Quel diavolo di avvocato

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  1. doitsu_chan
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    03#

    Quando la punizione fu terminata al demone venne concesso di andarsene, camminava dritto ed a testa alta, nonostante le numerose ferite che aveva su tutto il corpo. Si teneva il braccio destro con l'altra mano, facendo pressione su un punto per fermare l'emorragia; il diavolo lo vide uscire dal corridoio di pietra e gli andò incontro, fermandosi solo quando furono l'uno davanti all'altro. Lo scrutò per bene, delle piccole orecchie a punta sbucavano dai folti capelli verdi, che sparavano in tutte le direzioni senza ordine logico a causa delle numerose frustate, dandogli un aspetto quasi selvaggio. Era davvero un peccato che fossero ridotti tanto male, avrebbe dovuto tagliarli. La corporatura non era troppo massiccia ma non si poteva di certo considerare gracile; muscoli ben definiti si intravedevano dalla maglia strappata in più punti lasciando poco spazio all'immaginazione. Le lunghe gambe erano toniche e scattanti, proprio come dovrebbero essere quelle di chi aveva vissuto una vita piena di pericoli ed avventure. Per non parlare degli occhi; due laghi d'ambra, che ora lo guardavano con odio. Ai lati degli occhi stavano due piccole righe orizzontali di colore rosso sangue, che accentuava l'espressione furiosa del demone nei suoi confronti. Era davvero una magnifica creatura, peccato fosse solo un misero demone ignorante e sfrontato; ma non era un problema, sotto le sue cure sarebbe cambiato rapidamente. Sorrise maligno nella sua direzione, prima di scansare la mano del demone e sfiorare per un attimo l'arto ferito d quest'ultimo; subito la ferita iniziò a chiudersi lentamente ma inesorabilmente, lasciando il demone basito dal gesto appena compiuto da Radh'ka.
    Il diavolo era stato quasi, gentile? Pensò Kreuz sconvolto.
    « Muoviti moccioso, non ho tutto il giorno per starti appresso. » Disse il diavolo rompendo l'idillio.
    Come non detto, era molto meglio quando stava zitto, pensò seccato il demone.
    Nonostante la voglia di strozzare il diavolo fosse alta, si morse la lingua e lo seguii lungo gli immensi corridoi che conducevano fuori dal palazzo dei Vel'phys. Meno stava in quel posto meglio era, e sembrava che anche il diavolo la pensasse allo stesso modo, visto il passo sostenuto con cui camminava senza mai voltarsi indietro, per verificare che lo stesse realmente seguendo. Si guardò attorno attentamente cercando di memorizzare ogni dettaglio possibile; non era sua intenzione mettere ancora piede in quello stramaledetto palazzo, ma non sapeva cosa gli avrebbe riservato il destino da quel momento in poi, quindi era meglio raccogliere più informazioni possibili. Il corridoio che stavano percorrendo era immenso, con numerose porte d'appal ad entrambi i lati; non sapeva dove conducessero quelle pesanti porte e non era intenzionato a scoprirlo. Non quel giorno. Potevano portare ovunque, dalle cantine dove erano situate le prigioni; ai piani alti, dritte fino alle stanze dei sovrani. Enormi quadri raffiguranti battaglie o scene di smembramenti erano appesi un po' ovunque senza un apparente ordine logico, le cornici erano fatte con i materiali più preziosi del regno e proiettavano una luce cupa sulle pareti; rischiarate solo da poche candele dall'aria consumata. Nessuna finestra era presente sulle pareti, ma Kreuz era sicuro fosse ormai calata la notte a Zelher. Il processo si era tenuto sul tardo pomeriggio e, nonostante la punizione non fosse durata tanto si era fatto molto tardi. Il sole doveva essere calato da almeno due ore, pensò stremato il demone. Non vedeva l'ora di andare a casa; se così si poteva chiamare il luogo in cui viveva, buttarsi sul proprio letto e dormire per almeno due giorni di seguito.
