Quel diavolo di avvocato

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  1. doitsu_chan
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    04#

    Un bussare frenetico distrasse Radh'ka dai suoi pensieri; aveva un libro antico sulle gambe, ma non era riuscito a leggere nemmeno la prima riga, prima di immergersi completamente nella sua testa e nelle domande che lo stavano assalendo. Aveva una specie di presentimento riguardante il demone; come aveva detto poco prima, non erano in molti a riuscire a vedere le creature di Mahan per non dire in pochissimi. Bisognava avere un'enorme potere, e ad una prima occhiata non sembrava che il demone ne possedesse tanto da riuscire a vedere il lynac; a meno che non fosse latente.
    Doveva essere per forza così, altrimenti non si spiegavano i fatti di quella sera.
    Dette il permesso al servitore di entrare; tutti nel palazzo sapevano che non dovevano osare disturbarlo a quell'ora, quindi doveva esserci una ragione valida se uno di loro rischiava di scatenare la sua furia. Dalla porta vide entrare il piccolo servitore, a cui aveva lasciato il compito di condurre il demone nella stanza che gli aveva assegnato, e la cosa non gli piacque per nulla. Doveva essere successo qualcosa.
    « Padrone, perdonatemi se vi disturbo. » Iniziò l'esserino con un profondo inchino.
    « Cosa è successo al demone, Vyras? Non avrà provato a scappare spero. » Domandò il diavolo infuriato.
    « No mio signore, nulla del genere. L'ospite dorme profondamente nella camera che le avete assegnato, signore. Ma lui... » Continuò il piccolo demone tremando. « Lui ha la coda! » Finì, squittendo terrorizzato.
    « Cosa hai detto? Sei sicuro di quello che dici? Non la passerai liscia se menti. » Ringhiò Radh'ka nella sua direzione.
    « Ne sono certo padrone. Prima sono andato a consegnarli le lozioni mediche che mi avevate ordinato, ma lui non ha risposto quando ho bussato. Quindi sono entrato, temendo che fosse morto; non era scattato l'allarme dei guardiani quindi era impossibile che avesse tentato la fuga, l'unica soluzione era che si fosse sentito male per le ferite. Ma non era nulla di quello mio signore; l'ospite si era solo addormentato. Stavo per medicarlo, ma appena tolta la maglia ho visto la coda e sono corso ad avvisarvi mio signore. » Finì l'esserino tremando.
    « Portami da lui. » Disse perentorio il diavolo, iniziando subito dopo a seguire il piccolo servitore per i lunghi corridoi.
    Non ci volle molto, la stanza del demone era esattamente sotto alla sua, e volendo avrebbe potuto trasferirsi direttamente li con un piccolo incantesimo; ma aveva bisogno di pensare. I suoi presentimenti erano fondati allora, se Vyras aveva detto la verità, e non dubitava minimamente delle parole del servitore, il demone gli sarebbe stato davvero molto utile, più di quanto avesse pensato all'inizio.
    Arrivato davanti alla porta, l'aprì ed entrò senza produrre alcun suono; si avvicinò piano al letto, constatando che effettivamente il demone stesse dormendo profondamente e non si era accorto della sua presenza. Quello che rimaneva della maglia era arrotolato sul pavimento lucido, lasciando la schiena del demone completamente scoperta alla sua vista. La pelle mulatta era costellata da ferite di piccola e media importanza; nessuna che potesse portare il demone alla morte, a meno che non si fossero infettate. Cosa che non intendeva far accadere.
    Il demone era diventato più prezioso del previsto, e aveva altri piani per lui, che non comprendevano la sua morte. Non per il momento.
    La piccola coda nera si muoveva leggermente avanti ed indietro in modo ipnotico; ormai non c'erano più dubbi sulla vera natura del demone addormentato.
    « Cura le sue ferite Vyras, e fagli bere quelle pozioni. Appena si sveglia voglio essere informato. Ora ho da fare. » Disse Radh'ka rivolto al piccolo servitore.
    « Come desidera padrone. » Rispose il servitore con un profondo inchino.
    « E non una parola con nessuno riguardo la natura del nostro ospite. » Concluse il diavolo, prima di uscire dalla porta diretto alle sue stanze; doveva fare delle ricerche.
    Era riuscito a mettere le mani su un'altra cosa interessante, pensò Radh'ka soddisfatto.

