alla tavola, non era ancora abituato. L'elfo si sedette come niente fosse con Ysrr che osservava con attenzione la tavola alla ricerca di qualcosa di gustoso da sbranare.
    «Non eccessivamente.»
    «Il panorama esterno era diverso da come te lo aspettavi?»
    «Non l'avrei mai creduto possibile se non l'avessi visto, ho attraversato dei deserti: ma anche quelli paragonati all'esterno sembravano ricchi di vita. La fuori è morto.»
    «Questo è l'Abisso Talys.» Kyrarsil tossì un paio di volte per attirare l'attenzione e quando incrociò lo sguardo dell'elfo i suoi occhi brillavano estasiati.
    «Che cosa succede? Perché hai quello sguardo?»
    «La canzone che hai cantato ieri! Era una cosa M-E-R-A-V-I-G-L-I-O-S-A.» Talys stava per mangiare qualcosa di molto simile ad una frittella, ma quando sentì la voce del Danarm rimase a fissarlo a bocca aperta e con gli occhi sbarrati: era troppo alta, quasi in farsetto. Quando la frittella cadde con un suono ovattato sul piatto, l'elfo sembrò riscuotersi dal suo stupore; vide Vyckque che sospirava, mentre l'Arcidiavolo sghignazzava divertito.
    «Scusa? Puoi ripetere?»
    «Hai una voce stupenda! Non avevo mai udito nulla di simile, sembrava quasi di vedere il tuo mondo: o almeno come me lo immagino io. Canterai ancora nella tua splendida lingua?» Talys non sapeva se essere sconvolto per il suo nuovo modo di parlare o per il fatto che lo avessero sentito cantare.
    «Ma come avete fatto a sentirmi?»
    «Ti hanno sentito un po' tutti a palazzo e lo stesso vale per quelli che si trovavano nelle sue vicinanze. Questa è una caverna dopotutto, c'è un acustica eccellente. E sono più che sicuro che Vyckque ti abbia sentito meglio di tutti.» l’Arcidiavolo rispose con noncuranza, come se fosse ovvio; mentre il diavolo in questione continuava a mangiare in silenzio, ma Talys poté intravedere la punta delle sue orecchie prendere colore.
    «Quindi mi avete sentito tutti, mi dispiace ero soprappensiero e non ci ho pensato.»
    «Non devi scusarti, è stato interessante anche se molto triste. Più tardi mi piacerebbe parlare con te di quanto è successo all'esterno.» l'elfo non era molto contento di sentirselo chiedere da Zaymesyath, a lui non poteva dire di no. «Ma prima tu e Vyckque andrete da Rycaluse, bisogna darti un'arma degna di tale nome.» Vyckque si riscosse dall’imbarazzo, lui non era molto d’accordo, non tanto per l’arma quanto per il fabbro che avrebbe dovuto forgiarla.
    «Mio signore, non vi sembra un po' presto? Nessun Yrrioth può aspirare ad un simile onore dopo neanche due giorni dalla nomina.»
    «Ma Talys non è un semplice Yrrioth, tuo padre sarebbe d'accordo con me, anche se lui lo definirebbe un invasore straniero.» Vyckque guardava l'Arcidiavolo sorpreso, perché parlava così tanto? Perché rispondeva lui alle domande? Si voltò verso l'elfo, sapeva che era colpa sua, ma non aveva ancora capito se fosse stato un bene o un male.
    Alla fine della colazione si incamminarono verso l'esterno alla volta del fabbro, Vyckque sapeva dove fosse la sua fucina, quindi non dovette chiedere informazioni. Avevano appena messo fuori un piede dal palazzo quando videro Radimaar andar loro in contro. Voleva vedere la reazione del fabbro alla comparsa di Talys; non sapeva se Zaymesyath gli avesse fatto avere ordini precisi, ma non lo pensava, al massimo avrebbe potuto dirgli di aspettarsi una visita da qualcuno che richiedeva i suoi servigi. L'elfo non fece domande sul fabbro, ma sia Vyckque che il sacerdote gli dissero che era un tipo da cui non si sapeva mai cosa aspettarsi; lo avrebbe potuto cacciare fuori dalla fucina a pedate oppure accoglierlo porgendogli una tazza di te. Ma una delle due opzioni non escludeva l'altra, potevano avvenire entrambe in un ordine non ben definito. -Tutti lunatici questi diavoli. Sono in pochi ad essere coerenti.-
    L’elfo rimase in silenzio per un po’, poi non riuscì più a trattenersi, sperò che con la presenza del sacerdote Vyckque non se la prendesse troppo.
    «Ma aveva mangiato qualcosa di strano?» Radimaar si voltò verso di lui non capendo di cosa stesse parlando, cosa che invece non sfuggì al Darphyrer.
    «No, solitamente è così.»
    «E perché non l’avevo mai sentito prima? Sono qui da un bel po’ dopotutto, e con lui ho parlato spesso.»
    «Non saprei. Forse voleva studiarti, oppure ha aspettato che entrassi a far parte del clan.» il sacerdote iniziò ad avere qualche sospetto, ma voleva avere la conferma.
    «Posso sapere di chi state parlando?»
    «Kyrarsil.» Radimaar rise, aveva indovinato.
    «Infine dunque anche tu hai appreso la “realtà” sul nostro Danarm. Sayuragath lo detesta quando lo sente parlare in quel modo. Fortunatamente quando riferisce le parole di Zaymesyath si dà un contegno.»
    «Allucinante.» Vyckque sbuffò.
    «Se non lo senti parlare con quel tono è meglio preoccuparsi, significa che è molto incazzato.»
    «E non hai ancora visto nulla Talys. Non hai mai nemmeno visto come è solito vestirsi.» quello che aveva appena detto il sacerdote lo distrasse dalla rivelazione precedente di Vyckque.
    «Che cosa vuoi dire? »
    «Il nostro Danarm difficilmente va in giro con la divisa degli Yrrioth; quando gira per la città, anche per ricevere gli Arcidiavoli, usa delle specie di vestaglie dai colori improbabili. La sua preferita è una grigia chiara semi trasparente. Ama dar sfoggio di se.» l’elfo era allibito.
    «Aspetta, solo una vestaglia?! E per di più quasi trasparente?!» vide i due diavoli annuire «Immagino che visto che lui è uno dei più forti possa permetterselo.» sospirò «I migliori possono sempre permettersi trattamenti di favore.» il sacerdote lo guardava divertito.
    «Anche tu vorresti andare in giro in vestaglia trasparente?» la coda di Vyckque ebbe uno spasmo e finì con lo sfiorare la gamba dell'elfo che camminava accanto a lui: lo osservò con attenzione prima di arrossire.
    «No grazie, non sono il tipo. La mia era una semplice constatazione. Suppongo che a Zaymesyath vada bene.»
    «Se Kyrarsil lo fa, dubito che al nostro signore dia fastidio, tutt'altro... Eccoci, siamo arrivati.»
    La fucina di Rycaluse si trovava nella zona orientale della città, fuori mano e un po' isolata. Era un edificio basso di forma esagonale, costituito da blocchi di pietra di diverse tonalità di colore. Dal soffitto si allontanava una sottile lingua di fumo che spariva verso la parete della caverna portata via da una fessura da cui filtrava l'aria. La fucina doveva essere stata costruita li di proposito.
    Fu Radimaar a farsi avanti scostando le tende che chiudevano l'ingresso nell'edificio e chiamando il fabbro, ma comunque non entrò, nessuno poteva entrare nella fucina: c'era un altro edificio accanto alla struttura esagonale e quella doveva essere l'abitazione del fabbro. Costituito dalle stesse pietre ma di due piani.
    Poco dopo la chiamata del sacerdote, fece la sua apparizione all'esterno una donna con cortissimi capelli neri, solo una sottile treccia era stata fatta crescere dalla tempia sinistra, portata dietro l’orecchio, che arrivava fino al fianco e a cui era attaccato uno di quegli strani pendenti. Indossava soltanto dei pantaloni di cuoio e una fascia dello stesso materiale sul petto, due bracciali di metallo adornavano gli avambracci coprendoli per una buona metà.
    «Radimaar cosa sei venuto a fare qui? Ti sei deciso a prendere un'arma? » aveva una voce dura ma sorrideva, conosceva bene il sacerdote ed era felice di vederlo.
    «No, io non sono un guerriero e tu lo sai bene.» Rycaluse sbuffò poi vide quelli che lo accompagnavano. «Sono venuto qui per accompagnare Talys.» indicò l'elfo che era riuscito a nascondere la sorpresa di ritrovarsi davanti un fabbro donna, non se lo aspettava anche perché nelle due occasioni in cui gli avevano parlato di lei, avevano usato il maschile, e s'inchinò in segno di saluto. Il fabbro socchiuse gli occhi e dopo un attimo d'indecisione si avvicinò a lui.
    «Suppongo che ti abbia mandato Zaymesyath. » non attese la risposta, non ce ne era bisogno. «Non credere che solo perché ti ha mandato lui io sia disposta a farti un'arma, anche se è il mio signore non può impormelo.» Talys annuì sorpreso, almeno non gli aveva tirato un calcio e colpito con un martello. «Mostrami le mani e vediamo cosa sai fare.» l'elfo eseguì senza protestare anche se non ne capiva il motivo, Rycaluse le afferrò e le girò con il palmo rivolto verso l'alto: le guardò con attenzione studiandone ogni dettaglio, poi le lasciò andare. «Spadaccino. Mani interessanti, si può fare, ma ci vorrà un po'. In più mi servono alcune cose che si trovano vicino al clan del tuo amico.» indicò Vyckque con un cenno della testa senza prestargli ulteriore attenzione. «Portamele e ti farò la spada.» Talys era sorpreso e annuì senza pensarci troppo. «Perfetto, ti farò avere una lista in serata.»
    Dall'edificio di due piani accanto uscì una ragazza con lunghi capelli biondo scuro legati in una semplice coda e occhi azzurri. I suoi vestiti ricordavano quelli del tempio e a Talys sembrò di averla già vista: era la stessa ragazza che lo aveva costretto a stare a letto quando era appena arrivato. Lei si avvicinò sorridente guardando prima il sacerdote poi l'elfo.
    «Ti vedo in forma, molto più di quando non ci siamo incontrati la prima volta. Ma forse non ti ricordi di me, comunque mi chiamo Delivantres.» Talys annuì.
    «Certo che mi ricordo, sei la stessa ragazza che si è spaventata quando mi sono alzato ed è corsa a chiamare lui.» la sacerdotessa arrossì e sorrise ancora.
    «Quindi è lui quello di cui mi avevi parlato?» la diavolessa appena arrivata s'imbronciò alle parole di Rycaluse.
    «Quanti stranieri credi che ci siano nel nostro clan?» si mise le mani sui fianchi e la guardò stizzita. Il fabbro ignorò la sua "collera" e scoppiò a ridere.
    «Dai Deli, stavo scherzando! » la sacerdotessa sbuffò poi guardò l'elfo e la sua compagna alternativamente.
    « È venuto qui per un'arma? » Rycaluse annuì «E tu hai accettato? » rispose con una scrollata di spalle e la diavolessa rimase a bocca aperta.
    «Sei fortunato! Solitamente non accetta così in fretta. Devi averla piacevolmente colpita.» sorrise nuovamente con calore.
    «Ha delle belle mani. » il fabbro stava osservando la sua fucina soprappensiero e Delivantres si avvicinò a Talys bisbigliando.
    «Probabilmente per te non significa molto, ma è un grandissimo complimento da parte sua.»
    «Grazie.» non sapeva bene cosa dire e quella fu l'unica parola che riuscì a pronunciare.
    «Ry io devo andare al tempio, ci vediamo a cena. Ricordati di pranzare, non lavorare tutto il giorno.»
    «Ma come? Oggi non restavi a casa?» la sacerdotessa sembrava esasperata. Talys notò che anche la sacerdotessa aveva una ciocca a cui era stato appeso uno di quei monili, ma non si sorprese: l’aveva già capito.
    «No, ieri sono rimasta a casa Ry. Quanto sei distratta.» si avvicinò alla compagna baciandola divertita, ma il fabbro non la pensava nello stesso modo e allungò le mani sul suo sedere, andando ad accarezzare la coda sottile, ricevendo in cambio solo un leggero schiaffo sulla mano dato proprio dalla coda.
    «Ahi!»
    «Tieni le mani a posto. Ci vediamo stasera.» si voltò verso Radimaar imbarazzata «Tornate verso il tempio?»
    «Certamente, io almeno. Loro due torneranno a palazzo, li ho accompagnati solo per vedere cosa avrebbe fatto Rycaluse.»
    «Ha reagito in modo sorprendentemente docile, una rarità.» avevano iniziato già iniziato ad allontanarsi, ma il fabbro poteva sentirli ancora molto bene.
    «Ti sento Delivantres; appena torni questa sera ti farò provare la mia docilità.» con quelle ultime parole ritornò dentro la fucina tirando la tenda e facendo avvampare d’imbarazzo la sacerdotessa che accelerò il passo fissando la strada, cercando di allontanarsi dai tre che l’accompagnavano.
    Radimaar rideva, ma non sapeva se la cosa che lo divertisse di più fosse l’espressione imbarazzata di Delivantres, o quella sconcertata di Talys.
     