    Quando finalmente uscirono da quel labirinto di corridoi, e varcarono l’enorme portone che costituiva l’ingresso del palazzo, il demone si lasciò scappare un piccolo gemito di frustrazione. La strada era ancora lunga; per arrivare ai cancelli avrebbero dovuto camminare ancora un po', e sperava che non ci fossero intoppi durante il cammino. Era insolito infatti che demoni minori si aggirassero così vicino alla fortezza dei sovrani, ma non era la prima volta che sentiva parlare di disperati che, riuscendo a fuggire miracolosamente dalle prigioni attaccavano i viandanti e cercavano di fuggire spacciandosi per loro.
    Era troppo esausto per combattere ancora per la propria vita.
    *****
    Fortunatamente il tragitto che li separava dalla vera libertà, si concluse in modo breve e senza alcun intoppo. Non incontrarono nessuno sulla strada, e uscendo comunicarono i propri nomi alle guardie appostate ai cancelli, che li fecero passare senza domande. Tutti nel regno conoscevano Radh'ka e la sua fama di avvocato, quindi, nonostante la sua presenza non fosse cosa da tutti i giorni, non era nemmeno inusuale vederlo attraversare i cancelli.
    Il diavolo si girò verso Kreuz e lo scrutò per lunghi attimi; il demone aveva numerose ferite sanguinanti, e nonostante gli avesse curato poco prima la ferita più grave non era ridotto per niente bene. Doveva aver lottato per la libertà prima di farsi catturare, pensò il diavolo; lo dimostravano i numerosi lividi sparsi per tutto il corpo. Cavalcare un Haywin alato era impossibile, il suo corpo non avrebbe resistito allo sforzo, e non era nemmeno detto che ne fosse capace. Radh'ka fece una smorfia contrariata, se non fosse che quel demone aveva un patto da rispettare nei suoi confronti lo avrebbe abbandonato senza pensarci due volte. Odiava le persone deboli.
    « Questa è un'altra cosa che dovrai aggiungere alla lista di debiti, demone. » Disse il diavolo, prima di aprire un portale che li avrebbe condotti direttamente a casa.
    « Cosa ti fa pensare che io verrò con te diavolo? » Replicò con arroganza il demone, l'unica cosa che voleva al momento era dormire. Non gli interessava particolarmente dove, ma non l'avrebbe data vinta al diavolo; non così facilmente
    « Hai una parte di accordo da mantenere, non mi pare tu abbia molta scelta. Per non parlare del fatto che nelle tue attuali condizioni saresti solo cibo per i succhia-sangue che vivono nei dintorni della città. » Rispose monocorde il diavolo.
    « Non sono così debole come pensi. » Ringhiò Kreuz, frustrato. Non voleva ammetterlo ma il diavolo aveva dannatamente ragione, non era nella sua forma migliore, e quelle carogne erano tremendamente tenaci. Soprattutto se vedevano un bersaglio facile.
    « Fai strada diavolo. » Disse alla fine il demone.

    *****

    Il portale creato dal demone emetteva delle strane saette azzurrine, ma, non essendo esperto in materia non poteva dire con certezza se la cosa fosse normale o meno. Nonostante i suoi dubbi però, esso li condusse alla loro meta senza complicazioni.
    Il luogo in cui si trovavano era stranamente silenzioso, e la cosa innervosiva un po' il demone; non era abituato al silenzio tipico di quei posti sperduti, lui era nato e cresciuto nella parte povera della città, dove per vivere bisognava lottare con le unghie e con i denti ogni giorno. Là, di silenzioso non vi era nulla, solo lotte e urla di dolore. Per quel motivo il silenzio di quel luogo non gli piaceva nemmeno un po', era come se un nemico invisibile fosse appostato nelle ombre in attesa di una sua mossa falsa, di un attimo di distrazione per attaccare. Durante il breve tragitto che percorsero per arrivare ai cancelli della dimora del diavolo, Kreuz non smise un attimo di guardarsi attorno tra lo stupito e il sospettoso.
