wonderland-preface: The fall in a dream
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wonderland-preface: The fall in a dream

storia fantasy inedita

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  1. _anemone_
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    Wonderland

    Life, what is it but a dream?
    Cos'è la vita se non un sogno?
    Lewis Carroll



















    Preface: The fall in a dream

    Alice cominciava a sentirsi assai stanca di sedere sul poggetto accanto a sua sorella,
    senza far niente: aveva una o due volte data un'occhiata al libro che la sorella stava leggendo,
    ma non v'erano né dialoghi né figure, –
    e a che serve un libro, pensò Alice, –
    senza dialoghi né figure? ( Lewis Carrol Incipit


    “ AAAAAH! Ma perché avete un anno in meno di me e vi devo fare da baby sitter? Non riuscite nemmeno più a prendere un treno in pace, da quando siete diventati modelli” Urlai mentre mi affrettavo, con dietro i miei fratelli che si sistemavano le grosse sciarpe di lana, gli occhiali da sole o i berretti. Io camminavo a passo svelto davanti a loro ed ero furiosa. Axel mi si avvicino a destra, raggiungendomi anche se ero un bel po più avanti, poi mi si mise davanti e mi sorrise : “ Dai sorellina non fare cosi...almeno avrai l'opportunità di conoscere alcune delle migliori star dell' 'Arcadya Studio'. Si abbassò a studiar il mio viso. Anche se erano più piccoli di 10 mesi rispetto a me erano diventati molto alti, superando il metro e ottanta abbondante. Erano effettivamente belli, di quella bellezza di cui sono dotati solo i ragazzi in fiore, ma loro erano ancora di più:Splendevano. I loro capelli biondi tendevano al bianco e i loro occhi erano del tono più profondo del rosso. Un nocciola intenso. Io, seppur avendo gli stessi loro geni non apparivo cosi tanto come loro. Il mio biondo era un biondo normale, dai semplici riflessi dorati e la mia statura non era qualcosa di eccezionale. Rientravo nell'altezza media di una donna europea. L'unica cosa che avevo ereditato dalla famiglia di mia madre mentre loro no erano gli stupendi occhi di mia nonna Alice. Un verde talmente chiaro da sembrare giallo e con la luce apparivano delle pagliuzze dorate. Anche Alex mi si affianco facendomi gli occhi teneri. “ Gian fratello chissà se riusciamo a trovargli un fidanzato dopo 16 anni di castità.” Alzai la mano e diedi uno sberlotto a entrambi: “ ehi piantatela di prendermi in giro voi due, o inizio a urlare che i gemelli Al e Ax sono qui.” Vidi i miei fratelli rabbrividire. Qualche mese prima, subito dopo l'uscita della prima rivista per cui avevano posato, avevano stupidamente deciso di uscire senza mascherarsi ed avevano suscitato un putiferio per le strade di Tokyo,dove vivevamo ormai da 5 anni. Ragazzine urlanti e super eccitate li avevano circondati e bramavano per toccarli. Fanatiche!
    Da quel momento mia mamma, che era la manager dei miei fratelli e lavorava per l'Arcadya, li seguiva dappertutto. Io non facevo parte di quel mondo pero; mamma mi aveva portato la prima volta agli studi di Londra, dov'ero nata, ma ero stata scartata perché ero di una bellezza troppo semplice. Quella era stata la mia fortuna perché ero riuscita a vivere la vita tranquilla che i mie fratelli non potevano che sognare. Camminai in fretta mentre ero circondata dai miei fratelli che si guardavano intorno. Anche io lo facevo e vedevo le ragazzine che comunque li notavano. MI girai e iniziai a guardarli mentre camminavo all'indietro. Axel si tiro giù il cappuccio della felpa e Alex si tiro su la sciarpona che lo copriva fino al naso. Erano belli. Sospirai appena, con un po' di invidia e allungai il passo mentre sapevo che entrambi stavano sorridendo. Quando mi voltai, evitando magicamente di andare addosso a un palo, mi accorsi che eravamo arrivati. MI girai di nuovo verso di loro e aprii le braccia: “Eccoci fratellini! Fate un buon lavoro!E chiamatemi quando avete finit...” Stavo già per tirare giù le braccia felice di essere finalmente libera ma, uno da un lato e uno dall'altro, mi sollevarono e mi portavano dentro dicendomi: “ No cara sorellina! Tu vieni con noi, non facciamo nulla senza di te!”Mi corrucciai ma li lasciai fare. In fondo, vedere un servizio fotografico non mi avrebbe fatto così male...ma comunque, per non dargliela vinta,sbuffai sonoramente e mi divincolai prima di acconsentire.
