Il paradiso degli Dei

Shyar x Xewon

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  1. Mimiii-Akira
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    Salve a tutti questa è la mia prima Fan Fiction siate clementi >.<
    Spero che non ci siano errori:)

    1.1) Il Paradiso degli Dei
    “Quei occhi potevano gareggiare contro rose rosse e vincere”

    <<era bello,no che dico era bellissimo>>ansimo Shyar.
    La perfezione apparteneva a quelle carni che da sei mesi cercava di accaparrarsi. Allungava diverse volte le mani consumate dal lavoro delle cucine ma riusciva ad affermare solamente pezzi di carbone più neri della sua stessa anima. La sua anima… si lo era e come, così tanto da far paura;i bambini da lui scappavano,da lui cercavano di star lontano, in sua presenza piangevano e mostravano volti disgustati. Ormai era divenuto come l’ incarnazione della peste. Gli adulti, invece ,non facevano smorfie in sua presenza, al contrario parevano contemplarlo,parevano desideralo.
    Ogni volta che il padrone lo mandava a Necorons un viaggio molto più a sud di città Verde per consegnare delle missive di solito nella strada di ritorno si fermavo in un giardino non poco lontano dal Palazzo di Cenere. Le consegne gli occupavano praticamente tutta la mattina ma un po’ di tempo da passare nel Paradiso degli Dei lo aveva sempre;cosi lo avevano chiamato i compaesani di confine tra il villaggio e la città. Si diceva che un giorno un uomo spari tra le nebbia autunnali di quel parco ricomparendo qualche giorno dopo più ricco che mai. Era un apparente giovane contadino che la sera prima di scomparire implorò grazia davanti alle statue nascoste nei cespugli baciando i visi di marmo argentato.
    Shiar amava quel luogo, avrebbe preferito vivere li ,tra quel verde,marrone e grigio ma invece gli toccava il Palazzo di Cenere quell’ orrido posto incolore.
    <<oh no, il padrone mi sgriderà se non rientrerò entro l’ ora prevista >> penso il giovane tra se se. La carrozza,la solita che il padrone faceva affittare dal servo sfrecciava con agilità superando estesi territori in poco tempo. I cavalli che trainavano il cocchiere paffutello e Shaiar erano Nemes e Shinshina due puledri quasi prefetti. Ricordava ancora l’asta che si teneva nelle praterie Nord dove gli scelse. Prese di scatto l’ orologio a catenelle argentate rifinito con decorazioni in oro giallo e vide l’ ora . Siar aveva una memoria incredibile ricordava tutto, soprattutto il passato e le rune. A undici anni rubò quel gingillo ad un viandante sulla sessantina che si stava dirigendo verso un officina di compra-vendita.
    Cosa spingeva l’ uomo a separarsi da quell’ oggetto? Forse cercava di dimenticare penso nel caso più triste ma in quello più probabile era per sfamarsi. A quel tempo domande del genere non se le poneva proprio ma adesso, invece … Scalmanato come era non gli importava di nessuno quell’uomo poteva avere tutte le ragioni del mondo ma non glielo avrebbe restituito ne ora, ne mai. La considerava una cosa sua,una cosa che lo legava allo Shayar libero di un tempo. Prese l’ orologio per una catenella mentre le altre tintinnavano tra loro. Il suono sovrastò il rumore delle ruote che gravavano sui sassi . L’ aggeggio se lo porto al petto mentre la testa era sollevata al cielo in quel istante il volto di lui ispirava malessere. Dopo dici minuti ritornò alla sua compostezza e riguardo l’ ora.
    <<sono le undici e mezze. Ho ancora tempo prima di tornare a casa>>. Si corresse più veloce della luce stessa e inizio a ridere. Da anni la casa non esisteva non l’aveva mia avuta. Il massimo che si poteva permettere era qualche ladruncolo dei sobborghi di bassa città Verde che lo apprezzavano come capo;questo piccolo gruppo di teppisti era la sua casa temporanea ma Casa Sua non esisteva da nessuna parte. Se Xewon non fosse mai esistito forse sarebbe stato felice, sarebbe diventato istruttore,avrebbe spostato una fanciulla dagli occhi dorati e avrebbe avuto da lei dei figli evitando molte disgrazie.
    Una lacrima percorse un tragitto lungo e insidioso atterrando sulla sua guancia. Stava piovendo, questo era un bene le gocce potevano nascondere il suo dolore. Rimase li sotto per un po’. Non gli dispiaceva la situazione se fosse per lui sarebbe rimasto sotto quel pianto angelico per tutta la vita ma sapeva che doveva tornare per evitare altre punizioni. Quelle punizioni che ormai erano il suo pane quotidiano . Il padrone non faceva altro che punirlo si direbbe quasi che amava farli del male, provava un sadico piacere. Se fosse nato Dio sarebbe entrato nel circolo vizioso di Dioniso,dei suoi giochetti e dei sputtanamenti.