    ******

    Il demone dormì per due giorni interi senza sosta, ma al diavolo non sembrava importare; stava chiuso nelle sue stanze a leggere libri su libri, uno più impolverato e vecchio dell'altro, o nel laboratorio a trafficare con ampolline di diversa grandezza e colore. Sembrava quasi che stesse aspettando qualcosa.
    Intanto il piccolo Vyras, come da ordini, si occupava di vegliare sul demone addormentato; non aveva fatto parola con nessuno della pericolosità dell'ospite del padrone, infondo non era la prima creatura strana o pericolosa che metteva piede nel castello. Lui stesso non si poteva definire normale, era un o strano incrocio tra un demone e una creatura oscura. Aveva ereditato dalla parte materna quelle ridicole orecchie pelose, che erano la causa delle derisioni continue da parte di Mahan; l'unico su cui il suo potere non aveva alcun effetto. Gli altri servitori si guardavano bene dal prenderlo in giro, l'ultimo che ci aveva provato era impazzito irrimediabilmente; ricordava ancora le frustate ricevute dal padrone, per aver osato usare il suo potere contro un altro servo senza il suo consenso. Gli era severamente proibito.
    Un rumore proveniente dal letto lo distrasse dai suoi pensieri; il demone si era finalmente svegliato.
    « Ben svegliato signorino Kreuz. » Disse Vyras in direzione del letto, senza però interrompere le sue attività ne voltarsi.
    « Uhm.. Dove sono? » Chiese il demone intontito.
    « Siete al castello del padrone, il diavolo Radh'ka Gràvèt Overadh di Eroew. » Rispose monocorde il piccolo servitore.
    « Vi sentite meglio? » Continuò Vyras.
    « S-si... Come mai sono nudo? » Domandò shoccato il demone. Non ricordava di essersi messo sotto le soffici coperte, figuriamoci essersi spogliato per dormire; per non parlare poi del fatto che lui dormiva sempre con i pantaloni.
    « Vi ho dovuto spogliare per medicarvi signorino Kreuz, altrimenti le ferite si sarebbero infettate; e se per caso ve lo state chiedendo avete dormito per due giorni interi. » Disse Vyras, interrompendo le sue attività per poi alzarsi dalla sedia su cui era seduto e dirigersi verso la porta.
    « Ora andrò ad avvisare il Padrone che vi siete svegliato, la pregherei di rimanere a letto viste le sue condizioni, non è ancora guarito del tutto. » Il piccoletto aveva ragione, pensò Kreuz. Le ferite non gli dolevano più come prima, ma sentiva che non era in possesso di tutte le sue forze. Era altrettanto vero però, che si sarebbe buttato nel primo strapiombo disponibile, piuttosto che farsi vedere debole da quel diavolo da strapazzo. Quindi, non appena il piccolo servitore uscii dalla stanza, scese dal letto alla ricerca dei suoi vestiti. O di qualcosa che ci assomigliasse.
    La stanza era davvero enorme, il letto occupava quasi tutta la parete, e le tende a baldacchino che lo sovrastavano erano di seta pregiata; dall'altro lato invece, stava un altrettanto enorme armadio affiancato da una scrivania. Aveva pure un bagno privato tutto per se, e la cosa non gli dispiaceva per niente. Decise di concedersi un bagno, prima di esplorare la casa del diavolo; quell'enorme vasca lo attirava irrimediabilmente. E poi aveva bisogno di acqua calda, pensò guardandosi allo specchio. Un sacco di acqua calda.

    *****

    Vyras busso piano alla porta che conduceva alle stanze del diavolo; era già la seconda volta che lo disturbava dopo che il padrone aveva dato ordini di non essere interrotto per nessun motivo, stava decisamente sfidando la fortuna. Ma aveva ricevuto degli ordini, e se non portava a compimento una cosa così semplice, come riferire il risveglio dell'ospite, la punizione per la sua sfrontatezza e la sua insubordinazione sarebbe stata dieci volte peggio di quello che poteva capitargli.
    Quando ricevette il permesso di entrare si impose la calma, doveva solo comunicare al padrone che il demone si era svegliato, null'altro. Poi sarebbe stato libero di andare a importunare Mahan, come aveva sognato di fare negli ultimi due giorni. Gli mancavano le urla di quel peperino e i suoi insulti imbarazzati.
    « Il vostro ospite si è destato, padrone. » Disse Vyras, facendo un profondo inchino in direzione del diavolo.
    « Molto bene. Fai portare la cena nella camera del demone, cenerà li questa sera. » Rispose Radh'ka, congedando il servitore con quelle poche parole.
    « Come desiderate padrone. » Rispose Vyras, prima di congedarsi con un altro profondo inchino, e sparire al di la dell'enorme portone.

