Quel diavolo di avvocato

Original / Fantasy / Yaoi

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. doitsu_chan
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    Salve a tutte.
    Questa è la mia prima storia Fantasy; è ambientata a Zelher, un mondo di mia invenzione, e per ora sono pronti 4 capitoli...
    Inizio mettendo il primo, e mi farebbe molto piacere ricevere una vostra opinione a riguardo.
    Grazie in anticipo! :gods:


    01#

    Si diceva che nel regno di Zelher, regnasse il caos e non ci fossero regole; non era esattamente vero. Zelher era forse l'unico frammento di mondo demoniaco a non essere in preda al caos più totale; questo non voleva dire che gli abitanti di quel posto fossero dei santi, tutto il contrario, essendo dei demoni era nella loro natura essere malvagi, l'unica differenza che li distingueva dagli altri regni incivilizzati stava nei loro Lord. I Vel'phys erano i signori incontrastati di quel frammento di mondo e regnavano secondo i loro ideali di caos e terrore. Quando un demone compiva un grave atto di bontà o cercava di ribellarsi a quelle leggi, esso veniva portato al cospetto dei Vel'phys che decidevano del suo destino. I Signori essendo magnanimi nella loro infinita malvagità, concedevano all'imputato di difendersi avvalendosi di un avvocato o semplicemente di un portavoce, che facesse le sue veci. Gli avvocati, spesso diabolici, chiedevano infiniti favori in cambio della difesa dell'imputato nel qual caso il processo fosse andato a buon compimento, risparmiando la maggior parte delle volte, la vita al condannato; per questo motivo molti, non potendo permettersi i loro favori, accettavano la loro punizione sperando che essa fosse il più breve possibile.
    Ed è qui che entra in scena lui, Radh'ka; chiamato da molti con il meritatissimo soprannome di “ quel diavolo di avvocato”. Lui era il migliore di tutto il regno di Zelher; si diceva che avesse viaggiato per molti regni demoniaci e che quindi sapesse parlare molte lingue antiche e sconosciute persino agli anziani regnanti, di conseguenza essendo il migliore sulla piazza era anche quello che chiedeva i favori più cari ai suoi clienti. Si dicevano tante cose terribili sul suo conto e sui favori impossibili che chiedeva in cambio del suo aiuto, ma era meglio non credere a tutte le parole che uscivano dalla bocca dei demoni. In ogni caso non è che avesse molta scelta, se non avesse chiesto aiuto a quel diavolo la sua sorte sarebbe certamente stata una sola.
    « Potresti chiamare per difenderti anche Satana in persona, ma non penso che te la caverai per i crimini che hai commesso.>> Disse una guardia alle sue spalle.
    « Ma quali crimini! I veri criminali sono quei vecchi che siedono su quelle loro scintillanti sedie. >> Replicò frustrato il demone.
    Era davvero l'unica risorsa disponibile, quindi sperava davvero che le dicerie sul conto del diavolo fossero in parte inventate ,soprattutto quelle riguardanti i favori.
    Una voce fredda interruppe i suoi pensieri, « Allora, chi è di voi il mio cliente? Spero davvero che non sia quel moccioso. >> chiese il nuovo venuto alle tre persone presenti nella stanza.
    Kreuz sbuffò spazientito, come osava quell'aborto della natura dargli del moccioso? « Sono proprio io il tuo cliente, diavolo da strapazzo. >> replicò il demone con arroganza, facendo alzare impercettibilmente il sopracciglio a Radh'ka.
    Il diavolo fece uno dei suoi sorrisi più falsi e si inchinò leggermente, facendo cenno al demone di seguirlo dentro la stanza che era stata concessa loro per prendere accordi sul processo ormai prossimo. La stanza in cui entrarono si poteva definire solo in un modo, essenziale; con pochissimo arredo, ma non per questo sciatta rispetto al resto del palazzo. Le sedie erano del più pregiato Krom un minerale che si trovava solo lungo i confini, esattamente sui monti di Belher, dove abitavano gli aborti del regno; i rinnegati che avevano avuto salva la vita ma che avevano perso ogni diritto sociale, o i trafficanti di Eradish. Quella era una delle zone più malfamate di Zelher, ma anche la più ricca di minerali e risorse preziose. Il tavolo fatto interamente dello stesso materiale pregiato delle sedie era intagliato e strutturato a regola d'arte, le gambe, grosse quanto un tronco d'appal erano incise perfettamente in modo da sembrare le zampe di un immenso Durag, un animale rarissimo ed estremamente difficile da abbattere viste le sue numerose zampe ricoperte di artigli avvelenati; bastava il minimo graffio per ritrovarsi sul pavimento ad agonizzare senza possibilità di salvezza. Si diceva che anche i piccoli di Durag fossero velenosi, ma che il loro veleno, al contrario di quello degli esemplari adulti non essendo ancora del tutto sviluppato nei loro corpi, fosse curabile se preso in tempo l'antidoto. Il loro veleno si poteva reperire in boccette da 0,5 centilitri a costi altissimi, sia già distillato, in modo da permettere anche ai più stolti di usarlo, che nella versione più classica in polvere, amata dagli esperti e da quelli più furbi e meno propensi a farsi imbrogliare da venditori scaltri in cerca di denaro facile.
    La grande porta di appal si chiuse alle loro spalle, e loro presero posto sulle rispettive sedie ai due lati opposti del grande tavolo. Radh'ka appoggiò tutti i documenti sul tavolo ed incrociò le mani sotto il mento, in attesa che il suo cliente iniziasse a parlare per spiegargli il motivo per cui si trovava li e per quale ragione avesse scelto lui nonostante le dicerie, assolutamente veritiere, sugli immensi favori che chiedeva in cambio dei suoi servigi, ma sembrava che il demone non avesse intenzione di aprire bocca, tanto era concentrato a guardare il tavolo.
    « Sono convinto, che le tonalità scure con quei deliziosi riflessi verdi, siano davvero affascinanti; ma penso anche che abbiamo cose più importanti di cui discutere al momento, che non sia il materiale pregiato di cui è fatto il tavolo. Il motivo per cui ci troviamo in questa stanza ad esempio, o il mio compenso una volta finito il lavoro. » Disse il diavolo in modo freddo.
    Si stava spazientendo; se quel moccioso non si decideva a parlare lo avrebbe abbandonato al suo destino, pretendendo in ogni caso il compenso per il suo disturbo.
    « Parli come se sapessi già il risultato del processo, diavolo. » Ringhiò il demone.
    « Se hai scelto me per difenderti demone, sarai a conoscenza delle mie credenziali. Non ho mai perso una causa e non intendo iniziare da oggi. A meno che qualcuno non mi offra un compenso maggiore, o mi dia un motivo valido per cambiare fazione. » Replicò freddamente Radh'ka.
    « Sono stato arrestato ingiustamente. Stavo trasportando una cosa in un luogo sicuro per conto di un cliente, quando quelle stupide guardie mi hanno rincorso ed arrestato senza motivo. » Rispose Kreuz, lanciando occhiatacce al diavolo che lo guardava divertito.
    « E cosa sarebbe questa “cosa” per cui sei stato ingiustamente arrestato, moccioso? » Chiese il diavolo, che iniziava ad adirarsi per tutta quella pagliacciata. Se quel moccioso aveva intenzione di continuare a fare il misterioso, lo avrebbe ammazzato lui seduta stante, risparmiando del tempo ai Vel'phys.
    « Un uovo di Durag. » Replicò il suddetto moccioso, ghignando in direzione del diavolo che era rimasto a bocca aperta.
    « Non prendermi in giro moccioso, è impossibile che tu sia entrato in possesso di una cosa così rara e pericolosa. Da sola quella cosa vale più di tutto quello che possiedi. » Sibilò Radh'ka infuriato.
    « Mettiamo in chiaro una cosa diavolo, io non sono un moccioso ho la bellezza di trecento quarantatré anni suonati, e il mio nome è Kreuz. Poi se ti fosse sfuggito dal discorso che ho fatto prima, l'uovo non era mio. Io lo stavo solo trasportando, sono un mercenario. » Rispose il demone compiaciuto.
    « E da quando i mercenari sono dei mocciosi irresponsabili? » Iniziò il diavolo.
    « Ehi! Ti ho detto che io ho trecento-» Cercò di replicare il demone.
    « Certo. Certo. Trecento quarantatré anni; ancora mi chiedo come facciano a mettere in mano a degli infanti una cosa del genere. In ogni modo, questo è un caso interessante, sarai sicuramente processato per ribellione e attentato al regno, non è una cosa da poco per un infante come te. Ma, ora parliamo del compenso che riceverò nel caso il processo andrà a buon fine, come penso che avvenga. » Finì il diavolo.
    « Se il processo andrà a buon fine, potrò portare a termine il mio lavoro ed avere il pagamento che mi spetta. Dopo potrò sicuramente darti tutti i soldi che chiedi. » Replicò Kreuz.
    « Il denaro non è nel mio interesse, ne ho fin troppo e la maggior parte delle volte è del tutto inutile. Potresti pagarmi in natura, anche se di solito i mocciosi non sono di molta soddisfazione e deludono le aspettative. » Continuò il diavolo in modo beffardo.
    Kreuz alzò di scatto la testa e fissò il diavolo shoccato. Aveva sentito tante dicerie sul suo conto, ma nessuna riguardante certe tendenze. Non che ci fosse nulla di strano sia chiaro, nel regno erano in molti a preferire i giovani ragazzi alle succubi, ma di certo non si era aspettato che il diavolo avesse alluso proprio a quello.
    « T- tu, stai dicendo che come compenso per farmi da avvocato vorresti, il mio corpo? » Chiese Kreuz in un soffio. Certamente non gli sarebbe dispiaciuto giacere con lui, il diavolo era tutto fuorché di brutta presenza. Quei capelli argentei tendenti al bianco ricadevano sinuosamente dietro la schiena in una cascata di filamenti scintillanti, per non parlare degli occhi. Erano talmente scuri che era impossibile distinguere la pupilla dall'iride, al suo interno si intravedevano appena delle striature rosse che mettevano i brividi. La pelle candida poi, lo faceva assomigliare più ad un angelo che ad una creatura delle tenebre.
    Inaspettatamente il diavolo eruppe in una bassa risata.
    « Il tuo corpo non rientra nei nel mio interesse, non sono solito portarmi a letto i bambini. Non saresti nemmeno una sfida degna di essere considerata tale. Io parlavo di piccole commissioni; nulla di diverso da quello che facevi prima di essere catturato, solo che questa volta sarai sotto le mie totali dipendenze. Non potrai prendere nessun lavoro che non provenga da me, e ti trasferirai nella mia villa. Se accetterai queste condizioni acconsentirò di difenderti. » Finì il diavolo in modo compiaciuto.
    « Non sarei venuto a letto con te, nemmeno per tutto l'oro del mondo. Piuttosto, preferirei farmi frustare a sangue con una coda di Broick. » Ringhiò adirato Kreuz per l'offesa subita.
    « Dall'occhiata lussuriosa che mi hai lanciato prima non sembrava che la cosa ti dispiacesse così tanto demone. In ogni caso, accetti le condizioni del contratto o abbiamo solo perso del tempo prezioso? Il mio. Perché si dia il caso che abbia delle cose più interessanti da fare, che non sia la balia ad un moccioso insolente. Il contratto come ben saprai è vincolante e una volta accettato non potrai tornare indietro o liberartene in nessun modo. » Replicò freddo Radh'ka.
    « Non mi pare di avere altre alternative valide. Accetto Diavolo. » Rispose Kreuz imbronciato.
    « Qual'è il tuo nome per intero demone. Mi serve per completare l'accordo. » Chiese il diavolo, stufo di perdere tempo prezioso in convenevoli, a suo parere inutili.
    « Kreuz Amaràin di Yàre. » Rispose il demone con orgoglio.
    « Non dovresti dirmi anche il tuo? » Domandò l’altro.
    « Radh'ka di Eroew può bastare. Brucerà un po' alla fine sappilo, quindi vedi di non frignare. È colpa della magia che tesse il contratto e vincola a se i due individui che lo contraggono. » Disse il diavolo prima di iniziare.
    « Kreuz Amaràin di Yàre, accetti il contratto vincolante con Radh'ka di Eroew, nel quale giuri sul tuo nome e sul tuo orgoglio di rispettare gli accordi presi in precedenza, dopo il processo che si terrà questo pomeriggio davanti ai Vel'phys, i sacri lord delle terre di Zelher. » Pronunciò Radh'ka con voce grave.
    « Io Kreuz Amaràin di Yàre accetto i termini del contratto, e giuro sul mio nome e sul mio orgoglio di rispettare gli accordi presi con Radh'ka di Eroew. » Continuò il demone, ponendo fine all'incantesimo. Subito sui polsi di entrambi comparve un sottile braccialetto d'argento, che suggellava il contratto. Esso era sottile e con un unico ornamento; delle piccole macchie aranciate. Le stesse che si potevano trovare sulle uova di Durag prima della schiusa.
    « Ora che abbiamo finito con le smancerie, ti pregherei di descrivermi questo fantomatico uovo; se riuscissi addirittura a disegnarne un'immagine speculare sarebbe perfetto. » Finì il diavolo rivolgendosi al suo nuovo cliente.
     