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    *per far capire quanto io attenda i tuoi aggiornamenti*
    bellissimo cap, la parte in cui sono a cena da soli e Vyckque fa quelle considerazioni su talys *_* fantastico!!
    troppo da ridere la parte sulla voce di Kyra XD
    grazie grazie!!!!!! aspetto con ansia il prossimo *_*
     
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  5. nelith
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    Eccomi! Ultimamente non mi dimentico X°D
    Grazie mille Yuki! Adesso avete capito perché Sayura l'aveva definito un effeminato :ahah: (è incredibile il gran numero di pg cretini che compaiono nelle mie storie...)

    Buona lettura...spero :picci:

    Capitolo XVII
    Confessioni e Scoperte



    Quando arrivarono a metà strada si separarono: i due sacerdoti si diressero al tempio, mentre Talys e Vyckque proseguirono verso il palazzo. Dopo alcuni minuti di silenzio imbarazzato di cui l'elfo non capiva la motivazione, questa volta provò lui ad intavolare una conversazione, sperando che il diavolo non fosse di umore irritabile.
    «Senti... ma non avete paura di estinguervi formando sempre coppie dello stesso sesso?» Vyckque si voltò a fissarlo con espressione interrogativa «Insomma, voi siete monogami e una volta scelto un compagno resta quello per tutta la vita, ma se non formate relazioni miste la vostra popolazione finirà con l'estinguersi. »
    «Guarda che di coppie miste ce ne sono più che in abbondanza, la maggior parte della popolazione. »
    «Sarà, ma io non ne ho incontrata nemmeno una.»
    «Dove lo metti mio padre? Non so quanti Arcidiavoli tu abbia incontrato, ma anche Loalyss ha un compagno e Thresayskel sta per avere il primo figlio dalla sua compagna.»
    «Se lo dici tu.... ma per adesso mi sembrano di più le coppie uguali, almeno per quanto riguarda le mie conoscenze. Yarlanee, Zaymesyath, Rycaluse, Radimaar... » il diavolo era scioccato.
    «Radimaar!? È un amante degli uomini?! Come fai a saperlo?! Ha un compagno?» Talys avrebbe voluto mordersi la lingua; aveva parlato troppo.
    «Ehm... Noi parliamo spesso, ed è capitato anche questo discorso. Comunque non credo abbia un compagno.»
    «Ah. Siete già a questo punto quindi... » Talys lo guardò perplesso, mentre la coda di Ysrr si muoveva lentamente sulla sua schiena, attentissimo ad ogni parola che veniva detta.
    «Non capisco.»
    «Tu e Radimaar...» l'elfo impiegò qualche secondo per capire e quando comprese ne rimase sconvolto.
    «Cosa?! No! Siamo solo amici! Cosa ti salta in mente?! » -Se Erran sapesse cos'ha appena insinuato il suo pupillo, mi riempirebbe di botte e non credo che riuscirei ad evitarlo.- «Cavolo, solo perché parlo con qualcuno questo non significa che voglio andarci anche a letto. E poi stiamo parlando di maschi, per quanto non abbia niente in contrario, non avevo mai nemmeno contemplato la possibilità di stare con un uomo.»
    «Non sei mai stato con un maschio quindi. »
    «No.» Talys lo guardava sempre più perplesso non capendo il motivo di tutte quelle domande; l'altro sembrava stranamente contento, anche se il suo buon umore durò poco. Vyckque sentendosi osservato si voltò, incrociando gli occhi verde cupo dell'elfo che lo fissava incuriosito; arretrò di qualche passo prima di voltarsi di scatto verso il palazzo ormai vicino allontanarsi in fretta in quella direzione.
    «Mi sono ricordato che devo fare delle cose, vai da Zaymesyath.»
    Talys rimase a fissarlo mentre si allontanava, grattandosi la testa senza averci capito nulla; Ysrr si spostò verso la sua mano cercando il contatto con la sua pelle e l'elfo iniziò a grattarlo distrattamente.
    «Tu ci hai capito qualcosa? » il rettile sibilò divertito, lui aveva capito tutto. «E saresti così gentile da spiegarmelo?» Ysrr scosse la testa, limitandosi a emettere quel suo basso sibilo ghignante e Talys sospirò frustrato. «Va bene. D'accordo, non insisto più. Sappi però che non sei molto simpatico.» mentre entrava nel palazzo lo raggiunse una guardia; il suo atteggiamento era molto più amichevole di quelle dei Darphyrer, sorrise e gli fece sapere che Zaymesyath lo stava aspettando nel suo studio. L'elfo annuì e si diresse dall'Arcidiavolo con un sospiro rassegnato: non voleva parlare dell'altra questione, ma con lui ne sarebbe stato costretto, non gli sembrava il caso di chiedere una proroga.
    Quando varcò la soglia della stanza trovò l'Arcidiavolo comodamente seduto su una poltrona nera, sul tavolo davanti a lui c'era una teiera fumante e due tazze.
    «Ti stavo aspettando. Immagino che con Rycaluse sia andata bene. »
    «Si, ma adesso che ci penso mi ha affidato un altro incarico.» non ne era molto contento, non faceva altro che andare avanti e indietro recuperando solo dei reagenti.
    «Credevi forse che te la facesse gratis? È uno scambio di favori. Qui funziona così, tutti condividiamo e se qualcuno a bisogno di qualcosa di particolare chiede a chi di dovere e che gli farà sapere il suo prezzo.»
    «Quindi lo avrebbe fatto comunque. Non è vero che mi avrebbe presa a calci.» l'Arcidiavolo rise mentre si avvicinava alla teiera per versare il contenuto nelle tazze.
    «No, lo avrebbe fatto. Vyckque ha impiegato quasi un secolo per riuscire a farsi fare una spada da lei, credo che sia stata la prima persona che lo ha insultato. Rycaluse è famosa per il suo carattere, ma credo che al nostro piccolo Darphyrer bruci di più quello che gli è stato detto da un certo elfo. » gli indicò di sedersi nella poltrona di fronte a lui e prendere una tazza. Talys sospirò, mentre Ysrr si sedette comodamente sul tavolo davanti ad un piattino con un insetto di una decina di centimetri più grosso di lui, e iniziò a romperne il carapace per mangiarlo. L'elfo ignorò i violenti schiocchi della corazza che si rompeva, troppo concentrato sul diavolo che gli sedeva di fronte.
    «A lei non sfugge mai nulla?»
    «Difficile, specie di quello che avviene tra queste montagne. Togliti l'orecchino, parliamo in elfico, voglio fare un po' di esercizio. » l'elfo lo guardò sorpreso Quel diavolo gli piaceva ogni giorno di più. Sorrise e appoggiò il piccolo anello sopra il tavolo e la testa smise subito di pulsare.
    «Cosa sa di ciò che è avvenuto fuori?»
    «Devi parlarmene tu non io.» l’elfo sospirò, non ne aveva nessuna voglia.
    «È difficile. Non è piacevole.»
    «Lo immagino, tu non sei uno che si sconvolge facilmente, ormai è chiaro. Basta vedere come ti sei adattato in poche settimane.» Talys rimase in silenzio fissando il liquido scuro nella tazza, il suo odore ricordava molto l'erba umida e i fiori, ed il sapore, nonostante leggermente amaro, era buono.
    «Si ricorda il nostro primo incontro? Le avevo parlato di un mio amico. » Zaymesyath si limitò ad annuire, aveva già capito ma voleva che parlasse. «L'ho incontrato ma era diverso, è diventato uno di loro. Ho impiegato un po' per capirlo. Ha iniziato a dire cose folli: che dovevo andare con lui, che la sua signora mi avrebbe dato un potere tanto grande che non avrei mai potuto immaginare. Era felice di essere diventato così e voleva che io lo seguissi. Vederlo ridotto in quello stato... È stata colpa mia! Lui ha seguito me!» appoggiò la tazza sul tavolo e si piegò su se stesso, afferrandosi la testa afflitto dai sensi di colpa.
    «Non è colpa tua, è stata una sua scelta. Non sentirti responsabile.»
    «Lo so, è stata la stessa cosa che gli ho detto io, ma... » Zaymesyath non lo lasciò finire.
    «Doveva essere stato un buon amico.»
    «Come un fratello. »
    «Pochi possono vantare simili amicizie. Qualcuno che è disposto a sacrificare la propria vita per seguire un amico. Sapeva quello che faceva quando si è buttato nel portale.»
    «Non capisco una cosa però. » alzò lo sguardo dal pavimento e tornò a rivolgerlo verso il diavolo davanti a lui, osservando i suoi occhi arancioni. «Perché non è precipitato vicino a me?» l’arcidiavolo annuì, era una domanda più che naturale.
    «I varchi non sono stabili, bastano pochi istanti di differenza per farti finire da tutt'altra parte. Immaginali come lunghi serpenti che si dimenano attraverso le dimensioni. Quando tu afferri un serpente per la coda questo non sta fermo, di dibatte e muovendosi la sua testa non è mai nello stesso punto. Lo stesso vale per questi portali, non c'è una seconda mano che ne blocca l'uscita. Se fossero stabili, io avrei potuto rimandarti indietro, ma se lo fossero i demoni maggiori imperverserebbero tra le dimensioni. Le divinità luminose hanno sigillato l'Abisso, quei portali occasionali si aprono a causa di una divinità che ogni tanto riesce a lacerarne il tessuto.»
    «Una divinità?»
    «Si, la sua energia spesso provoca questi varchi, ma non si sa mai dove ciò potrebbe avvenire. Non si possono controllare. Infatti possono essere aperti volontariamente solo dall'altra parte: ma solo arcanisti folli potrebbero farlo o chierici oscuri. Quando Asmodeus è stato "ucciso", il sigillo che lo teneva vincolato al tuo mondo si è dissolto ed è tornato indietro. Funziona così, l'Abisso lo ha richiamato.» l'elfo annuì, non si aspettava una spiegazione così esaustiva, lui non aveva mai capito molto di magia, ma l’Arcidiavolo fu chiaro. Riprese in mano la sua tazza e ne finì il contenuto ormai freddo.
    «Lui ha parlato di una donna. Non è che per caso lei sa a chi si riferiva?»
    «Dal modo in cui è stato plagiato direi Banatrane. Uno dei Lord che confinano con noi. Una femmina pericolosa, molto più del suo vicino che è un ammasso di muscoli con poco cervello. Sai cosa dovrai fare la prossima volta vero?» Talys deglutì rumorosamente ed annuì.
    «Quello che ho fatto tutte le altre volte. Ma questa volta è diverso, era più simile a se stesso non come... »
    «Dimentichi sempre dove sei. I demoni da voi sono diversi, più bestiali perché comunque l'energia del vostro mondo li indebolisce, per questo la corrompono. Qui non hanno questo tipo di problema, più il demone ha un bell'aspetto, più il suo potere è elevato perché riesce a mantenerlo. Lo so che è strano, ma alcune divinità dell'Abisso hanno deciso così, forse come affronto alle divinità luminose. Anche se i succubi fanno un eccezione.»
    «I succubi?»
    «Demoni minori molto attraenti, creati apposta con il solo scopo di dare piacere ai Lord e ai loro seguaci. Loro hanno molti tratti dei popoli luminosi. Sono, detto brutalmente, le puttane dell'Abisso. Sai, il Lord che è arrivato sul vostro piano era cresciuto come succube, una bella sorpresa quando ha fatto la scalata.» fu sorpreso da quelle parole, l’Arcidiavolo sembrava conoscere veramente molte cose: forse addirittura troppe.
    «Lo conosceva bene?»
    «Tendo a non frequentare i Lord, mi disgustano. Ma purtroppo devo mantenere i contatti con il loro signore, e con lui gioco sempre a es’checx.» l'elfo non capì il significato delle ultime parole, ma non ci diede troppa importanza. Zaymesyath lo congedò poco dopo la fine della seconda tazza dell'infuso, e Talys uscì recuperando l'orecchino; con Ysrr comodamente seduto sulla sua testa e le zampe sporche di scarafaggio.