    « Smettila di girarti, non ti attaccherà nessuno questa notte. Non senza un mio ordine, per lo meno. » Disse Radh'ka senza nemmeno girarsi a guardare il demone.
    « Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. » Replicò soltanto Kreuz, continuando imperterrito a girarsi da una parte all'altra ad ogni minimo rumore, non accorgendosi così che il diavolo ad un certo punto si era fermato.
    « Ehi! Per quale motivo ti sei fermato? » Domandò irritato il demone.
    « Siamo arrivati. » Rispose monocorde il diavolo.
    Era vero; davanti a loro si stanziava un enorme cancello che poteva rivaleggiare con quello dei Vel'phys per quanto era immenso, e una recinzione di pietra che si estendeva per diverse miglia, tanto da non poterne vedere la fine nonostante il buio, che di certo non era un problema per lui abituato a viaggiare durate la notte.
    L'enorme cancello si aprì ad un solo cenno da parte del diavolo, lasciando stupito il demone per quella voluta dimostrazione di forza; se di forza si poteva parlare, poteva benissimo aver usato qualche trucco dei suoi, oppure qualcun altro poteva averlo aperto da dentro ricevendo un qualche segnale.
    Il diavolo una volta sorpassato il cancello, si diresse verso un ragazzino vestito in modo abbastanza strano e sibilò poche parole in tono sommesso; Kreuz non riuscì a capire una parola di quello che si stavano dicendo, ma nemmeno gli interessava al momento. Un enorme lynac, alto almeno due volte lui e grosso il doppio, gli si era piazzato davanti con aria minacciosa e non sembrava intenzionato a spostarsi; la coda munita di aculeo dondolava ritmicamente da una parte all'altra in avvertimento, le squame color argento risplendevano sotto i deboli raggi della luna e delle due fiaccole piazzate ai lati dell'enorme cancello, e gli occhi rossi della creatura non lo perdevano un attimo di vista. Si sentiva sotto esame.
    « Cosa fai adesso li impalato. Muoviti demone. » Disse Radh'ka.
    « Se dicessi al tuo “ cucciolo “ di spostarsi per lasciarmi passare lo farei più che volentieri. » Rispose il demone, non accennando a muoversi. Quella cosa lo stava ancora fissando, e lui non era così stupido da muoversi senza che si fosse allontanata di almeno due metri, figuriamoci dargli le spalle.
    « Riesci a vederlo? » Chiese stupito il diavolo, girandosi a fissare il demone.
    Certo che riusciva a vederlo, non era una creatura che passava inosservata quella, pensò Kreuz aggrottando le sopracciglia.
    « Certo che riesco a vederlo diavolo, non è esattamente facile da nascondere. » Replicò con sarcasmo.
    « Come osi rivolgerti così al padrone, stupido bastardo ignorante. » Replicò una vocetta minacciosa, che poi risultò essere il ragazzino che poco prima stava parlando con Radh'ka.
    « Calmati Mahan. » Disse il diavolo al ragazzino, che si zittì immediatamente come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno volto. Per poi rivolgersi ancora al demone. « Cosa vedi esattamente. » Chiese ancora perentorio.
    « Un lynac enorme è esattamente davanti a me, e mi guarda con quei suoi occhi rossi terrificanti come se volesse mangiarmi; la coda sembra pronta a trafiggermi da un momento all'altro se solo provassi a muovere un muscolo. Cosa che per altro non intendo fare. » Replicò Kreuz cercando di trafiggere il diavolo con un'occhiataccia.
    « Interessante. » Disse Radh'ka tra se e se.
    « Cosa c'è di così interessante diavolo? » Chiese il demone che stava iniziando ad arrabbiarsi davvero.
    « È interessante il fatto che tu riesca a vederlo. » Replicò il diavolo prima di continuare. « Quello non è un lynac qualsiasi, è una delle creature di Mahan ed è invisibile agli occhi dei comuni demoni. Solo in pochissimi riescono a vedere le sue creature, e ovviamente io rientro in quella stretta cerchia. Mahan hai una spiegazione? » Chiese il diavolo rivolgendosi al ragazzino.