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    pamaru

    Group
    Wahlker
    Posts
    922
    Reputation
    0
    Location
    roma

    Status
    Offline
    Adoro le storie fantasy, se poi sono anche yaoi, puoi scommettere che non perderò un capitolo della tua storia! Che è scritta anche molto bene e i demoni mi sembrano personaggi interessanti!
    Aspetto il secondo capitolo!
    Ciao Pam
    :tau:
     
    .
  3. doitsu_chan
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Grazie mille ^___^ se ti interessa la stò pubblicando anche su efp e siamo già al 3 capitolo x°D
    spero di non deluderti! bye :tim:
     
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    pamaru

    Group
    Wahlker
    Posts
    922
    Reputation
    0
    Location
    roma

    Status
    Offline
    Preferisco aspettarti qui!
    Tanto posterai più o meno regolarmente no?
    Resto in attesa ....
    :tau:
     
    .
  5. doitsu_chan
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    si si tranquilla ^__^
     
    .
  6. doitsu_chan
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    02#



    Il processo era iniziato da poco più di dieci minuti e già entrambi non ne potevano più. In quei pochi attimi c'erano stati un sacco di nomi lunghi e impronunciabili, dai toni altisonanti; ma altrettanto erano stati quelli corti e di poca importanza. Assistere ad un processo era una cosa comune; molti vi partecipavano, solo per il gusto di vedere il condannato supplicare per la propria vita e ricevere la punizione che gli spettava davanti a tutti. Un sadico divertimento insomma.


    Questa volta invece, molti erano presenti in quell'enorme stanza anche, e soprattutto per vedere Radh'ka all'opera; nessuno sembrava dubitare delle capacità del diavolo, e, nonostante fossero a conoscenza del crimine cui il demone sembrava essersi macchiato, tutti davano quasi per scontato l'esito positivo del processo.


    Il silenzio calò non appena l'ultimo nome impronunciabile su proclamato, e i Vel'phys fecero il loro ingresso nella stanza. La tensione era alta, e si poteva notare soprattutto nel demone, visto che non riusciva a stare fermo per più di dieci secondi. La cosa stava irritando Radh'ka, e non poco; non solo per la sua poca pazienza, ma per il semplice fatto che il demone sembrava dubitare della buona riuscita, e di conseguenza delle sue capacità. Senza farsi vedere tirò una gomitataal demone, ricevendo in cambio uno sguardo astioso, da cui però non si fece per nulla intimorire. Sarebbero passati altri mille anni, prima che una cosa del genere potesse anche solo pensare di avvenire.


    « Smettila di dimenarti come un cucciolo di Durag appena nato e stai fermo. » Sibilò Radh'ka al demone.


    « La fai facile te diavolo. Non sei tu a rischiare la pelle in tutto questo. » Ringhiò a bassa voce il demone.


    « Se avessi scelto un altro a difenderti, ti avrei anche potuto dar ragione di temere per la tua patetica vita. Ma sono io il tuo avvocato, quindi smettila immediatamente di fare qualunque cosa tu stessi facendo; e vedi di non compiere azioni stupide non appena tutto questo inizierà, o alla fine di tutto questo, ti farò rimpiangere di essere scampato ai Vel'phys. Ci siamo chiariti moccioso? » Finì il diavolo, ricevendo dal demone un gesto poco elegante.


    Una voce gelida attirò l'attenzione di tutti, compresi i due litiganti; i quali, al sentire pronunciare il proprio nome, si alzarono dai posti, a loro assegnati in mezzo alla sala.


    « Kreuz Amaràin di Yàre, sei sotto accusa per ribellione e infrazione delle leggi di Zelher; in quanto sei stato trovato in possesso di un uovo di Durag, il nemico principale dei Vel'phys e quindi nemico del regno. » Iniziò una voce profonda, proveniente da dietro un enorme telo, per poi interrompersi, in modo che tutti potessero assimilare il grave crimine commesso dal demone. « In questa sede, solo grazie alla magnanimità dei nostri illustri sovrani avrai la possibilità di essere difeso da un avvocato a tua scelta. Ti avvali di questo diritto a te concesso? » Chiese la voce.


    « Si. » Rispose semplicemente il demone, non osando proferire altra parola.


    « Che l'avvocato si faccia avanti. » Continuò ancora la voce.