    ***


    Talys si diresse senza fretta verso la saletta dove faceva le sue lezioni di infernale. Sperava di riuscire a imparare qualche nuova parola, era più che sicuro che Vyckque non si sarebbe presentato, quindi sarebbe riuscito a fare qualcosa senza essere insultato; ma quando entrò nella stanza, con sua enorme sorpresa, trovò il diavolo ad attenderlo mentre stava guardando alcune mappe.
    «Non ti ha tenuto molto. È andato tutto bene?»
    «S...si. Che ci fai qui?» il diavolo lo guardò aggrottando la fronte.
    «Perché non dovrei essere qui? Sbaglio o devo insegnarti la lingua?» Talys stava per dire qualcosa, ma ci ripensò e si sedette al suo posto mentre Ysrr svolazzò verso la piccola finestra e rimase immobile a fissare la città.
    L'elfo notò con meraviglia crescente lo sforzo di Vyckque di mantenere la calma, nonostante ogni tanto si alzava di scatto dalla sedia esasperato, respirava profondamente un paio di volte poi tornava a sedersi e continuava la lezione.
    Il pranzo fu portato dentro lo studio, dove proseguirono la lezione anche nel pomeriggio. Fu la giornata di studi più lunga a cui si sottopose da quando aveva iniziato; notava lo sforzo di Vyckque di spiegare con calma, cercando di chiedere cosa non fosse chiaro e senza nemmeno arrabbiarsi troppo quando faceva delle domande che alle sue orecchie dovevano sembrare ridicole.
    Nella seconda parte della giornata a Talys tornò in mente la parola che l’Arcidiavolo aveva usato prima di congedarlo e provò a chiedere a Vyckque se sapesse cosa significasse. Impiegò alcuni tentativi per riuscire a ricreare un suono simile a quello che aveva sentito, ma alla fine riuscì a farsi capire.
    «Ah! Es’checx! La tua pronuncia è terribile lo sai?»
    «Chi l’avrebbe mai detto. Dopotutto sono qui da così tanto tempo che ormai avrei dovuto parlare correttamente.» con sua sorpresa Vyckque scoppiò a ridere, capendo per la prima volta l’ironia del suo interlocutore.
    «Vero. Comunque è un gioco di strategia. È composto da una tavola quadrettata e trentadue pezzettini di osso intagliati, sedici a giocatore. Lo scopo è ovviamente “uccidere” il pezzo principale dell’avversario. Una sorta di guerra da fare su una tavola. Come mai quest’interesse?»
    «L’aveva nominato Zaymesyath, ma non sono riuscito a chiedergli cosa fosse.» Vyckque annuì.
    «Credo che lui ci giochi spesso. Kyrarsil si lamenta sempre del fatto che venga costantemente battuto.» Talys immaginava che il gioco a cui si era riferito l’Arcidiavolo fosse di tutt’altro tipo e sicuramente non amichevole, ma non espresse i suoi dubbi, non voleva rischiare di rovinare l’atmosfera rilassata che si era creata.
    Alla fine di quella giornata aveva appreso di più che negli ultimi giorni, riuscendo anche a capire come leggere le mappe più semplici. Quella seconda parte della giornata volò letteralmente, e quando Kyrarsil fece il suo ingresso per fargli sapere che era pronta la cena, ne furono più che sorpresi entrambi. Il Danarm si presentò proprio come aveva accennato Radimaar quella mattina: con una lunga vestaglia rosso pallido tenuta avvolta attorno al corpo da una cintura giallo oro. Era scalzo e ad ogni passo che faceva le sue gambe sporgevano dal tessuto. Quando Talys lo vide non poté che spalancare la bocca e guardarlo sconvolto, mentre Vyckque sembrò essere molto più interessato alla reazione e dell'elfo piuttosto che all'abbigliamento del maestro.
    Talys si avvicinò al diavolo dai capelli blu sussurrandogli all'orecchio.
    «Era questo che volevate dire oggi?» Vyckque si limitò a sorridere, ma Kyrarsil aveva orecchie sensibili e sentì con precisione cosa si stavano dicendo.
    «Cosa state confabulando voi due?»
    «Ehm... Mi stavo chiedendo se Zaymesyath è felice di vederti andare in giro con quell'abbigliamento. Non so, non preferirebbe certi abiti in occasioni più ...ehm... riservate?»
    «No, non è un problema per lui. Anche perché solitamente nei nostri appartamenti giro nudo. » l'elfo lo fissò in mezzo al corridoio immobile e a bocca aperta. Sbatte le palpebre un paio di volte prima di riprendersi e riprendere a camminare.
    «Devo smetterla di fare tutte queste domande, le risposte potrebbero sconvolgermi.»
    Vyckque lo fissava serio, come se lo stesse studiando con attenzione; Talys ricambiò il suo sguardo indagatore, ma si ritrovò ad immaginarlo con addosso la vestaglia rossa di Kyrarsil. -No, credo che il blu scuro gli starebbe meglio o il bianco.- il diavolo vide i suoi occhi verdi diventare quasi neri, arretrò pensando ad una nuova sfuriata, ma l'elfo si voltò senza dire una parola e varcò la soglia della sala da pranzo.
    Zaymesyath li aspettava e loro presero posto a tavola senza fare troppe cerimonie. L'Arcidiavolo fece notare che non dovevano limitarsi a far apprendere la lingua a Talys, ma che dovevano anche allenarsi con le armi.
    «Magari dopo il mio ritorno dai Darphyrer. Ho come l'impressione che non passerò dei bei momenti laggiù.»
    «Devi tornare da loro?»
    «Rycaluse ha detto che ciò che le serve si trova li vicino, quindi immagino che mi toccherà tornare li e prendermi degli insulti dalla spasimante bionda di Vy.» il diavolo in questione rischiò di strozzarsi con un fungo e lo fulminò con lo sguardo.
    «Aryness continua a perseguitarti?» Kyrarsil lo guardava ghignando, la conosceva bene e sapeva il ribrezzo che lei scatenava in Vyckque. Questi sbuffò indignato, ma mentre riprendeva a mangiare ripensò a quell'ultima parola: Talys lo chiamava raramente per nome e mai con un diminutivo. Gli fece piacere, non era ripugnante come quando era Aryness a chiamarlo in quel modo.