    « Mi spiace padrone, ma non ho idea di come sia possibile. Solo esseri con un grande potere spirituale possono vedere le mie creature. » Rispose subito il ragazzino.
    Il diavolo fissò il demone per alcuni minuti in completo silenzio, quasi cercando le risposte alle sue domande scritte sul suo corpo.
    « Molto bene. Mahan, sposta Thyase da li. Noi andiamo. » Disse in fine Radh'ka, per poi girarsi e dirigersi verso il castello, senza degnare nessuno di un'occhiata.
    Il ragazzino guardò in modo truce il demone, ma eseguì l'ordine ricevuto sibilando qualcosa in direzione del lynac; che iniziò a strisciare lontano, verso alcuni alberi poco distanti da loro, sparendo completamente dalla vista in pochi attimi.
    Il demone fissò per alcuni minuti il punto in cui il mostro era sparito, temendo di vederlo rispuntare da un momento all'altro, per poi seguire il diavolo dentro il castello. Non sarebbe stato per niente facile combattere contro una creatura come quella, specialmente nelle sue attuali condizioni; le ferite avevano preso a pulsargli in modo abbastanza doloroso, e non vedeva l'ora di sprofondare nel letto e dormire per i prossimi cent'anni.
    *****

    Appena varcata la soglia, un altro ragazzino poco più grande di quello prima si fece avanti e salutò il diavolo con un profondo inchino, per poi girarsi nella sua direzione incuriosito. Il diavolo sibilò poche al servitore e poi sparì su per le scale, senza rivolgere più la parola al demone ne a nessun altro. Il ragazzino si avvicinò al demone senza esitazione e chiese a Kreuz di seguirlo in un'altra stanza, e lui obbedì senza fare questioni; era troppo stanco per litigare ancora con il diavolo, solo perché quello si era dileguato senza una sola parola. Infondo, meno stava con quello meglio era, pensò cercando di recuperare il buon umore.
    Scrutò il ragazzino che camminava davanti a lui con curiosità; aveva dei corti capelli scuri che sparavano in ogni direzione, non riusciva a capire se erano semplicemente neri o di un'altra tonalità, vista la poca luce presente nel corridoio che stavano percorrendo, ma vedeva distintamente delle piccole orecchie pelose fare capolino ai due lati della testa. Era vestito in modo meno strano rispetto all'altro servitore, ma di certo non passava inosservato anche lui; dei pantaloncini corti neri venivano coperti parzialmente da una camicia bianca, che era altrettanto coperta da un gilet dello stesso colore dei pantaloni che finiva con due voluminose punte leggermente arricciate.
    « Dove stiamo andando? » Chiese al ragazzino.
    « Nella vostra stanza. » Iniziò quest'ultimo. « Il padrone mi ha ordinato di accompagnarla in quella al lato ovest con la vista sullo strapiombo, e di portarle alcune cose che le serviranno per curare le ferite. Ecco signore siamo arrivati, tornerò subito per portarle l'occorrente. » Disse il ragazzino per poi congedarsi con un leggero inchino, e sparire lungo il corridoio; lasciando il demone davanti ad un’imponente porta, che oltrepassò senza la minima esitazione.
    La stanza era enorme, ma al momento non gli interessava, gli sarebbe andato bene anche un buco, l'importante era che fosse munito di un letto. Il pensiero di togliersi un minimo di sporcizia e sangue dal corpo frenò di poco la sua avanzata verso la meta tanto agognata, ma lo scacciò subito; era troppo stanco. Crollò sulla soffice superficie, senza nemmeno scostare le coperte, e sprofondò subito in un sonno profondo.
    Non sentì il leggero bussare da parte del piccolo servitore, e nemmeno il sussulto che esso fece quando, scostando la sua maglia ormai logora con lo scopo di curare in parte le ferite vide una sottile coda nera arrotolata sui suoi fianchi scoperti.
     
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