    « Io sono Radh'ka Gràvèt Overadh di Eroew, e quest'oggi sono in questa stanza, alla presenza dei nostri venerabili Vel'phys, signori incontrastati di Zelher, per difendere il qui presente Kreuz Amaràin di Yàre. Accusato di ribellione, e infrazione delle nostre sacre leggi. »


    « Che il processo abbia inizio. » Proclamò la voce.





    ****


    “Che lo spettacolo cominci” pensò il diavolo prima di iniziare a parlare. « Come molti di voi sapranno, i Durag sono i nemici del regno, e chiunque sia trovato in possesso di un uovo, o di un cucciolo di quella pericolosa creatura è automaticamente condannato a morte per tradimento. Tuttavia, ho due validi argomenti a favore del mio cliente; nonostante il primo argomento sia senza alcuna prova, e di conseguenza abbastanza irrilevante in quanto non si possa verificarne la veridicità, vorrei comunque esporlo alla gentile corte. Il mio cliente è stato accusato di esse in possesso di un uovo di Durag, e la cosa è assolutamente senza obbiezioni, la corte però non è al corrente che il demone, essendo un mercenario, stava solo trasportando l'uovo per conto di terzi sotto un cospicuo compenso; senza essere a conoscenza della reale entità dell'oggetto. » Si interruppe un attimo, per poi girarsi e camminare lentamente verso il piedistallo dove era stato posto l'uovo, senza però osare toccarlo.


    « Tutti in questa stanza posso dire senza alcuna esitazione, che l'uovo qui presente, sia a tutti gli effetti, un uovo di Durag. Me lo confermate signori? » Domandò il diavolo agli spettatori, ricevendo in cambio molti cenni d'assenso e alcuni “si” mormorati.


    « Quello che i gentili signori non sanno, è che a tutti gli effetti, quello, non è un uovo di Durag. » Continuò Radh'ka, lasciando la corte stupita.


    «Cosa sappiamo di quella misteriosa e terrificante bestia? Che sia estremamente pericolosa, e che chiunque abbia mai incrociato il suo cammino non è più tornato per raccontarlo. Sappiamo che le sue uova sono dure come la roccia e nere come i frammenti di korm, con minuscole macchioline arancioni sparse per tutta la superficie. Molti dei presenti in questa stanza, sono nati in questo regno o non hanno mai viaggiato oltre i confini; di conseguenza non possono essere a conoscenza di un altro animale, completamente diverso dal Durag e sicuramente meno pericoloso, che depone delle uova simili a quelle della terrificante bestia. Queste, in confronto alle uova di Durag sono estremamente fragili; se ora i gentili Vel'phys me ne danno la possibilità, vorrei dare una prova concreta alla veridicità delle mie parole.» Chiese il diavolo.


    « Come intendi fare. » Chiese uno dei Vel'phys.


    « Una volta finito il processo, quale sarà il destino dell'uovo? » Domandò il diavolo, senza rispondere alla domanda.


    « Sarà distrutto ovviamente. » Rispose uno dei sovrani senza esitazione.


    « Potrei usarlo come dimostrazione? Se realmente fosse un uovo di Durag quello che intendo fare non potrebbe sortire alcun effetto; se invece le mie parole risulteranno veritiere il demone avrà comunque ricevuto la sua punizione per aver fatto perdere del prezioso tempo alle vostra signoria. » Continuò Radh'ka.


    « Permesso accordato. » Dissero i Vel'phys.


    Il diavolo si avvicinò all'uovo e lo prese con entrambe le mani dal suo piedistallo, scatenando un leggero bagliore dovuto all'infrazione delle barriere messe in precedenza per proteggerlo. Era abbastanza pesante, segno che dovevano essere passate molte lune da quando era stato deposto, ma sarebbe servito ancora un po di tempo per la schiusa. Alzò l'uovo sopra la sua testa, lanciando un'occhiata al demone, prima di lasciarlo cadere.


    Un esclamazione sconvolta riempì l'enorme stanza non appena l'uovo; appena toccato terra, si ruppe in mille frammenti schizzando il suo contenuto un po' ovunque.


    « Ehi, stupido diavolo, sei impazzito! » Esclamò Kreuz arrabbiato, essendo però completamente ignorato da Radh'ka. Quello era il suo lavoro, diamine! Come avrebbe fatto adesso, una volta uscito di li, a consegnarlo? Quel bastardo lo sapeva, e lo aveva fatto apposta per vendicarsi.


    « Come potete vedere, la reazione del demone è stata esattamente uguale a quella di molti di voi. » Continuò il Radh'ka, camminando sui cocci dell'uovo e dirigendosi verso il centro della stanza; ignorando completamente il demone.


    « Per tanto; l'uovo stesso non era realmente quello che tutti credevano che fosse. E con questo ho finito vostra eccellenza.» Finì compiaciuto il diavolo, ghignando in direzione del demone ancora furente.


    Aveva, come da accordi vinto la causa, il demone avrebbe dovuto per forza mantenere l'altra metà del patto. La magia vincolante del contratto non gli dava altra scelta.


    « Molto bene, abbiamo preso la nostra decisione. » Esclamò uno dei Vel'phys.


    « Kreuz Amaràin di Yàre, i sovrani di tutto Zelher, i potenti Vel'phys, hanno deciso di credere alla veridicità delle parole del tuo avvocato e di conseguenza alla tua innocenza. Nonostante questo, per aver causato scompiglio nel regno, ti verranno inflitte 20 frustate con una coda di Broick. » Proclamò di nuovo la voce.


    Kreuz lanciò un’occhiata di fuoco al diavolo.


    Sicuramente era tutta colpa sua.


    ******


    La prima frustata è sempre quella che, nonostante tu sia preparato psicologicamente, ti coglie di sorpresa, facendoti scappare un gemito. La seconda è quella che sai che sta per arrivare, e l’ansia anticipa il momento, ti tende come una corda di violino ogni muscolo del corpo. Alla terza speri che il dolore finisca il più pesto possibile, perché davvero quelle piccole lame attaccate alla frusta ti stanno facendo impazzire. Dopo la quarta smisi di contarle, perché il dolore e la rabbia verso il diavolo gli stava mandando il sangue al cervello. Sentiva i vestiti lacerarsi sotto le frustate del carceriere, che di certo non si stava trattenendo; il sangue scivolava su ogni parte del suo corpo, macchiando il pavimento di pietra.


    Subito dopo la fine del processo l’avevano condotto verso un lungo corridoio di pietra, che portava direttamente alle segrete; e di conseguenza alla camera delle torture. Non si era opposto, sapeva che sarebbe stato inutile. Nonostante non fosse intelligente come il diavolo, non era certamente uno stupido come quest’ultimo pensava, altrimenti non sarebbe sopravvissuto molti anni con il mestiere che faceva. La cosa che lo irritava di più era stata la beffa del diavolo nei suoi confronti. Era sicuro che ci fossero migliaia di altri modi per dimostrare la sua innocenza senza rompere quello stramaledettissimo uovo. Nonostante fosse solo un falso come aveva sostenuto il diavolo, quello era comunque parte del suo lavoro. Ora, dopo tutta la fatica e l’ingiusta punizione che stava subendo, non avrebbe nemmeno potuto riscattare la ricompensa che gli spettava.


    Quel diavolo l’avrebbe pagata; pensò ricevendo l’ultima frustata.
     
    .
  7.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    pamaru

    Group
    Wahlker
    Posts
    922
    Reputation
    0
    Location
    roma

    Status
    Offline
    Bene, bene l'avvocato è veramente bravo come si dice, salva la vita del demone, ma a che prezzo?
    L'uovo è ormai rotto e il demone non potrà portare a termine il suo lavoro, quindi non potrà pagare l'avvocato in altro modo che non quello che lo stesso avvocato deciderà!
    E in più si becca pure 20 frustate! Mi sa che il demone sarà molto, molto arrabbiato con l' avvocato, mi aspetto di leggerne delle belle!
    Al prossimo capitolo :tau:
     