    ***


    Appena la cena fu terminata Vyckque si congedò ritornando in tutta tranquillità nella sua stanza. Talys invece andò a fare una passeggiata intorno ai confini del palazzo, senza allontanarsi troppo. Le guardie in quella città lo guardavano più con curiosità che con astio; doveva essere solo per merito di Zaymesyath. Gli sarebbe piaciuto anche andare a fare un giro nel clan dei Belmorra o in quello dei Arewoncaradas, invece gli toccava sempre finire dai Darphyrer. Se fossero stati un po' meno astiosi nei suoi confronti non sarebbe stato così male, da quanto aveva capito, loro erano spadaccini eccezionali. -Devo ricordarmi di provare quella strana arma a due lame, magari potrei chiederlo a Rycaluse di farmi una di quelle.- come invocata dal suo pensiero si sentì chiamato dal fabbro con un urlo.
    «Ehi occhi verdi!» si voltò verso di lei e la vide mentre saliva le scalinate che l'avrebbero condotta sulla piccola piazza rialzata davanti al palazzo. «Cosa ci fai fuori tutto solo? Hai litigato con il tuo amichetto?»
    «Amichetto?»
    «Il Darphyrer irascibile.»
    «Sarà in camera sua. Avevi bisogno di lui? » -Amichetto?-
    «No. Ti ho portato la lista.» gli pose un piccolo pezzo di quello che sembrava un guscio piatto su cui c'erano incise con un oggetto appuntito alcune parole. Talys non fece in tempo a chiedere cosa fossero che il fabbro lo stava già salutando, scendendo in fretta dalla scalinata.
    Mentre tornava verso la sua stanza aveva tentato più e più volte di capire cosa ci fosse scritto, senza però riuscire nemmeno a riconoscere una singola lettera.
    Con un sospiro cambiò idea, e virò verso quella di Vyckque. Bussò un paio di volte, ma non ottenne alcuna risposta, quindi provò ad entrare. Lo vide seduto sul davanzale della finestra che fissava la città. Anche se lo chiamò altre due volte non riuscì ad attirare la sua attenzione. Vide la coda che ondeggiava tranquilla,come se il suo proprietario fosse perso nei suoi pensieri.
    Quando lo afferrò delicatamente per la spalla per attirare la sua attenzione, il diavolo emise uno strano urletto acuto, mentre perdeva l'equilibrio e precipitava di sotto. O almeno, avrebbe rischiato se Talys non lo avesse afferrato al volo trascinandolo all'interno della stanza. Ysrr volò via sbuffando offeso per aver rischiato di finire schiacciato, mentre Vyckque si ritrovò sdraiato sopra l'elfo. Ci mise un po' a capire cosa fosse successo, poi si infuriò.
    «Cosa cazzo ti viene in mente?! Non puoi entrare in questo modo nella stanza altrui!»
    «Io ho bussato! E ti ho chiamato per ben due volte, ma tu non mi hai degnato di considerazione! Non dovresti essere sempre sul chi vive? Non sei un sicario?! A cosa cavolo stavi pensando?!» il diavolo arrossì e si mise a sedere sopra il bacino di Talys, guardandolo dall'alto, con la coda che ondeggiava nervosa; l'elfo la vedeva guizzare alle sue spalle. Avrebbe voluto afferrargliela.
    «Che cosa vuoi?»
    «Rycaluse mi ha portato questo.» gli tese quello strano guscio inciso e Vyckque iniziò a leggerlo. «Ho provato a cercare di capire almeno le lettere, ma non sono riuscita a leggere nulla.»
    «La cosa non mi sorprende, Rycaluse ha una scrittura pessima. È un artista con le armi ma non sa scrivere in modo decente. La sua calligrafia è anche peggio della tua.» rimase in silenzio concentrato sui geroglifici utilizzati per annotare i materiali mentre l'elfo si mise seduto, sempre tenendo in braccio il diavolo blu e cercando di non prendersela per la sua ultima precisazione. «Non ti ha chiesto grandi cose, solo alcuni materiali che si trovano nelle nostre miniere.»
    «E che tuo padre mi farà prendere con sua enorme gioia dato che mi ama alla follia.» Vyckque lo fissò a bocca aperta incredulo e l’elfo sollevò lo sguardo vero il soffitto. «E’ ironia! Voglio dire che tuo padre non mi permetterà mai di prenderli dato che mi detesta.»
    «Oh… no, impossibile... Te lo permetterà sicuramente, dopotutto e Rycaluse a chiederli e lui non le negherebbe nulla, specie se desidera dei materiali per la sua fucina. Ha una grande stima di lei, senza poi contare che neppure Zaymesyath prenderebbe bene una simile azione. A proposito, con lui hai parlato vero? Non hai tentato di nascondergli qualcosa?»
    «No. È difficile riuscire a nascondere qualcosa a quei suoi acuti occhi arancioni.» l’elfo sospirò, a quello non sarebbe mai riuscito a nascondere nulla.
    «Tu lo guardi negli occhi?!»
    «Quando si parla con qualcuno è buona educazione guardarlo in faccia. Ma si può sapere perché fate così? È solo un altro Arcidiavolo dopotutto.»
    «Lui non è un ALTRO Arcidiavolo! Lui è L’Arcidiavolo. Zaymesyath è una divinità, tu non dovresti nemmeno rivolgerti a lui …» aggrottò la fronte perplesso.
    «Ma stai parlando sul serio? Intendi proprio un Dio Dio?»
    «Certo!» Talys spalancò gli occhi sorpreso, gli Dei li aveva sempre immaginati differenti.
    «Ma ci sono molte divinità in giro da queste parti? Sul piano materiale intendo.»
    «Che io sappia solo un altro. Il Lord supremo, il capo dei demoni il suo nome è … » si guardò attorno, come per accertarsi che nessuno li potesse sentire e si avvicinò all’elfo per sussurrargli il suo nome all’orecchio. «Rowamorlusa.»
    «Rowa …» Vyckque gli tappò la bocca con le mani cercando di farlo tacere.
    «Non pronunciare il suo nome ad alta voce! Potrebbe sentirti!» Talys sentì la coda che gli si avvolgeva attorno ad un ginocchio e rabbrividì, non se lo aspettava e la sensazione della coda attraverso il tessuto dei pantaloni era stranamente piacevole, quasi intima.
    «Ma tu lo hai fatto!»
    «Meglio non pronunciarlo spesso, io te l’ho detto solo per metterti in guardia. Lo devi sapere se vuoi evitare di finire nelle sue grinfie. Conosci il tuo nemico, anche se non lo vedrai mai.»
    «D’accordo» -Che sia lui quello con cui Zaymesyath gioca a es’checx? Aveva detto che era il signore dei Lords. Una guerra …- Talys era sovrappensiero e non si accorse di stare accarezzando la sinuosa coda blu avvolta attorno al suo ginocchio, ma neppure Vyckque sembrava farci molto caso.
    «Comunque sia, domani torneremo da mio padre. Ma questa volta non sfuggirai a una presentazione in grande della famiglia del capo clan.»
    «Vuoi già presentarmi la tua famiglia?» l’elfo sorrideva divertito anche se immaginava che intendesse ben altro.
    «Sono loro che vorranno vederti. Io ne farei volentieri a meno.» questa volta fu il diavolo a rabbrividire, ma non era per il pensiero della sua famiglia, si era accorto della mano che accarezzava con delicatezza la sua coda e si rese anche conto che per tutto il tempo di quella discussione, era rimasto comodamente seduto su Talys. Si alzò all’improvviso, trascinandosi dietro la gamba dell’elfo perché la sua coda non sembrava volersi staccare. Quando infine riuscì a srotolarla congedò l’elfo imbarazzato, quasi spingendolo fuori dalla porta e dandogli la buonanotte. Ysrr era rimasto nella stanza del diavolo, ma uscì dalla finestra per tornare nella sua camera, sibilando divertito mentre svolazzava attorno al palazzo.
    Mentre Talys si faceva il bagno ripensò alla faccia del diavolo; era l’opposto dell’ultima volta che aveva toccato la sua coda, sembravano passati anni da allora, invece probabilmente erano trascorse poche settimane.
    L’elfo si ritrovò a pensare alle strane reazione di Vyckque durante l’intero arco della giornata: sembrava veramente più “docile”, usando un termine preso in prestito dal fabbro e dalla sua compagna. Era più tranquillo e quasi rilassato, anche se in un paio di occasioni se l’era data a gambe.
    La cosa che lo fece pensare di più, erano quelle strane domande sul suo rapporto con Radimaar, poteva quasi sembrare geloso, ma non poteva essere possibile. Mentre ripensava alla giornata gli ritornò alla mente anche l’immagine del diavolo con addosso una di quelle strani vesti bianche, come quella che aveva indossato Kyrarsil, e si rese conto che non gli sarebbe dispiaciuto vederlo così. Lo aveva notato fin dall’inizio che era un tipo piuttosto attraente, ma a lui non erano mai interessati i maschi. –Ma quella coda …- scosse la testa per allontanare il pensiero. –Meglio smetterla di pensare o qui finisce male.-

    ***


    Nella camera accanto anche Vyckque era immerso fino al naso nell’acqua bollente, rosso in viso sia a causa dall’elevata temperatura del bagno che per quanto era successo poco prima. Con la mano destra, si massaggiava la punta della coda che fino a pochi minuti prima era a contatto con la strana pelle ombrosa dell’elfo. La sensazione delle sua dita fresche sulla pelle sensibile della coda gli faceva venire i brividi. Era stato il primo a toccargli la coda, non l’aveva mai permesso a nessun altro: l’idea che fosse Aryness a toccargliela lo disgustava, ma stranamente con Talys era diverso, lo era stato anche la prima volta che l’aveva tenuta tra le mani. Una sensazione piacevole, quasi familiare. Si era accorto che in quella giornata la sua coda aveva cercato spesso il contatto con l’elfo, quasi inconsciamente e in modo automatico. Non capiva il motivo, dopotutto qualche giorno prima lo aveva anche insultato pesantemente, quello sguardo lo aveva terrorizzato, e quelle parole ferito: nessuno lo aveva mai trattato in quel modo, quasi come un pari. Questo lo faceva sentire strano. L’elfo lo aveva colpito, fin dal primo momento quando era entrato attraverso la finestra della sua stanza, lui aveva esitato per un istante, osservando meravigliato le orecchie appuntite che sporgevano dai capelli verde scuro: avrebbe voluto morderle così come avrebbe voluto affondare le zanne in quel collo profumato, sentire il sapore del suo sangue mentre … Imprecò tra se prima di immergersi completamente sotto il pelo dell’acqua, dove rimase fino a quando non ebbe più aria nei polmoni. Uscì in fretta dalla vasca, asciugandosi e andando subito sotto le coperte, tralasciando di indossare qualcosa per coprirsi: lasciando solo la pelle nuda a contatto con il tessuto delle lenzuola, e cercando di non pensare all’immagine troppo imbarazzante che gli si era formata in testa e che stava mandando a fuoco il suo corpo pallido.

    ***


    Il mattino successivo Talys si preparò per un nuovo viaggio nel clan dei Darphyrer e sperò di non essere costretto a rincontrare la tizia bionda, sia per il modo di parlare poco cortese che per quella mania di toccare continuamente Vyckque, ignorando il fatto che a lui non piacesse.
     
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  6. †Vampire†
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    La mia adorazione nei confronti di ysrr cresce giorno dopo giorno u.u
    Ha capito tutto ciò che passa in testa a quei due....

    CITAZIONE
    Vyckque lo fissava serio, come se lo stesse studiando con attenzione; Talys ricambiò il suo sguardo indagatore, ma si ritrovò ad immaginarlo con addosso la vestaglia rossa di Kyrarsil. -No, credo che il blu scuro gli starebbe meglio o il bianco.- il diavolo vide i suoi occhi verdi diventare quasi neri, arretrò pensando ad una nuova sfuriata, ma l'elfo si voltò senza dire una parola e varcò la soglia della sala da pranzo.

    :mmh:

    "Amichetto" anche Rycaluse ha capito tutto ( o almeno credo xD)

    Da : quando lo afferrò delicatamente per la spalla fino alla fine...Pensieri perversi , Taaaaanti pensieri pervrsi :blo: :bav: :plurt: e la frase finale del capitolo :luv:
    la tizia bionda deve tenere le mani a posto,altrimenti... :motose: :mart:


    CITAZIONE
    Mentre ripensava alla giornata gli ritornò alla mente anche l’immagine del diavolo con addosso una di quelle strani vesti bianche, come quella che aveva indossato Kyrarsil, e si rese conto che non gli sarebbe dispiaciuto vederlo così. Lo aveva notato fin dall’inizio che era un tipo piuttosto attraente, ma a lui non erano mai interessati i maschi. –Ma quella coda …- scosse la testa per allontanare il pensiero. –Meglio smetterla di pensare o qui finisce male.-

    :nunu: Ma caro talys noi VOGLIAMO che finisca male :mmh: :fufu:

    grazie per questo nuovo capitolo : hug: :chu:
     
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  7.     +1   -1
     
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    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

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    un capitolo eccezzionale!!!!! si sta muovendo qualcosa fra quei due e io non vedo l'ora che arrivi il fatidico momento :plurt:
    aaaaaaaaaaaah poi la parte della coda, quando Talys è nelle stanze del diavolo.... :blo: :blo: :blo:
    sarò col fiato sospeso fino al prossimo cap!!!!!!!
    grazie 1000!!!!!!!
     
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  8. nelith
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    Oggi anticipo! X°D
    Non odiatemi per questo capitolo >_<
    Per farmi perdonare vi posso anticipare che ciò che aspettate arriverà al capitolo XXI...non manca molto ormai :mmh:

    Benvenuti dai Darphyrer

    Capitolo XVIII
    Il Sangue dei Darphyrer



    Vyckque quella mattina non sembrava felice: era stato nel suo clan solo un paio di giorni prima e non aveva voglia di tornarci così presto, sia per i suoi fratelli che per Aryness; ma Rycaluse non poteva aspettare, quando lei chiedeva qualcosa bisognava rispondere il prima possibile o poteva anche cambiare idea. Il diavolo avrebbe preferito andare da sua zia piuttosto che sentire le battutine acide delle sorelle. Era così concentrato sull'immaginare cosa sarebbe successo insieme alla sua famiglia, che non si accorse che Talys era appena sceso per la colazione. L'elfo lo chiamò un paio di volte, poi decise di sedersi davanti a lui dato che il diavolo non sembrava sentirlo. Vyckque sobbalzò, ma la sorpresa fu minore rispetto al giorno precedente, forse solo perché non ci fu contatto fisico.
    «Stai diventando molto silenzioso.»
    «Io mi sono sempre mosso in questo modo, sei tu ad essere distratto. Cosa ti preoccupa?»
    «Il viaggio verso casa. Non mi va di incontrare i miei. Sarà una cosa fastidiosa.»
    «Dovrebbe essere fastidioso per me, non certo per te.»
    «Tu non conosci mio fratello maggiore. È la versione più giovane di mio padre.»
    -Non è che tu sia molto più simpatico di tuo padre, anche se ultimamente sei decisamente migliorato.- «C'è speranza per tutti. » il diavolo lo guardava senza riuscire a capire ma l'elfo non si spiegò, iniziò a mangiare senza parlare oltre.