    1.2) Non essere stupido Shyar
    La campanella suono mezzora prima del pranzo. Il ragazzo percorse le scale bagnandole di goccioline era ancora zuppo d’ acqua. Non ebbe il tempo di cambiarsi;appena tornato preparò da mangiare poi venne chiamato. Busso alla porta. Dopo qualche secondo gli venne concesso il permesso di entrare. Il padrone lo scrutò attentamente prima di aprire bocca.
    <<cosa hai fatto per ridurti in quel modo?>>
    <<signore,nulla>>
    <<seppia a me non devi e non puoi mentire>>
    <<la pioggia …>>
    <<la pioggia cosa?Parlami chiaro >>
    <<nulla è solo che mi sono bagnato mentre aspettavo di tornare a casa. Mi sono fermato nel parco vicino al palazzo. Come lei sa a me le precipitazioni non dispiacciono proprio, signore>>
    “Oh,no come ho potuto sbagliare e adesso … come potevo”
    Shyar era un ragazzino preciso e sicuro di se. Sapeva con certezza quello che voleva e cercava inoltre non creava mai problemi a meno che qualcuno non gli facessero girare le scatole. Non commetteva mai errori ma stravolta l’ aveva combinata grossa. Non doveva. Sapeva che scusarsi non sarebbe servito a niente ma tentò ugualmente.
    <<signore … non volevo>>
    <<casa, Seppia?>>
    Rideva cosi forte che feri il quindicenne nel profondo . Quelle risate erano più taglienti di una mannaia.
    Shyar rimase in silenzio. In atteggiamento e in postura impeccabile abbasso il capo e chiese il permesso di uscire e di portare la cena ma il padrone non acconsenti per niente.
    <<shyar,fermari>>
    Non riuscì a fare altro. Voleva fuggire da quella stanza ma il braccio li veniva strattonato cosi forte che era impossibile liberarsi senza girasi. Girandosi era finito, Il padrone avrebbe notato la sua faccia arrossata e questo era male. Venne girato e sbattuto contro la porta. I due corpi l’ uno all’ altro emanano fragranze e calori.
    <<baciami >> un sorriso beffardo si fece ombra nelle sue labbra. Si stava prendendo gioco di lui era così evidente ma Seppia non si faceva prendere per il culo al contrario accetta e amava le sfide.
    “Se vuoi giocare,giocherò”
    <<non posso padrone>>
    <<perché non puoi?>>
    <<mi ha dato l’ ordine di non toccarla e come lei nota persino io sono un uomo>>
    Xewon non perse tempo ridendo di gusto rispose all’ istante. Sembro quasi che si fosse preparato le battute.
    <<lo vedo e come. Un uomo dici? Quel che ho fottuto ogni notte,che ho fatto urlare di piacere e che ho fatto innamorare in sei mesi ma che dico anche meno>>
    Shyar non aveva ancora incominciato a giocare che aveva già perso. Era cosi incazzato perché il suo signore aveva completamente ragione ma era difficile accettarlo. Cerco di liberarsi ma fu tutto inutile.
    <<lasciatemi ho la mia dignità da mantenere>>
    <<oh,MIO caro servo, tu l’ hai persa molto tempo fa. Il tuo primo passo in questo palazzo ti ha privato di ogni diritto rendendoti spoglio>>
    <<lasciatemi non aggiungete altro>> Improvvisamente un fascio di fibre luminose accecò il padrone per qualche secondo questo gli permise di liberarsi e di scappare.
    <<shyar ormai è scritto tu non potrai lasciarmi >> Il giovane senti le parole nonostante fosse cosi lontano da quella stanza dove stava per essere preso. “Non potrai” al posto di “non puoi” stranamente questo significa che non era affatto obbligato.
    Dopo aver percorso le scale e i corridoi che lo separavano dalla sua angusta stanza una serie di pensieri iniziarono a prendere forma;perché l’ uomo lo teneva ancora al suo servizio?era ben noto che il suo potere di sorgente non esisteva più. Era stato completamente usato e consumato durante la guerra contro il Consiglio e Jenash…
    Forse lo teneva per amore, la sua coscienza rigetto all’ istante quelle parole.
    “Shyar, stupido non pensarci nemmeno”
    <<allora lasciami credere che sotto ci si qualcosa>>
    La sua vocina interiore acconsenti.
    <<forse…ma no che vado a o pensare>>
    Shair chiuse a chiave la stanza mentre sulla sua figura iniziò a prendere vita un sorriso.
    Il padrone non sapeva che il giovane ogni sera si recava al Paradiso degli Dei e non l’ avrebbe mai saputo. Affittava un cavallo sellato è partiva. Di solito rimaneva qualche ora sotto ai pini verdeggiati che non pativano il freddo e la pioggia. Quel giardino era il suo nascondiglio dove riversava i malesseri,le delusioni e il male .Quella sera rimase in chiuso in camera. Non ne aveva bisogno …
     
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0 replies since 27/1/2015, 21:32   28 views
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