    .
  8. doitsu_chan
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    03#

    Quando la punizione fu terminata al demone venne concesso di andarsene, camminava dritto ed a testa alta, nonostante le numerose ferite che aveva su tutto il corpo. Si teneva il braccio destro con l'altra mano, facendo pressione su un punto per fermare l'emorragia; il diavolo lo vide uscire dal corridoio di pietra e gli andò incontro, fermandosi solo quando furono l'uno davanti all'altro. Lo scrutò per bene, delle piccole orecchie a punta sbucavano dai folti capelli verdi, che sparavano in tutte le direzioni senza ordine logico a causa delle numerose frustate, dandogli un aspetto quasi selvaggio. Era davvero un peccato che fossero ridotti tanto male, avrebbe dovuto tagliarli. La corporatura non era troppo massiccia ma non si poteva di certo considerare gracile; muscoli ben definiti si intravedevano dalla maglia strappata in più punti lasciando poco spazio all'immaginazione. Le lunghe gambe erano toniche e scattanti, proprio come dovrebbero essere quelle di chi aveva vissuto una vita piena di pericoli ed avventure. Per non parlare degli occhi; due laghi d'ambra, che ora lo guardavano con odio. Ai lati degli occhi stavano due piccole righe orizzontali di colore rosso sangue, che accentuava l'espressione furiosa del demone nei suoi confronti. Era davvero una magnifica creatura, peccato fosse solo un misero demone ignorante e sfrontato; ma non era un problema, sotto le sue cure sarebbe cambiato rapidamente. Sorrise maligno nella sua direzione, prima di scansare la mano del demone e sfiorare per un attimo l'arto ferito d quest'ultimo; subito la ferita iniziò a chiudersi lentamente ma inesorabilmente, lasciando il demone basito dal gesto appena compiuto da Radh'ka.
    Il diavolo era stato quasi, gentile? Pensò Kreuz sconvolto.
    « Muoviti moccioso, non ho tutto il giorno per starti appresso. » Disse il diavolo rompendo l'idillio.
    Come non detto, era molto meglio quando stava zitto, pensò seccato il demone.
    Nonostante la voglia di strozzare il diavolo fosse alta, si morse la lingua e lo seguii lungo gli immensi corridoi che conducevano fuori dal palazzo dei Vel'phys. Meno stava in quel posto meglio era, e sembrava che anche il diavolo la pensasse allo stesso modo, visto il passo sostenuto con cui camminava senza mai voltarsi indietro, per verificare che lo stesse realmente seguendo. Si guardò attorno attentamente cercando di memorizzare ogni dettaglio possibile; non era sua intenzione mettere ancora piede in quello stramaledetto palazzo, ma non sapeva cosa gli avrebbe riservato il destino da quel momento in poi, quindi era meglio raccogliere più informazioni possibili. Il corridoio che stavano percorrendo era immenso, con numerose porte d'appal ad entrambi i lati; non sapeva dove conducessero quelle pesanti porte e non era intenzionato a scoprirlo. Non quel giorno. Potevano portare ovunque, dalle cantine dove erano situate le prigioni; ai piani alti, dritte fino alle stanze dei sovrani. Enormi quadri raffiguranti battaglie o scene di smembramenti erano appesi un po' ovunque senza un apparente ordine logico, le cornici erano fatte con i materiali più preziosi del regno e proiettavano una luce cupa sulle pareti; rischiarate solo da poche candele dall'aria consumata. Nessuna finestra era presente sulle pareti, ma Kreuz era sicuro fosse ormai calata la notte a Zelher. Il processo si era tenuto sul tardo pomeriggio e, nonostante la punizione non fosse durata tanto si era fatto molto tardi. Il sole doveva essere calato da almeno due ore, pensò stremato il demone. Non vedeva l'ora di andare a casa; se così si poteva chiamare il luogo in cui viveva, buttarsi sul proprio letto e dormire per almeno due giorni di seguito.
    Quando finalmente uscirono da quel labirinto di corridoi, e varcarono l’enorme portone che costituiva l’ingresso del palazzo, il demone si lasciò scappare un piccolo gemito di frustrazione. La strada era ancora lunga; per arrivare ai cancelli avrebbero dovuto camminare ancora un po', e sperava che non ci fossero intoppi durante il cammino. Era insolito infatti che demoni minori si aggirassero così vicino alla fortezza dei sovrani, ma non era la prima volta che sentiva parlare di disperati che, riuscendo a fuggire miracolosamente dalle prigioni attaccavano i viandanti e cercavano di fuggire spacciandosi per loro.
    Era troppo esausto per combattere ancora per la propria vita.
    *****
    Fortunatamente il tragitto che li separava dalla vera libertà, si concluse in modo breve e senza alcun intoppo. Non incontrarono nessuno sulla strada, e uscendo comunicarono i propri nomi alle guardie appostate ai cancelli, che li fecero passare senza domande. Tutti nel regno conoscevano Radh'ka e la sua fama di avvocato, quindi, nonostante la sua presenza non fosse cosa da tutti i giorni, non era nemmeno inusuale vederlo attraversare i cancelli.
    Il diavolo si girò verso Kreuz e lo scrutò per lunghi attimi; il demone aveva numerose ferite sanguinanti, e nonostante gli avesse curato poco prima la ferita più grave non era ridotto per niente bene. Doveva aver lottato per la libertà prima di farsi catturare, pensò il diavolo; lo dimostravano i numerosi lividi sparsi per tutto il corpo. Cavalcare un Haywin alato era impossibile, il suo corpo non avrebbe resistito allo sforzo, e non era nemmeno detto che ne fosse capace. Radh'ka fece una smorfia contrariata, se non fosse che quel demone aveva un patto da rispettare nei suoi confronti lo avrebbe abbandonato senza pensarci due volte. Odiava le persone deboli.
    « Questa è un'altra cosa che dovrai aggiungere alla lista di debiti, demone. » Disse il diavolo, prima di aprire un portale che li avrebbe condotti direttamente a casa.
    « Cosa ti fa pensare che io verrò con te diavolo? » Replicò con arroganza il demone, l'unica cosa che voleva al momento era dormire. Non gli interessava particolarmente dove, ma non l'avrebbe data vinta al diavolo; non così facilmente
    « Hai una parte di accordo da mantenere, non mi pare tu abbia molta scelta. Per non parlare del fatto che nelle tue attuali condizioni saresti solo cibo per i succhia-sangue che vivono nei dintorni della città. » Rispose monocorde il diavolo.
    « Non sono così debole come pensi. » Ringhiò Kreuz, frustrato. Non voleva ammetterlo ma il diavolo aveva dannatamente ragione, non era nella sua forma migliore, e quelle carogne erano tremendamente tenaci. Soprattutto se vedevano un bersaglio facile.
    « Fai strada diavolo. » Disse alla fine il demone.