    ***


    Quando attraversarono il portale, con loro enorme dispiacere trovarono ad attenderli Sayuragath ed Erran. Il Danarm stava guardando con odio l'elfo, il quale sapeva che tale sentimento era dovuto in prevalenza al suo rapporto d'amicizia con Radimaar, ma non poteva certo mettersi a parlare davanti agli altri due di un argomento così delicato; Erran non lo avrebbe gradito.
    «A cosa devo questa visita a così breve distanza dalla precedente Vyckque?»
    «Padre, Rycaluse chiede alcuni reagenti dalle miniere.» gli occhi dell'Arcidiavolo si illuminarono, la sua gioia era quasi palpabile.
    «Meraviglioso! Le farò avere tutto ciò di cui avrà bisogno, domani.»
    «Che cosa volete dire padre?»
    «Che la giornata di oggi la passerai con la tua famiglia. L'altro giorno sei fuggito senza dire una parola.»
    «Avevamo fretta.» Sayuragath fulminò con uno sguardo Talys che se ne stava immobile in silenzio dietro Vyckque, sperando di passare inosservato: ma non fu così fortunato.
    «Le miniere non fuggiranno, andrai domani.»
    «Padre, Talys deve venire con me. Non posso lasciarlo qui.»
    «Gli troveremo un comodissimo alloggio, non c’è niente di cui preoccuparsi.» c'era qualcosa in quelle parole che piacque per nulla al diretto interessato, ma rimase in silenzio; voleva fidarsi di Vyckque.
    «Padre, dubito che Zaymesyath gradirebbe se un membro del suo clan venisse imprigionato nelle segrete del nostro palazzo, anche se solo per un paio di giorni.» il ringhio basso e gutturale dell'Arcidiavolo non lasciò adito a fraintendimenti; suo figlio aveva centrato in pieno il significato delle parole "comodissimo alloggio" che aveva utilizzato poco prima.
    «Adesso quindi mi toccherà anche ospitarlo come un diavolo?!»
    «Padre nessuno vi obbliga, se andiamo subito non vi arrecheremo disturbo e non sarete costretto a sacrificarvi. »
    -Sacrificarsi?! Ma stiamo scherzando! Nemmeno gli avessi chiesto di consegnarmi un suo tesoro! Ma che s'impicchi! Non gli ho chiesto certo io di ospitarmi.- L’Arcidiavolo fissò l’intruso facendogli comprendere senza alcuno sforzo che non lo voleva nel suo clan.
    «E sia. Gli farò avere un alloggio.» Vyckque deglutì, ma si fece coraggio e proseguì.
    «È uno Yrrioth padre, non un servo.» le parole di Vyckque sorpresero tutti e tre i presenti: nessuno di loro si aspettava che l'elfo fosse difeso così strenuamente da lui. «Sarà solo per una notte padre, non per tutta la vita.»
    «Come mai tutta questa difesa nei confronti dell'elfo? Zaymesyath ti ha fatto il lavaggio del cervello?»
    «Padre, vorrei ricordarvi che la sua vita è legata alla mia, se gli dovesse succedere qualcosa sarei io a pagarne le conseguenze.» Talys vedeva la coda blu del diavolo completamente immobile, bloccata a forza, non lo aveva mai visto così nervoso, si sforzava in tutti i modi di apparire rilassato: anni di pratica. Davanti al suo signore manteneva sempre un certo contegno, era con quelli di rango inferiore che diventava irascibile; Talys si ritrovò a pensare che forse utilizzava lo stesso modo di agire di suo padre nei confronti degli altri o forse era solamente frustrato.
    Sayuragath si limitò a rispondere con un cenno della testa e Vyckque afferrò l'elfo per un polso, trascinandolo fuori dalla stanza del portale.
    Quando furono sufficientemente lontani Talys provò a parlare, mantenendo un tono di voce estremamente basso.
    «Voleva rinchiudermi in cella?»
    «Si, oppure metterti nell'ala della servitù, dove saresti stato alla mercé di tutti. Non ti avrebbero trattato bene e comunque sia loro non ti tratteranno bene, se sarai fortunato verrai ignorato, ma ne dubito fortemente. Sarà un soggiorno movimentato temo.»
    «Sei preoccupato per me?» Vyckque si immobilizzò in mezzo al corridoio. Alcuni Yrrioth stavano marciano attraverso il palazzo e quando li incrociarono salutarono il diavolo e mostrarono le zanne a Talys che non si scompose minimamente. Appena furono sufficientemente lontani Vyckque si voltò verso di lui osservandolo con attenzione.
    «Forse... » tornò a riprendere il cammino rimanendo un po' in silenzio. «Comunque sono preoccupato specialmente per la mia incolumità.»
    «Sei cambiato.» il diavolo s'irrigidì e la coda fece uno scatto nervoso prima di cadere come senza forza, quasi rassegnata.
    «C...Che cosa vorresti dire?»
    «Che il diavolo che ho conosciuto alcune settimane fa è sparito. Che cosa ne hai fatto?» Vyckque si voltò a guardarlo furioso, ma quando vide l'elfo sorridere non riuscì a controllare l'imbarazzo.
    «Smettila di dire fesserie. Sto solo pensando ai miei interessi. Se ti dovesse succedere qualcosa, sarei io a pagarne le conseguenze.» Talys non poté fare a meno di ridere, era una frase che gli aveva ripetuto molte volte ma con il passare del tempo stava perdendo credibilità. Qualcosa era cambiato, ma non riusciva ancora a capire quale direzione avesse preso tutta quella faccenda. L'elfo gli si avvicinò, obbligandolo ad addossarsi alla parete.
    «Ti stai preoccupando un po' troppo per mia incolumità. Ti ringrazio, ma devi stare attento, qualcuno potrebbe fraintendere.» allungò una mano verso un ciuffo di capelli azzurri fuori posto e glielo sistemò dietro l'orecchio. «Dove mi stai portando?» Vyckque rimase immobile, fissandolo: impiegò alcuni secondi prima di rispondere alla domanda.
    «In… in camera mia. » Talys aggrottò la fronte, l'idea che gli si era formata in testa sicuramente non aveva nulla a che vedere con quello che aveva intenzione di fare il diavolo, ma non poteva fare a meno di pensarci. Vyckque sembrò capire al volo quello che era passato per la testa dell’elfo e arrossì. «Non per quello idiota! Devi metterti qualcosa di decente quando incontrerai la mia famiglia, abbiamo più o meno la stessa taglia, ti presterò qualcosa.»
    «Io non ci vado a torso nudo davanti alla tua famiglia, ho freddo.» l'elfo non indossava la normale divisa degli Yrrioth: aveva una maglia nera a maniche lunghe dall'aria molto pesante e lo stesso valeva per i pantaloni. Zaymesyath aveva provveduto a fargli avere qualcosa di caldo, immaginando che gli sarebbe servito un po' di tempo per adattarsi alle temperature degli Ac'Hadurta. Neppure Vyckque portava la divisa standard, ma lui era un nobile e sopratutto non era un semplice Yrrioth; indossava una maglia senza maniche blu scuro con alcuni ricami argentati tra cui spiccava lo stemma del suo clan e lunghi e comodi pantaloni scuri da viaggio.
    «Hai freddo?»
    «Si gela qua da voi. Non ho alcuna intenzione di togliermi questi vestiti.» l'elfo lo osservò esasperato, non poteva mancare di rispetto a Sayuragath. «Se non metto la vostra divisa offendo tuo padre?» il diavolo rimase in silenzio per un po', poi riprese il cammino senza rispondere alla domanda, seguito da un Talys ormai rassegnato.
    Vyckque aprì la porta della sua stanza che si rivelò essere più una piccola casa che una stanza singola. L'ingresso dava su un salotto che era il doppio della camera che l'elfo aveva nel palazzo di Zaymesyath e le preti erano ricoperte di trofei. Creature impagliate o piante essiccate, altre invece erano messi in appositi contenitori pieni di qualche strano liquido: ma non c'erano solo esseri che un tempo erano stati in vita, appesi in alcuni punti si potevano vedere placche di metallo con incise alcune scritte. Talys emise un lungo fischio d'approvazione, sorpreso.
    «Impressionante, non dovrai trovarti molto a tuo agio in quella piccola stanza ad Hadramarrias.»
    «Perché non dovrei?»
    «Perché sei abituato fin troppo bene.»Vyckque si guardò intorno non capendo cosa volesse dire, poi andò a sedersi su una poltrona dopo aver chiuso la porta alle sue spalle.
    «Com'era la tua stanza nel tuo mondo?» l'elfo scoppiò a ridere e andò a sedersi nella poltrona accanto, sotto lo sguardo offeso di Vyckque. «Che cosa ci trovi di così divertente nella domanda che ti ho fatto?»
    «Io non avevo una stanza. Nella maggior parte delle occasioni dormivo per terra, sotto le stelle con una radice o una roccia a farmi da cuscino. Raramente dormivo in una locanda e lì, le stanze erano sempre condivise con altri. Non mi sono mai potuto permettere il lusso di un alloggio singolo. Quand'ero più giovane dormivo nella tenda del mio accampamento, con mia madre. Qui è la prima volta che ho una stanza così grande solo per me, non avevo mai dormito così bene prima.»
    «E tutti dalle tue parti vivevano come te?»
    «No. Io ero un viaggiatore, un cacciatore. Un’errante, così vengono definiti quelli come me. Ho sempre viaggiato molto senza una meta precisa, fermandomi poco in ogni posto. Questo credo che sarà il luogo in cui mi fermerò più a lungo, dopo l’accampamento di mia madre da cui sono partito che ero poco più di un bambino.» Vyckque annuì
    «Dall'Abisso non si scappa.»
    «Beh, nemmeno dagli Ac'Hadurta. Io non posso neppure uscire senza una maschera, sono prigioniero sia a causa della mia natura che di quella del luogo in cui sono caduto. Per adesso comunque mi trovo bene, ad Hadramarrias almeno.» continuò a guardarsi attorno, affascinato da tutti quei trofei. Ysrr si guardava intorno curioso da quando erano entrati nella stanza, ma a quel punto decise di spiccare il volo ed esplorare tutti quei trofei. Lo videro svolazzare prima attorno ad alcune piante, poi iniziò a dedicarsi agli animali più grandi. Soffiò contro la testa di un grande rettile che aveva zanne più grandi del suo torace e si allontanò da lui indignato, come se la sua presenza lo offendesse; poi vide un enorme carapace con grandi aculei seghettati, doveva essere una qualche creatura acquatica e si avvicinò usando uno degli aculei come trespolo. S’impettì sopra di esso, emettendo un profondo ruggito gutturale che li lasciò entrambi meravigliati. Si guardava attorno, dall’alto di quel enorme guscio come a voler dire “l’ho ucciso io”; sia Talys che Vyckque decisero di ignorarlo. «Sono tutte tue prede?»
    «Si. Alcune missioni che ho svolto e alcuni giochi che ho vinto.»
    «Giochi?»
    «I tornei in accademia e le battute di caccia.» anche il diavolo osservò un paio dei suoi trofei, poi si soffermò a guardare il profilo dell'elfo. Le orecchie appuntite sporgevano dai capelli verde scuro; doveva ancora capire come fosse la sua pelle, era pallido ma allo stesso tempo non lo era. Sembrava che avesse strani riflessi scuri che si muovevano sotto di essa.
    «L'ho ereditata da mio padre. Era un elfo dell'Ombra.» aveva notato il modo in cui era studiato e provò a rispondere alle domande che riusciva a leggergli in faccia «Mi ha sempre provocato non pochi problemi.»
    «Come mai? »
    «Gli elfi dell'Ombra non sono molto apprezzati. Sono detestati perché esseri violenti e sanguinari, accecati dalla follia e dal desiderio di distruzione. Venivo sempre additato come mostro. Quindi non mi trovo troppo a disagio a stare in mezzo ad un altro popolo con cui non ho nulla a che fare; io non ho mai avuto niente a che fare con nessun popolo dopotutto.»
    «Non capisco...mi hai parlato di tua madre.»
    «Si, ma la sua gente non mi sopportava. Non sono un Silvano e non sono un elfo dell'Ombra. Non ho un popolo di appartenenza: appartengo a due mondi, ma sono escluso da entrambi. È per questo che non mi trovo molto male qui. Ed è per questo motivo che non ho ammazzato la ragazza bionda quando mi ha parlato la prima volta.» Vyckque scoppiò a ridere.
    «Non puoi nemmeno immaginare quanto vorrei liberarmene, ma non ci riesco in nessun modo. Ti consiglio comunque di ignorarla, come ti ho detto, parla solo per dar aria alla bocca. Sono in molti a non sopportarla, tu non sei l'unico che ha insultato alla prima occhiata.»
    «No? Che delusione. E io che speravo di avere il primato.» il diavolo rise di gusto, mentre la coda si muoveva sinuosa contro il bracciolo scuro della poltrona ora molto più rilassata.
    «Senti, prima o poi mi piacerebbe provare ad usare quella strana spada a due lame. Tu la sai usare?»
    «Non troppo bene, è considerata un'arma pesante, la mia resistenza non è molto elevata. Non sarei un buon maestro.»
    «Non importa, io non avevo mai visto nulla di simile, quindi sono sicuro che tu la sappia usare meglio di me.»
    «Come vuoi, ma non qui. Posso portarti a vedere l'armeria più tardi, ma non potrai toccare nulla.»
    «È un tipo di tortura del tuo popolo? Mostrarmi un armeria piena di spade stupende e impedirmi di sfiorarle? Soffrirò in modo indicibile. » l'elfo sospirò frustrato mentre l'altro scoppiava a ridere senza ritegno sopra la poltrona. «Ultimamente stai ridendo un po' troppo. E io che credevo non ne fossi nemmeno capace.»
    «Perché non ne sarei dovuto essere capace?»
    «Eri sempre incazzato. Hai cambiato idea sulla mia presenza qui?»
    «Non lo so... Sto ancora riflettendo. Anche se vorrei sapere cos'è successo fuori.» gli occhi verdi di Talys si erano rabbuiati e il diavolo sbuffò «D'accordo, non te lo chiedo più. Uffa.»
    «Uffa? » stava per aggiungere qualcos'altro quando la porta si aprì di violenza, spalancata da un bambino con corti capelli azzurri e occhi neri a cui l'elfo non diede più di sei anni, ma sapeva bene che sicuramente ne aveva molti di più. Dai discorsi che aveva fatto con Radimaar aveva capito che i diavoli dovevano essere molto più longevi degli elfi, di conseguenza era sicuro che anche il loro sviluppo fosse più lento di quello del suo popolo.
    «FRATELLONE! »
    «Feerlas!» il bambino gli si lanciò addosso senza troppe cerimonie. La sottile coda azzurra si muoveva irrequieta, ma ad un certo punto si girò verso l'elfo scrutandolo con i suoi occhi neri identici a quelli di Sayuragath. L’unica cosa in cui differivano era il colore.
    «È lui lo straniero fratellone?»
    «Sì, si chiama Talys, è un elfo. » il diretto interessato lo salutò con un sorriso e il piccolo diavolo inclinò la testa da un lato, fissandolo perplesso.
    «È strano. Come ha fatto a batterti fratellone?»
    «È più bravo di quello che può sembrare. Pensa è anche riuscito a graffiare Kyrarsil.» Feerlas spalancò gli occhi sorpreso e osservandolo con maggiore attenzione, come se volesse comprendere tutti i suoi segreti.
    «Ma è senza coda!»
    «Lo so, la sua razza non ha ne coda, ne corna, ne zanne. In compenso possiede delle strane orecchie appuntite e una pelle particolare.» il bambino sembrava sempre più meravigliato, ma non disgustato come il padre.
    «È strano!»
    «Non parlare in questo modo di un ospite.» una voce femminile attirò la loro attenzione. Se non fosse stato per i capelli e gli occhi azzurri sarebbe stata identica a Yarlanee; le stesse labbra, lo stesso taglio degli occhi e lo stesso sguardo: completamente diverso da quello di Sayuragath, ma molto simile a quello di Vyckque.
    «Talys, lei è Yaslanyr, mia madre.» l’elfo si sollevò dalla sedia e s’inchinò in segno di rispetto.
    «Benvenuto nel nostro clan. Mai sorella mi ha parlato in modo entusiasta di te.» l’elfo ne fu quasi scioccato, il calore della sua voce lo sconvolse, infatti rimase a fissarla a bocca aperta. «Suppongo che Sayura non sia stato molto cordiale con te. Non te la prendere, è il suo modo di fare, dopo un po’ ci si abita. Siediti, non sono necessarie tutte queste cerimonie, non qui almeno.» l’elfo si sedette ubbidiente, se l’era immaginata completamente diversa; forse molto più simile ad Aryness invece che a Yarlanee.
    «Voleva rinchiuderlo in cella madre.» gli occhi azzurri di Yaslanyr divennero più scuri e si assottigliarono.
    «Dopo mi sentirà, non può permettersi di trattare così un ospite, anche se non gli piace. Altrimenti avremmo dovuto far rinchiudere Aryness già da molti anni.» fece un occhiolino a suo figlio che iniziò a sghignazzare. «Non ti preoccupare Talys, parlerò io con Sayura. Ti tratteremo con si conviene ad un Yrrioth che ha battuto mio figlio e che ha graffiato Kyrarsil.»
    Yaslanyr si congedò poco dopo, portandosi dietro il bambino che se ne andò a malincuore perché voleva sapere più cose su quello strano ospite. Ne Yaslanyr ne tantomeno il bambino si erano accorti del piccolo rettile che osservava la stanza dall’alto con i suoi penetranti occhi di ghiaccio, troppo simile ad una delle tante creature appese alla parete.
    «Sono tutti così simpatici gli altri membri della tua famiglia?»
    «No.»