    L'interno dello studio era la classica accozzaglia di fili, macchine fotografiche,luci, teloni e arredi di mille fogge e colori. L'unico punto in ordine era, oltre al set, la zona relax per gli artisti che non devono posare. Quello era il punto dov'ero diretta,cosi potevo osservarli senza essere infastidita, ne dare fastidio. MI allontanai senza farmi vedere dai miei fratelli, ma loro non erano dell'avviso di lasciarmi in pace quel giorno: “ Sorellinaaaaaa! Dove hai intenzione di andare?devi tenerci sott'occhio come fa la mamma!” Sbuffai, mentre il braccio di Axel mi teneva per la testa: “ Ax mollami! Vi vedo benissimo anche da laggiù!E poi, mi stai facendo fare una figuraccia!”
    “ Axel sei il solito bambino....per fortuna hai già 15 anni!”disse l'unica persona amica a cui avevo dato la possibilità di diventare famoso. Sgusciai fuori dalla presa di mio fratello e gli sorrisi: “Phil!Che piacere vederti! Oggi posi anche tu?” Mi sorrise, col suo splendido sorriso dagli occhi tristi. Come dicevo, Philip Carter era stato l'unico che avevo consigliato personalmente a mia madre, in quanto mi ero resa conto già da bambina, sia della sua bellezza, che della sua capacità come attore. A 9 anni già sfilava per la linea baby di Armani, e a 12 anni era in un colossal fantasy prodotto da Hollywood, e tutto grazie all' Arcadya. Era già un artista affermato ma non si voleva staccare da noi,per rispetto nei miei confronti. Il suo soprannome che era stato affibbiato dalle altre agenzie,derivava,oltre all'unione dei suoi nomi, dal fatto che se avessero voluto, sarebbe potuto sbocciare come una farfalla ma stando legato a noi restava un bruco.....uno splendido coloratissimo e affascinante bruco. Lo osservai: Era diventato ancora più bello, quasi una crisalide: Gli occhi grandi e sognanti di un verde prato molto chiaro, i capelli biondo cenere e la carnagione perfetta. Il fisico era asciutto ma agile, nel suo metro e ottanta e quando ti guardava con quegli occhi verde pallido, non ti faceva capire più nulla. “ Ciao Alice, si tutto a posto, anche se non so per che scatti sono stato chiamato...ma...il lavoro è lavoro!” Sorrisi approvando sempre di più la scelta che avevo fatto da bambina.
    “ UUUUhhh i gemelli al completo insieme a Caterphil!” .Digrignai i denti. Dava fastidio più a me che a lui quel nomignolo. MI stavo per girare e dirgliene quattro quando mi salto a spalletta una piccola ragazzina dai capelli rossi e dall'aria vivace: “ e questa ragazza carina deve essere la bella sorellina dei nostri amatissimi gemelli! Sapete che è quasi più carina lei di voi?” Cercai di scrollarmela di dosso ma aveva una presa salda. Quando si stufò scese da me e mi strinse la mano: “ Piacere dolcezza io sono Bonnie White, ma chiamami Bunny. E tu onee-chan ti chiami...” mi disse fissandomi coi suoi occhi a mandorla. Era giapponese coi capelli tinti e un fisico piccolo e agile. Risposi guardandola negli occhi: “ Alice Lidl, ma ...chiamami solo Alice” le dissi in giapponese.Lei invece mi rispose in inglese:
    “ Ok, Solo-Alice.Piacere!”
    Mi accorsi dell'equivoco ma sentii il fotografo schiarirsi la voce dietro di me, seguito da altri due ragazzi. Scorgendo i loro capelli mi accorsi subito di chi fossero: I fratelli Love da un agenzia di Kyoto. Di origine russa si diceva che il loro padre era un alto funzionario mentre la madre era una modella famosa. Regina, la sorella maggiore aveva lunghi capelli neri e le fattezze orientali a parte la forma degli occhi e il colore, di un profondo azzurro ghiaccio. Stava stringendo la sua borsa LV mentre parlava sommessamente con il fratello. Tristand, più piccolo di un anno di Regina, era pacato e teneva una mano sulla vita della sorella mentre la guardava sorridendo. MI faceva sentire una nana, nel suo metro e 90 abbondante e le fattezze russe che mancavano alla sorella andavano a compensare gli occhi allungati. Il colore però rimaneva azzurro, ma non cosi freddo come quello della sorella. Era molto bello, e quando finì per incrociare il mio sguardo arrossii e decisi di continuare a ascoltare quello che diceva il fotografo.
    “ E ora aspettiamo gli ultimi due modelli, che sono in ritardo...”
    “In ritardo in ritardo, sempre in ritardo!” ripeteva sorridendo Bonnie sgambettando sulla sedia.
    Regina si avvicinò con in mano uno scettro, recuperato in qualche lato della scena: “ Diamoci un taglio! Noi andiamo a cambiarci, mi fa sapere dove sono i camerini?” Il fotografo si allontanò coi fratelli Love, ma non volli guardare dove si dirigevano, perché avevo un po' paura che se avessi guardato avrei incrociato lo sguardo azzurro di Tristand.