    *****

    Il portale creato dal demone emetteva delle strane saette azzurrine, ma, non essendo esperto in materia non poteva dire con certezza se la cosa fosse normale o meno. Nonostante i suoi dubbi però, esso li condusse alla loro meta senza complicazioni.
    Il luogo in cui si trovavano era stranamente silenzioso, e la cosa innervosiva un po' il demone; non era abituato al silenzio tipico di quei posti sperduti, lui era nato e cresciuto nella parte povera della città, dove per vivere bisognava lottare con le unghie e con i denti ogni giorno. Là, di silenzioso non vi era nulla, solo lotte e urla di dolore. Per quel motivo il silenzio di quel luogo non gli piaceva nemmeno un po', era come se un nemico invisibile fosse appostato nelle ombre in attesa di una sua mossa falsa, di un attimo di distrazione per attaccare. Durante il breve tragitto che percorsero per arrivare ai cancelli della dimora del diavolo, Kreuz non smise un attimo di guardarsi attorno tra lo stupito e il sospettoso.
    « Smettila di girarti, non ti attaccherà nessuno questa notte. Non senza un mio ordine, per lo meno. » Disse Radh'ka senza nemmeno girarsi a guardare il demone.
    « Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. » Replicò soltanto Kreuz, continuando imperterrito a girarsi da una parte all'altra ad ogni minimo rumore, non accorgendosi così che il diavolo ad un certo punto si era fermato.
    « Ehi! Per quale motivo ti sei fermato? » Domandò irritato il demone.
    « Siamo arrivati. » Rispose monocorde il diavolo.
    Era vero; davanti a loro si stanziava un enorme cancello che poteva rivaleggiare con quello dei Vel'phys per quanto era immenso, e una recinzione di pietra che si estendeva per diverse miglia, tanto da non poterne vedere la fine nonostante il buio, che di certo non era un problema per lui abituato a viaggiare durate la notte.
    L'enorme cancello si aprì ad un solo cenno da parte del diavolo, lasciando stupito il demone per quella voluta dimostrazione di forza; se di forza si poteva parlare, poteva benissimo aver usato qualche trucco dei suoi, oppure qualcun altro poteva averlo aperto da dentro ricevendo un qualche segnale.
    Il diavolo una volta sorpassato il cancello, si diresse verso un ragazzino vestito in modo abbastanza strano e sibilò poche parole in tono sommesso; Kreuz non riuscì a capire una parola di quello che si stavano dicendo, ma nemmeno gli interessava al momento. Un enorme lynac, alto almeno due volte lui e grosso il doppio, gli si era piazzato davanti con aria minacciosa e non sembrava intenzionato a spostarsi; la coda munita di aculeo dondolava ritmicamente da una parte all'altra in avvertimento, le squame color argento risplendevano sotto i deboli raggi della luna e delle due fiaccole piazzate ai lati dell'enorme cancello, e gli occhi rossi della creatura non lo perdevano un attimo di vista. Si sentiva sotto esame.
    « Cosa fai adesso li impalato. Muoviti demone. » Disse Radh'ka.
    « Se dicessi al tuo “ cucciolo “ di spostarsi per lasciarmi passare lo farei più che volentieri. » Rispose il demone, non accennando a muoversi. Quella cosa lo stava ancora fissando, e lui non era così stupido da muoversi senza che si fosse allontanata di almeno due metri, figuriamoci dargli le spalle.
    « Riesci a vederlo? » Chiese stupito il diavolo, girandosi a fissare il demone.
    Certo che riusciva a vederlo, non era una creatura che passava inosservata quella, pensò Kreuz aggrottando le sopracciglia.
    « Certo che riesco a vederlo diavolo, non è esattamente facile da nascondere. » Replicò con sarcasmo.
    « Come osi rivolgerti così al padrone, stupido bastardo ignorante. » Replicò una vocetta minacciosa, che poi risultò essere il ragazzino che poco prima stava parlando con Radh'ka.
    « Calmati Mahan. » Disse il diavolo al ragazzino, che si zittì immediatamente come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno volto. Per poi rivolgersi ancora al demone. « Cosa vedi esattamente. » Chiese ancora perentorio.
    « Un lynac enorme è esattamente davanti a me, e mi guarda con quei suoi occhi rossi terrificanti come se volesse mangiarmi; la coda sembra pronta a trafiggermi da un momento all'altro se solo provassi a muovere un muscolo. Cosa che per altro non intendo fare. » Replicò Kreuz cercando di trafiggere il diavolo con un'occhiataccia.
    « Interessante. » Disse Radh'ka tra se e se.
    « Cosa c'è di così interessante diavolo? » Chiese il demone che stava iniziando ad arrabbiarsi davvero.
    « È interessante il fatto che tu riesca a vederlo. » Replicò il diavolo prima di continuare. « Quello non è un lynac qualsiasi, è una delle creature di Mahan ed è invisibile agli occhi dei comuni demoni. Solo in pochissimi riescono a vedere le sue creature, e ovviamente io rientro in quella stretta cerchia. Mahan hai una spiegazione? » Chiese il diavolo rivolgendosi al ragazzino.
    « Mi spiace padrone, ma non ho idea di come sia possibile. Solo esseri con un grande potere spirituale possono vedere le mie creature. » Rispose subito il ragazzino.
    Il diavolo fissò il demone per alcuni minuti in completo silenzio, quasi cercando le risposte alle sue domande scritte sul suo corpo.
    « Molto bene. Mahan, sposta Thyase da li. Noi andiamo. » Disse in fine Radh'ka, per poi girarsi e dirigersi verso il castello, senza degnare nessuno di un'occhiata.
    Il ragazzino guardò in modo truce il demone, ma eseguì l'ordine ricevuto sibilando qualcosa in direzione del lynac; che iniziò a strisciare lontano, verso alcuni alberi poco distanti da loro, sparendo completamente dalla vista in pochi attimi.
    Il demone fissò per alcuni minuti il punto in cui il mostro era sparito, temendo di vederlo rispuntare da un momento all'altro, per poi seguire il diavolo dentro il castello. Non sarebbe stato per niente facile combattere contro una creatura come quella, specialmente nelle sue attuali condizioni; le ferite avevano preso a pulsargli in modo abbastanza doloroso, e non vedeva l'ora di sprofondare nel letto e dormire per i prossimi cent'anni.
    *****

    Appena varcata la soglia, un altro ragazzino poco più grande di quello prima si fece avanti e salutò il diavolo con un profondo inchino, per poi girarsi nella sua direzione incuriosito. Il diavolo sibilò poche al servitore e poi sparì su per le scale, senza rivolgere più la parola al demone ne a nessun altro. Il ragazzino si avvicinò al demone senza esitazione e chiese a Kreuz di seguirlo in un'altra stanza, e lui obbedì senza fare questioni; era troppo stanco per litigare ancora con il diavolo, solo perché quello si era dileguato senza una sola parola. Infondo, meno stava con quello meglio era, pensò cercando di recuperare il buon umore.
    Scrutò il ragazzino che camminava davanti a lui con curiosità; aveva dei corti capelli scuri che sparavano in ogni direzione, non riusciva a capire se erano semplicemente neri o di un'altra tonalità, vista la poca luce presente nel corridoio che stavano percorrendo, ma vedeva distintamente delle piccole orecchie pelose fare capolino ai due lati della testa. Era vestito in modo meno strano rispetto all'altro servitore, ma di certo non passava inosservato anche lui; dei pantaloncini corti neri venivano coperti parzialmente da una camicia bianca, che era altrettanto coperta da un gilet dello stesso colore dei pantaloni che finiva con due voluminose punte leggermente arricciate.
    « Dove stiamo andando? » Chiese al ragazzino.
    « Nella vostra stanza. » Iniziò quest'ultimo. « Il padrone mi ha ordinato di accompagnarla in quella al lato ovest con la vista sullo strapiombo, e di portarle alcune cose che le serviranno per curare le ferite. Ecco signore siamo arrivati, tornerò subito per portarle l'occorrente. » Disse il ragazzino per poi congedarsi con un leggero inchino, e sparire lungo il corridoio; lasciando il demone davanti ad un’imponente porta, che oltrepassò senza la minima esitazione.
    La stanza era enorme, ma al momento non gli interessava, gli sarebbe andato bene anche un buco, l'importante era che fosse munito di un letto. Il pensiero di togliersi un minimo di sporcizia e sangue dal corpo frenò di poco la sua avanzata verso la meta tanto agognata, ma lo scacciò subito; era troppo stanco. Crollò sulla soffice superficie, senza nemmeno scostare le coperte, e sprofondò subito in un sonno profondo.
    Non sentì il leggero bussare da parte del piccolo servitore, e nemmeno il sussulto che esso fece quando, scostando la sua maglia ormai logora con lo scopo di curare in parte le ferite vide una sottile coda nera arrotolata sui suoi fianchi scoperti.
     
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    pamaru

    Group
    Wahlker
    Posts
    922
    Reputation
    0
    Location
    roma

    Status
    Offline
    Il diavolo si porta il demone a casa continuando a pensare di trovarsi di fronte un essere assolutamente inferiore forse anche poco intelligente!
    Si deve in parte ricredere quando scopre che riesce a fare qualcosa che non tutti i demoni fanno,... vedere le strane creature create dal suo piccolo servitore, quindi, forse, c'è dell'altro in quel demone!
    In ogni caso questa strana convivenza sta iniziando e chissà a cosa ci porterà!
    In attesa ..... grazie per questo capitolo e al prossimo!
    :lov:
     
    .
  10. doitsu_chan
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Grazie a te! >___< sono felice che ti piaccia *w*
     
    .
  11. doitsu_chan
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    04#

    Un bussare frenetico distrasse Radh'ka dai suoi pensieri; aveva un libro antico sulle gambe, ma non era riuscito a leggere nemmeno la prima riga, prima di immergersi completamente nella sua testa e nelle domande che lo stavano assalendo. Aveva una specie di presentimento riguardante il demone; come aveva detto poco prima, non erano in molti a riuscire a vedere le creature di Mahan per non dire in pochissimi. Bisognava avere un'enorme potere, e ad una prima occhiata non sembrava che il demone ne possedesse tanto da riuscire a vedere il lynac; a meno che non fosse latente.
    Doveva essere per forza così, altrimenti non si spiegavano i fatti di quella sera.
    Dette il permesso al servitore di entrare; tutti nel palazzo sapevano che non dovevano osare disturbarlo a quell'ora, quindi doveva esserci una ragione valida se uno di loro rischiava di scatenare la sua furia. Dalla porta vide entrare il piccolo servitore, a cui aveva lasciato il compito di condurre il demone nella stanza che gli aveva assegnato, e la cosa non gli piacque per nulla. Doveva essere successo qualcosa.
    « Padrone, perdonatemi se vi disturbo. » Iniziò l'esserino con un profondo inchino.
    « Cosa è successo al demone, Vyras? Non avrà provato a scappare spero. » Domandò il diavolo infuriato.
    « No mio signore, nulla del genere. L'ospite dorme profondamente nella camera che le avete assegnato, signore. Ma lui... » Continuò il piccolo demone tremando. « Lui ha la coda! » Finì, squittendo terrorizzato.
    « Cosa hai detto? Sei sicuro di quello che dici? Non la passerai liscia se menti. » Ringhiò Radh'ka nella sua direzione.
    « Ne sono certo padrone. Prima sono andato a consegnarli le lozioni mediche che mi avevate ordinato, ma lui non ha risposto quando ho bussato. Quindi sono entrato, temendo che fosse morto; non era scattato l'allarme dei guardiani quindi era impossibile che avesse tentato la fuga, l'unica soluzione era che si fosse sentito male per le ferite. Ma non era nulla di quello mio signore; l'ospite si era solo addormentato. Stavo per medicarlo, ma appena tolta la maglia ho visto la coda e sono corso ad avvisarvi mio signore. » Finì l'esserino tremando.
    « Portami da lui. » Disse perentorio il diavolo, iniziando subito dopo a seguire il piccolo servitore per i lunghi corridoi.
    Non ci volle molto, la stanza del demone era esattamente sotto alla sua, e volendo avrebbe potuto trasferirsi direttamente li con un piccolo incantesimo; ma aveva bisogno di pensare. I suoi presentimenti erano fondati allora, se Vyras aveva detto la verità, e non dubitava minimamente delle parole del servitore, il demone gli sarebbe stato davvero molto utile, più di quanto avesse pensato all'inizio.
    Arrivato davanti alla porta, l'aprì ed entrò senza produrre alcun suono; si avvicinò piano al letto, constatando che effettivamente il demone stesse dormendo profondamente e non si era accorto della sua presenza. Quello che rimaneva della maglia era arrotolato sul pavimento lucido, lasciando la schiena del demone completamente scoperta alla sua vista. La pelle mulatta era costellata da ferite di piccola e media importanza; nessuna che potesse portare il demone alla morte, a meno che non si fossero infettate. Cosa che non intendeva far accadere.
    Il demone era diventato più prezioso del previsto, e aveva altri piani per lui, che non comprendevano la sua morte. Non per il momento.
    La piccola coda nera si muoveva leggermente avanti ed indietro in modo ipnotico; ormai non c'erano più dubbi sulla vera natura del demone addormentato.
    « Cura le sue ferite Vyras, e fagli bere quelle pozioni. Appena si sveglia voglio essere informato. Ora ho da fare. » Disse Radh'ka rivolto al piccolo servitore.
    « Come desidera padrone. » Rispose il servitore con un profondo inchino.
    « E non una parola con nessuno riguardo la natura del nostro ospite. » Concluse il diavolo, prima di uscire dalla porta diretto alle sue stanze; doveva fare delle ricerche.
    Era riuscito a mettere le mani su un'altra cosa interessante, pensò Radh'ka soddisfatto.