    ***


    Vyckque convenne che forse suo padre si sarebbe offeso meno se non lo avesse visto con la divisa militare, quindi lasciò che Talys tenesse i suoi abiti. Appena si furono alzati dalle poltrone Ysrr riprese il suo solito posto in mezzo ai capelli verde scuro dell’elfo, ma solamente dopo aver ruggito una seconda volta verso le creature presenti nella stanza.
    Dopo averlo accompagnato in una stanza dedicata agli ospiti di riguardo, in cui l’elfo lasciò spada e maschera, lo portò nell'armeria del palazzo.
    Quella di Zaymesyath rimaneva la più grande, ma questa conteneva solo ed esclusivamente lame: era impressionante la varietà delle tipologie di spade che si potevano trovare, anche se l'elfo notò che in prevalenza si trattava di armi a taglio semplice. Lunghe lame sottili oppure corte e piatte, incurvate come una falce o serpeggianti simili a stiletti. La maggior parte delle armi aveva un elsa strana, liscia senza la tipica forma a “T” a cui era abituato; alcune avevano una cerchio piatto di metallo lavorato nel punto che separava la lama dall'elsa ma la maggior parte non aveva nulla, se non un’intricata copertura di lacci di pelle colorata, come la spada di Vyckque. Il diavolo lo vide guardare estasiato le rastrelliere cariche d'armi, gli occhi solitamente di un verde scuro si erano schiariti, non li aveva mai visti di quella tonalità.
    «Suppongo che ti piacciano.»
    «Non mi piacciono, sono stupende!» si avvicinò ad una rastrelliera tendendo una mano per prendere una spada, ma la ritrasse ricordando cosa gli aveva detto poco prima il diavolo «Dannazione! Questa è una delle torture peggiori alla quale sono stato sottoposto!» Vyckque scoppiò a ridere vedendo l’espressione disperata dell’elfo.
    «Mi dispiace, ma è veramente meglio che non tocchi nulla. È troppo presto, a mio padre non piacerebbe, ed è meglio che sia di umore... tollerabile. Se prendi una di queste armi lo riterrebbe un affronto alla sua persona e al suo clan. Mi dispiace.» Talys sospirò rassegnato, non voleva inimicarsi troppo Sayuragath; quindi arretrò di qualche passo mentre Ysrr sibilava divertito, notando la sua frustrazione.
    «Portami via da qui o rischio di impazzire. » Il diavolo annuì e una volta fuori sentirono un urlo di donna che attirò la loro attenzione. Il primo pensiero di entrambi fu: Aryness, ma appena sentirono il secondo urlo, capirono il significato delle parole pronunciate comprendendo il loro errore, quella non avrebbe mai pronunciato quel nome. Talys. Yarlanee comparve da una curva, seguita a ruota dalla sua compagna. L'Arcidiavolo trascinava Eryah per mano ed entrambe ridevano divertite mentre avanzavano veloci lungo il corridoio.
    «Trovati!»
    «Ciao zia.»
    «Vyckque. Mi sembri di umore migliore dall'ultima volta che ci siamo visti, ma non posso dire altrettanto di te giovane Hadramarrias.» Talys aggrottò la fronte, non aveva capito molto bene cosa volesse dire con quelle ultime parole.
    «Lui è un po' sofferente perché siamo appena usciti dall'armeria e non ha potuto toccare nulla.» Yarlanee sorrise e ne approfittò subito per portarlo dalla sua parte, promettendogli grandi cose.
    «Se vieni nel mio clan ti farò provare tutte le armi che desideri. Ignora quel demente di mio cognato.» Eryah sghignazzava, era molto più rilassata dell'ultima volta che si erano visti; sembrava aver accettato anche lei la presenza dell’elfo all’interno degli Ac’Hadurta.
    «Zia, posso sapere cosa ci fate qui?»
    «La mia amatissima sorella mi ha mandato un messaggio pochi minuti fa, dicendomi che forse il piccolo Hadramarrias aveva bisogno di sostegno per sopravvivere ad una giornata tra i Darphyrer. Così siamo venute a trovarvi. Che dici? Tuo padre sarà felice di vedermi?»
    «Per niente.» tutti e tre scoppiarono a ridere, mentre Talys si grattava la testa perplesso e Ysrr muoveva la coda sulla sua schiena, sempre attento ad ogni cosa ma sempre perfettamente nascosto.
    Si diressero verso la sala principale dove erano sicuri di trovare Sayuragath che discuteva con la moglie; non poteva essergli sfuggito il secondo portale aperto e questa volta proveniente dai Belmorra. Infatti li trovarono nella sala, Yaslanyr comodamente seduta alla tavola che sorseggiava in tutta tranquillità qualcosa di scuro in un calice e mentre l'Arcidiavolo passeggiava avanti e indietro imprecando e urlando. Non erano i soli nella stanza, c’erano altri quattro diavoli oltre al bambino che Talys conosciuto poco tempo prima. Tutti assomigliavano in modo impressionante a Sayuragath e anche loro sembravano pensarla al suo stesso modo. L'unico che differiva un po' dai fratelli era quello che probabilmente era il maggiore: aveva gli stessi capelli rosso pallido ereditati dalla zia e gli occhi blu cupo del padre. Era quello che più di tutti assomigliava al capo clan dei Darphyrer. Yarlanee si fece avanti con il suo solito poco garbo, interrompendo la discussione e attirando su di se tutta l'attenzione; tutti i diavoli furono piuttosto felici di vederla, tranne Sayuragath che ringhiò e il maggiore dei suoi figli che si limitò a sbuffare. Yarlanee fu accolta comunque senza riserve, la sorella le lanciò un occhiata divertita, mentre il marito sbuffava esasperato: quella giornata andava di male in peggio per lui. Ma il malumore di Sayuragath durò poco, era praticamene impossibile che restasse arrabbiato con sua moglie per più di qualche minuto e lei lo sapeva bene.
    A Talys bastò passare pochi minuti in compagnia dell'intera famiglia per capire che se Sayuragath comandava il clan dei Darphyrer, a comandare la famiglia del capo clan era Yaslanyr. Rimase impressionato nel vedere gli scambi di sguardi tra l’Arcidiavolo e la compagna: l’adorava in un modo che non credeva possibile da parte di Sayuragath. L’aveva sempre considerato odioso, ma adesso capiva che era così solo con lui. L’elfo si ritrovò a pensare che Vyckque fosse fortunato, anche se suo padre doveva essere un tipo molto esigente, doveva tenerci molto alla famiglia.
    Fu Vyckque a presentagli i suoi fratelli che ancora non aveva avuto modo di incontrare.
    «Feerlas lo hai conosciuto prima, loro invece sono Yarmargath, quello con i capelli rossi e l’altro Silath mentre loro due sono le mie sorelle Leliath e Yoshira.» Talys sperò di non doverli mai chiamare per nome, non pensava di essere capace ne di ricordarli tutti ne tantomeno di pronunciarli bene.
    «Quindi sarebbe lui il famigerato straniero che ti ha battuto Vyckque? In tutta sincerità me lo immaginavo diverso.» a parlare era stata la ragazza che gli era stata presentata come Yoshira: aveva lunghi capelli neri e occhi del medesimo colore che trafiggevano l’elfo con lo stesso “calore” con cui lo guardava sempre Sayuragath. Tutti i fratelli e le sorelle di Vyckque ricordavano in modo impressionante il padre, mentre lui, trovandosi in mezzo a tutti quei diavoli così simili tra loro, si distingueva assomigliando molto di più al ramo materno della famiglia, cosa che Talys non aveva mai notato prima di allora.
    «Guarda che è bravo! Sai bene che non è facile battermi.» le due ragazze iniziarono a sghignazzare mentre i due fratelli sembravano molto arrabbiati. «Smettetela di fare così! Ha anche ferito Kyrarsil al volto, cazzo!» al suono di quelle parole i diavoli si ammutolirono, fissando perplessi l’elfo: poi non dissero più nulla.
    «Può anche essere uno spadaccino formidabile, ma resta comunque uno straniero.» su questo Sayuragath non transigeva, e non voleva che nessuno lo scordasse.
    Erran li raggiunse un paio d’ore dopo: appena arrivato fulminò anche lui con uno sguardo l’intruso ma poi lo ignorò, mettendosi a chiacchierare con Eryah.
    Tutta l’attenzione fu attirata da Yarlanee che aveva deciso di stuzzicare come sempre l’Arcidiavolo che quindi riversò su di lei la sua collera lasciando stare l’elfo, che rimase in disparte ad ascoltare i discorsi dei diavoli. Talys si ritrovò a pranzare alla tavola del capo clan dei Darphyrer, che non riuscì a cacciarlo solo grazie all’intervento di Yarlanee che lo invitò sfrontatamente a sedersi a tavola con loro e che fu prontamente sostenuta dalla sorella.
    All’inizio del pranzo la maggior parte dei diavoli seduti alla tavola si alzarono terrorizzati quando Ysrr fece la sua comparsa uscendo dai capelli di Talys e sedendosi sulla sua testa, osservando con attenzione i cibi che erano stati disposti sulla tavola, cercando qualcosa che gli potesse interessare. Vyckque gli mise alcuni pezzi di carne in un piatto e il rettile si spostò sulla tavola ringraziandolo con un sibilo e iniziando a mangiare.
    Dopo aver visto che l'Irght'nal'eyd era più interessato alla carne che ai commensali, anche gli altri diavoli si rilassarono e ritornarono a sedersi alla tavola lanciando occhiate preoccupate all'elfo e al suo piccolo amico.
    Talys dopo il pranzo fece i suoi complimenti per la grande armeria che possedevano nel palazzo, precisando che non aveva toccato nulla, ma che si era limitato a osservare estasiato. Sayuragath fu molto soddisfatto nell'apprendere che nel suo mondo l'elfo non aveva mai visto nulla di simile e sentire la meraviglia palpabile nella voce del suo ospite, mentre descriveva le armi che lo avevano colpito di più. L'Arcidiavolo si ritrovò a pensare che era veramente un peccato che un simile guerriero non fosse un diavolo, ma ricordò le parole di Mosworvor: anche il piccolo intruso avrebbe potuto essere sfruttato, specie se si dimostrava così abile. -Meglio lui di noi.-