    *****

    Radh'ka percorse i lunghi corridoi senza alcuna fretta, in quei due giorni aveva riflettuto molto ed era finalmente arrivato ad una decisione; ma prima doveva sapere dal demone se altri sapevano della sua vera natura, solo così avrebbe potuto tessere gli ultimi fili della rete. Aprii la porta con un solo gesto deciso, ed entrò nella grande stanza; sentiva dei rumori provenienti dal bagno, quindi si diresse verso di esso senza alcuna esitazione. Li trovò il demone immerso nell'enorme vasca, intento a strofinarsi la schiena con manovre da contorsionista, che avrebbero fatto invidia ad un verme del deserto. Non appena il demone si accorse della sua presenza sussultò, facendo fuoriuscire un po d'acqua dalla vasca.
    « Cosa ci fai qui, diavolo. Non te lo hanno insegnato che bisogna bussare prima di entrare in una stanza? » Disse il demone un po' imbarazzato, per poi iniziare a lavarsi i capelli.
    « Questo è il mio castello, e io sono libero di andare dove voglio quando voglio. Vedi di muoverti testa d'alga, devi rispondere a qualche domanda. » Replicò Radh'ka con freddezza, per poi tornane nella stanza principale e sedersi sull'unica sedia presente nella stanza. Subito sulla scrivania comparve un bicchiere una brocca contente dell'ottimo Rasshack, il liquore più pregiato del regno. Il diavolo ne versò un po' nel bicchiere e prese a sorseggiarlo lentamente, gustandone appieno il sapore forte e speziato, mentre aspettava che il demone finisse le sue abluzioni. L'attesa non durò a lungo, il demone varcò la soglia della stanza con solo un telo sui capelli; nulla del resto del corpo era celato alla vista del diavolo, che non si fece nessuno scrupolo ad osservare ogni minima parte di quel corpo quasi perfetto. Se non fosse stato per quei capelli improponibili e quelle cicatrici, che ricoprivano quasi interamente il corpo del demone, avrebbe quasi potuto definirlo bello. Anche la sottile coda nera, che faceva capolino da dietro la schiena, proprio sopra all’attaccatura delle natiche, poteva considerarla un pregio anzi ché un difetto. Era sexy.
    « Dove sono i miei vestiti diavolo? » Chiese il demone interrompendo bruscamente i suoi pensieri.
    « Nella spazzatura, quegli stracci ormai erano inutilizzabili. » Rispose.
    « E cosa dovrei mettermi io ora? Non ho altri vestiti. » Chiese il demone infuriato.
    « C'è un armadio pieno dei miei vecchi vestiti, troverai sicuramente qualcosa che ti stia. »
    « Piuttosto vado in giro nudo. » Replicò Kreuz.
    « Fai pure. Se però vieni assalito da uno dei servi non venire a piangere da me. » Iniziò il diavolo. « Sempre se non vengano spaventati prima dalla tua coda. » Finì ghignando Radh’ka, alla vista della faccia sconvolta del demone.
    « Cosa c’è di strano nella mia coda? » Chiese Kreuz alzando un sopracciglio, non era la prima volta che gli dicevano una cosa del genere; molti anni prima un’altra persona gli aveva consigliato di nascondere la coda sotto i vestiti, ma non aveva voluto dirgli il motivo.
    « Sei davvero così ignorante come sembri? Non sai nemmeno cosa rappresenta per te quella coda? » Domandò shoccato il diavolo. Davvero non credeva che l’idiozia di una persona potesse arrivare a tanto.
    Questo però rendeva solo più interessanti le cose, se davvero il demone non sapeva cosa realmente fosse, avrebbe potuto guadagnare di più di quel che immaginava all’inizio. Doveva solo giocare bene le sue carte.
    « Quindi. Me lo vuoi dire o no per quale motivo i tuoi servitori dovrebbero spaventarsi alla vista della mia coda? » Domandò ancora il demone, per nulla intenzionato a passare sopra al discorso.
    « Tutto a tempo debito, pivello. Tutto a tempo debito. » Rispose enigmatico il diavolo, con un sorriso poco promettente sul candido volto.
     
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