    ******

    Il demone dormì per due giorni interi senza sosta, ma al diavolo non sembrava importare; stava chiuso nelle sue stanze a leggere libri su libri, uno più impolverato e vecchio dell'altro, o nel laboratorio a trafficare con ampolline di diversa grandezza e colore. Sembrava quasi che stesse aspettando qualcosa.
    Intanto il piccolo Vyras, come da ordini, si occupava di vegliare sul demone addormentato; non aveva fatto parola con nessuno della pericolosità dell'ospite del padrone, infondo non era la prima creatura strana o pericolosa che metteva piede nel castello. Lui stesso non si poteva definire normale, era un o strano incrocio tra un demone e una creatura oscura. Aveva ereditato dalla parte materna quelle ridicole orecchie pelose, che erano la causa delle derisioni continue da parte di Mahan; l'unico su cui il suo potere non aveva alcun effetto. Gli altri servitori si guardavano bene dal prenderlo in giro, l'ultimo che ci aveva provato era impazzito irrimediabilmente; ricordava ancora le frustate ricevute dal padrone, per aver osato usare il suo potere contro un altro servo senza il suo consenso. Gli era severamente proibito.
    Un rumore proveniente dal letto lo distrasse dai suoi pensieri; il demone si era finalmente svegliato.
    « Ben svegliato signorino Kreuz. » Disse Vyras in direzione del letto, senza però interrompere le sue attività ne voltarsi.
    « Uhm.. Dove sono? » Chiese il demone intontito.
    « Siete al castello del padrone, il diavolo Radh'ka Gràvèt Overadh di Eroew. » Rispose monocorde il piccolo servitore.
    « Vi sentite meglio? » Continuò Vyras.
    « S-si... Come mai sono nudo? » Domandò shoccato il demone. Non ricordava di essersi messo sotto le soffici coperte, figuriamoci essersi spogliato per dormire; per non parlare poi del fatto che lui dormiva sempre con i pantaloni.
    « Vi ho dovuto spogliare per medicarvi signorino Kreuz, altrimenti le ferite si sarebbero infettate; e se per caso ve lo state chiedendo avete dormito per due giorni interi. » Disse Vyras, interrompendo le sue attività per poi alzarsi dalla sedia su cui era seduto e dirigersi verso la porta.
    « Ora andrò ad avvisare il Padrone che vi siete svegliato, la pregherei di rimanere a letto viste le sue condizioni, non è ancora guarito del tutto. » Il piccoletto aveva ragione, pensò Kreuz. Le ferite non gli dolevano più come prima, ma sentiva che non era in possesso di tutte le sue forze. Era altrettanto vero però, che si sarebbe buttato nel primo strapiombo disponibile, piuttosto che farsi vedere debole da quel diavolo da strapazzo. Quindi, non appena il piccolo servitore uscii dalla stanza, scese dal letto alla ricerca dei suoi vestiti. O di qualcosa che ci assomigliasse.
    La stanza era davvero enorme, il letto occupava quasi tutta la parete, e le tende a baldacchino che lo sovrastavano erano di seta pregiata; dall'altro lato invece, stava un altrettanto enorme armadio affiancato da una scrivania. Aveva pure un bagno privato tutto per se, e la cosa non gli dispiaceva per niente. Decise di concedersi un bagno, prima di esplorare la casa del diavolo; quell'enorme vasca lo attirava irrimediabilmente. E poi aveva bisogno di acqua calda, pensò guardandosi allo specchio. Un sacco di acqua calda.

    *****

    Vyras busso piano alla porta che conduceva alle stanze del diavolo; era già la seconda volta che lo disturbava dopo che il padrone aveva dato ordini di non essere interrotto per nessun motivo, stava decisamente sfidando la fortuna. Ma aveva ricevuto degli ordini, e se non portava a compimento una cosa così semplice, come riferire il risveglio dell'ospite, la punizione per la sua sfrontatezza e la sua insubordinazione sarebbe stata dieci volte peggio di quello che poteva capitargli.
    Quando ricevette il permesso di entrare si impose la calma, doveva solo comunicare al padrone che il demone si era svegliato, null'altro. Poi sarebbe stato libero di andare a importunare Mahan, come aveva sognato di fare negli ultimi due giorni. Gli mancavano le urla di quel peperino e i suoi insulti imbarazzati.
    « Il vostro ospite si è destato, padrone. » Disse Vyras, facendo un profondo inchino in direzione del diavolo.
    « Molto bene. Fai portare la cena nella camera del demone, cenerà li questa sera. » Rispose Radh'ka, congedando il servitore con quelle poche parole.
    « Come desiderate padrone. » Rispose Vyras, prima di congedarsi con un altro profondo inchino, e sparire al di la dell'enorme portone.

    *****

    Radh'ka percorse i lunghi corridoi senza alcuna fretta, in quei due giorni aveva riflettuto molto ed era finalmente arrivato ad una decisione; ma prima doveva sapere dal demone se altri sapevano della sua vera natura, solo così avrebbe potuto tessere gli ultimi fili della rete. Aprii la porta con un solo gesto deciso, ed entrò nella grande stanza; sentiva dei rumori provenienti dal bagno, quindi si diresse verso di esso senza alcuna esitazione. Li trovò il demone immerso nell'enorme vasca, intento a strofinarsi la schiena con manovre da contorsionista, che avrebbero fatto invidia ad un verme del deserto. Non appena il demone si accorse della sua presenza sussultò, facendo fuoriuscire un po d'acqua dalla vasca.
    « Cosa ci fai qui, diavolo. Non te lo hanno insegnato che bisogna bussare prima di entrare in una stanza? » Disse il demone un po' imbarazzato, per poi iniziare a lavarsi i capelli.
    « Questo è il mio castello, e io sono libero di andare dove voglio quando voglio. Vedi di muoverti testa d'alga, devi rispondere a qualche domanda. » Replicò Radh'ka con freddezza, per poi tornane nella stanza principale e sedersi sull'unica sedia presente nella stanza. Subito sulla scrivania comparve un bicchiere una brocca contente dell'ottimo Rasshack, il liquore più pregiato del regno. Il diavolo ne versò un po' nel bicchiere e prese a sorseggiarlo lentamente, gustandone appieno il sapore forte e speziato, mentre aspettava che il demone finisse le sue abluzioni. L'attesa non durò a lungo, il demone varcò la soglia della stanza con solo un telo sui capelli; nulla del resto del corpo era celato alla vista del diavolo, che non si fece nessuno scrupolo ad osservare ogni minima parte di quel corpo quasi perfetto. Se non fosse stato per quei capelli improponibili e quelle cicatrici, che ricoprivano quasi interamente il corpo del demone, avrebbe quasi potuto definirlo bello. Anche la sottile coda nera, che faceva capolino da dietro la schiena, proprio sopra all’attaccatura delle natiche, poteva considerarla un pregio anzi ché un difetto. Era sexy.
    « Dove sono i miei vestiti diavolo? » Chiese il demone interrompendo bruscamente i suoi pensieri.
    « Nella spazzatura, quegli stracci ormai erano inutilizzabili. » Rispose.
    « E cosa dovrei mettermi io ora? Non ho altri vestiti. » Chiese il demone infuriato.
    « C'è un armadio pieno dei miei vecchi vestiti, troverai sicuramente qualcosa che ti stia. »
    « Piuttosto vado in giro nudo. » Replicò Kreuz.
    « Fai pure. Se però vieni assalito da uno dei servi non venire a piangere da me. » Iniziò il diavolo. « Sempre se non vengano spaventati prima dalla tua coda. » Finì ghignando Radh’ka, alla vista della faccia sconvolta del demone.
    « Cosa c’è di strano nella mia coda? » Chiese Kreuz alzando un sopracciglio, non era la prima volta che gli dicevano una cosa del genere; molti anni prima un’altra persona gli aveva consigliato di nascondere la coda sotto i vestiti, ma non aveva voluto dirgli il motivo.
    « Sei davvero così ignorante come sembri? Non sai nemmeno cosa rappresenta per te quella coda? » Domandò shoccato il diavolo. Davvero non credeva che l’idiozia di una persona potesse arrivare a tanto.
    Questo però rendeva solo più interessanti le cose, se davvero il demone non sapeva cosa realmente fosse, avrebbe potuto guadagnare di più di quel che immaginava all’inizio. Doveva solo giocare bene le sue carte.
    « Quindi. Me lo vuoi dire o no per quale motivo i tuoi servitori dovrebbero spaventarsi alla vista della mia coda? » Domandò ancora il demone, per nulla intenzionato a passare sopra al discorso.
    « Tutto a tempo debito, pivello. Tutto a tempo debito. » Rispose enigmatico il diavolo, con un sorriso poco promettente sul candido volto.
     