    MI sedetti, mentre i miei fratelli continuavano a fare avanti e indietro.
    “ Ma chi manca?” chiesi a Bonnie che mi rispose mettendosi un dito sul labbro e con fare pensieroso mi rispose: “ Da quello che so manca Marc Hare e suo cugino Caleb Chess, dello studio Catnis...”
    “ Arrivati dissero trafelati i due ragazzi che, quasi inciamparono sui fili di uno dei riflettori, smontando mezzo set. Arrivò di corsa lo scenografo che li sgridò, ma vedevo il ragazzo rosso che si girava verso di me e mi faceva l'occhiolino. Stentai a riconoscerlo ma appena lo capii, mi alzai in piedi e urlai: “ Cal! E tu che ci fai qui! E lui è Marc? Non ci credo! Il piccolo marc com'è cresciuto!” Marc Harris, o Hare come si faceva chiamare ora, aveva 13 anni ma mi batteva in altezza in tutto e per tutto. Di origine ispanica, le famiglie Harris e Chessmate erano stati nostri vicini di casa a Londra. Caleb non era cambiato però, a parte che era diventato 20 cm più alto di me. Capelli rosso scuro spettinati ad arte, sembrava un gatto nelle sue movenze e i suoi occhi verdi non smentivano l'aria da furbetta irlandese.
    Appena finita la ramanzina Cal mi si avvicinò: “ Buongiorno Alice!Sei sparita e non sapevo più dove trovarti. Papà e zio sono qui a concludere un affare importante, una fusione da quello che ho capito tra la sua società automobilistica e una di qui, e io sarò il diretto interessato a gestire la cosa, ovviamente quando mi sposerò....Vuoi sposarmi tu,,,Alice?” Arrossii e sentii i miei fratelli e Phill irrigidirsi.
    “Uh, un gatto rosso!” Uscì Bonnie “ Sono i piu selvatici e indomabili!Pussa via gattaccio!” Disse alla fine tra le risa di tutti, anche di Cal.
    “ Bene ora ci siamo tutti” fisse con sollievo il fotografo”Ora possiamo iniziare a...”
    “ Un momento!” tuonò Regina vestita come una dama vittoriana con tanto di scettro ( ecco a cosa le serviva!) “ Ma manca Madison!Non possiamo iniziare senza di lui!”Il fotografo la rassicurò: “ Signorina Love, il signor Hat è stato il primo ad arrivare ed è corso nei camerini....da cui sta uscendo proprio ora..”
    MI girai a veder nel' intercedere dell'ultimo arrivato e... rimasi abbagliata!Dire che era bello era come insultarlo. I capelli erano dei fili di oro bianco spettinati ad arte sopra la testa e i suoi occhi, oddio gemme d'ambra. Alto e statuario, sembrava un Adone, dalla bellezza e sicurezza che emanava... e puntava dritto verso di noi. MI accomodai meglio sulla poltroncina, e, sentendo la mia agitazione Bonnie si alzò e mi mise una mano della spalla. “ Eh si, fa a tutte lo stesso effetto.”
    “ Tranne a te sperò! “ Le disse Marc mentre stringeva una mano sul suo braccio. “ Gelosone! Lo sai che Kimi wo Aishiteru...”
    “ Si lo so” le disse sorridendole.
    Regina bloccò la camminata dell'adone biondo circondandogli il braccio: “ Mady! Ancora assieme! Non sapevo che la tu agenzia avesse chiesto a ate di fare queste foto!”
    i miei fratelli sogghignarono e mi dissero sotto voce: “ Che bugiarda la nostra Regina. Tutti quanti sapevano mesi fa com'era composto il cast” disse Ax, ma su Al che continuò dall'altro orecchio”... e si dice che avevano chiesto solo a suo fratello di parteciparvi. Tristrad ha posto come condizione che ci fosse anche la sorella...” fini Al e riprese Axel, nel loro gioco di frasi” ... Solo che la condizione la posta un mese dopo aver dato l'ok. Mi sa che la nostra Regina, che ha una cotta per Madison, ha convinto il fratello...” Alla fine entrambi mi dissero all'unisono “Povero Tris; Come fa a sopportarla lo sa solo lui!” Li presi e gli feci sbattere le teste assieme: “ Voi pensate a lui! Pensate a me che devo sopportare un bambino elevato al quadrato!Ora filate a cambiarvi. Vi aspetto qui.”Mi sorrisero e si allontanarono.
    Tutti quanti erano andati a cambiarsi col primo giro di vestiti. Regina era vestita da dama di corte e suo fratello con un armatura, ma con l'elmo in mano. Durante il cambio di scena tutti erano comunque concentrati. Erano entrati nelle loro bolle di concentrazione e non volevo disturbare cosi presi in mano una rivista. La sfogliai ma mi ero già accorta in precedenza di essere stanca. Mi sistemai meglio sul divanetto e … quando fui certa che era un angolo abbastanza scuro e fuori dalla portata di tutti, decisi che era il momento di riposare gli occhi...
     
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