    Qualche tempo dopo, Vyckque decise di trascinare fuori dalla stanza l'elfo per non sfidare la sorte con il “buon umore“ di suo padre, e lo portò in giro per il palazzo; gli fece vedere l'arena d'allenamento dove alcuni Yrrioth si stavano addestrando, poi nella biblioteca ed infine, su una delle torri più alte, da cui si poteva scorgere la città in tutta la sua interezza. La posizione del palazzo era diversa rispetto a quella di Hadramarrias; la città si sviluppava seguendo i contorni di un enorme esagono, al cui centro svettava la fortezza. Vyckque gli indicò la torre arcana della sua città e l'accademia dove aveva passato gli anni d'addestramento prima di andare ad Hadramarrias.
    Il soffitto della caverna era identico a quello a cui era abituato Talys, ma questo sembrava un po' più buio, probabilmente vi erano un numero minore di cristalli e quello centrale era più piccolo di quello del "suo" clan. Anche la città sembrava di dimensioni più ridotte ma era comunque grande, gli ricordava una di quelle città portuali in cui era passato più volte; solo più ordinata. Dall'alto si potevano vedere anche alcuni ampi spazi sgombri da abitazioni, ma con molta gente che si muoveva attraverso di essi. Vyckque spiegò che erano le piazze dei mercati che si tenevano tutti i giorni e dove si scambiavano un'enorme quantità di merci. In alcuni periodi dell'anno c'era anche uno scambio tra i clan; i mercanti erano costretti ad attraversare le gallerie delle montagne per spostarsi e quindi dovevano essere scortati, questo favoriva lo scambio di Yrrioth tra i diversi clan.
    Mentre tornavano verso la stanza del diavolo, Talys era molto felice di essere sopravvissuto alla prima parte del suo periodo dai Darphyrer e di aver potuto ammirare la città e le sue armi.
    «È veramente una bella città, se tuo padre non mi detestasse tanto sarei felice di restare un po' qui e apprendere le vostre tecniche di spada.»
    «Magari con il tempo ti accetterà, oggi te la sei cavata in modo esemplare. Sei riuscito a blandirlo senza risultare falso. Non credevo fossi capace di parlare ai nobili.»
    «Blandirlo?»
    «Quando gli hai parlato dell'armeria. Sei stato perfetto.»
    «Non volevo blandirlo, ero sincero. Cazzo, avete delle armi meravigliose!» il diavolo arrossì mentre apriva la porta della sua stanza e faceva entrare anche l'elfo.
    «Sei già stato nella tua giusto?»
    «Si prima di pranzo.»
    «Spero che ti vada bene. Comunque è solo per questa notte.»
    «È perfetta, non ho mai avuto grandi pretese, ma comunque non mi aspettavo una stanza così lussuosa.»
    «Merito di mia madre.» Talys annuì, doveva ricordarsi di ringraziarla, se la giornata era stata piacevole era soprattutto per merito suo. Vyckque lo portò verso la porta della sua stanza, voleva mostrargli i simboli della sua scalata nelle gerarchie degli Yrrioth e quei trofei li conservava lì. Quando aprì la porta era voltato verso l'elfo che strabuzzò gli occhi sorpreso, per poi voltarsi verso il salotto. Il diavolo non capì fino a quando non si udì un acuto urlo di ragazza e voltandosi riuscì a vedere Aryness che si copriva in tutta fretta.
    «Maledizione Aryness! Fuori dalla mia camera! Subito!» chiuse la porta con un colpo violento andando nel salotto con l’elfo. Poco dopo la porta fu riaperta e la ragazza uscì passando alle loro spalle; nessuno dei due si voltò per guardarla. Dopo che anche la porta che dava sul corridoio fu chiusa, Vyckque iniziò a sentire strani singulti provenire dall'elfo che non riuscì a trattenersi oltre e scoppiò a ridere.
    «Quindi era questo quello a cui ti riferivi?» il diavolo arrossì, non era mai successo che qualcuno assistesse ad una delle sue offerte.
    «Si. Mi dispiace che tu abbia visto, ma forse così la smetterà.» Talys aveva dei dubbi in proposito, probabilmente si sarebbe vendicata di lui in qualche modo, magari denunciandolo all'Arcidiavolo per l'affronto subito.
    Quando ritornarono verso la sala da pranzo per la cena si aspettava di trovarla furiosa ad esigere vendetta, invece c'era solamente la famiglia di Vyckque, più le due Belmorra. L’elfo si beccò la solita occhiataccia da parte del capo clan e del suo primogenito, ma non ci furono altri gesti astiosi. La cena fu ricca proprio come il pranzo, probabilmente solo a causa della presenza di Yarlanee e di Vyckque, non certo per Talys che veniva a mala pena servito dai camerieri. Fu servita una zuppa di pesce e quelli che dovevano essere molluschi, ma a Talys ricordavano più delle sanguisughe, mangiò comunque senza fare domande; non voleva rischiare di far infuriare Sayuragath che lo aveva addirittura accettato per ben due volte alla sua tavola nell'arco di una singola giornata.
    Conclusa la cena, quando sia Talys che Vyckque avevano ormai dimenticato lo spiacevole incontro avuto poco prima con Aryness, la ragazza si presentò in sala con il suo sorriso accattivante e quello che doveva essere uno dei suoi abiti migliori. L'elfo trovò quel vestito di un tenue azzurro quasi bianco fin troppo aderente, quasi una seconda pelle, ma fu felice di constatare che non era l'unico a trovarlo imbarazzante. Yarlanee e la sorella si lanciarono occhiate tra il divertito e l'indignato, mentre Yoshira e Leliath sghignazzavano fissando il fratello minore esasperato che cercava di non degnare di considerazione la nuova arrivata. Aryness dopo aver salutato tutta la famiglia si diresse a passo sicuro verso Vyckque, ma si arrestò appena vide che era seduto tra Yarlanee e l'elfo. Il suo volto divenne di un luminoso rosso sangue, era furiosa sia per quello che era successo prima, che nel vederlo seduto alla tavola dell'Arcidiavolo: cosa che a lei era stata sempre negata. Uscì indignata poco dopo, ancheggiando vistosamente.
    Talys non riuscì a farne a meno, non gli interessava essere buttato fuori dalla sala, non poteva trattenersi: scoppiò in una delle sue risate profonde e musicali, ma non fu l’unico, poco dopo tutta la tavola lo imitò. Anche Ysrr emise il suo basso sibilo divertito, che provocò un arresto momentaneo delle risate dei diavoli, ma che ripresero comunque poco dopo, appena videro che l’elfo grattava distrattamente la schiena del rettile ghignante.
    Sayuragath aveva quasi le lacrime agli occhi mentre si piegava sulla tavola in modo poco elegante, Erran cercava di mantenere un contegno con scarsissimo successo, ma la più indignata tra tutti era Yaslanyr.
    «Per gli dei! Ma non ha un po’ di decenza quella ragazza?! Come si permette di presentarsi alla nostra tavola vestita in quella maniera?!»
    «Era ridicola!» Leliath e la sorella ridevano sguaiatamente senza alcuna vergogna.
    «Vy non avrai mica intenzione di accettarla vero? Io una tizia così in famiglia non la voglio.»
    «Io la desidero ancor meno di te Yoshira, te lo assicuro.»
    Sayuragath sollevò il volto dalla tavola e fissò il figlio, serio. «Sarà anche il caso. Sarei più felice di vederti con un “Kyrarsil” piuttosto che con quella.»
    «Un “Kyrarsil”?»
    «Qualcuno di effeminato come lui.» Vyckque avvampò fino alla radice dei capelli, scatenando un'altra risata divertita da parte di tutta la famiglia.
    Talys sentì elencare per tutto il resto della serata ogni difetto e la mancanza di educazione di Aryness: nessuno della famiglia la poteva sopportare. Vyckque era stato fin troppo buono a definirla ottusa e le due sorelle si rivelarono essere due vipere della peggior specie, mentre si prodigavano nella narrazione di alcuni fatti che avevano scatenato le risa dell'intero clan, con dovizia di particolari.
    La presenza di Yarlanee e la comparsa della bionda avevano fatto in modo che Talys si integrasse nella famiglia, almeno per quella sera; lui si era dimostrato un ospite cortese, cosa che non si poteva dire di Aryness.
    Mentre Talys ritornava verso la sua stanza, dopo aver lasciato Vyckque con la sua famiglia, incrociò la bionda che scendeva le scale con quel suo imbarazzante vestito azzurro pallido. Non lo degnò di uno sguardo, si limitò a storcere le labbra in una strana smorfia.
    Quando entrò nella sua stanza e si preparò per andare a dormire, pensò che quella era stata una giornata migliore di quanto avesse mai potuto sperare. La sua spada era appoggiata al letto e affianco c'era la maschera che avrebbe dovuto indossare il giorno successivo, durante il tragitto alla miniera. Spostò entrambe dal letto, ma prima di dormire si diresse verso la finestra per ammirare la città avvolta in quella morbida luce rossa. Ysrr si era già sistemato sul letto dopo aver fiutato per qualche tempo l'aria, come se avesse sentito un profumo particolare, si appallottolò su se stesso e si addormentò poco dopo. L'elfo aspettò un po' prima di imitarlo, nonostante non avesse fatto nulla di particolare, la giornata si era rivelata stancante; l'ultima cosa che pensò prima di addormentarsi, fu la grande armeria che aveva visto quella mattina con tutte quelle lame dalla forma singolare.