    .
  12.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    pamaru

    Group
    Wahlker
    Posts
    922
    Reputation
    0
    Location
    roma

    Status
    Offline
    Cosa sarà mai un demone con la coda? Che tipo di creatura ben più importante e, soprattutto ignara, è capitata sotto le mani dell'astuto diavolo?
    Certo non è un demone pudico! Visto che non ha problemi a girare nudo sotto lo sguardo del diavolo, che, guarda caso, comincia a trovarlo quasi bello, addirittura sexy!
    Prevedo guai se il diavolo non comincerà a dare qualche risposta al demone, ma per questo credo che dovrò solo aspettare il prossimo capitolo!
    Mi piacciono molto questi due e mi aspetto molto da loro, alla prossima.
    Buonanotte e un bacio
     
    .
  13. †Vampire†
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Un diavolo di avvocato e un demone dalla coda nera...mmmm... interessante *.*

    partono i filmini mentali :mmh: :luv: :blo: :plurt: xD

    mi piace la trama della tua storia e anche il tuo stile è scorrevole e piacevole.

    attendo il prossimo capitolo con ansia :tau:
     
    .
  14. doitsu_chan
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Grazie ad entrambe! ^___^ Eh si, il nostro demone è ignaro dell'effetto che fa agli altri... ( per me solo istinti omicidi) ahah Il prossimo capitolo lo avrete a breve ^__^
     
    .
  15. doitsu_chan
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    05#




    « Smettila di darmi continuamente del moccioso, diavolo da strapazzo. E dimmi cosa volevi dire con quella frase. » Disse Kreuz arrabbiato. Quel diavolo stava iniziando a farlo arrabbiare sul serio.

    « Da dove provieni demone? » Chiese Radh'ka, sviando momentaneamente la domanda.

    « Dimmi cosa intendevi con quell'affermazione, cos'ha che non va la mia coda? » Domandò frustrato Kreuz.

    « Prima rispondi alla domanda Kreuz. » Replicò Radh'ka sovrappensiero.

    Lo aveva chiamato per nome? Si domandò stupito il demone. Era la prima volta che lo chiamava per nome, aveva sentito bene? O era stata solo una sua impressione?

    « Provengo poco lontano dai monti di Belher. » Rispose docilmente; non avrebbe ottenuto nulla dando di matto, men che meno le risposte che cercava.

    « Ci sono altri demoni con la coda da quelle parti? » Chiese ancora il diavolo, fissandolo direttamente negli occhi.

    Quegli occhi scuri gli mettevano soggezione. Non era piacevole essere osservato con tanta minuziosità da parte loro, si sentiva più nudo di quanto non fosse al momento. E non gli piaceva, non gli piaceva per niente.

    « Non che io sappia. Ma non erano soliti girare nudi, quindi non saprei dirti se alcuni l'avessero nascosta come facevo io. » Replicò Kreuz, dando le spalle al diavolo per sfuggire da quegli occhi scuri. Si concentrò sull'armadio, sperando che il diavolo la smettesse di fissarlo in modo così insistente, ma sembrava che non ne avesse la minima intenzione. Sentiva il suo sguardo fisso sulla schiena, e la cosa non faceva altro che mandargli dei lunghi brividi lungo la spina dorsale.

    Doveva vestirsi, infondo non poteva girare nudo per il castello; come aveva detto prima il diavolo, avrebbe solo spaventato i servitori.

    L'armadio era enorme, e i vestiti che vi erano al suo interno erano per lo più sfarzosi e ingombranti; Kreuz si chiese come facesse il diavolo a mettersi quella roba, lui non ci sarebbe mai riuscito. Prese i primi pantaloni semplici che trovò e li indossò, non curandosi di cercare indumenti intimi; non li aveva mai indossati ed erano abbastanza fastidiosi. I pantaloni gli aderivano perfettamente, e gli mettevano in risalto le gambe muscolose e il sedere sodo, la coda faceva capolino appena sopra la fine dell'indumento e si muoveva sinuosa in lenti movimenti oscillanti; la cosa non era sfuggita al diavolo, che era rimasto tutto il tempo ad osservare il demone, immerso nei suoi pensieri.

    Lo vide trovare ed indossare una maglietta di un semplice color avorio, che faceva un delizioso contrasto con la sua pelle; almeno si era vestito decentemente.

    « Non nascondere la coda, fino a che resterai nella mia proprietà non ne avrai motivo. » Disse Radh'ka continuando a guardarlo.

    « Non avevi detto che li avrei spaventati? » Rispose Kreuz perplesso; quel diavolo era davvero strano, prima gli diceva una cosa poi cambiava idea.

    « Molti non si lasciano impressionare così facilmente, poi un po' di paura li aiuterà ad evitare di mettersi in testa strane idee. » Iniziò. « La tua cena arriverà tra poco, non uscire dalla tua stanza per nessun motivo; domani mi farai vedere quali sono le tue capacità in combattimento, quindi vedi di dormire e bevi un altro infuso di L'hillus, che ti aiuterà a far guarire prima quelle le ferite. »

    « Mi scontrerò contro di te? » Chiese il demone entusiasta; voleva avere la possibilità di vendicarsi dell'umiliazione subita.

    « Se riuscirai a battere tre dei miei servitori, vedremo. » Rispose il diavolo alzandosi dalla sedia e lasciando la stanza del demone.




    *****




    Non appena Radh'ka chiuse la porta alle sue spalle, il demone si buttò sul letto sfinito e arrabbiato; quel diavolo lo stava decisamente sottovalutando, farlo scontrare con dei miseri servitori. Ma per chi lo aveva preso? Li avrebbe certamente battuti in un lampo, e allora quello stupido diavolo avrebbe dovuto per forza scontrarsi contro di lui. Magari, se se la giocava bene, sarebbe pure riuscito a riottenere la libertà. Un leggero bussare lo distrasse dai suoi pensieri di vendetta, e lo fece balzare giù dal letto; di certo non era il diavolo, lui non si sarebbe certamente scomodato a bussare. Come aveva detto prima quella era casa sua, e poteva andare dove voleva quando voleva, senza chiedere il permesso a nessuno; quindi non era certamente lui. Doveva essere il servitore con la cena; aveva un certo languorino in effetti, erano giorni che non mangiava un pasto decente, e dopo essere stato punito per qualcosa che non aveva fatto il suo appetito era aumentato vertiginosamente. Quando diede il permesso al servitore di entrare, si rese conto che non era lo stesso di poche ore prima; questo era poco più alto del precedente e aveva dei lunghi capelli rossi che gli arrivavano fino alla base della schiena. Da quel poco che riusciva a scorgere aveva le mani e parte delle braccia ricoperte da piccole squame scure; non riusciva a vederlo bene in faccia, visto che stava a testa china, mentre apparecchiava il piccolo tavolo con tutte le leccornie possibili ed immaginabili. Il suo stomaco a tutto quel ben di dio brontolò sonoramente, facendo appena sobbalzare di sorpresa il servitore; non appena quello ebbe finito di sistemare tutte le cose, si inchinò un'ultima volta nella sua direzione e scomparve dalla porta, silenzioso come era entrato.