    ***


    Il giorno successivo si avviarono senza problemi verso le miniere, Ysrr era irrequieto: continuava a fiutare l’aria come se non gli piacesse quello che sentiva. Mentre camminavano per le gallerie che conducevano alle miniere l’atmosfera era rilassata e leggera, la giornata precedente era stata la migliore che potessero immaginare entrambi.
    «C’è sempre questo profumo in questa zona?» Vyckque si voltò verso Talys, non capendo a cosa si riferisse: lui non sentiva nulla di diverso.
    «Io non sento nulla. Mi sembra tutto come sempre. Per me stai ancora sentendo l’odore dell’infuso che ti sei bevuto poco fa a colazione» scrollò le spalle non sapendo cosa rispondere. Gli dette ragione, anche se non assomigliava minimamente all'ottimo thè che aveva bevuto meno di un'ora prima; gli sembrava di averlo sentito anche la sera precedente, ma non ricordava dove.
    Il percorso verso le miniere si rivelò faticoso, l'elfo aveva il respiro affannato e sudava; era un cammino tortuoso, salivano e scendevano lungo una stretta strada che ad un certo punto costeggiò anche una terrificante voragine di cui non si riusciva a scorgere il fondo, ma da cui si sentivano strani versi che riecheggiavano contro le pareti. La marcia durò poco più di un'ora e lungo il tragitto trovarono minatori che venivano scortati da Yrrioth, e che chiacchieravano tra loro in tranquillità.
    L'arrivo alla miniera fu un sollievo per l'elfo, o almeno questo fu quello che sperava. Era una piccola grotta di medie dimensioni illuminata dai cristalli, erano troppo pochi per poter purificare tutta l'aria, ma doveva essere meno pesante, doveva. Ai minatori era concessa una maschera simile a quella degli Yrrioth, anche se non era di metallo, ma era fatta con la conciatura di alcune pelli, lo stesso tipo di maschere che potevano portare gli altri diavoli ed a cui era negato di possederle o metallo o di Láurfor. Appena arrivati nell'atrio, Vyckque andò a parlare con quello che dirigeva i lavori e gli elencò tutto quello che gli serviva e il permesso scritto e firmato da Sayuragath, mentre Talys tossiva in lontananza. Il diavolo fu attirato da un sibilo acuto che non prometteva nulla di buono, Ysrr scalpitava sulle spalle dell'elfo che poco dopo cadde a terra con un tonfo sordo. Vyckque accorse verso di lui non appena lo vide; all'inizio pensava che il rettile gli avesse fatto qualcosa, ma vedendo il comportamento di quest'ultimo cambiò idea prima ancora di raggiungere il compagno a terra.
    «Talys che ti succede? Cos'hai!?» l'elfo aveva gli occhi serrati e non rispondeva, il respiro era affaticato e simile ad un rantolo. Il diavolo notò un rivolo di sangue rosso scendere dal bordo della maschera e senza aspettare oltre gliela tolse. Il volto di Talys era ricoperto di sangue, la maschera era diventata completamente rossa, grondava. «Talys!» il direttore si era avvicinato per capire cosa stesse succedendo e appena lo vide rimase pietrificato. «Manda un messaggio a mio padre, un guaritore subito! Con un portale!» il diavolo si allontanò di corsa, ignorando l'Irght'nal'eyd che si era messo sulla testa del suo principe e gemeva piano, mentre guardava l'elfo a terra. Vyckque gli aprì le palpebre e gli occhi erano un intricato groviglio di rivoli rossi: un dubbio iniziò a formarsi nella sua mente. Mentre si avvicinava con prudenza al volto di Talys si sfilò la sua maschera, appoggiandola al pavimento di roccia e leccò una piccola quantità di sangue dalle sue labbra. Oltre al sapore meraviglioso dell'elfo, riconobbe anche un altro aroma che conosceva bene: Quylaw.
     
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    Entra pure dunque, varca la porta del mio animo, tu che non temi le mie tenebre più oscure

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    :plurt:
    mi è preso un colpo quando ho visto che avevi postato un aggiornamento O_O
    assolutamente fantastico!!!!!!!!!!!
    quando gli mette la ciocca di capelli dietro l'orecchio... :bav: :bav: ooooh non satvo più nella pelle!!! ma fino al XXI devo aspettare :çoç:
    l'ultima frase....mi hai lascito sul più bello!!!!! :wha:
    però quando hai scritto...

    CITAZIONE (nelith @ 17/12/2012, 13:45) 
    Oltre al sapore meraviglioso dell'elfo...

    amo questa frase!!!! :fufu:
    grazie 1000 per l'aggiornamneto, mi hai risollevato il morale :gods:
     
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  10. †Vampire†
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    CITAZIONE
    L'elfo gli si avvicinò, obbligandolo ad addossarsi alla parete.
    «Ti stai preoccupando un po' troppo per mia incolumità. Ti ringrazio, ma devi stare attento, qualcuno potrebbe fraintendere.» allungò una mano verso un ciuffo di capelli azzurri fuori posto e glielo sistemò dietro l'orecchio. «Dove mi stai portando?» Vyckque rimase immobile, fissandolo: impiegò alcuni secondi prima di rispondere alla domanda.
    «In… in camera mia. » Talys aggrottò la fronte, l'idea che gli si era formata in testa sicuramente non aveva nulla a che vedere con quello che aveva intenzione di fare il diavolo, ma non poteva fare a meno di pensarci. Vyckque sembrò capire al volo quello che era passato per la testa dell’elfo e arrossì. «Non per quello idiota! Devi metterti qualcosa di decente quando incontrerai la mia famiglia, abbiamo più o meno la stessa taglia, ti presterò qualcosa.»

    Allora non siamo solo noi a immaginarci certe scene xD :blo: Sembra che Il nostro adorabile diavoletto trovi Talys affascinante

    Adoro la mamma di Vyc ^^

    Aryness.... :ahah: ben le sta!! U.U La sua stupidità mi ricorda una persona che conosco e che affogherei più che volentieri ,ciò non fa altro che incrementare il mio odio nei suoi confronti.

    CITAZIONE
    Oltre al sapore meraviglioso dell'elfo, riconobbe anche un altro aroma che conosceva bene: Quylaw.

    Talys ç.ç resistiiiiiiii!!!! se non ce la fai un certo diavolo che trova il tuo sapore MERAVIGLIOSO (sento il bisogno di sottolinearlo xD) ci resterà mooolto male (e anche noi ç.ç)
    Aldilà del fatto che ha leccato il suo sangue per verificare la presenza del veleno (tutte scuse u.u ammettilo Vyc!! in realtà volevi solo assaggiare il suo sangue :mmh: ) io mi sono concentarata sul fatto che quello era praticamente un bacio xD
    Ok ora la smetto, grazie per il nuovo capitolo :tau:
     
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  11. †Vampire†
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    sono ossessionata dal disegnare i personaggi di storie in versione puccia ...spero ti piacciano ... :picci:


    Messaggio per doitsu_chan : la tua storia è la prossima :fufu:
     
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  12. nelith
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    :luv: :luv: :luv: :luv: :luv: :luluv: :luluv: :luluv: :luluv: : hug: : hug: : hug: : hug: : hug:

    Io amo i disegni (specie quelli pucciosi) ma io sono una frana a disegnare i miei omini stilizzati si impiccano da soli tanto sono brutti :picci: :çoç:
    Grazie mille, se posso(se mi dai il permesso) li metto nella cartella che ho su FB :plea: magari anche su EFP nel prossimo cap... (solitamente metto sempre tutti i disegni che mi mandano :luv: ) domani avrete il prossimo cap così saprete cosa succederà a Talys X°D

    Grazie mille per i disegni sono bellissimi :lov: :lov:
     
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  13. †Vampire†
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    puoi farne quello che vuoi ^^ , sono i tuoi personaggi :picci: :tim:
     
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  14. nelith
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    Mercì adesso le ho messe su FB *-* Qui (è la mia pagina) :luluv: :luluv: :luluv:
     
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  15. †Vampire†
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    *corre a vedere la pagina facebook * xD
     
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252 replies since 11/9/2012, 21:12   3671 views
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