    Kreuz non si fece minimamente pregare, scese dal letto e si fiondò letteralmente sul cibo; sprecò solo pochi istanti al pensiero che il cibo fosse avvelenato, ma scartò subito quell’idea. Se avessero davvero voluto ucciderlo, sarebbe sicuramente già morto; invece lo avevano curato, senza contare che aveva un debito nei confronti del diavolo, che certamente lo voleva vivo per saldare il debito sfruttandolo a dovere.

    Il cibo era davvero buono, non aveva mai mangiato così tanto e così bene in vita sua; al lato del tavolo c'era anche un grande calice, con dentro l'infuso che il diavolo gli aveva praticamente ordinato di bere. Lo guardò con sospetto per molti minuti, per poi berlo tutto d'un fiato; quella cosa non solo aveva un cattivo odore, ma faceva davvero schifo come sembrava.

    Non sapeva cosa c'era esattamente in quell'infuso, sapeva solo che improvvisamente gli era venuto un gran sonno, e l'enorme letto a ridosso della parete sembrava così comodo e confortevole; e lui non aveva la minima intenzione di opporsi al suo dolce richiamo.

    In pochi attimi sprofondò in un sonno profondo, già pregustando la dolce vendetta che si sarebbe preso su quell'odioso diavolo il giorno dopo.




    *****




    La mattina successiva Vyras andò a prendere il demone nella sua stanza, e lo condusse per i lunghi corridoi, fino ad una sala riccamente arredata con al centro un enorme tavolo apparecchiato per due. Il diavolo era già seduto a capotavola; stava facendo colazione con un'enorme libro davanti a se, e un'infinità di prelibatezze che però non sembrava degnare di considerazione. Sorseggiava il suo infuso con poca attenzione, mentre girava attentamente le pagine del pesante tomo che aveva davanti, ma con una raffinatezza innata; molte persone sarebbero sembrate sciatte e maleducate nel compiere gli stessi gesti, ma non lui.

    « Sei pronto per la prova di oggi demone? » Chiese Radh'ka senza alzare lo sguardo dal libro.

    « Certamente. Ma preferirei scontrarmi subito contro di te, che contro i tuoi servitori. Non vorrei fargli troppo male. » Rispose Kreuz spavaldo, sentendo dopo le sue parole un leggero sibilo indispettito proveniente dal servitore dietro di lui. E non era il solo, molti altri servitori nella stanza lo stavano guardando indispettiti, e alcuni si trattenevano a stento dal rispondere per le rime a quelle insinuazioni. Come aveva detto il diavolo, nessuno sembrava impressionato o spaventato dalla sua coda; molti probabilmente non l'avevano nemmeno notata, tanto erano presi a guardarlo male.

    « Non ti conviene sottovalutarli, come hai ben detto poco fa, sono i miei servitori. Ognuno di loro ha una caratteristica che nessun altro possiede, e anche quelli che prima non sapevano combattere sono stati addestrati a suon di frusta da quelli più esperti. Dico bene Vyras. » Replicò il diavolo, rivolgendosi al piccolo servitore moro.

    « Certamente padrone. Ognuno di loro ha appreso l'arte del combattimento, ed a affinato le proprie capacità al meglio. » Rispose Vyras, senza scomporsi minimamente. Anche lui si era irritato sentendo le insinuazioni del demone, riguardo la presunta debolezza della servitù; ma non aveva mostrato nessun segno di turbamento esteriore, il padrone non avrebbe accettato un comportamento diverso da lui.

    Fece accomodare il demone al suo posto a tavola, poco lontano da Radh'ka, ma nemmeno così vicino da permettere a quel rozzo animale di disturbare il pasto del padrone.

    Vide il demone avventarsi subito sul cibo, e trattenne a stento una smorfia di disgusto; aveva intuito cosa ci trovasse di interessante il padrone in quel demone, ma non capiva come facesse a sopportare tanta maleducazione in un unico essere. Lui che non aveva mai tollerato nessuno, al di fuori di se stesso; sicuramente aveva qualcosa in serbo per il demone.

    Si impose di non pensarci, tutte quelle domande non l'avrebbero portato a nulla.

    « Desidera altro Padrone? » Domandò Vyras rivolto a diavolo; il quale alzò appena lo sguardo dal suo libro puntandolo senza esitazioni su di lui.

    « Vai a chiamare Antharèss e Mahan, e di loro di farsi trovare all'entrata principale. Ovviamente devi esserci anche tu Vyras, avrai l'onore di combattere contro il nostro ospite. »

    « Come desiderate Padrone. » Rispose Vyras facendo un profondo inchino in direzione del diavolo, prima di congedarsi e uscire dalla sala.

    Percorse i corridoi a ritroso, immerso nei suoi pensieri; il demone non sembrava tanto forte, aveva una muscolatura asciutta e all’apparenza era agile, ma oltre a quello non sembrava avere altre caratteristiche. Il fatto che fosse un demone puro non faceva che aumentare le sue domande; come tutti sapevano i demoni puri erano rarissimi ed erano estremamente forti, non si conoscevano i loro poteri, che potevano variare da demone a demone. Quello che il padrone aveva portato a casa, era solo un cucciolo, sicuramente non aveva più di cinquecento anni, il che voleva dire che le sue capacità e i suoi poteri non erano ancora del tutto sviluppati.

    Durante il tragitto verso l’esterno incontrò un altro servitore, si fermò a parlare un attimo e gli chiese se poteva avvertire lui Antharèss, che sicuramente era nelle cucine a fare la corte a qualche servetta; lo faceva sempre, solo per far arrabbiare il fratello, che ogni volta si infuriava e scatenava un putiferio. Lui non aveva certamente tempo da perdere in inutili discussioni, doveva già avvertire Mahan, e quello si che sarebbe stato complicato. Aveva sentito le sue infinite lamentele riguardo al nuovo ospite del padrone, per non parlare dell’oggetto prezioso che avevano portato nel giardino sul retro; il padrone aveva ordinato di averne la massima cura e di essere avvisato non appena le sue condizioni fossero mutate. Aveva affidato a Mahan il compito di proteggere il prezioso oggetto, ma non era per nulla facile; nella tenuta abitavano creature di tutte le specie e molte non erano soggette ai poteri di Mahan, per cui l’altro servitore doveva sempre stare in allerta per proteggerlo. Sicuramente l’idea di uno scontro con il demone avrebbe risollevato il suo umore nero, meno male che nessuno dei suoi due compagni era in sala, quando il loro ospite aveva dubitato sulla loro forza, o del demone non sarebbe rimasta nemmeno la cenere. Antharèss era più controllato di Mahan, ma certamente non avrebbe apprezzato quelle insinuazioni.

    Sbuffando, Vyras uscì dal castello e si diresse senza esitazione verso il giardino sul retro, sperava di trovare Mahan nei pressi del grande albero; aveva intravisto la coda di Thyase all’entrata, vicino ai cancelli, ma non si era avvicinato alla creatura, quando Mahan non era nelle vicinanze diventava scostante e insopportabile. Come previsto, lo trovò appollaiato su un ramo di un’enorme albero secolare, ai suoi piedi, circondato dalla coda di una delle creature di Mahan, c’era l’oggetto a cui doveva fare da balia.

    « Il padrone ci vuole all’ingresso, vuole mettere alla prova il demone e ha deciso che noi saremo i suoi avversari. » Disse solo il moro.

    Mahan scese subito dall'albero, e lo seguì senza fare troppe storie; gli ordini del padrone erano perentori e nessuno avrebbe mai disubbidito se teneva alla vita. Ordino alla sua creatura di badare all'oggetto durante la sua assenza, e quella gli sibilò qualcosa di rimando.

    Arrivati davanti all'ingresso videro il demone in piedi al centro dello spiazzo, mentre il diavolo era comodamente seduto su una lussuosa sedia, con affianco un servitore pronto a riempirgli il bicchiere non appena quello fosse stato vuoto; Antharèss stava poco distante dal diavolo, dall'altro lato della sedia e fece un ceno di saluto ai due arrivati.

    « Bene, ora che ci siamo tutti possiamo iniziare. Inizierai tu Antharèss. » Disse il diavolo rivolto al rosso.

    « Come desiderate padrone. » Replicò il rosso, per poi posizionarsi davanti al demone, e mettendosi in posizione d'attacco.

    « Questo è un test, nessuno dei due deve morire. Sono stato chiaro? » Disse ancora il diavolo rivolto ai due, ricevendo da entrambi un cenno d'assenso. « Bene, potete iniziare quando volete. » Finì compiaciuto.

    « Sei pronto testa rossa? » Domandò sprezzante il demone.

    « Quando vuoi praticello. » Replicò Antharèss, prima di far partire l'attacco.
     
    .
82 replies since 24/5/2012, 22:04   1158 views
  Share  
.